Cartesio
Cartesio
mercoledì 28 marzo 2012
domenica 25 marzo 2012
Il linguaggio da taverna
«Di quello che dice il Fli non me ne
fotte un cazzo >>
Esercitare la
politica nel modo più nobile significa soprattutto non eccedere nella
smodatezza del linguaggio e nella
sgradevolezza dei termini. La politica nelle sue dinamiche e nella sua
dialettica, condotta anche in modo schietto, impone di mantenere un eloquio
equilibrato e rispettoso, ben distinto dal linguaggio da taverna, ancor più
se il confronto di idee e di
competizione avviene tra soggetti che, altrettanto nobilmente e
democraticamente, esercitano e svolgono nella stessa misura la loro funzione. Nel momento in cui l’aria che si
respira è abbastanza ammorbata dai miasmi della mala
politica,c’è
tanto bisogno di un messaggio di
cultura democratica.
mercoledì 21 marzo 2012
Mohammed Zitoun: un’analisi da non sottovalutare
Ho letto con interesse l’intervento di Mohammed Zitoun riportato da Mazaraonline sull’integrazione
degli immigrati a Mazara.La sua analisi non consente appigli né lascia spazio
alla retorica; Zitoun conosce la realtà in quanto vive sulla sua pelle cosa
vuol significare essere figlio di immigrati, come centinaia di altri giovani
nella sua stessa condizione. Zitoun però si trova in una posizione di
privilegio, essendo consigliere aggiunto,oltre che operatore sindacale. Il suo
è un richiamo forte alle istituzioni affinchè alle parole facciano seguire
fatti tangibili e non roboanti slogan di facciata. Egli intravede,in assenza di
un progetto organico, da parte della governance, che coinvolga direttamente alla
sua stesura anche la comunità degli immigrati, il diffondersi di un disagio
sociale che nel tempo può intensificarsi e divenire incontrollabile,con forme
di devianza legale molto pericolose per la sicurezza della collettività.L’analisi che fa Zitoun sulla complessa
realtà magrebina a Mazara conferma quello che dieci anni fa Stefano Allevi
aveva scritto nel suo libro – L’Islam italiano – sul capitolo dedicato al
fenomeno immigratoria a Mazara e che di seguito riporto:
-<< “ Le due popolazioni
semplicemente non si mischiano; tra di loro vi è separatezza . Separatezza che
continua nei bar, nei luoghi del
divertimento,nei brandelli di piazze occupate dalle varie comunità:ben
distinte. Anche se mancano qui atti espliciti di razzismo,di rifiuto,di
intolleranza. Qui c’è un’integrazione non comunicante,di cui è un buon
indicatore la separatezza. I marinai sono sempre a mare,chi lavora a terra non
ha tempo libero,chi non lavora passa il tempo a cercare lavoro,chi lavora e ha
tempo libero non ha niente da fare a Mazara. E allora va al bar,al suo bar,come
faceva in Tunisia. Come ci dice con una plastica immagine una delle suore
francescane che da anni opera con le donne tunisine: “ Immigrati e mazaresi
sono come due binari,che corrono paralleli,ma non si incontrano mai. Se
non,aggiunge a bassa voce, nel mondo dell’illecito”, e in questo settore la
discriminazione non esiste. >>.-”
Siamo di fronte,dopo dieci anni, a due analisi convergenti della
stessa realtà, nulla sembra essere cambiato a Mazara,se non un aumento del
disagio sociale dovuto anche a fattori di crisi
che hanno investito i settori trainanti dell’economia locale,la
marineria e l’edilizia. Sono in forte aumento attività illecite come lo spaccio
di droga all’interno di un centro storico che diviene off limits dopo una certa
ora, e in cui aumentano i furti e gli scippi.
E’ soprattutto la crisi la causa dell’aumento della percezione del
disagio sociale che sta attraversando l’intera collettività, interessando in
particolar modo le comunità di immigrati e le giovani generazioni nati da esse.
