Confesso
che ero impaziente di leggere l’edizione italiana del libro di Michel Houellebecq
Soumission, uscito finalmente per tipi
della Bompiani con il titolo Sottomissione.
Subito
il pensiero corre, inevitabilmente, dopo i fatti di Charlie Hebdo, al breve
cortometraggio di Theo Van Gogh Submission,
per il quale il regista olandese fu assassinato per mano di un fanatico
islamista.
In Sottomissione sin dalle prime pagine aleggia
la rassegnazione all’ineluttabilità nichilista di sottomettersi , incondizionatamente, al
potere nelle sue varie forme, culturale, politica, finanziaria, etica , senza
alcuna voglia di reagire, di
riconsiderare i valori di appartenenza.
È in
questo romanzo non romanzo, in questo racconto di vita, la totale sconfitta di
quei valori una volta definiti non negoziabili. È anche un grido di allarme di
quel che si ha paura di comunicare, anche con un semplice accenno o accademiche
ipotesi, di quelle proiezioni
statistiche e sociologiche su come la nostra società secolarizzata e laica si
avvierebbe ad essere islamizzata attraverso quegli stessi meccanismi di
democrazia diretta di cui ne va tanto fiera. Processo inevitabile dopo la
contaminazione della propria identità e della propria cultura; è questa
superiorità culturale che si ritorce contro se stessa fino ad un annichilimento
totale dei propri valori identitari. Mighel
Houllebecq denuncia con freddezza e
razionalità una Francia vittima del suo
stesso multiculturalismo, con i due partiti tradizionali gollisti e socialisti
usciti, contro ogni previsione, sconfitti al primo turno, i quali, per evitare che vinca al ballottaggio la
destra xenofoba e antieuropea di Marie Le Pen, si alleano con il partito islamico
moderato uscito sorprendentemente come seconda forza politica. La vittoria di
quest’ultimo sulla destra nazionalista porta alla presidenza della repubblica
un islamico, ma soprattutto, è la grande finanza araba dei petrodollari a
dominare il nuovo corso, con l’islamizzazione delle università, la conversione
alla religione imposta, il regresso delle donne dalla vita sociale, l’imposizione
del velo, il divieto ad esse di lavorare,
relegandole totalmente al ruolo di
sottomesse con l’istituzionalizzazione della poligamia, intesa come via
islamica all’evoluzione secondo il principio di selezione naturale. Il finale non può che essere l’elogio della
proskỳnesis, della sottomissione al potere, in forma amara e
cinica, e la contemporanea morte della democrazia liberale, con i suoi principi fondanti quali lo stato di
diritto, l’autonomia dei poteri, le libertà civili e religiose.
Un
libro provocazione o un grido d’allarme disperato?
1 commento:
Fortunatamente il petrolio non è eterno.
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