Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 24 febbraio 2014

La maledizione di Mazara





È convinzione comune che Mazara sia soggetta ad una “ Maledizione “  che ne determina sinistramente i destini.
Si racconta, e  non sono io l’autore, che nel momento della sua creazione, la Sicilia, per la sua posizione particolare ed unica nel Mediterraneo, per la sua bellezza, per il suo clima, fosse causa di tenzone tra le forze del bene e  quelle del male. Fu così che un tempo  i cieli sovrastanti ad essa  furono il teatro di battaglia tra le legioni del Bene guidate dall’Arcangelo Michele e quelle del  male guidate dal Maligno.
Fu durante uno di questi scontri che l’assatanata lama del Diavolo riuscì, con un micidiale quando imparabile fendente, a staccare un ala dal corpo dell’Arcangelo Michele. Questa,( ala), trasportata dalle correnti aeree, librando lentamente, si adagiò a terra nel centro della Sicilia tra i colli di Sant'Anna, di  Monte San Giuliano e di  Poggio Sant'Elia. Nel luogo dove fu ritrovata fu costruita la città di Nissa oggi Caltanissetta e San Michele divenne il suo patrono e protettore.
L’arcangelo Michele, irato ed inferocito dall’offesa subita da parte della lama indemoniata, reagì con veemenza e con tale forza che con la sua sacra “Durlindana” mirò un tal colpo, sì perfetto e veloce, che staccò di netto una delle” corna” dalla testa del Demonio.
Il “corno del demonio” dopo vario peregrinare per i cieli della bella “Isola”, trasportato dai vortici dei venti, precipitò nella zona sud occidentale della Sicilia, a Mazara, in uno dei due suoi fiumi, il Mazaro,  inabissandosi violentemente nel fondale fangoso e generando un  ribollio impetuoso delle acque.
Da quel momento  la “maledizione “ del demonio cadde  opprimente sulla Città e tale resterà fino a quando al maligno non  sarà restituito il suo  corno.
Si tentò di trovare la demoniaca protuberanza attraverso un dragaggio del fiume, con la draga “Anzio “, circa mezzo secolo fa. Tutto fu inutile e non si trovò traccia alcuna del malefico corno.
Adesso corre voce che  sarebbe imminente un nuovo dragaggio del fiume.
Si riuscirà, finalmente, a debellare la diabolica  maledizione  sulla città  ritrovando e restituendo il “ corpo  cornuto“, causa della maledizione, al suo proprietario?

mercoledì 19 febbraio 2014

Via Comandante Petralia : Vincenzo Modica - partigiano

Via Comandante Petralia

Ricevo e pubblico volentieri il seguente articolo dell’ing. Ignazio Bascone su  Vincenzo Modica, partigiano, meglio conosciuto come il Comandante  Petralia.
All’ing.Bascone va  la mia riconoscenza  e sono convinto  anche quella della nostra collettività nel prendere ancora una volta una posizione chiara  in onore di uno dei figli più meritevoli  di questa Città. Non aggiungo alcun commento alle parole di Ignazio Bascone, condividendole in toto.

Via Comandante Petralia :Vincenzo Modica-partigiano
La sera dell’otto settembre del 1943, il maresciallo Badoglio, capo del governo rese ufficiale la notizia dell’armistizio firmato il tre settembre a Cassibile in Sicilia.
Vincenzo Modica, nato a Mazara del Vallo nel 1919, ufficiale presso il Nizza Cavalleria, quel giorno si trovava a Pinerolo in Piemonte.
Partito volontario nel 1940, l’esperienza nell’esercito fascista e l’amicizia con Pompeo Co-lajanni, gli avevano fatto maturare una consapevolezza tale per cui, alla notizia dell’armistizio non ebbe dubbi e diventò partigiano.
Diciotto mesi durò la lotta contro tedeschi e fascisti. Dura e crudele, senza esclusione di colpi. Vincenzo divenne uno dei comandanti della Brigata partigiana Garibaldi in Piemonte assumendo come nome di battaglia Petralia.
Partecipò a battaglie e scorrerie finché, alla fine del 1944, fu gravemente ferito. Un caso impedì che ricevesse il colpo di grazia. Ricoverato in ospedale, un altro caso impedì che fos-se riconosciuto come il comandante Petralia.
Il 5 maggio del ‘45, Vincenzo Modica, da Mazara del Vallo, il più meridionale dei partigiani, con ancora il braccio ferito legato al collo, fu l’alfiere porta bandiera della grande manifestazione partigiana che si svolse nella Piazza Vittorio Veneto di Torino. 
 