Emergono in molti giovani problemi di
personalità,essi non riescono ad integrarsi nella società,si sentono degli
emarginati, degli esclusi. Una parte di loro,quelli meno istruiti,reagiscono a
questa situazione di ghettizzazione sociale ed economica con atti di bullismo o
di vandalismo,una forma di insofferenza versa una società escludente. L'esclusione dal mondo del lavoro fa smarrire il loro senso dell’appartenenza; la
consapevolezza di non partecipare totalmente alla vita della
collettività sviluppa un profondo senso di estraneità dalla comunità che ha accettato i loro genitori, dove essi
stessi sono nati, la stessa che dà loro una profonda frustrazione di
alienazione.Percepiscono tutte le contraddizioni tra i buoni propositi fatti
di parole e la concretezza della loro condizione di vita,con la loro esclusione
dalla vita sociale e istituzionale,da
quella produttiva,dalla politica,nonostante abbiano acquisito gli stessi
titoli di studio dei loro coetanei autoctoni. Una minoranza di tali giovani
vede un futuro privo di prospettive e di
speranza,ritiene la loro condizione intollerabile e indegna,si sente non
integrata,a disagio,umiliata,emarginata,ignorata da una collettività
indifferente. Sperano,una volta terminati gli studi, di continuare il percorso
emigratorio dei loro genitori verso la Francia o la Germania,paesi che offrono
loro quelle opportunità negate nel paese dove sono nati, o di ritornare nella
terra delle loro radici. Per coloro che restano, non rimane ,come diceva la
suora francescana, che l’arruolamento nell’illecito dove la discriminazione non
esiste.
E’ un appello da non
sottovalutare quello di Zitoun, e se io fossi il sindaco,non ignorerei il grido
di allarme lanciato dal consigliere aggiunto. Al contrario,la sua
collaborazione sarebbe ben più preziosa di qualche esperto ben remunerato ma
assolutamente alieno alla realtà mazarese.
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giovedì 15 marzo 2012
“Lu Pupulianu”: chi l’ha visto ?
Da alcuni giorni sulla rete,
grazie al gruppo di Fb Mazaraforever,
vi è una intensa discussione su una fontana a forma di vasca esagonale, che fino ai primi
anni ’50 del secolo scorso,era stata allocata
in Piazza Matteotti e della quale,una volta smantellata, si sono perdute le tracce. La sua collocazione
risale intorno agli anni ’20-30, e trovandosi al crocicchio di quella che
allora era considerata la porta periferica
della città, serviva da abbeveratoio per gli armenti di pecore e capre che
passavano nei pressi,oltre che a
dissetare asini,muli e cavalli ( vedi foto 1).
Intorno ai primi anni ’50, dopo
che nel pozzo artesiano che alimentava la vasca era annegato un bambino,la
fontana è stata dismessa, anche a seguito di una delibera del consiglio comunale con la
quale si cedeva alla regione siciliana l’area occupata dalla fontana affinchè
venisse costruita,al suo posto, una stazione di autobus. Dove sta il problema
allora? Una foto inserita sullo stesso
sito FB, raffigura un gruppo scultoreo di materiale cementizio, formato da un
mostro marino sormontato da una conchiglia sulla quale sta seduto un putto
nell’atto di suonare una tofa, grossa conchiglia che poteva essere usata come
tromba( vedi foto 2).
La foto è stata scattata nel momento in cui il gruppo scultoreo veniva trasportato su un carro matto. Ancor oggi rimangono ignoti sia
la destinazione sia il commissionante. Alcuni riconoscono nel gruppo scultoreo
il “Pupulianu” –termine in dialetto
arcaico con il quale si indicava la figura di un “pupu”,putto, posto al centro
della vasca e dal quale fuoriuscivano
sprizzi di acqua. Dell’insieme vasca e scultura,però, manca la documentazione
fotografica. Si è allora ricorso alla memoria di chi,in quel periodo,
frequentava quella piazza o abitava nei pressi di essa,per ricostruire un lembo
di storia della città di cui si sono perse le tracce documentali e materiali.
