Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 21 dicembre 2015

Quanto è triste il declino di Mazara





Non è una impressione. Passeggiare per le strade della città , a pochi giorni dal Natale, non  riempie di certo l’animo. Mai come in questi giorni si presenta buia, triste,smemorata, trasandata, rassegnata al suo inesorabile declino. Desolante il grigiore di quelle che furono le vie dei  negozi sfarzosi, le vetrine luminose e addobbate con festoni natalizi di una volta; le stesse che oggi si presentano inanimate, con le saracinesche serrate, con  i locali abbandonati all’incuria e al degrado.
 Le vie tetre per 350 giorni l’anno che si ha la presunzione di farle rivivere solo per qualche giorno rialzando saracinesche arrugginite che nascondono pareti scalcinate, ambienti umidi e impregnati di muffa. Per  qualche settimana, in questa  città, si vuole  dare animazione agli zombi.  
 Che senso ha tutta questa sceneggiatura solo per quindici giorni e per il resto dell’anno lasciare il centro storico e l’intera città al suo destino?
Perché si è consentito che la città venisse umiliata dalla sciatteria?

 Il corso principale, fino a qualche anno il salotto elegante della città, è vilipeso da aliene quanto squallide  installazioni da fiera di borgata che propongono, in un clima natalizio all’insegna della bruttezza e dello squallore, cuscini, caminetti, aspirapolveri, tramezzini e panini, bigiotteria, fiori, palloncini, pesciolini , coniglietti, abbonamenti a tv satellitari, paccottiglie, oggetti inutili, dozzinali, tipici dei modesti mercatini rionali. E con il corso anche le piazze più belle soffrono della stessa offesa. 
Non si sottraggono a tali indecorose brutture nemmeno gli spazi che dovrebbero rappresentare l’essenza del bello e della cultura. I luoghi destinati alle esperienze artistiche diventano contenitori dell’orrido. Come definire altrimenti, in questi giorni, quella follìa che si sta proponendo nel Complesso Monumentale “ Filippo Corrridoni”, che al contrario dovrebbe rappresentare la fucina culturale e il fiore all’occhiello  dell’arte.
È con quelle oscenità, altro che espressioni artistiche, che si vogliono richiamare i turisti?
Come classificare tutto questo se non come disamore verso la città!  
Tutto  viene consumato in presenza di una comunità che appare in catalessi, incapace di indignarsi persino all’orrido.
Quanto è triste il declino di  questa città!

giovedì 10 dicembre 2015

La profezia




A un anno dall’uscita in Italia di Soumission il bel romanzo distopico del filosofo francese Michel Houellebecq, i risultati delle elezioni politiche regionali francese di domenica 6 novembre e il ballottaggio di domenica 13 novembre sembrano la conferma di una parte della profezia descritta con lucidità politica dall’autore.
Il risultato delle urne ha visto nella realtà il Front National guidato dalla coppia Marine e Marion Le Pen, stravingere al primo turno sconfiggendo in termini di voti e di percentuali il partito dei Repubblicani di Sarkozy e quello socialista del presidente in carica François Hollande. Al ballottaggio già si sta cercando di coalizzare i due partiti per evitare la vittoria finale delle Le Pen; una vittoria del F.N., domenica prossima, spalancherebbe a Marine Le Pen le porte dell’Eliseo  alle prossime presidenziali, divenendo la prima presidente donna della Francia; sul piano politico la Francia si avvierebbe verso una vera mutazione genetica fortemente caratterizzata da anti europeismo, anti euro, anti migrazione.
In Soumission Houellebecq descrive in forma anche politicamente scorretta, nichilista, il cambiamento politico, sociale e culturale che avviene in una Francia proiettata al 2022. Un futuro assai prossimo ai nostri giorni, con gli stessi attuali partiti e in più un partito islamico moderato con il ruolo di outsider. Anche in quelle elezioni il partito della destra repubblicana e quello socialista che rappresentano la tradizione, usciranno fortemente sconfitti dal Front National di Marine Le Pen. Il secondo partito che, inaspettatamente e contro ogni sondaggio, esce dalle urne per il ballattaggio sarà il partito della Fratellanza Musulmana guidato da Mohammed Ben Abbas, un musulmano moderato della seconda generazione sostenuto economicamente dalla Petromonarchìa Saudita.
Si paventa una vittoria senza ostacoli per l’estrema destra populista del Front National. Per evitare che ciò possa accadere, i Repubblicani di Sarkozy e la sinistra di Hollande fanno un patto elettorale, una coalizione nazionale di salute pubblica, con il candidato della Fratellanza musulmana, e invitano i propri elettori a votare al ballottaggio il candidato musulmano.
La Fratellanza Musulmana con il voto della destra di Sarkozy e della sinistra di Hollande sconfiggerà Marine Le Pen e all’Eliseo sarà eletto per la prima volta un musulmano.
Per il resto invito a leggere il libro.
Per vedere se una parte della profezia descritta da Houellebecq in Soumission si realizzerà in Francia non ci resta che aspettare ancora qualche giorno.


venerdì 4 dicembre 2015

Allons à la guerre!

