Niente paura, non si tratta
della Grande Puzza (Great Stink),
l’ammorbante evento verificatosi a
Londra nell'estate del 1858, durante il quale la capitale britannica fu colpita
da intensi miasmi che si sprigionavano dal Tamigi in cui si riversavano
direttamente le acque reflue non
trattate di origine umana. A distanza di 150 anni, mentre in tutta Italia si
commemora il centesimo della Grande Guerra, un’altra Capitale, questa volta nell’estremo
limite siculo - mediterraneo, viene interessata da strani quanto sgradevoli
olezzi fecali (di origine merdosa tanto per intenderci e non rimanere legati
all’etichetta del formalismo o del bon ton, perché il feto sempre feto è e
rimane, anche se lo chiami elegantemente “afrore”). La causa non è da
addebitarsi allo sversamento dei prodotti dei nostri bisogni quotidiani dalle
fogne al mare, per fortuna noi abbiamo da secoli il senso dell’igiene, al
contrario degli amici albioni, e vivaiddio perché siamo dotati di tecnologia avanzatissima
e di sistemi di depurazione che trasformano le nostre acque da fogna, non dico
in eau de cologne, ma in limpide acque denaturate. Almeno così dovrebbe essere
in teoria e queste erano le assicurazioni espresse con solennità dal primo
cittadino mazarese sei mesi fa all’atto della messa in funzione del depuratore.
Eppure il messaggio del primo
cittadino era stato entusiasmante: “Oggi per la nostra Città è una giornata
storica! Mazara un depuratore non lo aveva ed oggi ne ha uno moderno ed efficiente.
Dopo avere superato una serie di complicati ostacoli, dotiamo finalmente la
nostra Città di un impianto di depurazione dei reflui assolutamente necessario
per la salvaguardia igienico sanitaria, per interrompere l’incivile pratica
degli scarichi diretti in mare e nel fiume.” Sempre in teoria.
Ma a chi come me trascorre i
due mesi estivi nella casa di campagna a circa trecento metri in linea d’aria dal
complesso depurativo (che non è un lassativo ma poco ci manca per diventarlo) ad
alta tecnologia, quelle parole oggi suonano come una beffa, se si è costretti a
respirare un tale feto in qualunque momento della giornata e soprattutto
durante la notte.
Nemmeno l’odore dei pesci
fritti o dei broccoli bolliti riescono a coprire il tanfo che violentemente
sale dalla valle. “È la
puzza della strega puzzolenta”, spiego al mio nipotino quando anche lui
percepisce quel fetore. Come faccio a spiegare che è colpa della tecnologia che
non funziona o di chi è incapace di farla funzionare?
Meglio dare la colpa alla
strega puzzolenta o a quella maledizione che affligge Mazara da quando l’Arcangelo Michele staccò il corno al demonio e la cornuta
protuberanza cadde sull’Inclita Urbis. La cercarono dragando il fiume Mazaro,
ma forse bisogna cercare sull’altro fiume, il Delia, perché è da lì che
proviene il feto.
1 commento:
Scusami, non avevo letto ancora il tuo articolo, interessante, complimenti
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