Ancora oggi dopo settant’anni da quell’otto settembre il suo nome rimbomba nelle vallate del cuneese suscitando rispetto ed ammirazione.
Rimasto in Piemonte divenne un imprenditore di successo.
In uno dei ritorni a Mazara consegnò i suoi scritti alla biblioteca comunale che non ebbe la cura di conservarli. Venne pure contattato da un politico locale il quale, dopo avergli dato un appuntamento, non lo rispettò senza avere avuto l’educazione di giustificarsi.
Nel 2002 pubblicò il libro di memorie “Dalla Sicilia al Piemonte, Storia di un comandante partigiano”.
Nel 2003 il Comandante, come dicono gli alpini, andò avanti. Alle sue esequie furono pre-senti tutte le organizzazioni partigiane, partiti politici, i gonfaloni delle città piemontesi dove aveva combattuto e dopo la guerra svolto con successo le sue attività imprenditoriali. Il gonfalone del Comune di Mazara invece fu miseramente assente.
Nel 2004 venne pubblicato il mio libro “Petralia, il picciotto di Mazara del Vallo che diventò comandante partigiano in Piemonte”.
Nel novembre del 2012 l’on. Novelli, ex sindaco di Torino, presidente dell’Anpi della Re-gione Piemonte e Vittorio Cimiotta, vice presidente della Fiap, sostennero la mia proposta di intestare una via, piazza o scuola al comandante e inviarono al Sindaco del Comune di Ma-zara una specifica richiesta.
In questi giorni di metà febbraio, trovandomi a Mazara, ho avuto modo di vedere la via che la Commissione Toponomastica ha intitolato al Comandante Petralia.
Una anonima via di periferia senza asfalto, sommersa dall’immondizia. Una scelta chiaramente inadeguata, persino provocatoria, addirittura offensiva, a fronte di un concittadino, personaggio di spicco della Resistenza Piemontese.
Deluso per come la città, ancora una volta, ha trattato il Comandante, senza peraltro rispondere come si conviene ai richiedenti (Diego Novelli e Vittorio Cimiotta), rinuncio a polemizzare con l’interlocutore sordo che lo ha rappresentato (presidente della commissione toponomastica, lo stesso che diede l’appuntamento al comandante senza rispettarlo e senza scusarsi).
Scrivo queste poche righe affinché quei pochi a Mazara che hanno seguito la vicenda del Comandante Petralia possano venire a conoscenza di come essa è stata conclusa.
Ignazio Bascone

sabato 15 febbraio 2014

L' Esodo



E' un vero Esodo di consiglieri comunali verso Vito Torrente, e per passare da una sponda all'altra non usano neanche la chiatta.
A saperlo potevamo risparmiare tanto denaro per costruirla.

lunedì 10 febbraio 2014

Torrente schiera la sua “panzerarmee”.