Ruggero sconfigge i saraceni. Basilica Cattedrale, Mazara del Vallo

Pronta la task force italiana che dovrebbe liberare la Mesopotamia dalla barbarie islamica e riportare serenità nelle nostre famiglie. Sono i nuovi cavalieri della Luce che squarceranno le tenebre in cui ci vuole far sprofondare il califfato.
Da Atreju è pronta a partire per la Siria la nouvelle pulzella della destra Giorgia Meloni e i suoi fratelli italiani. Volevano portare i cannoni prima a Tripoli, cantando a squarcia gola  Tripoli bel suol d’amore Adesso l’occasione è ghiotta per portare in quella regione la nostra civiltà, i nostri valori, la nostra religione.
Dalla Padania si muove il druida Matteo Salvini assieme ai suoi celti brandendo presepi e stelle alpine e corni vichinghi pieni di grappa.
Da Arcore cavalcano le amazzoni della Santanchè precedute dalle coreute guidate dalla loro corifèa Maria Stella Gelmini librando in cielo le note di  Tu scendi dalle stelle.
Le eroiche gesta saranno raccontate dagli scribi  Alessandro Sallusti e Maurizio  Belpietro, mentre le scene di battaglia riprese e commentate da Gianluigi Paragone, da Paolo Del Debbio e  Barbara D’Urso.
Dalla santa crociata si sono defilati pavidamente i pidini di Matteo Renzi e i cinque stelle di Di Maio, questi ultimi contestano ai musulmani di avere nelle loro insegne vessillifere la Mezzaluna accompagnata da una sola stella.
À la guerre comme à la guerre.

martedì 1 dicembre 2015

Quale informazione?



Da venti giorni dopo gli attentati di Parigi non facciamo altro che sorbirci talk show sul fanatismo islamista, sul pericolo che rappresentano gli immigrati per la salvaguardia della nostra identità, della nostra cultura, dei nostri valori, della nostra fede. Ci hanno spiegato tutto, siamo diventati esperti di islamismo e di strategie geopolitiche, della linguistica e dell’uso che se ne fa nei titoli dei giornali. Da settimane ci tartassano dei rischi che corriamo, delle nostre abitudini e dei nostri stili di vita che non saranno più come prima. Ci stanno inculcando il germe del terrore, e tutti, carta stampata e televisione, invasi da commentatori, esperti e improvvisati, propinano le loro analisi e i loro rimedi.
In questo modo ci accorgiamo di quanta smodata sia parte della classe politica, attenta più a fare propaganda elettorale, perché in Italia, si vota ogni semestre e ogni voto è linfa e humus per la loro sopravvivenza, piuttosto che rasserenare gli animi, far calare la tensione, rianimare lo spirito, infondere fiducia e tranquillità; aiutata, peraltro, da un certo giornalismo, che invece di informare si fa complice della propaganda e della retorica politica, avvelenando gli animi e seminando inquietitudine.
Il terrorismo è in agguato in ogni angolo, vaticinano gli oscuro veggenti della carta stampata e dei talk show; indicano anche, con la sicumera che li distingue, i grandi eventi come obiettivi sensibili. Tra questi, dopo la strage di Charlie Hebdo c’era l’Expo di Milano. Adesso il Giubileo e Roma, le basiliche, i pellegrini, i grandi musei, le metropolitane, tutto il sistema che fa parte della nostra quotidianità. Addirittura Papa Francesco nel suo viaggio nell’Africa centrale
Si vuole turbare, nel richiamare le radici cristiane non solo il nostro modo di vivere ma uno dei valori più profondamente innati della nostra civiltà, quello dell’accoglienza e della tolleranza. E quando non si ha altro da dire o da scrivere, si enfatizza una piccola notizia sui canti natalizi in una scuola, forzando in modo strumentale la stravagante direttiva di un dirigente scolastico dandogli un significato che non ha e facendo correre decine di telecamere, giornalisti sfaccendati, cinici quanto spregiudicati politici, chi con la bandiera del partito di appartenenza, chi addirittura con dei presepi in mano dimentichi delle bestialità dette in precedenza contro la chiesa e il Papa, e c’è chi, finanche, intona pubblicamente, senza alcun pudore quel Tu scendi dalle stelle, che rappresenta l’inno all’accoglienza del diverso, quella che gli stessi negano a chi scappa anche dall’inferno. Beninteso sempre in nome della nostra civiltà, delle nostre radici, dei nostri valori cristiani, delle nostre tradizioni.
In questa confusione di informazioni e di atteggiamenti contraddittori si incontra sempre qualche anima angelicata che in nome della laicità e nel timore che la sensibilità della cultura dell’altro possa essere turbata, prende iniziative talmente infelici, come quella idiota di vietare la visita del vescovo in una scuola, da mettere sale nella ferita aperta dai propugnatori dell’odio.
Credo che mai come in questo momento vi sia necessità di moderazione nell’uso della parola, nei messaggi che si intendono trasmettere, nelle soluzioni ragionevoli da proporre, se non si vuole fare il gioco di chi della paura vuole farne un vessillo propagandistico per menti perturbate e deboli. E questo dovrebbe esser la finalità dei talk show.

