Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 31 dicembre 2012

Primarie:la strage dei Renziani.




Diciamolo con onestà,le primarie del PD sulla scelta dei candidati alle politiche,al di là della scarsa affluenza ai seggi, ma era prevedibile,porteranno una ventata di rinnovamento  nel nuovo parlamento anche in un partito tradizionalmente iconizzato su politici di lungo corso. Quel milione e passa di elettori che si sono recati ai seggi meritano rispetto e costituiscono comunque un segnale pressante di ricambio non solo generazionale,ma soprattutto di metodo.
 Ha vinto la linea di Bersani,quella della struttura granitica dell’apparato burocratizzato,controllore totale del partito sia a livello centrale sia periferico,che ha dettato le regole e le ha imposte ovviamente al fine di trarne vantaggio. Il proposito era quello di demolire l’opposizione interna,Renzi per capirci;l’obbiettivo è stato raggiunto,anche per l’incapacità o la scarsa volontà del sindaco di Firenze di ripetere una avventura che lo aveva segnato dopo la sua sconfitta contro Bersani. E strage dei Renziani è stata.
Ha vinto la strategia del segretario che era quella di rinnovare ma con molta gradualità e con persone a lui molto vicino.
L’avere permesso,però, alla Bindi o alla Finocchiaro,oltre la deroga delle tre legislature,di concorrere alle primarie in collegi blindati e di non appartenenza territoriale è stato un grosso errore non solo politico ma soprattutto di credibilità. Sarebbe stato più coerente includerle e salvaguardarle con l’inserimento nel listino insieme al centinaio di altri personalità che saranno nominate  dal segretario al parlamento.
Ha vinto il paradosso Bersani, ovvero, un segretario di partito contrario alle preferenze che se eletto premier,sarà sostenuto da un partito,il PD,i cui parlamentari saranno indicati,in maggioranza, attraverso le preferenze delle primarie.
 Queste primarie,se da un lato hanno spianato la strada,in maniera irreversibile,alla necessità che i partiti devono cambiare metodo e regole  di governance al loro interno,oltre che la legge elettorale,dall’altro lato hanno messo in evidenza tutte le contraddizione di natura politica e programmatica del PD  e del SEL, a partire dalla scomoda alleanza con Vendola, dal rapporto con Monti e la sua agenda,sostenuta fino a qualche giorno fa con lealtà e convinzione da Bersani, nonostante l’avversione di Fassina e dello stesso Vendola,alternativi al professore.
Sarà difficile per il segretario PD, far capire agli elettori la sua repentina inversione di marcia  nei confronti dell’agenda Monti dopo averla sostenuta incondizionatamente e averne votato tutti i provvedimenti.
Sarà altrettanto difficile conciliare tutto ciò con quell’alleanza che vede Bersani “Totus Tuus” abbracciato a Vendola.
Sarà problematico,soprattutto,recuperare quell’elettorato moderato di centrosinistra che aveva visto in Renzi una alternativa contro una radicalizzazione su posizioni estremiste rappresentate dal SEL, da parte della CGIL della Camusso e da Fassina;scelta questa che ha indotto uomini di indiscusso valore come il giuslavorista Ichino,vicino a Renzi, ad essere costretti a lasciare il PD.
Ma saranno gli elettori a decidere.
Per quanto riguarda SEL,il risultato delle primarie dimostra ancora una volta l’inconsistenza in termini di richiamo,e quindi di voti,che è poi quel che conta in politica, del partito di Vendola.
Il governatore della Puglia è l’unico che ci guadagna da questa alleanza,avendo ottenuto una blindatura,alla faccia delle primarie, di ben 23 parlamentari ,alcuni dei quali in Sicilia dove SEL appare ininfluente e incapace di superare ,da solo,lo sbarramento previsto dal porcellum. Un ingresso di SEL al Governo non può che rendere aspro il percorso dello stesso governo e del suo premier con l’anima filo montiana del PD.
E dalle nostre parti che è successo?
Vi è stata la riconferma,ma era scontato, dello strapotere del sen.Papania che dimostra di essere il vero padrone del PD. Nelle primarie ha fatto il bello e il cattivo tempo risultando il primo degli eletti e portandosi dietro,largamente distanziata, una sua sponsorizzata, la trapanese Pamela Orrù.
La provincia di Trapani ottiene così due postazioni di prestigio:una alla Camera e l'altro al Senato. Saranno dunque un uomo ed una donna a rappresentare il Pd trapanese nel Parlamento nazionale.
A Mazara ancora una volta Vito Torrente contribuisce con una messe di voti al successo del sen. Papania,dimostrandosi il vero dominus del PD mazarese,al quale,per ricompensa, è già pronta l’imprimatur per la sua candidatura a sindaco della città. Il resto solo comparse,personaggi in cerca d’autore.
A Marsala viene raggelata la velleità della renziana Anna Maria Angileri,ormai fuori dal partito e della oddiana Giuliana Zerilli. Stessa sorte a Trapani per Dario Safina
Come dire che la coppia Papania Gucciardi,in battaglia non fa prigionieri ma lascia solo vittime.
Così è se vi pare.

venerdì 28 dicembre 2012

Le primarie del Porcellum


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Hanno fatto delle primarie il karma della democrazia,la quinta essenza del diritto dell’elettore a potere  manifestare il proprio pensiero anche attraverso  un voto che esprimesse una scelta diretta, che lo facesse sentire attore e non spettatore  del processo politico,che lo elevasse a rango di protagonista  sulla scena della politica.
I partiti,o parte di essi, hanno riposto nelle primarie,chi per scelta chi per convenienza,l’ultimo atto salvifico che li riportasse a vedere la luce dal profondo dell’oscurità  in cui si erano dispersi.
 Le primarie,per alcuni di essi, dovevano costituire una catarsi rigeneratrice della illibatezza perduta che consentisse a riavvicinarli con umiltà alla gente,ad esorcizzarli da devianze  predatorie e lestofantesche,a riappacificarli con un elettorato che manifestava il proprio dissenso con l’astensionismo o la partecipazione a quelle che loro stessi,partiti istituzionali,denunciavano, in maniera molto ardita e temeraria, come forme deviate di populismo, di antipolitica,di qualunquismo.
Le primarie dovevano costituire oltre  che un ricambio generazionale,anche l’apertura alle espressioni migliori della così detta società civile (non ho mai capito l’uso di questo termine);ma soprattutto un ancoraggio con il territorio dal quale si erano sradicati.
Ma non pare che sia così,almeno nella nostra provincia. A leggere le proteste dei circoli politici locali seguite da annuncio di dimissioni da incarichi politici,qualcosa non è andato per il verso giusto. Ancora una volta il vecchio vezzo del Centralismo Democratico di cultura vetero comunista ha avuto la meglio sulle richieste pressanti di democrazia diretta come espressione della  volontà della base.
A scegliere i candidati per le primarie è il coordinamento provinciale,ovvero il potere politico reale dei partiti in mano a baronie. Addirittura per il famigerato listino, nella disponibilità esclusiva delle segreterie nazionali, contenente l’elenco dei nominati deputati,sono 120 solo nel PD,alla faccia della democrazia di cui si fregia il suo logo,già sono pronti i collegi sicuri. L’unità nazionale viene  sancita così dalla siciliana Finocchiaro  che sarà eletta  in Friuli o Puglia e dalla toscana Bindi in Calabria.
Dalle nostre parti,invece,si assiste ai soliti giochini di appartenenza o di prepotenza,chiamateli come volete,con parti territoriali della provincia eccessivamente rappresentate a danno di altre relegate a paria. Ancora una volta il PD mostra la sua vera anima attenta più a consolidare interessi e potere che a rappresentare istanze ed  aspettative  territoriali.
La fanno da padrone città come Alcamo,Trapani,Marsala,Erice  che esprimono ciascuna due candidature. Una sola va a Castelvetrano. Esclusa dal gotha della politica provinciale,altro che nazionale, Mazara ancora una volta considerata una mangiatoia di voti nella disponibilità di tutti,e i cui rappresentanti politici sono ridotti,al solito, a figuranti e a palafrenieri dei signorotti della politica.
Ancora una volta costoro faranno proskynesis  e ubbidiranno tacendo,e andranno a votare alle primarie secondo le indicazioni loro date dai loro capoclan.
Lo stesso,nonostante i malumori e le lettere di protesta faranno quelli del SEL,che solo adesso si accorgono di appartenere ad un partito monocratico,autoreferente e incentrato sul centralismo Vendoliano,ovvero sul culto di una sola persona. Non per niente la segreteria nazionale di SEL ha riservato per se una lista di 23 nominati da piazzare nei collegi sicuri ma dopo le primarie,come a dire,voi fate le primarie ma noi decideremo chi deve essere nominato.
Questo porcellum non poteva che generare  primarie ad esso simili.