E venne il tempo del passare all’azione. Dopo tanti anni di accurata preparazione, “la panzerarmee”  progettata e costruita da Vito Torrente ha rotto gli indugi e ha varcato i confini della politica. Il luogo è il più capiente cine teatro della città.
Un parterre zeppo di professionisti, di artigiani, di piccoli imprenditori, di operai, di  donne, di simpatizzanti e curiosi. Nel foyer adiacente,  straripante di mamme e bambini seduti sui divani, riesco a muovermi con difficoltà tanta è la gente che non è riuscita a trovare posto in platea e nella galleria soprastante. Nella sala gialla attigua vi è un via vai di persone, accompagnate dai componenti dello staff, che vanno a depositare le firme per la presentazione delle liste alla presenza di un notaio.  Una organizzazione perfetta ed efficiente e in largo anticipo rispetto agli altri.
 Conversando con amici giornalisti di una emittente  televisiva locale e di un giornale online, l’unico aggettivo appropriato nel descrivere quel bagno di folla è “Impressionante”. Osserviamo quel via e vai di gente, volti noti e anonimi, di area politica trasversale. Molti di coloro che cinque anni fa si entusiasmarono per Cristaldi li trovo adesso a tifare Torrente. Ci  chiediamo  il perché? Perché hanno abbandonato l’attuale sindaco? La risposta mi viene da una di loro:” Ci siamo illusi che Cristaldi fosse uno di noi. Invece ci sentiamo traditi. C’è una enorme distanza tra Lui e la gente, che poi siamo noi.” Non finisce la risposta che la nostra attenzione è  rivolta ad altri che fino a qualche mese fa erano presenti al congresso comunale del PD e adesso sono passati con Torrente; non possiamo che chiederci:” Chi porterà i voti a Pino Bianco?”
 In attesa del candidato sindaco, in sala si susseguono dichiarazioni di consiglieri comunali che appoggiano, si dice così, il progetto Vito Torrente. Servono a riscaldare l’ambiente, come se non fosse già troppo caldo di per sé. Nessuna bandiera di partito, nessun inno nazionale, ma semplicemente un tenue sottofondo musicale in attesa del candidato sindaco. Il segnale politico che viene fuori è forte, inequivocabile, chiaro, frastornante ma nello stesso tempo formalmente rispettoso, lontano dalla canea chiassosa. Lo stile si nota dai segnali, dai comportamenti, dalle note di colore, dal portamento, dai toni della voce, dall’uso delle parole. C’è un tempo per seminare, c’è un tempo per raccogliere è scritto nel Qohèlet .  La regia è curata nei minimi particolari, niente viene lasciato improvvisato. Quando Vito Torrente  sale sul palco, viene lasciato volutamente solo tra un tripudio di applausi sinceri. L’applauso non è formale, non è di parte, esso è convinto, rappresenta la manifestazione di affetto della gente comune verso l’uomo che considerano “ uno di loro”.
 Può piacere o meno, ma Torrente,  in questo momento è politicamente il personaggio più interessante tra i candidati a sindaci, non fosse altro per l’enorme seguito che lo circonda. Chissà se i nostri politici di comprovata esperienza si pongono il problema del perché di tanto successo e soprattutto di tanti fans. Il suo intervento, accompagnato da proiezioni di immagini di opere realizzate durante i suoi incarichi di assessore, mette in  luce quella filosofia del fare che è il suo cavallo di battaglia. Con stile pacato e con parole semplici rintuzza molte affermazioni fatte da Cristaldi in precedenza, sulla sopraelevata, sull’ospedale, sul depuratore, sulla ferrovia, sul centro storico, con dati e cifre.
 È iniziata la campagna elettorale all’insegna di “ Mazara Über Alles”, senza grandi sogni, senza metafore e Torrente parte incontestabilmente con i favori del pronostico almeno per raggiungere il ballottaggio. Da questo momento dovranno essere gli altri a rincorrerlo e ad affrontarlo. Ma con quali truppe?

