Quando le regioni sostituiscono la ragione
Tra dpcm, decreti, raccomandazioni, circolari,
ordinanze, chiarimenti, interpretazioni esplicative, tutto, in questo Paese, va
a briglie scolte.
Il
governo che non ha alcuna visione di come affrontare quest’immane tragedia
tranne quella di campare alla giornata. E se non ha meglio da fare, scarica le
sue responsabilità sulle regioni. Le stesse regioni che si muovono in modo
sparso, senza una linea guida comune, soprattutto laddove Covid19 continua a
fare mattanza di medici e operatori sanitari. Costoro, insieme agli anziani e
alle imprese, sono le vere vittime del virus. I comitati scientifici che si
scornano tra di loro se continuare a fare tamponi ai sintomatici o allargare la
platea, e altri che invocano una ricerca a tappeto degli anticorpi virali. La
politica che rimane in surplace nel decidere per quanto tempo continuare con il
distanziamento totale e coatto o lasciare libertà di scelta come in Svezia,
decisione presa su una valutazione costi benefici, simile a quanto annunciato, all’inizio della pandemia, dal
premier britannico Boris Jonhson tranne
poi essere smentito dall’intera comunità scientifica. Anche sulla Svezia
staremo a vedere, peraltro non mi convince quest’ entusiasmo di alcuni sulla
diversità di scelta degli scandinavi.
I vari
governatori in preda a sindrome di cesarismo, forti delle competenze assegnate loro da
uno sgangherato titolo V della Costituzione, o come quello siciliano che in
forza dello statuto vorrebbe nominarsi sceriffo per la tutela dell’ordine
pubblico e il controllo del territorio. Chiaro che di fronte a tale situazione
di iniziative a scacchiera, vien meno l’autorità del governo nazionale già in
deficit di autorevolezza.
Lo
stesso governo si dimostra in piena crisi di nervi se gli stessi ministri ogni
giorno si affacciano alla ribalda con autonomia di pensiero, generando
controversie e confusione
Ancor
più grave quando è l’intero governo a riconoscere la propria incapacità di
programmare la ripresa sul come, quando, dove e chi, abdicando alle sue
funzioni e sottomettendosi totalmente alle decisioni degli scienziati. Non
consideriamo, poi, il fatto che alti dirigenti
sottoposti alle direttive del governo, di propria iniziativa e in piena
autonomia, si sperticano in dichiarazioni che vanno al di là delle scelte
governative.
E se è
lo stesso presidente del consiglio che nella conferenza stampa non è in grado
di prevedere l’inizio della fase 2 dopo il 13 Aprile, ci pensa il capo della
Protezione Civile, a spingersi oltre la data del decreto governativo spostando
un ipotetico inizio della ripresa graduale delle attività, addirittura dopo la
seconda età di maggio. Un Paese che viene costantemente lasciato allo sbando da
una mancanza di comunicazione certa che riflette lo stato di smarrimento della
politica.
Gli
italiani si aspettano che chi li guida sappia far tesoro dei loro sacrifici e
si mostri all’altezza anche del compito di alleviare le frustrazioni che si
stanno facendo largo. Si richiede molta attenzione da chi ha l’onere di
esercitare il potere, nel prendere provvedimenti con risolutezza e nel
comunicare con chiarezza. E soprattutto rasserenare una nazione tenuta nello
sconforto e avviata verso una crisi depressiva
Poi
scoppia il caso delle mascherine; vanno usate? No, sì, nì, tanto che la stessa
OMS sta rivedendo le sue raccomandazioni, orientandosi in modo opposto alle
prime direttive, lasciando via libera anche al loro uso da parte di tutti i
cittadini e non solo degli operatori sanitari.
Ancora
una volta è la ragionevolezza a venir meno sin dall’inizio. Si va avanti per step,
alla giornata, non precedendo i fatti ma lasciandosi guidare in modo
raffazzonato da essi. Basta osservare quel che sta accadendo nel mondo della
scuola con una ministra incapace di prendere un decisione quando la realtà è
sotto gli occhi di tutti.
Intanto
in Lombardia in particolare e nelle altre regioni dove i contagi e le vittime
continuano a essere migliaia e dove, attraverso il distanziamento sociale, oltre
ad arginare il contagio si spera nella riduzione drastica di quell’ R0 minore di 1, nell’auspicio,
in tal modo che si avvicini in maniera molto approssimata all’immunità di buona parte della popolazione Non si è all'immunità di gregge, ma ciò consentirà di riprendere gradualmente la normalità e, pur con le dovute precauzioni, ritornare alle attività produttive e alle relazioni sociali, consapevoli che con Covid19 si dovrà convivere.Il virus continuerà a circolare, anche se con
minor impatto sul sistema sanitario,che sarà nelle condizioni ottimali per affrontare senza stress i ricoveri e assicurare le
terapie.
E il Sud?
Il Sud
ha cercato di tutelarsi inserendo le regioni in un sistema di bolle protettive,
isolanti, senza alcun coordinamento, senza una visione d’insieme, con ciascun
governatore che ha recintato il proprio orticello e predisposto quarantene per
chi si fosse permesso di oltrepassare i sacri confini, secondo la ratio che essendo i
sistemi sanitari regionali meridionali un colabrodo e assolutamente incapaci di
affrontare la pandemia, un ingresso del virus avrebbe avuto conseguenze
apocalittiche con centinaia di migliaia di vittime. Fin qui le cose sono andate
bene, il sistema di bolle resiste e l’intero meridione sembra contenere bene le
infezioni ad oggi molto limitate, tranne qualche caso sporadico e focalizzato
su residenze per anziani e dove i degenti appaiono deboli e vulnerabili al
virus.
Ma è
proprio questo apparente guscio protettivo il punto debole dell’intero meridione
e della Sicilia in particolare. In tal modo, se da una parte non si consente al
Covid19 di sfondare, dall’altra lascia milioni di persone senza avere mai avuto
contatti con il virus e privi di difese immunitarie, non potendo contare, anche
in parte, di una protezione anticorpale.
Cosa succederà quando la prossima
estate, finita l’emergenza, tolti i presìdi a difesa dell’ingresso nelle
regioni e gli obblighi di quarantena,
rese permeabili le bolle, la moltitudine di studenti e di residenti di quelle
regioni, molti dei quali hanno acquistato una casa per le vacanze al sud,
ritorneranno nelle loro famiglie di origine e invaderanno, piazze, pizzerie, ristoranti, spiagge, discoteche, centri commerciali, ripristinando quegli assembramenti
gioiosi e scanzonati tipici delle nostre serate estive? Si dirà che una volta
guariti non potranno essere vettori del virus. Ma poiché il virus continuerà a
girare nelle regioni di provenienza, è assai probabile che molti di costoro
possano trovarsi nella condizione di contagiati asintomatici.
Che
fare? Non rimane altro che continuare con le misure di prevenzione tuttora in
corso. Altrimenti sarà l’inizio certo dello tsunami nel sud.
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