lunedì 30 novembre 2015

La Casbah di Mazara. Metafora di non integrazione

foto di Francesca Rizzo

Si è tenuta, in un Teatro Garibaldi gremito, la presentazione della ricerca sulla”Casbah di Mazara - Etnografia di uno spazio della Immigrazione” organizzata dall’Istituto Euroarabo in collaborazione con l’Associazione Alchimie.
La relazione è il frutto di una sintesi esauriente della propria tesi di laurea di Francesca Rizzo, condotta non senza difficoltà all’interno della casbah di Mazara, un microcosmo ancora poco conosciuto agli stessi mazaresi e che apre uno squarcio nella comprensione di uno spazio sul quale sono stati scritti centinaia di articoli e costruite metafore di integrazione più di fantasia che di realtà.
Con rilevamenti statistici ufficiali cade la nomea di Mazara “la più musulmana d’Italia”; il fenomeno immigratorio si è esaurito da qualche decennio da quando l’enclave magrebina ha dato vita anch’essa ad una emigrazione da quella che appariva, negli anni sessanti, la loro terra promessa. Mazara da città di immigrazione è diventata città di passaggio; sono centinaia le famiglie tunisine che, a causa della crisi economica che ha investito il settore della pesca, hanno deciso di emigrare in Francia o Germania o di ritornare al paese di origine.
Dei cinquemila e oltre immigrati degli anni settanta ne sono rimasti qualche migliaio, tra questi una consistente presenza di rom fuggiti dalle guerre delle regioni slave.
Troppo poco per parlare di una città multiculturale, multietnica e multi religiosa come vuole farla apparire una certa retorica politica. Ancor più, come rivela con chiarezza la relatrice, che quelle centinaia di immigrati hanno preferito una autoemarginazione rifugiandosi in compartimenti stagni in cui appare complessa ogni forma di comunicazione e contaminazione con quella che loro chiamano Europa, ovvero la città fuori dall’intreccio di vicoli e cortili della casbah.
Ma se la casbah rappresenta nei paesi di provenienza, il cuore pulsante della vita della comunità, con le sue attività caratteristiche, le sue relazioni, la sua creatività, il suo commercio, come fa notare l’architetto Gianni di Matteo durante il suo intervento, quella mazarese è uno spazio morto, triste, solitario, vuoto, desolato, vissuto da ombre , inanimato, nonostante i vari interventi di recupero che  sono stati fatti senza alcuna finalità progettuale.
Il peggio del retaggio culturale sopravvive all’interno di questo mondo solitario, le donne chiuse in casa e senza alcun contatto con il mondo esterno, gli uomini a giocare a carte e a fumare il narghilè nei tanti circoli tunisini ai quali l’accesso alle donne è tassativamente vietato.
La compartimentazione della casbah ha fatto sì che diventasse luogo di illegalità, di spaccio di droga, di microcriminalità. Dell’enclave magrebina e slava, è quella meno acculturata che vi vive, per scelta o per necessità, mentre quella più abbiente ha preferito andare a vivere fuori di quel contesto degradato, inserendosi nel contesto sociale. Il disagio sociale investe anche le seconde e terze generazioni che in mancanza di una politica di vera integrazione e di interscambio non vedono nella città il luogo dove costruire il loro futuro.