E così anche un altro componente dell’equipaggio sotto il comando del Sindaco Cristaldi si è ammutinato e ha abbandonato la nave. Adesso diventa più difficoltoso governare il natante lungo una rotta insidiata da marosi e burrascate. Mai come in questo momento si è notato una ciurma così poco motivata, debolmente coesa, scarsamente gratificata, priva di disciplina, insufficientemente addestrata. Sulla plancia di comando, tra gli ufficiali serpeggia il malcontento: alcuni di loro si sono rivelati maldestri nel coadiuvare il comandante a tenere ben dritto il timone; la loro gelosia e le ripicche personali hanno generato confusione, prodotto una caduta d’immagine e di autorevolezza all’interno degli uomini che costituiscono il residuo equipaggio; questi ultimi, ancora una volta, vengono lasciati soli ad affrontare le tempeste. Il comandante fa finta di non accorgersi, minimizza, dimostra segni di ottimismo, convinto che basta la sua esperienza di “vecchio lupo di mare” a portare il natante in porto; non immagina che così facendo rischia di perdere autorità e prestigio sia tra i suoi marinai sia tra la gente comune che tanta fiducia ed entusiasmo ha riposto in lui. La speranza di questa popolazione è che ad attraccare nel porto sia un regale vascello con il suo carico pingue e prezioso e di non vedere apparire, al contrario, nel suo lento avvicinarsi, una modestissima e sgangherata chiatta.
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