mercoledì 19 dicembre 2012

Una passeggiata nel centro storico di Mazara.




Ha smesso di piovere da alcune ore,ma si respira un’aria ancora umida e calda dovuta allo scirocco. Lo scirocco a Novembre  non è una normalità,di solito predominano i venti di ponente e qualche libecciata. Ma da un po’ di tempo il clima si è tropicalizzato. Così si alternano violenti acquazzoni ad intensi squarci di cielo azzurro.
 Decido,all’improvviso,di lasciare in standby il mio notebook e di sgranchire le gambe irrigidite dall’immobilità della postura  con una passeggiata lungo le strette stradine del centro storico di Mazara.Vi sono appena trecento metri da casa mia a piazza Mokarta.
Approfitto del tepore della temperatura che gradualmente va innalzandosi per uscire di casa,non prima di avere messo in tasca la mia Nikon coolpix. E’ una di quelle macchinette digitali di cui ti puoi sempre fidare all’occorrenza e che non ti tradiscono mai. Almeno si pensa. Peraltro sono estremamente comode da tenere in un taschino per le loro dimensioni molto ridotte. Sono meno ingombranti del portafoglio. Solo che ti devi ricordare di tenere la batteria sempre carica,ma chissà perché, a me capita spesso che si scarichi all’improvviso nel momento in cui ne hai più bisogno.
Uscire alle 10 di mattina e guardare  le vie luccicanti dai riflessi della pioggia ti da un senso di pulizia e di serenità,soprattutto se le strade del centro sono avvolte nel silenzio assoluto.  In quell’inizio di giornata non c’è anima viva in giro,i ragazzi sono tutti a scuola. Le saracinesche dei negozi sono state  da poco alzate,i bar vuoti.
 E’ in queste condizioni che puoi godere della musica del silenzio. Chi vuoi che esca a quest’ora di un martedì,che poi è il più anonimo dei giorni della settimana? (La stessa sensazione e lo stesso effetto si ripresenta più tardi, alle cinque di pomeriggio).
Attraverso una Piazza Mokarta ancora intorpidita dalla pioggia,la zona ZTL amplifica il senso di vuoto. I miei sneakers rendono felpati i passi al contatto con i lastroni  bocciardati della strada. La piazza Municipio si presenta davanti a me incorniciata in una scenografia  stracolma di  assenze. Non un’anima viva, il bar vuoto,la via Garibaldi che si snoda nella sua incomprensibile solitudine,e quei pochi raggi incidenti di luce che vi penetrano  la rendono ancor più triste e desolante. Sembra il percorso di un paesaggio kafkiano.
Itinerario dei Vicoli. Trovo la scritta su mattonelle in ceramica ripetersi ossessivamente lungo tutto quel labirinto di viuzze. La stessa scritta ,con le stesse piastrelle,con lo stesso colore, con gli stessi smalti,con lo stesso carattere che mi accompagnò durante una mia visita a Calatafimi.
 Mi incammino per il vicolo Giattino:lo percorro lentamente accompagnato dal ritmo scandito dalle note martellanti e ripetute di  una musica arabeggiante proveniente da uno di quei cortili taroccati da piastrelle,le stesse che sul pavimento cementato indicano la direzione, le stesse che in quelle facciate  in parte bianche e in parte azzurre ricalcano uno improbabile miscuglio stilistico di  culture che non riescono ad intrecciarsi.
 Osservo lo sventolio di panni ancora umidi, stesi ad  asciugare sulle ringhiere delle brevi scale dei piccoli cortili interni,andare alla ricerca del tepore del sole che vi penetra abbagliante; dalle porte socchiuse   voci magrebine si intercalano alle nostalgiche note della musica delle radio o dei televisori sintonizzati sulle frequenze dei canali tunisini. E’ la stessa nostalgia che da sempre accompagna ogni migrante in ogni luogo.
 Osservo  i pannelli di ceramica che tappezzano le facciate delle case, messi là a bella posta,in un inconsapevole caos culturale, per raccontare una storia,una  leggenda,una tradizione,tutte slegate tra loro,e per ricordare retaggi che non senti tuoi, mentre hai la percezione di essere osservato da  presenze che ti seguono da dietro le finestre.  Proseguo curioso  in quelle viuzze  di case abbandonate,degradate,fatiscenti, mascherate da  cornici di pittura con calce bianca,quasi a volerle disinfestare, con su  disegnate finte porte che  introducono al niente, commiste ad  abitazioni ricostruite con stile stridente dopo l’ultimo sisma degli anni ’80. La ricostruzione ha violentato più del sisma l’antica tipologia del quartiere storico.
 Dal vicolo degli Aragonesi si arriva alla piazzetta Mahdia seguendo il solito camminamento tracciato da piastrelle sui muri,dall’ossessiva presenza di giare e  pannelli,dai racconti e dai disegni che vogliono coprire la violenza del degrado dovuto al tempo,all’incuria e all’indifferenza  dell’uomo. Di tanto in tanto  passa un mio consimile,un tunisino o uno slavo,le sole forme antropologiche di quella mattinata.

