“ Sapete
che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei
fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo”, queste le
prime parole al popolo di Roma del nuovo Papa appena eletto.
Due
brevi frasi fatte di semplici parole,ma che rivelano speranze, desideri e attese di quanti professano la fede
cattolica. La ricerca di un vescovo di Roma, perché è da qui che deve ripartire quel processo di
evangelizzazione messo in crisi dalla secolarizzazione anche delle stesse
istituzioni ecclesiali.
Per
far questo occorreva scegliere lontano dai sacri palazzi,molto lontano,e dare
una convincente risposta alle denuncie di Benedetto XVI nell’omelia delle
Ceneri:” nella rete di Pietro vi sono anche pesci cattivi; Il vero discepolo
non serve se stesso, ma il suo Signore" , e soprattutto quando ha citato
il profeta Gioele che richiamava il suo
popolo:”-Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni,
con pianti e lamenti”- ed invitava la comunità a dare prova di testimonianza di
fede e di vita cristiana “per manifestare il volto della Chiesa e come questo
volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità
della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale.”
Ancora
una volta la Chiesa stupisce chi come noi è abituato a ragionare e ad agire
secondo categorie politiche e ottiche estranee allo spirito ecclesiale.
Sono
stati sufficienti, ai cardinali, meno di ventiquattro ore per scegliere la
nuova guida spirituale della cristianità.
Una lezione che i nostri politici dovrebbero imparare, anche se non sono
guidati dallo Spirito Santo.
L’elezione
del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha stupito
tutti gli addetti ai lavori; non è mai
capitato che un candidato battuto al conclave precedente, venisse considerato
papabile nel successivo. Il card.Bergoglio è stato l’antagonista più forte del
cardinale Joseph Ratzinger in quel conclave.
L’elezione contiene in se stessa dei
primati: primo Papa gesuita, primo Papa americano, primo Francesco con
una decisione anch’essa senza precedenti nella storia delle successioni papali.”
Il Romano Pontefice ha così scelto un nome che è divenuto cristiano grazie al
santo di Assisi, nel quale già i contemporanei riconobbero un “secondo Cristo”
(alter Christus)”,scrive l’Osservatore Romano.
L’essere
gesuita, poi, non può che richiamare la grande personalità del cardinale Carlo
Maria Martini, avversario di Papa Ratzinger e propugnatore del rinnovamento
della Chiesa e dell’apertura ai laici.
Carlo
Martini non lesinava rimproveri alla Curia Romana,che considerava anch’essa
secolarizzata ai beni materiali anziché spirituali e poco attenta alla sua
missione pastorale.
Alla
domanda che gli poneva don Verzè:
“ Se Cristo
tornasse di nuovo sulla terra,magari in prima persona,cosa farebbe
innanzitutto? Andrebbe con i suoi sandali e il suo matello anche in Piazza San
Pietro?”
il
cardinale Martini rispose:
“ Non credo che guarirebbe
tutti i malati,lascerebbe fare agli uomini,non era questo il suo compito. Credo
che andrebbe in San Pietro con un vestito che faccia un po’ di scalpore e
produca un certo disagio nella gente.In ogni caso avrebbe l’aspetto piuttosto
di un povero. Agire controcorrente,questa sarebbe l’opera di Cristo. E senza
dubbio avrebbe da ridire anche ai figli della Chiesa,perché non abbiamo creduto
abbastanza e perché non abbiamo amato abbastanza”- ( dal
libro Siamo tutti nella stessa barca).
L’avere mantenuto,da parte di Papa Francesco, la
sua croce pettorale di ferro,rifiutando quella più preziosa tradizionale dei pontefici,costituisce un
forte messaggio simbolico.
Il
cardinale Martini sarà in questo momento felice.
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