Le Classi ponte
Perché scandalizzarsi sulla formazione delle classi ponte? Chi opera nella scuola sa che sono necessarie. Non costituiscono una sorta di apartheid, come qualcuno, con scarsa buona fede, vuole fare intendere, ma una necessità. Il sistema scolastico aperto a tutti, anche a coloro che non presentano le minime conoscenze di base della lingua italiana, è semplicemente idiota. Ciò ha contribuito ad abbassare il livello della nostra scuola, soprattutto in riferimento alla scuola media e agli istituti di istruzione superiore di 2° grado. L’immissione tout court di alunni immigrati nelle classi, in particolare, per quanto riguarda la scuola media, spesso con metodi scriteriati, serve solo a fare raggiungere quei numeri che possano consentire al dirigente di giustificare la formazione di un certo numero di classi. Se la finalità potrebbe essere nobile, come il mantenimento del numero dei docenti o del personale ATA, oppure il mantenimento di introiti finanziari da parte del ministero e degli enti locali, senza i quali gran parte dell’attività scolastica ordinaria non potrebbe essere svolta, tuttavia, il fine, per quanto apprezzabile, non può prevalere sull’interesse generale, che è quello di dare all’utenza una scuola che funzioni, che educhi, che formi, che integri. La scuola non deve essere un contenitore di anime, ma un luogo in cui gli alunni crescono insieme, si complementano, si formano culturalmente e socialmente, si rispettano, si comprendono, si scambiano esperienze e tradizioni, litigano e solidarizzano. La scuola, come tale, deve essere di tutti, degli italiani e dei magrebini, degli slavi e dei cinesi, dei filippini e dei moldavi, purché parlino tutti la stessa lingua. E’ la lingua che dà il senso di appartenenza. Il processo di integrazione non può avvenire in un contesto in cui al posto di una sola lingua sussista il multilinguismo.
Semmai, i problemi sono di natura economica. Con quali soldi e con quali insegnanti? Se l’intenzione è di dislocare nelle classi ponte personale in esubero, vedi insegnanti di sostegno, allora sarebbe meglio non farle. Una soluzione all’italiana, rabberciata, approssimata, lasciata all’improvvisazione e alla fantasia dei dirigenti, provocherebbe più disastri e peggiorerebbe la situazione scolastica rispetto a quella attuale. Poiché, la politica economica del governo è orientata sui tagli al sistema scolastico,anziché sull’incremento delle risorse finanziarie, tutta l’operazione sembra più un gioco dialettico che sostanziale Di tutto ciò, sarà ancora una volta, l’intero sistema scolastico a soffrirne. Ce lo possiamo permettere?
L.T
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