  Proseguo attraverso quell’intreccio di viuzze della casba,sono le 11 appena trascorse, e questa volta di gente ne incontro un po’ di più;ragazzini che giocano ma  che dovrebbero essere a scuola a quell’ora,un’anziana slava seduta sul gradino della porta di  casa,i soliti panni stesi nei cortili;la via Pilazza con i suoi inconfondibili contrafforti a forma di semiarco è immersa nella sua solitudine. Mi colpisce la pulizia delle stradine,l’assenza di spazzatura e di odori dei quali vado inconsciamente alla ricerca.
 Ancora piastrelle con i soliti  disegni,ancora giare,ancora pannelli multicromatici,e ancora muri dipinti con la calce a far da cornice che ti invitano ad osservare quel che si vuole che si osservi,che ti invogliano a tenere lo sguardo non oltre un certo livello  al di sopra del  quale ti rendi conto che la realtà non può essere nascosta né artefatta,perché se il passato vive nel presente, questo presente non riesce a  restituirgli l’anima e dargli  un futuro.
 E’ scomparsa l’antica pilazza, il lavatoio comune adesso fa posto ad un cortile anonimo, e  più in là,una breve scala ceramizzata ti accompagna nella chiesa barocca di S. Francesco,vittima di un restauro mal riuscito e soprattutto  devastata e umiliata da un arredo  di paccottiglie che feriscono la dignità e la storia di quel luogo di preghiera.
Non meno offeso dal degrado e da restauri approssimativi si presenta il convento francescano,in pessimo stato, con le pareti scalcinate e corrose,con il suo chiostro in balìa delle erbacce e dell’incuria.
Esco da quel groviglio di macerie del passato,di silenzio e di degrado per immergermi nei rumori della quotidianità. 

venerdì 14 dicembre 2012

Le strane primarie politiche del PD



"Se la politica impedisce di pensare, essa abitua i cittadini ad accettare qualunque regola di condotta, anche il ciarpame del mondo politico contemporaneo”


Scriveva  Marc Lazar a proposito dell’attuale sistema elettorale italiano :
“un mode de scrutin que tout le monde s'accorde à qualifierd'exécrable mais que les responsables politiques ont été incapables de modifier”. Non è il caso di tradurre.
Tale legge, definita da chi l’ha generata “ una vera porcata”, espropria i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, degrada il voto a un trucco, una finzione. Il soggetto decidente è la segreteria del partito, ovvero una ristretta cerchia di quattro cinque persone, la quale “impone” chi deve sedere sugli scranni del parlamento, quali uomini e quali donne, selezionati non in base alle loro virtù o ai loro meriti, ma in funzione della loro fedeltà ai vertici del partito o del loro potentato clientelare. Nei vari collegi elettorali i cittadini sono costretti a votare liste bloccate,spesso con capilista non appartenenti al territorio. Capita che per questo perverso gioco di incastri, a causa delle liste bloccate, in quei collegi vengono “nominati eletti” candidati di altre aree geografiche.
 Viene così negata la vera essenza della democrazia, quella della rappresentanza politica. Viene violentata la volontà dei cittadini di farsi rappresentare da coloro che essi ritengono più meritevoli e direttamente legati alla conoscenza della realtà territoriale.
  Con questo sistema elettorale viene negata,soprattutto, quella che nella democrazia ateniese era  “l’isonomìa”, cioè il pari diritto di tutti ad esercitare e concorrere nell’attività politica in forma dialogica, in modo tale che l’elettore abbia il diritto di esercitare libertà di parola e di scelta. E questa libertà di parola non deve essere intesa,da una parte, nel senso di comandare e  dall’altra parte l’ ascoltare non inteso nel senso di obbedire,come purtroppo avviene con il nostro sistema di partiti. Senza questa libertà di potere  dire sì o no, di potere concorrere,viene meno la sostanza stessa di cui è fatta la vita politica.
Se la politica impedisce di pensare, essa abitua i cittadini ad accettare qualunque regola di condotta , anche il ciarpame del mondo politico contemporaneo. Gli  ultimi scandali delle regioni Lazio,Piemonte,Lombardia, ne costituiscono il paradigma.
 Privare i cittadini della libertà di eleggere è fare della democrazia una democrazia monca,in cui, come denuncia Tocqueville: "alle opinioni,ai sentimenti, alle idee comuni si sostituiscono sempre più interessi particolari,espressioni di morale bassa e volgare”,fino ad arrivare alla follia di ricondurre la politica nella sfera privata,limitarla esclusivamente alla prerogativa delle segreterie dei partiti. La democrazia è in questo modo insidiata mortalmente dalle metastasi del privilegio fino a trasformarsi in castacrazia,priva di regole. E una democrazia anomica è fertile humus del populismo,attraverso il quale si origina, fino a prevalere, il pensiero unico,la demagogia del “ Un solo uomo al comando”.
Il secolo appena trascorso è stato il brodo di coltura di questa degenerazione politica.
Che fare dunque per  dare voce ai cittadini e dignità alla politica, lasciando ai margini i mediocri,  gli sfaccendati,gli avventurieri e gli incompetenti?
La soluzione sarebbe le primarie di collegio alle quali si arriverebbe attraverso primarie comunali.
Questo percorso lungo ma democratico,richiede però tempi dilatati anche permanendo il porcellum. La soluzione indicata dal PD mi sembra un pastrocchio, un frettoloso “salviamo le apparenze”, in quanto non si possono organizzare in quindici giorni primarie serie.
 A questo punto,se nominati  bisogna eleggere, si abbia cura che questi siano delle circoscrizioni elettorali di appartenenza,si evitino trasmigrazioni forzose in collegi sicuri,si faccia quantomeno in modo che il territorio sia rappresentato,vietando la candidatura in più circoscrizioni.
 Si eviti che in questa circoscrizione siano eletti ancora i Violante,i Fassino,i Craxi,i Di Pietro.
Si prenda un impegno serio,infine,per la prossima legislatura, di imporre per legge le primarie a tutti i partiti.
Già questo sarebbe un passo avanti verso una democrazia più partecipata. Altrimenti nessuno fermerà più Grillo.

mercoledì 12 dicembre 2012

Associazione Città Normanne



E’stata costituita a Mazara del Vallo,su proposta dell’Istituto Euro Arabo di Studi Superiori di Mazara l’Associazione delle Città Normanne. Ne faranno parte" il comune di Mazara del Vallo-ha dichiarato il  sindaco On.Nicola Cristaldi- e altri comuni,così come previsto dallo statuto, che si  considerano “città normanne”,– già compresi nei territori sottoposti all’autorità politico-feudale normanna, affermatasi nel periodo storico compreso tra il X ed il XII secolo – ne posseggono significative vestigia storiche o, comunque, sono stati teatro di importanti eventi, anche bellici, riconducibili a quel periodo."
L’Associazione si propone di:
a) Rilanciare, promuovere e diffondere la conoscenza dell’epopea storica del Popolo Normanno, con particolare riferimento alle incidenze culturali, politiche, economiche e sociali nei territori in cui stabilirono forme di governo.
b) Promuovere ed approfondire lo studio dei singoli aspetti dell’incidenza culturale normanna nei settori del diritto, delle arti, della lingua, della religione, dell’economia e della politica.
c) Individuare itinerari storico-culturali per la conoscenza turistica delle città normanne, con particolare riferimento a quelle associate.
d) Promuovere scambi culturali e gemellaggi tra le varie città normanne.
 Il progetto proposto dall’I.E.A, per quanto riguarda Mazara, si sviluppa in scansioni che hanno come nucleo la centralità di Mazara nel contesto normativo giuridico Normanno.
 Da Mazara  ha origine la scintilla della Democrazia che in seguito si espande in Europa e nel mondo.
In tal senso deve essere interpretata l’assise parlamentare che il Gran Conte Ruggero tenne nel 1097 nella Cattedrale di Mazara.
Un convegno di studi internazionali sul significato giuridico e politico che ha assunto tale assise.
Un gemellaggio tra la Diocesi di Mazara e la Diocesi di Rouen,città che diede i natali a Stefano Ferro di Rouen, un monaco cugino di Ruggero e primo vescovo della neo costituita diocesi mazarese (1093).