venerdì 7 febbraio 2014

Mazara verso le amministrative tra incognite e certezze



In questi tempi ascolto con attenzione gli umori e i commenti politici sulle prossime elezioni amministrative a Mazara. Cerco di testare il polso della situazione sia tra gli amici dei quali conosco tendenze e orientamenti politici, sia tra gli addetti ai lavori compresi chi la politica la esercita a livello istituzionale.
C’è molta incertezza in giro; amici consiglieri comunali chiedono una mia impressione su come vedo, dal punto di vista dell’ osservatore senza pregiudizi, i vari candidati a sindaco e chi ha maggiore probabilità di arrivare al ballottaggio. Il fatto è, nonostante quello che ciascuno vuol fare credere, che tutte le strategie sono finalizzate al raggiungimento del traguardo dei play off. Tra gli otto concorrenti solo due conquisteranno il diritto di disputare il ballottaggio. Per raggiungere ciò è necessario mettere in piedi una organizzazione capace di raccogliere consensi attraverso la presentazione di liste forti nonché facendo leva sulle doti carismatiche dei candidati. La mancanza delle prime preclude a priori ogni possibilità all’accesso alla fase finale. Di conseguenza, secondo il mio punto di vista, per almeno la metà dei candidati allo scranno di primo cittadini possiamo affermare il “game over”. Saranno quindi quattro i giocatori a scendere realmente in campo. Quattro, secondo me, è un numero eccessivo, è una previsione fatta abbondantemente per eccesso, per non volere apparire “poco democratico”. Ma sappiamo che la partita sarà giocata a tre.

