Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 19 settembre 2010

Pescatori di frodo

E così  quelli dell’ “ Ariete”, il motopesca attaccato e mitragliato  dalla motovedetta italiana regalata ai libici, con equipaggio libico istruito da militari italiani, presenti all’azione, sono dei pescatori di frodo. Azione di frodo è,  secondo un comunicato della Farnesina, la pesca esercitata dai pescherecci mazaresi in acque internazionali del golfo della Sirte che il dittatore libico ha esteso, con atto unilaterale, a 72 miglia dalle coste  della Jamāhīriyya ( leggesi Libia). Tutto in barba ai più elementari diritti internazionali. Pescatori di frodo vengono definiti in un disinvolto comunicato del governo italiano quegli uomini che si sono distinti per il loro coraggio, il loro altruismo, il loro senso di appartenenza ad una gente speciale, quella gente di mare che non esita un solo istante a mettere a repentaglio la vita, il peschereccio e il lavoro, rimettendoci in termini economici, per prestare soccorso e salvare la vita a decine di derelitti umani in balìa delle onde e del loro triste destino  di potenziali immigrati clandestini. Pescatori di frodo vengono definiti da comunicati cervellotici uomini il cui torto è quello di credere di esercitare un loro diritto di pesca senza che questo venga tutelato da chi è preposto a fare rispettare  tale diritto in sede nazionale e  internazionale. Pescatori di frodo vengono  definiti in modo sprezzante i marinai mazaresi, i macchinisti, i capopesca, i capitani e gli armatori senza che una parola di protesta, di sdegno, di ripulsa, per questa ignominia, si levi dalla classe armatoriale, dall’intero settore marinaro e soprattutto dalla politica. Una sola voce si eleva da questo stato di inerte frustrazione, quella della Chiesa  con il vescovo Mogavero in testa. Il resto tace. L’intera città tace. Benvenuti nella moderna Tortuga  del mediterraneo, sede della più grande flotta di pescatori di frodo.


lunedì 13 settembre 2010

IEA: Raffaele Castelli:" Dell'immaginario Popolare"


Nell’ambito delle attività di riscoperta e di valorizzazione di personaggi locali e di saggi rari e preziosi, l’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, in collaborazione con la Fondazione Ignazio Buttitta, ha dato alle stampe un volume dal titolo Dell’immaginario popolare, che raccoglie alcuni scritti di Raffaele Castelli, umanista e demologo, collaboratore di Pitrè.
Professore per più di quaranta anni presso il Ginnasio e Preside dello stesso Liceo “G. G. Adria” di Mazara dal 1887 al 1911, Castelli è stato autore di traduzioni latine e di opere poetiche. A novant’anni esatti dalla sua morte, l’Istituto lo ricorda con la ristampa di alcuni brevi saggi pubblicati tra il 1882 e il 1906 sull’Archivio per lo studio delle tradizioni popolari su miti, giochi, preghiere, leggende e modi di dire, materiali demologici che lo studioso raccolse a Mazara e costituirono contributo prezioso per la monumentale Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane realizzata da Giuseppe Pitrè. Nello stesso volume è inserita una raccolta di proverbi (Massime e proverbi morali), stampata a Mazara dal Tipografo Luigi Ajello nel 1854.
Il volume, curato da Antonino Cusumano, autore della nota introduttiva, sarà presentato sabato 18 settembre 2010 nell’aula magna del Seminario Vescovile alle ore 17.30. Interverranno Ignazio E. Buttitta, docente di antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, e Luigi Lombardo, docente di Storia delle tradizioni popolari presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Catania.
Ai presenti in aula sarà offerta una copia del volume, stampato grazie al contributo della Fondazione Buttitta.