La discussione che si è aperta ha diviso i gruppi in due schieramenti. Da una
parte vi stanno, i santommasini, neologismo derivante da S.Tommaso, i quali sostengono
che in mancanza di prove documentali la scultura non è mai esistita,ovvero non
facesse parte della fontana oggetto della discussione, ma fosse stata ordinata
da privati per abbellire qualche loro giardino; costoro sono confortati da
testimonianze autorevoli di personaggi, alcuni oggi molto anziani,che all’epoca abitavano nella
piazza o svolgevano nei pressi la loro attività,che ne escludevano la presenza
nella vasca.A favore di questa tesi gioca l’assenza di tracce documentali nel
registro di catalogazione delle opere comunali. L’altro gruppo, detto dei pupulianisini, sostenitori della
presenza del pupuliano nella vasca, si
ritengono testimoni diretti,avendo a loro dire,visto la
statua, anche se all’epoca dei fatti erano ancora di giovane età. Questa discussione in rete ha fatto emergere come
questa città abbia fatto strame del suo passato,al di là dell’esistenza o meno
del gruppo scultoreo, e di come la sua storia
costruita di pietre e documenti sia
stata dispersa da politici che si sono
comportati da scopini della memoria, grazie anche a una comunità indifferente.
Sarebbe interessante ritrovare ciò che è
rimasto della fontana e farla rivivere in uno spazio ad essa adeguato,ammesso
che ne esistano i resti.Meglio se il “ Pupulianu” risorgesse dall’oscurità in cui
è stato sepolto.
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lunedì 12 marzo 2012
I.E.A. " Antichi Vuci"
giovedì 1 marzo 2012
Cristaldi – D’Alì : un connubio mal riuscito.
Così la “ strana “ coppia Cristaldi – D’Alì, come
era immaginabile, è scoppiata. Dopo
appena qualche anno di convivenza di
facciata, di complici ammiccamenti,di ostentate effusioni, il finto connubio si è rotto, seguito da accuse e rinfacciamenti
reciproci, prima in punta di fioretto, poi a colpi di mannaia come nella “ Guerra dei Roses “. Ci insegna Hobbes che a determinare le azioni dell'uomo
sono l'istinto di sopravvivenza e di
sopraffazione; di conseguenza, in politica, se si vuole sopravvivere e
conservare il potere, occorre attenersi alla ferrea legge della “ mors tua vita mea” affinchè dalla
competizione politica possa uscire un
solo vincitore e un solo sconfitto. E’ quello che da diligenti epigoni di tale
regola Cristaldi e D’Alì hanno fatto ricorrendo a dichiarazioni pesanti, a parole forti e facendo scena di manifestazioni
politiche muscolari degne delle nobili truppe cammellate democristiane della
prima repubblica. Così l’uno, il senatore, forte della sua carica
parlamentare e con l’imprimatur dei vertici nazionali del PDL, ha convocato un congresso provinciale e si è
fatto promuovere da vice coordinatore a coordinatore del partito; l’altro, On. Cristaldi,
vedendo messa in discussione l’unica carica politica di prestigio
rimastagli,quella di coordinatore
provinciale pro tempore, e tuttavia
politicamente molto indebolito per la rinuncia al seggio parlamentare, per
contrastare il suo Co-coordinatore per
la provincia di Trapani, ha riunito un gruppo di simpatizzanti e iscritti a lui fedeli ad Alcamo. La
lacerazione che si è creata tra
Cristaldi e D’Alì, al di là dei codicilli e delle regole assembleari indicate nello statuto del PDL, è da
ricercarsi, comunque, nell’incompatibilità di due personalità forti nello
stesso partito e soprattutto nell’impossibilità di potere continuare a gestire
in modo unitario il controllo politico del PDL trapanese in condizioni fortemente mutate e asimmetriche
rispetto a qualche mese fa. Facendosi
eleggere direttamente dal congresso, D’Alì ha messo fine alla diarchìa con Cristaldi e ha
dato un inequivocabile segnale di
supremazia nel controllo del
partito a Trapani e nel territorio, egemonia sancita anche dalla presenza in
assemblea del presidente della provincia Turano,fino a quel momento alleato equidistante di D’Alì e Cristaldi. Adesso D’Alì deve però salvaguardarsi
dall’entrata in gioco di Fazio,attuale sindaco di Trapani, il quale è
determinato ad incidere direttamente ed in modo influente nelle scelte
politiche del PDL nel capoluogo, sia per
quanto riguarda il candidato sindaco, sia perché ambisce, non facendone mistero,a nuove esperienze politiche più
prestigiose. La partita che si gioca a Trapani richiedeva una vittima sacrificale che non poteva essere che Cristaldi e questo è
stato fatto. Presto assisteremo ad un flirt tra D’Alì e Fazio. Game over.
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