lunedì 3 dicembre 2012

Mazara: Sculture di Consagra en Plein Air



Sono atterrati a Mazara. Gli alieni hanno invaso le più belle piazze della città.
I cittadini sono scandalizzati dall’orrore  dell’appaesanamento di queste strutture informali,sono stizziti dalla violenza della loro presenza, sono disgustati dall’oltraggio alla sacralità dei luoghi dove sono stati  collocati.
A leggere i commenti che girano sulla rete,i giudizi sono sferzanti,irriguardosi,inviperiti nei confronti del sindaco Cristaldi. Gli  alieni vengono chiamati “ cose,mostruosità”.
Gli alieni sono le  sculture di Pietro Consagra,mazarese,le cui opere sono allocate nelle più belle città  europee e nei  più importanti musei del mondo.
 Ancora una volta questa città si dimostra intellettualmente e culturalmente inadeguata ad accettare le opere di uno dei più grandi scultori del novecento. Ancora una volta il  mazarese oltre che a digiuno di cultura sull'arte moderna, si distingue per  l'antico vezzo di criticare tutto,  dominato come è dal gene  disfattista.
A poche ore dalla loro collocazione, la rete è piena di giudizi trancianti e inopportuni sia nel merito sia nella forma.
Finalmente si dà la possibilità a questa comunità di potere godere di alcune opere di Consagra,e succede lo scandalo.
Tutte le scuse sono buone.
L'ambiente,il contesto,la disarmonia,addirittura la falsità delle opere, e quando non si ha altro da dire, si ritorna alla spiaggia in città,alle sdraio,alle giare,alle ceramiche, e chi più ne ha più ne mette di ciarpame intellettuale.
 Questa è una città in cui i poeti e gli scrittori sono più dei libri che si vendono,scrive Antonino Cusumano nel suo libro “ Mazara imperfetto presente”; è una città in cui i tutti,all’occorrenza si cimentano nel ruolo di critici dell'arte senza avere mai  varcato la soglia di  una galleria d'arte moderna.
Tutti si preoccupano del contesto dove le opere sono state posizionate,ritenute non consone,non appaesanate,non coerenti addirittura con il clima natalizio.
E poi,non identificabili,anonime.Si mette in dubbio la loro originalità.E poi soldi buttati.
Tutte queste sciocchezze si leggono nei commenti della rete.
Contesto sbagliato? Il binomio arte classica e moderna nel suo contrasto lacerante dove meglio poteva trovare la sintesi se non tra gli angoli più belli di Mazara?
 Le sculture en plein air di Consagra  hanno bisogno di stridere con l'ambiente anche in modo violento.
Mostruosità? Di mostruoso vedo solo la cattiveria dei giudizi.
Una tabella identificativa? Le opere di un grande artista si riconoscono dal segno,dalle forme.
Noi mazaresi dovremmo saperli riconoscere se solo avessimo un poco di conoscenza del nostro scultore più famoso.
 Soldi buttati? Nonostante il costo zero,bisogna far capire che nella cultura i soldi non sono mai buttati.
 Ma siamo a Mazara. Forse investire in cultura è sacrilegio,meglio in feste e tarallucci.

martedì 27 novembre 2012

La forza delle primarie.



Da oggi in poi sarà difficile tirarsi indietro. Chi vorrà candidarsi alla guida della città dovrà passare per il rito delle primarie. Sarà sempre più complicato fare accettare agli  elettori e agli iscritti ai partiti candidature imposte dall’alto o in forza di un  diritto o contrattate al di fuori della città a seguito di accordi  stipulati in camera caritatis.
 Le primarie sono lo specchio attraverso il quale si potrà finalmente osservare con trasparenza all’interno dei partiti e dei movimenti,con dibattiti che riportino i partiti a riconquistare la gente alla politica,che poi non è altro che quello di enunciare in che modo e con chi si intende amministrare,quali sono le priorità che bisogna affrontare e con quali mezzi.
 La grande attenzione dei cittadini verso le primarie del PD è anche una  richiesta di politica partecipata,una voglia di democrazia reale,non formale,che si sviluppa e trova il suo patos in piazze e sale affollate e non agitate,con linguaggi più consoni e coerenti al contesto.
 L’imprevedibilità dei risultati delle primarie renderanno difficilmente realizzabili giochi, ammiccamenti,promesse,incarichicchi e poltrone date come caparra per future alleanze sancite molto tempo prima. Questo vale per i partiti canonici.
Per chi, pur  essendo appartenuto al sistema dei partiti,da esso si allontana per procedere lungo un percorso parallelo, ma esterno, attraverso la formazione di liste civiche o mascherate come tali,le primarie possono anche essere considerate inutili. Ma che credibilità avrà agli occhi degli elettori?
Per un sindaco o un presidente  uscente  che si  autocandida per un secondo mandato senza essersi sottoposto ad un confronto politico con i suoi cittadini o con la coalizione che lo ha sostenuto,può essere sufficiente il principio dell’autoreferenzialità?
 Credo che su questo punto occorra aprire un dibattito

domenica 25 novembre 2012

Noi Rebedìa 2010



Arte (Cuttone) - Poesia (Contiliano)
“Noi Rebeldìa 2010”: Firenze (29.11.’12)-Roma (1.12.’12)