sabato 11 settembre 2010

Il viaggio pittorico di Santo Vassallo



Solo partenze nel viaggio pittorico di Santo Vassallo


E’ stata inaugurata il 10 settembre, nei locali dell’Associazione ArteSia – ex Chiesa Sant’Agnese, dal Sindaco On. Nicola Cristaldi, la Mostra d’Arte “Santo Vassallo e i suoi amici di Brera”.
La Mostra, organizzata dall’Adim, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera e con il patrocinio della Città di Mazara del Vallo, ad un anno dalla prematura scomparsa del giovane artista mazarese, oltre a presentare una corposa produzione di Santo Vassallo, ha visto la partecipazione di ben 21 artisti-allievi (Alice Agostini, Felice Ardito, Clara Camerino, Martina Campici, Gionata Carrara, Viola Ceribelli, Giulia Diani, Daniele Fabiani, Giusy Giordano, Francesco Gnecchi, Blerina Haxhagiq, Kim Hee Su, Kim Jooyeon, Max La Barbera, Elena La Loggia, Domenico Laterza, Tania Lombardo, Vittoria Parrinello, Ludovica Quaranta, Anna Russo e Silvia Spinetta) dell’Accademia di Brera (alcuni presenti fisicamente) che, con le loro opere (disegni, pitture, sculture e installazioni) hanno voluto testimoniare la loro stima e il loro apprezzamento nei confronti dell’amico scomparso e del suo lavoro; stima e apprezzamenti che sono stati confermati dagli insegnanti (artisti e critici d’arte) Filippo Scimeca, Giuseppe Sabatino, Marco Pellizzola e Rolando Bellini, presenti all’inaugurazione.
Il Dott. Giuseppe Giordano, durante la manifestazione, ha comunicato che, l’Adim e la famiglia Vassallo, dal prossimo anno, intendono istituire una Borsa di Studio intitolata a Santo e riservata all’alunno con particolari doti artistiche fra i frequentanti il quinto anno dell’Istituto Regionale d’Arte della Città.
Il Primo Cittadino, inaugurando la Mostra, ha affermato che Santo Vassallo è stato capace di “trasformarsi in amplificatore straordinario del luogo nel quale ha vissuto (…). Egli ha creato una serie di capitoli carichi di mistero tutti legati alla dicotomia della sua vita: l’arte universale nel linguaggio cammina sinergicamente con la forza delle radici della sua terra. E Vassallo l‘ha amata la sua terra sino a cercare di perfezionarla attraverso un colore in più da aggiungere a quelli già intensi della Sicilia e della sua Mazara del Vallo. Vassallo non interpreta Mazara, la integra. Lo fa accelerando i fotogrammi della sua città, mettendoli in sequenza velocemente per poi aggredirli scavandoli dentro, per scoprire che cosa nascondono e che cosa non è apparso ai suoi occhi a prima vista”.
Questa Mostra ci ha consentito di esplorare più a fondo il mondo di Santo Vassallo, attraverso i gesti, la forza e la materia della sua pittura.
La sua è un’arte di impatto (cromatico e figurativo), d’istinto, di palpiti vivi. Ciascuna tela è una mescolanza di rabbia e ironia, di linguaggio adulto e infantile, di passato e presente, di riferimenti culturali diversissimi tra loro, di realtà e fantasia ma, soprattutto, di pittura e scrittura.
Il Critico d’Arte Rolando Bellini, nel suo discorso, ha evidenziato che quelli di Santo sono “pensieri resi visibili attraverso l’appunto scrittografico esplicitato da un pitturare che mescola graffitismo ad altro di affine e di egualmente effimero (…). Vassallo riesce ad “esprimere l’incompiuto come capolavoro di compiutezza, il non detto come una dichiarazione, il raffigurato come scrittura segnica allusiva di un nuovo codice simbolico che fa della street art una via lattea contemporanea della ricerca artistica. Meglio ancora: la via maestra dell’arte oggidiana”.
Bellini, poi, si è soffermato sugli ultimi lavori del giovane artista mazarese affermando che “stava navigando (…) verso una meta (…), stava tornando alla pittura-pittura, alla forma-forma, al segno-segno per esprimere un atto selvaggiamente rivoluzionario. Santo aveva determinato il rovesciamento del proprio percorso creativo (…), della propria rappresentazione, del suo stesso linguaggio segnico, della sua stessa tavolozza, per realizzare un paradosso autoreferenziale. Dare corpo al nulla attraverso la pittura, rappresentare l’irrappresentabile, costruire il nome dell’innominabile attraverso il segno che nega se stesso”. Il viaggio di Vassallo, al di là di tutti gli “ismi“ di riferimento (Espressionismo, Informale, Pop Art, Graffitismo), data la sua giovane età e il suo percorso artistico bruscamente inter-rotto, è un viaggio senza approdi, aperto, mai conclusosi, fatto esclusivamente di partenze, un viaggio insomma senza Itaca; è un viaggio interessante, affascinante e coinvolgente che ci immerge in un universo di segni, graffi, sgocciolature, scritte (adorava i nomi e le parole, ogni tela è una composizione affollata di scritte lapidarie e solo apparentemente senza senso, che si mescolano alle immagini), un universo illuminato di luci intense ma, anche, oscurato da ombre altrettanto intense.Ci piace immaginare – pensando ad una scritta su un suo lavoro – Santo camminare silenziosamente negli spazi di Sant’Agnese, fra le sue opere e quelle dei suoi amici, con le scarpe nuove e sentirsi ancora una volta… felice.

