Questa volta il rimbrotto lo
voglio indirizzare alla stampa locale e alla opposizione politica, quest’ultima
incapace di svolgere adeguatamente il suo ruolo; per dirla in modo crudo: non
sa fare il suo mestiere.
Lo spunto è la recente
trasmissione autogestita dall’amministrazione di Mazara e andata in diretta
televisiva nel Dicembre appena
trascorso. Quella sera abbiamo dovuto sorbirci 90 minuti di monologo del
sindaco e una visione univoca della città senza alcun contraddittorio. Un’ora e
mezza di informazione a binario unico, una autocelebrazione dei meriti del
primo cittadino e della sua amministrazione articolata attraverso una griglia
di temi proposti dai due giornalisti al seguito, i quali hanno ben recitato il
canovaccio affidato. Da loro non
potevamo aspettarci domande indiscrete o rilievi. Non è questo il loro compito.
Non voglio entrare nel merito
delle molteplici tematiche affrontate né sul metodo usato, anche se, quando una
trasmissione viene pagata con i soldi dei contribuenti, ci si dovrebbe quanto
meno attendere sobrietà e una maggiore ponderatezza
nel diffondere dati e cifre che potrebbero essere facilmente smentite.
Il monologo è l’antitesi della
democrazia, non contempla la libertà di dialogare. Per dirla con Hanna Harendt
– nella libertà di dialogare, nessuno, da
solo e senza compagni, può comprendere adeguatamente e nella sua piena realtà, tutto ciò che è
obbiettivo, in quanto gli si mostra e gli si rivela sempre in un’unica
prospettiva, conforme ed intrinseca alla sua posizione nel mondo. Se si vuole
vedere il mondo così come è «realmente»
può farlo solo considerandolo una cosa che è comune a molti, che sta tra di
loro, che li separa e li unisce, che si mostra ad ognuno in modo diverso, e
dunque diviene comprensibile solo se molti ne parlano insieme e si scambiano e
confrontano le loro opinioni e prospettive. Soltanto nella libertà di dialogare
il mondo appare quello di cui si parla, nella sua obbiettività visibile da ogni
lato - .
Pertanto non può essere imposta
una visione personale della realtà, perché se così facessero tutti, l’insieme
delle prospettive personali creerebbero anarchia. Alla base c’è dunque la
nobiltà del sapere confrontarsi con
l’altro e di adeguarsi
a prospettive differenti. Bisogna assolutamente evitare di ricorrere al
parlare nel senso di comandare né tanto meno ascoltare deve essere inteso come
obbedire.
Tornando al monologo del primo
cittadino mazarese, non si pretendeva, comunque, che ogni sua affermazione venisse
sottoposta al metodo del fact checking, sarebbe stato impossibile visto la
mancanza di dibattito e la natura della trasmissione.
Tuttavia, la vastità e soprattutto
la risonanza, dal punto di vista politico, di certe affermazioni e di certe
cifre esposte, avrebbero meritato di essere sottoposte a verifica, perché non
si possono far sparire i fatti.
Così non è stato da parte della
stampa locale, che ha preferito limitare il proprio compito ad una formale
presa d’atto della trasmissione. Un
silenzio incomprensibile, intollerabile,
in un certo modo colpevole, da parte di chi ha il dovere, per principio, di
informare e di verificare le notizie, soprattutto se queste interessano la
collettività. E di notizie che meritavano una verifica e una risposta
immediata, a mio parere, era ricca quella trasmissione. Il silenzio, anche se
fatto in buona fede, non aiuta la crescita e la maturazione delle coscienze. La
mancanza di una verifica che non permetta il controllo delle affermazioni non
aiuta neanche chi queste le fa, dandogli il merito se c’è o il demerito.
D'altronde cosa bisogna dire
dell’opposizione politica che ancora una volta ha dimostrato tutti i suoi
limiti e la sua incapacità a sapere svolgere il proprio compito? Anche da
questa sponda la mancanza di reazione è stata impressionante, dovuta anche ad
un complesso di inferiorità verso il loro principale avversario politico o ancor più al timore di essere costretti ad
ammettere la corresponsabilità di scelte
amministrative impopolari. Eppure ve ne
era del materiale sul quale argomentare in favore o contro. Ma qualcuno prima o
poi una spiegazione di questo silenzio la dovrà dare.
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