Noi Rebeldìa 2010, We are winning wing, l’ultimo libro di poesia collettiva sine nomine,  – (a cura di A. Contiliano, ed. CFR, Piateda [SO] 2012, pp.78, € 10,00; copertina di Giacomo Cuttone (china: “Alle radici”) –,  sarà presentato il 29 nov. 2012, ore 17, alle “Giubbe Rosse” (spazio diretto da Massimo Mori) di Firenze e l’1 dic. 2012, ore 18, al “Lavatoio Contumaciale” (Laboratorio diretto da Tomaso Binga). A Roma la presentazione del libro sarà accompagnata da una personale del pittore Giacomo Cuttone. Il Cuttone, insieme alla copertina del libro, ha infatti realizzato anche una serie di chine che, “ispirate” ai frammenti dei poeti sine nomine del libro, ibridano elemento grafico-pittorico e poesia. Una sperimentazione – che negli anni di frequentazione con i testi poetici di Antonino Contiliano – il pittore non ha mai smesso di realizzare con successo. La personale del pittore Cuttone (residente a Mazara del Vallo è originario di Petrosino), che avrà luogo all’interno del “Lavatoio Contumaciale” di Binga – sarà presentata dallo scrittore, poeta e critico Mario Lunetta.
A Roma, Noi Rebeldìa 2010 , We are winning wing  sarà invece presentato dai critici Francesca Fiorletta, Francesca Medaglia e Francesco Muzzioli (Univ. La Sapienza). A Firenze ne avranno cura il poeta ed editore Gianmario Lucini e Giuseppe Panella (Normale di Pisa).  Con We are winning wing  e I volti di Lou (poesie) di Maria Teresa Ciammaruconi, il poeta ed editore Lucini inaugura anche la sua nuova collana “ibrida” (collana di poesia e altre arti, Edizione CFR). Del libro Noi Rebeldìa 2010 , We are winning wing, curato dal marsalese Nino Contiliano –  che ha visto la partecipazione all’esperimento sine nomine di diversi poeti (Franca Alaimo, Giuseppe Aricò, Gherib Asma, Nadia Cavalera, Massimiliano Chiamenti, Antonella Ciabatti,  M. Teresa Ciammaruconi,  Giovanni Commare, Ivana Conte, Antonino Contiliano,  Beppe Costa,  Valerio Cuccaroni, Davide Dalmiglio, Antonio Fiore,  Stefano Lanuzza,  Mario Lunetta, B. Maria Menna,  Francesco Muzzioli,  Giovanni Nuscis, L. Omar Onida, Natalia Paci, Marco Palladini, Giuseppe Panella, Emilio Piccolo, Luca Rosi, Francesco sasso, Gianluca Spitaleri e Lucio Zinna) – , già si è interessata la critica letterario-poetica (attenta ai fenomeni di rete).
Riportiamo qualche frammento dell’analitico e approfondito saggio che Domenico Donatore (critico) gli ha già dedicato sulle pagine di www.retididedalus.it (rivista del sindacato scrittori italiani, nov. 2012):
Oltre alla scomparsa dei politici, dei partiti, dobbiamo incominciare a riflettere anche sulla scomparsa dei poeti? Pare questo il tema che più sorprende e cattura, sollevato da un movimento letterario dal nome “Noi Rebeldìa 2010 We are winning wing” (a cura di A. Contiliano), mentre intorno a noi visibili sono le macerie di un mondo che pensavamo di conoscere. [...] Personalmente penso a We are winning wing come ad un testo poetico destrutturante [...], un deposito di esperienze che dà tutte le possibilità, nonostante le differenze, di potersi incontrare su un comune denominatore/spazio di strategia, per superare il presente impresentabile, post-umanista e post-moderno. [...] Il collettivo poetico “Noi Rebeldìa 2010” è strategicamente pronto per essere un “soggetto-poetico” che respira a pieni polmoni nella trama del “fare rete”, così da arginare (sarebbe meglio dire sfuggire?) la morsa della speculazione editorial-capitalistica e pluto-finanziaria. [...] Se il poeta scompare nella rete vorrà dire che tutto il concentrato delle sue idee si sta immedesimando in qualcosa di nuovo, di ibrido (come viene ben detto in più passi nella prefazione al libro), perché ormai non si può essere una sola cosa e basta. La letteratura segue la tecnica, fa rete. [...] L’aspetto davvero fondativo del movimento poetico “Noi Rebeldìa 2010” è la sua valenza meta-politica, meta-letteraria, ampiamente condivisibile, da programma partitico e politico puro, che ribadisce, specie in questa fase storica, che bisognerebbe unirsi anziché litigarsi le briciole. [...] Il testo We are winning wing, per concludere, ha una sua dignità letteraria, esprime una vitalità che sulla pagina torna ad essere come un figlio illegittimo che vuole conoscere il padre d’origine. [...] Sulla pagina è invitante questo post-dadaismo e post-surrealismo che ricorda Tristan Tzara e André Breton, il meccanismo del montaggio e della fusione testuale, a cui i poeti di “Noi Rebeldìa 2010” (quindi “Noi Ribellione 2010”) hanno dato spazio con intelligenza non autoreferenziale. Dentro questo testo c’è anzitutto il respingimento di ogni espressione lirica, di ogni tema legato all’io, in quanto, scrive la Medaglia, «la poesia contemporanea è troppo spesso preda di un noioso e monotono io autoreferenziale, che rifugge il confronto e la relazione e si sente responsabile solo di se stesso: ciò può essere cambiato, ma solo dalla proposta di una cultura cooperativa e plurale che ponga al centro della sua attenzione il senso comune e la necessità sociale».”.
Altro intervento è leggibile su http://retroguardia2.wordpress.com/2012/11/24/noi-rebeldia-2010-we-are-winning-wing-presentazioni-a-firenze-e-roma.

martedì 20 novembre 2012

Una proposta per i prossimi viaggi del Satiro.

                                              Mazara del Vallo- Chiesa di S.Egidio:Museo del Satiro

Con l’esposizione del satiro danzante all’expo di Aichi inizia il pellegrinaggio della statua, fatto unico nel suo genere, verso le città che ne facevano richiesta. Tokio, Roma, Parigi, Palermo, Londra.
Il satiro diventa una “cosa” itinerante, e alla stessa stregua di una “cosa” viene considerato dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali, dalla stessa Regione Siciliana e dall’amministrazione comunale.
L’ex chiesa di S. Egidio diventa così, più di un museo, un luogo di parcheggio momentaneo per il satiro,e durante la sua assenza rimane un involucro vuoto, scarno, triste, inutile.
All’expo di Haichi la statua dominava il padiglione Italia dove era stato installato in una struttura a forma di gigantesca perla che ne amplificava la bellezza;si disse allora che la perla sarebbe stata donata al museo mazarese.
Era stato promesso anche un sofisticatissimo impianto di climatizzazione per proteggerlo dalle intemperie. Solo promesse.
Durante la sua permanenza al Louvre,al museo di Mazara,grazie ai nostri super competenti dei BB.CC., è stato dato il privilegio di ospitare niente meno che delle copie dellaVenus Genetrix e della Supplice Barberini;per quanto interessanti, non possono competere per bellezza, per importanza, per richiamo con il Satiro di Mazara. Se non è irriverenza questa!
Durante la trasferta a Londra,ci si è dovuti accontentare di una traslocazione di una parte di pezzi facenti parte della bella mostra Islam a Gibellina. Reperti peraltro in gran parte appartenenti a Mazara.
Insensata si rivela la Regione, che annacqua la vocazione turistica e culturale di questo territorio nel momento in cui acconsente le trasferte della statua;ma non era  stato proprio l’allora assessore ai Beni Culturali della Regione,Leanza, dopo la trasferta al Louvre, ad avere annoverato il satiro tra le opere d’arte non trasferibili dalla propria sede?
 Ammesso che la traslocazione temporanea di un’opera così unica rappresenta un momento alto di promozione per Mazara e la Sicilia tutta, ciò non è sufficiente se non viene accompagnata e seguita in maniera sinergica da una politica di interscambio che abbia come obiettivo la promozione del territorio
 Il depauperamento seppur provvisorio,ma si tratta sempre di alcuni mesi,della  sede naturale del Satiro costituisce una pur sempre perdita di appeal per la città, e come tale dovrebbe essere ricompensata da iniziative altrettanto significative. Sono queste iniziative ad essere venute meno,e che associate ad una politica culturale “idiota” da parte della Regione Siciliana e degli enti preposti alla salvaguardia e alla rivalutazione dei beni culturali del territorio, hanno di fatto svuotato di ogni interesse la statua pescata in mare, e altre pregevoli opere almeno in questa terra di Sicilia.
Non esiste, ovviamente, il percorso inverso. Nessuna opera significativa e di grande interesse culturale ed artistico verrà portata in questa terra da altri grandi musei, nessuna opera farà il viaggio da Londra,da Tokio o da Parigi a Mazara;il  paradosso è che la Sicilia al di  fuori dalla Sicilia  è conosciuta come  un insieme meraviglioso di arte,cultura,tradizioni,colori e sapori;al contrario, dentro casa  essa risulta come un buio magazzino.
Perché,dunque, i turisti dovrebbero venire a Mazara, quando hanno la possibilità di ammirare il Satiro in luoghi geografici più vicini a loro? Lo stesso vale per il Giovane di Mothia o l’Ephebo di Selinunte.
Le grandi opere d’arte,grazie ad una gestione politica regionale fatta da incompetenti ed incapaci,sono ignorate  così dagli stessi siciliani i quali trovano più interessante affollare i centri commerciali anziché i siti d’arte e i musei. Quanti sono i siciliani che vanno a visitare il museo di arte contemporanea di Gibellina, il museo Riso di Palermo o la Venere di Morgantina?
E’ inverosimile la disattenzione e la non partecipazione alla discussione di quanti e quante,  che di questa città hanno scritto e strascritto,  oggi appaiono distratti e indifferenti, come se tutto ciò che rappresenta una cultura ”alta” non appartenga alla collettività. Forse che la verità sta forse nel fatto che Mazara non ha mai sentito come “antropologicamente proprio” il satiro?
 Per la prossima uscita della statua si potrebbe chiedere alla regione qualcosa di più adeguato e significativo:si potrebbe pretendere il ritorno a Mazara, sua sede naturale, del Vaso Arabo – Ispano di tipo Alhambra*che si trova al museo Regionale di Palazzo Abatellis e che potrebbe essere allocato nello stessa sede del satiro o in una apposita sezione da allestire, assieme alle anfore e ai vasi appartenenti a Mazara ma dislocati nelle diverse sedi della sopraintendenza ai BB.CC.
Si vuole o non si vuole promuovere Mazara come capitale  della multiculturalità e della ceramica?
E’ chiedere troppo? Stiamo esportando il Satiro, non cannoli!


