Attilio Manca venne ritrovato cadavere il 12 febbraio 2004, verso le ore 11. Il suo corpo era riverso trasversalmente sul piumone del letto (il letto era intatto ed in ordine, come se non fosse andato a dormire), seminudo. Dal naso e dalla bocca era fuoriuscita un’ingente quantità di sangue, che aveva finito per provocare una pozzanghera sul pavimento. Dalle fotografie effettuate si ricavano i seguenti elementi: il volto di Attilio presentava una vistosa deviazione del setto nasale; sui suoi arti erano visibili macchie ematiche; l’appartamento era in perfetto ordine; nella stanza da letto si trovava ripiegato su una sedia il suo pantalone, mentre inspiegabilmente non furono rinvenuti i boxer né la camicia; altrettanto inspiegabilmente sullo scrittoio erano poggiati suoi attrezzi chirurgici (ago con filo inserito; pinze, forbici), che egli mai aveva tenuto a casa; sul pavimento, all’ingresso del bagno, si trovava una siringa da insulina, evidentemente usata, cui era stato riposizionato il tappo salva-ago; in cucina non v’era traccia di cibo, consumato o residuato; sempre in cucina, nella pattumiera si trovavano, tra l’altro, un’altra siringa da insulina, evidentemente usata, cui erano stati riapposti il tappo salva-ago ed anche quello proteggi-stantuffo, e due flaconi di Tranquirit (un sedativo), uno dei quali era completamente vuoto mentre l’altro solo a metà. Il medico del 118, alle ore 11,45, effettuando l’accertamento del decesso, attestava che Attilio Manca era morto circa dodici ore prima, quindi a cavallo della mezzanotte fra l’11 ed il 12 febbraio 2004. Veniva disposta immediatamente l’autopsia, che veniva affidata alla dr.ssa Ranalletta, medico legale, curiosamente moglie del prof. Rizzotto, primario del reparto di urologia dell’ospedale Belcolle di Viterbo, nel quale prestava servizio Attilio. Al momento dell’incarico alla dr.ssa Ranalletta, peraltro, il marito era già stato sentito come testimone dalla polizia. La relazione autoptica, pur lacunosissima (tanto che in seguito il Gip si è trovato costretto a ordinarne un’integrazione), e quella tossicologica attestano che: nel sangue e nelle urine di Attilio Manca erano presenti tracce di un rilevante quantitativo del principio attivo contenuto nell’eroina, di un consistente quantitativo di Diazepam, principio attivo contenuto nel sedativo Tranquirit, e di non ingente sostanza alcoolica; la causa della morte di Attilio Manca va ricondotta all’effetto di quelle tre sostanze, che provocarono l’arresto cardio-circolatorio e l’edema polmonare; sul corpo di Attilio Manca erano visibili, al braccio sinistro, due segni di iniezioni (corrispondenti quindi alle due siringhe ritrovate), una al polso ed una all’avambraccio; su tutto il resto del corpo non era visibile traccia alcuna di iniezioni, recenti o datate. Attilio Manca era un mancino puro e compiva ogni atto con la mano sinistra. Tutti coloro che lo hanno conosciuto sanno che aveva scarsissima praticità con la mano destra. Tutti i suoi colleghi e amici frequentati nell’ultimo anno di vita, sentiti come testimoni nell’immediatezza, dichiaravano che era da escludersi che Attilio assumesse sostanze stupefacenti e che avesse ragioni per suicidarsi. Veniva anche accertato che, a partire dalle ore 20 circa del 10 febbraio, Attilio non aveva più avuto contatti, telefonici o di presenza, con amici e colleghi. La sera del 10 febbraio aveva deciso di non partecipare, contrariamente al solito, ad una cena fra colleghi. Nei giorni precedenti aveva chiesto e ottenuto un appuntamento per la sera dell’11 febbraio a Roma con il prof. Ronzoni, primario di urologia al policlinico Gemelli, reparto nel quale Attilio si era specializzato e aveva lavorato per anni. Inspiegabilmente e senza alcuna comunicazione preventiva, Attilio Manca non si presentò a quell’appuntamento. Rimane anche un mistero, che
Il 18 ottobre 2006 il Gip del tribunale di Viterbo, Gaetano Mautone, riapre il fascicolo sulla morte di Attilio Manca. Il Gip accoglie il ricorso con il quale la famiglia di Attilio si è opposta per la seconda volta alla richiesta di archiviazione del caso avanzata dalla procura della Repubblica di Viterbo, secondo la quale il giovane si sarebbe suicidato. Il Gip di Viterbo dà mandato al pm di far eseguire, entro tre mesi, l'esame del Dna su alcuni mozziconi di sigarette e sugli strumenti chirurgici (un bisturi, un paio di forbici, un ago e del filo di sutura) trovati su un tavolo nell'abitazione di Attilio Manca. In particolare il Gip dispone che il Dna venga confrontato con quello di Angelo Porcino.