Giacomo Cuttone

















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giovedì 2 settembre 2010

Una comunità musulmana silente o indifferente






In attesa che la corte suprema iraniana riesamini il caso di Sakineh Mohammedi Ashtiani, la donna condannata e sottoposta a 99 frustate per aver avuto una "relazione illecita" con due uomini, e successivamente condannata alla lapidazione per "adulterio durante il matrimonio", che lei ha negato, affinchè la pena venga commutata, bontà loro, in una condanna più umana e dignitosa : ” l’impiccagione”; mentre assistiamo indignati che a Roma il nostro governo permette ancora una volta al dittatore della grande repubblica araba di Libia popolare e socialista, Moammar Gheddafi, in spregio ad ogni forma di rispetto dell’ospitalità, di selmonare a un pubblico di 500 ragazze pronte a svendere la propria dignità per 80 €, perchè si convertano all’Islam, la vera e unica religione, invitandole a sposare uomini libici, i quali per cultura e religione hanno maggiore rispetto per le donne, al contrario di quanto lo abbiano gli uomini occidentali; quì a Mazara, “città della tolleranza, esempio di convivenza multiculturale e multietnica” dove è presente la più numerosa enclave tunisina, non compare nessun segnale di protesta contro questa scellerata sentenza, che ancora una volta, in nome di una religione e di un Dio, fa scempio del corpo e della dignità della persona e delle donne in particolare. Nessun appello è stato fatto da parte delle donne tunisine, nessuna presa di posizione da parte dei giovani e soprattutto da parte delle ragazze che in questa città sono nate, studiano e forse si sono emancipate, in nome di quei valori universalmente riconosciuti che vedono la dignità dell’essere umano al primo posto . Quel che più colpisce è il silenzio di coloro che dovrebbero rappresentare la parte più colta e più integrata della comunità musulmana cittadina. Segno di indifferenza o di rassegnazione? Colpisce soprattutto il silenzio dell’amministrazione Cristaldi, che del multiculturalismo ha fatto il suo cavallo di battaglia, il silenzio di Khaled Fouad Allam, esperto di multiculturalismo, fortemente voluto dal sindaco, e che a Mazara, su questo tema, dovrebbe organizzare un evento di carattere internazionale. Il silenzio e l’indifferenza appare ancora più frastornante a causa anche dell’assenza di una rappresentanza femminile in seno alla giunta dell’on. Cristaldi. C’è da chiedersi che cosa ne pensa la comunità tunisina di Mazara sul caso Sakineh, cosa pensano le giovani generazioni musulmane su questa barbarie in nome di una tradizione shari'aca e di un codice non scritto fatto passare per canone religioso. Intanto alla Chiesa Mazarese, in nome della diplomazia, non viene concesso di far sentire la sua voce dinanzi al dittatore libico!