*La grande anfora giunse al Museo Nazionale di Palermo dalla Chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo e confluì nelle collezioni di Palazzo Abatellis con l’istituzione della Galleria nel 1954. Essa costituisce un pregevolissimo esempio per qualità e dimensioni di ceramica dipinta a lustro metallico (loza dorada), particolare tecnica di decorazione che prevedeva un’attenta e difficile cottura.
 Il minutissimo ornato descrive nella fascia centrale un’iscrizione in caratteri cufici, che ripete la medesima parola. 
L’opera può essere confrontata con altri rari esemplari simili oggi conservati a San Pietroburgo, Stoccolma, Madrid e Granada; questi vasi, dalla funzione puramente ornamentale, sono detti di tipo Alhambra poiché alcuni di essi erano destinati ad abbellire il palazzo dell’Alhambra di Granada. 
La produzione di queste anfore, di grandi dimensioni e con due anse piatte, costituisce indubbiamente il punto più alto raggiunto dalle fabbriche andaluse di Malaga nel XIV secolo.

venerdì 16 novembre 2012

Sicilia-Africa, il dialogo possibile nel Mediterraneo di pace



Sabato a Mazara del vallo al via l’incontro internazionale “Sponde”

Prenderà il via sabato mattina col seminario di studio e lavoro su “Economia sociale e finanza etica”, la quinta edizione di “Sponde”, l’incontro internazionale sul dialogo interreligioso sul Mediterraneo, organizzato dal CeMSI, il Centro mediterraneo di studi interculturali con sede a Mazara del Vallo. L’edizione di quest’anno si articolerà in tre eventi che da sabato continueranno sino a domenica 25 nella città del Satiro danzante. Si inizierà dopodomani (sabato) alle 9,30 nell’aula magna del seminario vescovile di piazza della Repubblica col seminario organizzato in collaborazione con l’Istituto di formazione politica “Padre Arrupe” e con esperti del mondo della finanza etica cristiana ed islamica.

LA CERNA - Domenica (18) alle ore 10,30 nella Cattedrale Ss. Salvatore di Mazara del Vallo l’apertura ufficiale della Cerna, la Conferenza Episcopale Regionale del Nord Africa. A concelebrare la Santa Messa saranno il Vescovo di Mazara del Vallo monsignor Domenico Mogavero e i Vescovi del Magreb (ne arriveranno otto) che da lunedì a mercoledì in Episcopio terranno i lavori della Conferenza. Alla Cerna prenderanno anche parte otto Vicari generali provenienti dall’Africa, compreso padre Mario Lèon, amministratore apostolico del Sahara occidentale. La Conferenza, presieduta da Jean-Paul Desfarges (Vescovo di Costantin) è formata da: Vincent Landel (Arcivescovo di Rabat), Santiago Martinez Agrelo (Arcivescovo di Tangeri), Ghaleb Bader (Arcivescovo di Algeri), Maroun Lahham (amministratore apostolico di Tunisi), lphonse Georger (Vescovo di Oran), Sylvester Magro (Vescovo di Benghazi) e Claude Rault (Vescovo di Laghouat- Ghardaia).

IL SEMINARIO DI ALTA FORMAZIONE - Mercoledì 21, proprio in concomitanza con la chiusura dei lavori della Cerna, si aprirà il seminario di alta formazione sul tema “Il dialogo possibile: le religioni e il Mediterraneo”, organizzato in collaborazione col Pontificio Istituto Orientale di Roma e la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. La lectio magistralis (ore 19) sarà tenuta da monsignor Cyril Vasil, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Tra gli interventi è previsto anche quello del sacerdote gesuita Samir Khalil Samir che relazionerà su “Attualità della questione arabo-cristiana”. Il seminario di alta formazione si concluderà domenica 25 con le conclusioni del Vescovo Mogavero.

“Come Chiesa che è in Mazara del Vallo non possiamo ignorare le vicende legate al bacino del Mediterraneo come se fossero tanto lontane ed estranee, ma dobbiamo inventarci un percorso nuovo nel quale essere costruttori della civiltà dell’amore, proponendo un umanesimo mediterraneo orientato al bene comune e che rispetti e valorizzi le minoranze religiose creative. Dobbiamo, altresì, promuovere la solidarietà e la cooperazione, la legalità e la difesa dei deboli, il lavoro e il sacrificio, la festa e le tradizioni, l’amicizia e l’ospitalità, la testimonianza e la libertà. È proprio questo il terreno nel quale coltivare il dialogo per promuovere e costruire esperienze di incontro fra le religioni. «Anche i rapporti con culture ed esperienze religiose diverse, resi più intensi dall’aumento dei flussi migratori e dalla facilità delle comunicazioni, possono costituire una risorsa feconda, da valorizzare senza indulgere a irenismi e semplificazioni o cedere a eccessivi timori e diffidenze» (Conferenza episcopale italiana, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 10). Se la religione viene definita come rapporto di giustizia con Dio, religione e giustizia sono un binomio inseparabile per i popoli che vivono nello spazio di Abramo, che, secondo la felice intuizione di Giorgio La Pira, è proprio il bacino del Mediterraneo”.
 (Diocesi Di Mazara Del Vallo, Camminare secondo lo Spirito. Piano pastorale 2012-2013, n. 1, pp. 12-13).