 Su tutti l’attenzione è rivolta alla“Panzerarmee” che è riuscita a mettere su Vito Torrente. Sulla carta sembra il più forte, il più organizzato; gli si deve riconoscere che ha minuziosamente progettato, da due anni a questa parte,le strategie e le alleanze che gli potessero consentire di arrivare, e con un rapporto di forza impressionante rispetto agli avversari, al ballottaggio. Dalla sua parte un mondo variegato di piccole imprese edili e delle partite iva messe in ginocchio da una crisi che la politica non è riuscita ad allontanare. E tra imprenditori, in questi casi, la solidarietà difficilmente viene meno .Dal punto di vista del carisma personale, il percorso partitico di Vito Torrente non è tra i più coerenti, essendo finalizzato a quella filosofia “ del fare” piuttosto che a quella della tessera, in perfetta sintonia con la politica post ideologica. Su questo aspetto i suoi avversari punteranno le loro frecce, a torto, per depotenziarlo. 
Il secondo candidato, a sentire i consiglieri comunali di F.I., è Toni Scilla. L’ho trovato, in questi ultimi anni, più evoluto sul piano politico, più affinato, più consapevole delle sue capacità, in possesso di una considerevole autostima che gli ha consentito di reagire alle molte delusioni e, diciamolo francamente,” fregature” subite durante la sua militanza a Forza Sud. Sul piano politico la sua reazione determinata l’ha portato a riconquistare quelle posizioni di responsabilità necessarie al suo rilancio dopo la breve esperienza parlamentare regionale. È innanzitutto cresciuto il suo gradimento nel territorio, indispensabile per avviare una leadership politica, quest’ultima resa possibile da un nutrito pacchetto azionario di consensi personali e da un gruppo coeso di consiglieri comunali e provinciali che costituiscono le sue credenziali non solo a livello regionale, considerando che l’obbiettivo di Forza Italia è quello di rinsaldare la presenza a cominciare dal territorio. Ancora una volta, però, sulla strada di Scilla incombe ” la maledizione” di una destra disunita e frammentata e principalmente la presenza, ad ostacolarne il percorso, del suo avversario di sempre, Nicola Cristaldi, attuale sindaco che aspira al simbolo del partito di Berlusconi seppellendo definitivamente quel suo progetto del partito dei “ Futuristi”. Le dichiarazioni di Cristaldi di appartenenza a Forza Italia, confortato a livello nazionale, a suo dire, dal sostegno di Matteoli e della Polverini, hanno innervosito non poco il gruppo di Scilla, e sembra che all’interno di F.I. si stia giocando una partita ”ad excludendum” con conseguenze non facilmente delineabili. Una esclusione di Scilla significherebbe la fine delle sue aspettative politiche e il travaso dei suoi voti verso il candidato del N.C.D Giuseppe Siragusa che in tal modo verrebbe rimesso in gioco, con sommo gaudio del sen.D’Alì. Da questa situazione non trarrebbe vantaggio, in termini di nuovi consensi, Cristaldi; anzi una ipotesi del genere acuirebbe la conflittualità politica della campagna elettorale. Ma se la candidatura di Scilla sarà confermata da Forza Italia, a tal proposito aspettiamo la conferenza stampa che Scilla convocherà tra qualche settimana, allora, visti i sondaggi che danno in recupero il partito di Berlusconi, Scilla avrà tutte le carte in regola per aspirare al ballottaggio e non è detto che non ci riesca.
Il dott. Pino Bianco è il jolly che il centrosinistra scopre sul tavolo di gioco. Dopo anni di travaglio politico, il PD sembra avere intrapreso un cammino catartico sul piano dell’identità, e al candidato è richiesto un compito apparentemente non facile, quello di ridare entusiasmo ad un partito deluso, demotivato, sfiancato da lotte intestine e abbandonato dai suoi elettori. La strada è irta di trabocchetti e di ostacoli, in più, l’aggregazione di liste che lo sponsorizzano non sono di quelle affidabili sul piano della ricerca di consensi. Mi riferisco a quelle liste civiche fai da te tutte da verificare in termini  di capacità di raccogliere adesioni. Inoltre il carisma politico del candidato non sembra attirare quell’entusiasmo attorno alla sua figura. Molte sono le perplessità su un successo del medico a incominciare dalla debolezza stessa del centrosinistra nonostante la frammentazione della destra. Però, se i centristi di UDC decideranno di appoggiarlo e il PD darà prova di unitarietà allora le quotazioni di Bianco potrebbero alzarsi notevolmente. Al contrario, se il partito centrista dovesse seguire le indicazioni di Casini che si è riavvicinato a Berlusconi, allora per il PD svanirebbe ogni speranza. Come si vede troppe sono le subordinate che ne condizionano il successo, comprese quelle voci che sussurrano di “tenere d’occhio” il PD.
Del sindaco Nicola Cristaldi ne ho parlato in molti post precedenti. È l’avversario da battere; con lui, nel tavolo di poker non puoi permetterti di bluffare, se hai gioco vedi altrimenti passi, tanto è il carisma di cui gode , anche quando in mano non ha niente. Comunque vada a finire l’assegnazione del simbolo, Cristaldi sarà della partita. Ci tiene al secondo mandato, vuole entrare nella storia della sua città. Il carisma è superiore a quello degli altri, ma errori, in questo quinquennio di sindacatura ne ha commessi molti, soprattutto sul piano del confronto. Molti gli scivoloni dialettici e alcuni non consoni ad un politico di provata ed indubbia esperienza quale egli è, che hanno fatto scendere l’indice di gradimento tra i suoi concittadini. È apparso troppo distaccato dalla gente, alcune sue scelte sono sembrate imposte e non gradite dall’opinione pubblica, la quale si sarebbe aspettata una maggiore apertura e coinvolgimento, anche formale, così come egli stesso aveva dato l’impressione di promettere durante la sua precedente campagna elettorale. I meriti della sua amministrazione, però, non possono essere smentiti, essendo visibili . Sul piano politico ha perduto pezzi importanti nelle alleanze e nello staff. Cristaldi però conosce la sua città e i suoi avversari; sa come muoversi e come muovere le pedine nella scacchiera della politica; sa esercitare l’arte del compromesso, sa come depotenziare gli avversari puntando tutto sul voto disgiunto e sulla sua forte personalità, non potendo contare su uno schieramento politico capace di concorrere con gli avversari. Il suo obbiettivo è arrivare al ballottaggio. Con Cristaldi al ballottaggio la partita sarebbe chiusa.