Il 9 marzo 2007 la procura della Repubblica di Viterbo emette dieci avvisi di garanzia nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Attilio Manca. Gli avvisi di garanzia sono finalizzati a mettere a confronto il Dna di tutte le persone che hanno frequentato la casa di Attilio con quello rilevato su un mozzicone di sigaretta e sugli strumenti chirurgici (un bisturi, un paio di forbici, un ago e del filo di sutura) trovati nell'appartamento di Attilio.
Nell'ambito degli accertamenti sulla morte del medico, uno degli avvisi di garanzia emessi dalla procura di Viterbo viene notificato ad Angelo Porcino, già in carcere con l'accusa di tentata estorsione con l'aggravante mafiosa. Tra gli indagati c'è anche il cugino di Attilio Manca, Ugo Manca.
Il 17 marzo 2007 viene disposto lo svolgimento di un incidente probatorio, per accertamenti relativi al Dna dei dieci indagati. Su richiesta del Pm il Gip di Viterbo stabilisce che il Dna delle dieci persone raggiunte nei giorni precedenti da avviso di garanzia per i reati di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto e omicidio colposo, venga comparato con quello rilevabile sia nelle cicche di sigaretta sequestrate nell'abitazione di Attilio che sugli strumenti chirurgici trovati nella sua camera da letto, al fine di risalire alla persona sulla quale siano stati eventualmente utilizzati.
Il giorno 1 luglio 2008 il Gip di Viterbo dispone un ulteriore supplemento d'indagine sulla morte di Attilio Manca. Il gip Mautone, su richiesta del legale della famiglia Manca, dispone il confronto delle impronte digitali trovate nell'appartamento di via Santa Maria della Grotticella (dove fu trovato il cadavere di Attilio), con quelli di due concittadini del medico, collegati con ambienti mafiosi barcellonesi, che erano a Viterbo quando il medico morì.
Il 14 novembre 2008 si conclude l'incidente probatorio. Davanti al Gip Gaetano Mautone avviene l'audizione del perito che nei giorni precedenti aveva presentato una relazione scritta inerente le impronte digitali rinvenute a casa di Attilio Manca.
La perizia riscontra che 14 delle impronte rilevate sono di Attilio. Una particolarità della perizia riguarda una impronta ritrovata su una piastrella del bagno che corrisponde, con canone di assoluta certezza, ad Ugo Manca, cugino di Attilio.
Un'altra ancora riguarda la presenza di 3 impronte che non appartengono a nessuno degli indagati, ne tanto meno ai familiari del giovane urologo.
In virtù del fatto che nel periodo di Natale del 2003 Angelina, Gino e Luca Manca erano stati ospiti a casa di Attilio e che in quella occasione la signora Angelina aveva provveduto a fare una pulizia a fondo dell'appartamento del figlio, il ritrovamento dell'impronta del cugino di Attilio resta un giallo.
Ugo Manca ha sempre dichiarato di aver fatto visita alla casa di Viterbo del cugino tra il 15 e il 16 dicembre del 2003 e non dopo.
Non si spiega quindi come dopo un'accurata pulizia di tutto l'appartamento eseguita dalla signora Angelina nei giorni di Natale di quello stesso anno sia risultata un'impronta di Ugo Manca proprio nel bagno. Il bagno è di fatto il luogo dove è presente una maggiore umidità che è la causa primaria del deperimento delle impronte, ma ciononostante l'impronta di Ugo Manca è rimasta.
Così come il mistero che ruota attorno a lui.
A conclusione dell'incidente probatorio gli atti sono stati restituiti al Pm, il dott. Renzo Petroselli, che si è riservato le decisioni da assumere.
Nel frattempo resta ancora da sciogliere il nodo delle responsabilità di Bernardo Provenzano nella morte del giovane urologo.
Solamente dopo potremo
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