lunedì 12 novembre 2012

Un malinconico declino



  Al di là della solita ridondante retorica  contenuta nel breve ma sostanzioso comunicato del sindaco di Mazara all’atto della presentazione della sua rinnovata giunta,dobbiamo prendere atto che ormai l’On.Cristaldi  ha di fatto abiurato ad appartenere al partito in cui è stato nominato deputato,e  ha iniziato un apparente processo di catarsi culturale e politica in  seguito alla cocente sconfitta che  lui ed il suo candidato Pecorella hanno dovuto subire.
 Ci si aspettava da parte del primo cittadino mazarese una analisi del voto seria, puntuale,che portasse ad  individuare cause e responsabilità di tale sconfitta,o quanto meno delle riflessioni su come un sindaco,eletto tre anni prima in modo plebiscitario con circa il 70% di consensi,vada incontro,al primo test elettorale nella sua città dopo la sua elezione,ad una debacle di inaudite proporzioni.
 Appare singolare dare la responsabilità di tale disastro al sistema partitico o alla sua classe dirigente quando egli stesso  fa tuttora  parte di quella dirigenza regionale.
 Forse folgorato dalla  folla che dalla piazza della sua città osannava Grillo,quella stessa piazza che  da candidato sindaco aveva trasformato con enfatica retorica nel  salotto buono della politica in cui si  fingeva di dialogare con la gente,il sindaco non esita a usare le stesse parole del comico genovese dando luogo ad una filippica contro l’inutilità dei partiti e la loro inadeguatezza a rispondere ai bisogni della società.
Anche lui si adegua con tempestiva metamorfosi agli umori della piazza,tirandosi fuori da ogni responsabilità personale,e arriva addirittura a promulgare,con un coup de théatre,  un fantasioso “ Partito-Città di persone e intelligenze di posizioni ideologiche diverse ma che si fondono in una sola entità”.
Cristaldi,che nei partiti canonici di appartenenza è stato a livello regionale uno dei maggiori esponenti,a questo sistema politico,che ora contesta, deve incarichi istituzionali di prestigio,notorietà e benessere;pertanto non appare coerente con la sua storia,tutto a un tratto,promuovere una  sorta di movimento civico come antidoto alla inadeguatezza dei partiti rispetto ai malumori sociali.
La stessa società, ricordiamo anche, non ne può più di essere tartassata,spremuta,irrisa e umiliata,e chiede l’abolizione di tutti i privilegi e le iniquità e soprattutto una maggiore parsimonia nell’uso delle finanze pubbliche.
Se la risposta,sul piano politico,è questo alieno Partito–Città, inconsistente e privo di contenuti, l’immagine che ne viene fuori è deludente,inteso che un Partito - Città non si improvvisa in poche ore,ma richiede contatti a più livelli, analisi,riflessioni,strategie e scelte ponderate.
E queste ultime dovrebbero rappresentare una discontinuità forte con il sistema partitico  che si contesta.
 Non pare che sia così,a cominciare dal maquillage della ridisegnata giunta,di tutt’altro tenore rispetto alla risposta politica di radicale cambiamento uscita dalle urne.
Inoltre,tale sortita appare poco credibile sul piano politico, in quanto sembra scaturita più da pulsioni personali e da intenti di rivalsa che da una conversione di idee;si presenta tardiva e senza reali prospettive,tenendo conto dei risultati elettorali che hanno sconvolto l’intero sistema dei partiti.
Quello del sindaco Cristaldi si configura come un atto mal riuscito  di mascherare una campagna elettorale disastrosa e un triste tentativo di  reagire a quello che appare a tutti un  malinconico declino.

giovedì 8 novembre 2012

Astensione: espressione politica di dissenso.



  
Cosa ha indotto la maggioranza assoluta dei siciliani a rifiutarsi di andare a votare?
Tante le analisi fatte  da  politologi, da sociologi, da analisti dei flussi di massa e dai  sondaggisti. E’ peraltro vero che l’astensionismo si rivela inefficace nel costringere al cambiamento la politica? E cosa bisogna fare perché ciò possa avvenire?
La causa principale del disaffezione della gente alla politica è dovuta sicuramente ad una democrazia insidiata mortalmente dal privilegio che ha generato una  "casta" politica al di sopra della legge  alla quale sono invece soggette le persone comuni; sono queste caste che  hanno fagocitato regole e leggi.La democrazia si è trasformata,lungo un percorso graduale che va dal dopoguerra ad oggi,in una partitocrazia alla mercè di  oligarchie di politici privilegiati; essa è stata ridotta in una democrazia anòmica, fondata sulla ingiustizia. "Una democrazia che vive di privilegi divide le persone secondo una scala: chi sta su e chi sta giù; chi sta su  guarda dall’alto in basso chi sta giù" scrive Zagrebelsky.
E’ quindi il privilegio la causa principale delle tensioni sociali, del disprezzo sociale,dell’invidia sociale, del qualunquismo e del populismo. Soprattutto,anche,quando gli elettori cittadini sono considerati dalla politica come mezzi per raggiungere i propri fini personali.
Che fare dunque?
 Ebbi qualche anno fa un lungo colloquio telefonico con il compianto Giovanni  Venezia. Io non lo conoscevo, né ebbi il privilegio di conoscerlo personalmente. Fu lui a telefonarmi, in merito ad un mio articolo su Mazaracult in cui lo menzionavo,avendo avuto il mio numero di telefono da un amico comune.
 Giovanni Venezia,di grande cultura e di raffinato intelletto, asseriva che bisognava "  riconquistare l'arma del referendum per demolire il regime illiberale e dare voce ai cittadini e dignità alla politica, lasciando ai margini i mediocri, gli avventurieri e gli incompetenti",mettendo questo suo pensiero in un bel post  sul blog.Era convinto di quel che affermava. A me, tale soluzione appariva e appare tuttora debole, non in se, ma per come è strutturato il ricorso referendario e come esso possa essere facilmente vanificato; la storia dei fallimenti delle ultime proposte referendarie è lì a ricordarcelo. Per invalidare un referendum basta che non  si raggiunga il 50% + 1 degli aventi diritto. Oppure  è sufficiente un semplice cambio di parole per aggirare l’oggetto referendario:ricordiamo come il finanziamento pubblico  ai partiti bocciato dal referendum,è stato introdotto,in forma peggiore e brigantesca come rimborso elettorale. Però,se la stessa regola del 50%+1 valesse anche per tutti i tipi di elezioni,forse incominceremmo ad avviarci verso una forma di democrazia compiuta. In assenza della quale al cittadino elettore,defraudato dei propri diritti fondamentali, non rimane che manifestare il proprio disagio non andando a votare o votando scheda bianca. Una simile scelta, denuncia il dissenso reale da un sistema fattosi ripugnante ed insopportabile; un atto di accusa forte nei confronti di una democrazia decadente,di una politica chiusa nel proprio guscio,incapace di confrontarsi con i reali problemi e che si rifiuta di dare loro una soluzione; politica alla quale l’elettore non intende dare alcuna delega; è da questa forma deviata di democrazia che egli intende prendere le distanze. Un Parlamento “nominato” o eletto,ammesso che si riesca a cambiare la legge elettorale, con una alta percentuale di astensionismo non può che essere rappresentativo di "se stesso". Ma sarebbe la fine di questa falsa democrazia,della democrazia del privilegio vero germe dell’antipolitica e del qualunquismo;l'astensione è l’unica forma per potere esprimere rabbia; rabbia per essere trattati come utili e onesti idioti.

