Nemmeno il verbo rottamare
riesce a svecchiare la politica siciliana. Tanti i candidati giovani ma con
poca probabilità di realizzare il proprio sogno,e tanti,troppi i candidati
appartenenti alla categoria dei soliti noti. La fanno da padrone gli ex,
sindaci, presidenti di provincia,assessori e via proseguendo. Tutte facce note,
tutti pronti al grande balzo.
Alcuni relativamente attempati negli
anni,altri cronologicamente più giovani,ma tutti tenuti insieme da un minimo
denominatore comune:la vecchiezza del linguaggio,sempre lo stesso,vacuo, fumoso, generico, inconsistente, approssimativo, privo di idee, di soluzioni, di proposte,avulso dalla realtà,dalla
quotidianità,dalla normalità. Ecco un esempio di linguaggio che sa di minestra
riciclata,scondita,insapore e scipita:” La
Sicilia è a due passi da quella terra che ha dato molto alla nostra storia e
alle nostre civiltà. Adesso dal patrimonio storico ereditato c'è da creare un
modello economico e sociale: in pratica un nuovo modello di sviluppo che
consenta alle popolazioni rivierasche di avere precisi riferimenti ed alla
Sicilia il vantaggio di essere guida e tramite per l'avvicinamento del vecchio
continente al mondo nuovo che sta nascendo in Africa.” A parlare in questi termini non è un politico
navigato e scilipotiano,ma un giovane trentenne candidato di destra,uno dei
tanti novelli Atlante sulle cui spalle dovrebbero gravare le sorti delle
prossime generazioni,comprese la sua. Il quale,passando a temi di natura
economica,tanto per mostrare le sue competenze,se ce ne fosse bisogno, propone
il suo pensiero:” Sarebbe il caso che la
politica regionale siciliana lavorasse per un nuovo sistema economico ed
occupazionale diverso, basato sulle cose che possediamo e costruendo fabbriche
compatibili con le nostre materie prime che sono quelle che la natura ci ha
regalato: il sole, il mare, la storia, i beni artistici, la gente.”Immagino
come saranno entusiasti di tale progetto i cassaintegrati, gli esodati,i
licenziati, i disoccupati,i precari,gli inoccupati,e soprattutto i giovani suoi
coetanei in cerca del primo lavoro.
Ma il meglio di se il
candidato lo dà nel campo socio antropologico,e lo spunto gli viene dato dal
governo della sua città:” A Mazara del
Vallo c'è chi crede fermamente in questo e la Città si sta attrezzando per
svolgere un grande nuovo ruolo destinato a cambiare il volto e la stessa
funzione di Mazara. Incontri con imprenditori provenienti da ogni parte del
mediterraneo si amplificano e diventano stimolo anche per allacciare rapporti
nel mondo della cultura e di quell'ambiente che si ribella alla staticità ed
agli equilibri del mondo che i potenti della terra non vogliono toccare,
immaginando che gli altri, tutti gli altri, debbano accettare regole e
condizioni che siano orientate al mantenimento delle cose attuali, senza tenere
conto che così il mondo si sta spegnendo nel sonno fuggendo dall'ambizione, dal
dialogo, dalla cultura degli altri, dall'essere abitante di un pianeta dove non
ci siamo soltanto noi.”
Un linguista scriverebbe
tomi su questo tipo di linguaggio nebbioso,arzigogolato,doroteo.
Di tutta la vischiosità,la
degenerazione,il ciarpame che ha risucchiato in un vortice di melma l’intero
sistema politico,nessun accenno. Degli sperperi,dei privilegi,dei parentadi,dei
partiti trasformati in mignatte di pubblico denaro, che per decenni hanno relegato
la Sicilia tra le regioni più arretrate
economicamente e culturalmente, nascondendo la loro incapacità dietro il
paravento di uno statuto anacronistico di autonomia speciale, nessuna traccia. Dei
rapaci,degli scrocconi,dei famelici che hanno trasformato la politica a greppia
dalla quale foraggiare la loro insaziabile bulimia di denaro,le loro
perversioni,le loro godurie,i loro pantagruelici appetiti,il silenzio è totale.
Con tali premesse questa
terra potrà mai cambiare?
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