“Il
meno peggio, il male minore”, sono espressioni assai di moda in politica quando
si è chiamati a fare delle scelte, soprattutto se queste implicano un
compromesso tra ciò che si desidera e quello che è contingente. Fare proprio l’appello
di Indro Montanelli quando invitò gli italiani a turarsi il naso e a votare il
partito, che pur emanando fetore, rappresentava il “male minore” rispetto ad
una sinistra ancora più nefasta, non mi sembra una soluzione sensata, perché
alla fine tra due mali il peggiore è sceglierne uno. Alcuni, a queste
espressioni, di per se contraddittorie, preferiscono quella assai più felice,
più laica, meno compromettente dal punto di vista etico e che rappresenta una
regola fondamentale della democrazia, cioè il “meglio contingentemente
possibile”. Io appartengo a questa seconda categoria. In questi residui giorni
di campagna elettorale di ballottaggio per l’investitura di sindaco di Mazara,
non sento parlare altro, sulla rete e sui social network, di chi dei due
candidati, Cristaldi e Torrente, rappresenti il male minore. Io non ci sto a
ragionare secondo questi stereotipi, in quanto nessuno dei due candidati
rappresenta o incarna il “male”. Bisogna ficcarselo bene in testa, nessuno dei
due contendenti ha come obbiettivo, nel suo programma, lo “sfascio” della città
e del suo tessuto sociale. Scendere in campo, metterci la faccia insieme a tutto
il proprio vissuto, sacrificare affetti, andare incontro a critiche e a incomprensioni,
non è mettersi al servizio del male; al contrario è cercare di fare qualcosa di
migliore rispetto al presente, ovvero cercare di
modificare in meglio la società secondo i principi a cui ognuno di ispira.
Per questo motivo sono da considerare positive le due candidature. Si tratta
quindi di scegliere tra Cristaldi e Torrente, chi dei due, usciti dal responso
delle urne al primo turno, rappresenti “il meglio contingentemente possibile”.
Come definire ciò se non con parametri soggettivi, dovendo ad essi seguire una
espressione di voto soggettiva, autenticamente personale. Per quanto riguarda l’elezione
del sindaco, tali parametri , è una opinione personale, devono convivere con la
situazione sociale contingente, esserne una emanazione, rappresentare quelle
che sono le richieste della collettività che si vuole amministrare, tener conto
delle pulsioni sociali, dei sentimenti, delle aspettative, degli aneliti di
speranza. Non esiste il candidato ideale, però non rappresenta certamente la
collettività al “meglio” chi, una volta eletto, scambi il suo mandato come una
investitura divina; si erga al di sopra della stessa collettività che lo ha eletto,
sfugga al dialogo con le parti trincerandosi dietro il fortino del potere, imponga
la sua visione senza l’esercizio del confronto, rifiuti il contatto diretto con
i propri concittadini, lo stare in mezzo a loro, ascoltarli, condividerne le
sofferenze, i patimenti, dare loro un motivo per credere nel futuro. Non
costituisce quel “ meglio” chi traccia cesure tra
amministratori e amministrati, chi imponi scelte a senso unico, fa esercizio di
illusioni e di giochi di prestigio, di litanie di parole vuote, di enunciati
improbabili.
Nel rispetto di queste considerazioni personali
non voterò ”il male minore” ma il “meglio contingentemente possibile”.
1 commento:
Comunque vada, sarà un insuccesso...
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