martedì 6 novembre 2012

Salvate il soldato Pecorella


All’indomani della brutale batosta elettorale che ha visto il candidato Pecorella umiliato dal suo stesso partito,qualcuno già si chiedeva: come ripagarlo dal tradimento subito? Perché,diciamolo francamente,Pecorella è stato tradito. I conti non quadrano. Chi ha votato Pecorella?
Considerando la formidabile e  gioiosa macchina da guerra schierata a suo favore,e considerato che almeno la metà delle 1440 preferenze prese dal candidato di Cristaldi in città sono voti personali,grazie alla sua famiglia,ai suoi amici e ai suoi simpatizzanti,la riprova è che fuori Mazara Pecorella per i suoi rapporti personali ne prende  di più,allora i suoi sponsor  o non lo hanno fatto votare o addirittura hanno canalizzato la loro attenzione su qualche altro candidato. E’ forse  all’interno di questo gruppo che si è perpetrata la strategia della seconda scelta?
 Dunque,a favore di Pecorella erano schierati tre assessori pesanti della giunta Cristaldi: Zizzo, Ingargiola, Quinci, lo stesso sindaco e l’intero suo entourage incluso i suoi fedeli consiglieri comunali della lista PDL e della lista Cristaldi sindaco;inoltre: Nicola Lisma e i  consiglieri comunali del gruppo Liberi,il consigliere provinciale Silvano Bonanno,la segreteria comunale del PDL guidata  da Giovanna Mauro,Gianpaolo Caruso e i suoi giovani, e naturalmente,sebbene con un suo limitato seguito, il fedelissimo assessore Ditta.
 Un semplice calcolo aritmetico si fa presto a farlo:Tot numero di preferenze diviso tot teste e si ottiene la capacità politica espressa in voti. Dunque:fatto salvo che 720 voti li ha portati direttamente Pecorella,gli altri 720  diviso  10,tanti sono all’incirca i referendari politici pro Pecorella,dà un quoziente di 72 voti cadauno. Il soldato Pecorella era circondato da generali senza truppe,con in testa il sindaco. 
Dall’altra parte della barricata,arriva la sorpresa in termini di preferenze del candidato Vito Billardello,uomo di Massimo Russo,inserito al fotofinish nella lista Crocetta. Sebbene supportato dall’ex magistrato in termini di immagine e da un gruppo di intimi amici ben lontani dalla politica, Billardello ottiene un numero di preferenze inaspettato,ben 2118,al di là di ogni ragionevole aspettativa. Nulla togliendo ai meriti del candidato, il risultato agli osservatori più attenti appare sproporzionato. Si pensa addirittura ad inciuci,ammiccamenti,giochini da prima repubblica.
Fatto sta che una settimana dopo, Billardello, Pecorella ed una insegnante tuttora politicamente sconosciuta,Francesca Ferro,vengono nominati assessori da Cristaldi.
 Pacta servanda sunt?
Una donna in giunta è una novità rilevante considerando la misoginia che ha caratterizzato le giunta Cristaldi. Di solito si dice che dietro a un politico c’è una grande donna,nel nostro caso,possiamo ribaltare il detto con:” dietro a una donna c’è un politico”,e ciò vuol dire che si inizia con il piede sbagliato, altro che “La nostra Città assume il ruolo di laboratorio e di riscossa nella politica e nella società” come dichiara il primo cittadino.
Il  risultato è che il “soldato Pecorella” è stato salvato comunque,o quanto meno il suo onore.Ci aspettiamo una medaglia al valore.                                                                                               


lunedì 5 novembre 2012

Ebrei Arabi:Una questione insoluta.



Si è tenuta sabato 3 novembre,presso l’aula magna del liceo scientifico “ G.Ballatore” di Mazara la presentazione del bel libro  - Ebrei Arabi:terzo incomodo?- una raccolta di saggi di intellettuali  ebrei  e palestinesi curata da Susanna Sinigaglia.
 Oltre alla curatrice,ha relazionato il prof. Wasim Dahmash,per la seconda volta a Mazara; vi  era stato già  negli anni ottanta dorante una delle edizioni degli “ Incontri dei popoli del Mediterraneo” organizzati da Rolando Certa.
 Di ampio respiro l’intervento del sindaco della città,Nicola Cristaldi, il quale,oltre ad essersi congratulato con l’I.E.A, ha mostrato tutto il suo apprezzamento “per manifestazioni culturali di tale portata,alla luce del fatto che la stessa Mazara è unanimemente riconosciuta come cittadina multiculturale e multietnica”.
Al di là della chiarezza e dei  brillanti interventi dei relatori, moderati con l’usuale eleganza e competenza dal prof.Dino Levi, il libro apre uno squarcio di comprensione sulla natura dell’essenza della questione israelo-palestinese,andando alle sue radici in modo non conformistico,così come la stessa viene propinata dai media. Viene sviscerata una analisi storico -politica  delle origini della costruzione dello stato di Israele   sino ai giorni nostri,tuttora sconosciuta o soggetta ad autocensura da entrambe le parti in causa.
Attraverso una narrazione saggistica a più voci viene fuori un nuovo progetto di stato,non più democratico né oligarchico,ma “ Etnocratico” e colonialista,e come tale stratificato al suo interno in classi sociali diseguali,dei quali i palestinesi ne rappresentano i paria.
 Israele diviene così una operazione ingegneristica politico religiosa  fuori da qualsiasi modello istituzionale del mondo occidentale,fino a conclamarsi in Stato ebraico,dunque uno stato religioso,al pari di quegli stati islamici considerati eredi di Amlek il precursore dell’antisemitismo  secondo l’ammonimento- "Ricorda ciò che ti ha fatto Amalek"- affermato dalla Torah (Deuteronomio 25, 17).
Esiste soprattutto una questione irrisolta dei rapporti tra la governance  incardinata su un etnocentrismo forte e dominante con gli altri ebrei di immigrazione,i quali diventano anch’essi vittime al pari dei conterranei palestinesi. E’ in alcuni settori ultra religiosi e politici israeliti che la demagogia assume  una forma di visione apocalittica,una sorta di ossessione della “necessità di difesa per la sopravvivenza” di Israele dalle forze  oscurantiste e medievali dell’Islam più radicale; è così che i palestinesi sono visti  come portatori di antisemitismo al pare dei nazisti,dell’Iran,di Al Qaeda e dell’integralismo islamico. Per costoro è in gioco la stessa esistenza di Israele,dell’Europa,di tutto il mondo occidentale.
“ Ebrei arabi è un libro di storia contemporanea di popoli che si intrecciano,si combattono,fino a diventare vittime di se stessi. Un libro non solo da leggere, ma da proporre come testo  nelle scuole.