Siamo un paese energeticamente
sprovveduto da quando, da imberbi, ci siamo autocastrati con lo smantellare il
nucleare. Abbiamo scelto l’uso dell’energia fossile, forse per accontentare
l’industria petrolifera, allora di stato, senza dotarci di un piano energetico
alternativo. Con la conseguenza di indebitarci ulteriormente e ampliare
esponenzialmente il debito energetico. Non siamo mai stati capaci di progettare
soluzioni alternative agli idrocarburi. Per la sindrome ambientalista e in nome
della sacralità dell’ambiente, in questo paese sono stati vietati i grandi
impianti fotovoltaici termodinamici, anche se situati in territori aridi,
incolti e improduttivi, e soprattutto i parchi eolici offshore. E’ altresì
vietato trivellare entro le dodici miglia anche se in presenza di grossi
giacimenti, e se fosse per le anime angelicate degli ambientalisti lo sarebbe anche
sulla terraferma. Non importa se qualche metro fuori dalle acque territoriali
altre compagnie trivellino e succhiano quel petrolio o quel gas al quale noi
abbiamo rinunciato. Con l’aggravante che là non vanno certo per il sottile in
tema di salvaguardia e di sicurezza ambientale. Tutto in nome del dio οἶκος,
anche se siamo al primo posto, in Europa, per il consumo di energia da
combustibili fossili, petrolio, carbone o metano. Siamo anche il paese con il
più vetusto parco automobilistico europeo, con il sistema di trasporto urbano
più inquinante e meno adeguato, con un sistema ferroviario obsoleto,
inefficiente e non concorrenziale a quello gommato. Guai però a cercare di
renderlo più efficace e moderno. Sarebbe blasfemia nei confronti del dio
Ambiente. Siamo anche il paese più refrattario a dotarci dei sistemi più
innovativi di energia alternativa. Anche se lo facessimo, saremmo sempre
energeticamente insufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno. Ma i sacerdoti
di οἶκος non
ne vogliono sentire, non importa se per far viaggiare le macchine occorre la
benzina, per muoversi con il gommato, per volare, per navigare occorre consumare
petrolio, per riscaldare le case occorre il metano, per portare l’energia
elettrica si usano in gran parte centrali a carbone o a metano. E tutto questo
da qualche parte bisogna pur prenderlo, anzi comprarlo, e qualcuno dovrà anche
estrarlo e raffinarlo e trasportarlo. E tutto questo, diciamocelo francamente,
ha un costo anche in termini ambientali. L’Italia, si possono dire tutto le
sciocchezze contrarie, ha bisogno di petrolio e di gas, e se li trova nel
proprio territorio ne ricava enormi vantaggi e arricchimento in termini
economici e di posti di occupazione. Le regioni stesse, dall’estrazione, ne
ricavano milioni di euro di royalties. Nel caso della regione Basilicata ben
150 milioni di euro, 25 milioni ai piccoli comuni del territorio. Non sono
quisquilie in una terra fortemente spopolata e di conseguenza impoverita per
mancanza di lavoro. Ma anche qui, l’ambientalismo più ottuso non ne vuol
sentire e prepara il ritorno a Cro-Magnon. Perché, bisogna dirlo con estrema
chiarezza, le anime verdi e angelicate sono contrarie, per dogma, a tutto, dal
fossile al nucleare alle alternative. Vedono in esse demoni e dissesti, mafia e
malaffare, conflitti di interesse e arricchimenti illeciti, come se fare
impresa è da confraternita francescana. Per questo, in nome di οἶκος,
alzano i vessilli del cavernicolismo, con il ritorno alle origini, a Cro
Magnon.
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