Questa
volta il PD è atteso a dare una prova di coraggio. Senza coraggio non si può
costruire un qualsiasi progetto politico.
Siamo
in presenza di un “ caos calmo” in attesa del botto, se botto ci sarà. Manca
meno di un anno alle prossime amministrative e la politica, anche se qualche
passo avanti sembra averlo fatto, appare posizionata in uno stato di stallo.
Nonostante le due candidature forti delle quali si è abbondantemente scritto,
Nicola Cristaldi, sindaco uscente, e Vito Torrente, imprenditore ed ex
assessore provinciale, il numero dei contendenti sembra non limitarsi a queste
due figure. Tralasciando alcune candidature di contorno, per la verità assai
insignificanti, autoreferenziali, il cui unico scopo è quello di acquisire una
certa visibilità politica, si notano ancora dei vuoti politici per completare
lo schieramento in campo. L’attenzione degli osservatori è rivolta soprattutto
alle liste di centro ancora alla ricerca di un candidato che chiuda la quadra,
al PDL incapace di uscire con una candidatura unitaria e forte
indipendentemente dal destino che i giudici riserveranno al sen.D’Alì, signore
e padrone del partito in provincia, al M5S alle prese con l’applicazione del
loro non statuto e orientati verso una candidatura di militanza, e infine al
PD, se esiste ancora come soggetto politico capace di delineare dei progetti e
dei percorsi anche attraverso alleanze strategiche. Per i militanti di cinque
stelle, la candidatura di un giovane, sembrano orientati verso l’Ing. Davide
Castrogiovanni, potrà loro dare qualche soddisfazione in termini di consensi
personali, insufficienti, però, a proiettarli al ballottaggio. Lo scoglio che
dovranno superare è quello della formazione di una lista forte, di portatori di
voti, e ciò non sembra per il momento alla loro portata. D'altronde il miracolo
del voto di protesta difficilmente si potrà ripetere. A meno che non cambino
strategia e vadano alla ricerca di alleanze attraverso una candidatura di
elevata statura professionale, politica e intellettuale, non condizionabile,
esterna, condivisa con altre formazioni. Ma una simile ipotesi non è nel loro
DNA. Ma se fossi al loro posto, aprirei una discussione, nei meetup, su una
tale ipotesi. Vedremo in seguito come.
Veniamo
al PD. Devono decidere ( chi?) non solo se presentare una propria lista e
soprattutto una candidatura di prestigio e in piena autonomia, (questa sarebbe
una vera rivoluzione copernicana), naturalmente dopo avere contattato i gruppi
dirigenti e gli iscritti. Mi chiedo se anche la senatrice Orrù sarà contattata
per dare il suo imprimatur. Una parte del PD, di area Papania - Gucciardi, non
si sa il suo peso politico, sembra essere in contatto con quel coacervo di
liste centriste, alcune di queste fai da te, per convincere il dott. Giuseppe
Bianco a ricandidarsi nonostante la disastrosa esperienza del 2004 che lo vide
a capo del cartello di sinistra comprendente La Margherita, i DS, Rifondazione,
socialisti e verdi. Non so che probabilità di successo possa avere una simile
scelta nonostante la figura di rilievo di Bianco; a mio parere poche e credo
che il dott. Bianco ne sia consapevole, a meno che anche i Grillini non
abiurino al loro credo e incomincino a ragionare di politica.
Il Pd, dunque, è destinato all’insuccesso? In
mancanza di fantasia la catastrofe sembra ineludibile.
Però,
con un po’ di coraggio, si potrebbe provare a scompaginare i piani, a “
scunzari lu jocu” della politica.
Come? Riproponendo a soggetti invertiti lo
schema di quattro anni fa.
“Quando
una persona della levatura del magistrato Massimo Russo chiama i partiti a
condividere una politica comune per la città, questi non possono che accorrere
e aderire al progetto”.
Queste
le parole dette in un intervista dal Dott. Giovanni Palermo, allora
coordinatore del PD per spiegare lo schierarsi del suo partito a favore del
progetto dell’ex P.M.
I risultati, in termini di voti hanno dato una
risposta chiara; la coalizione messa su da Massimo Russo è stata la più votata
al primo turno; solo che l’errore è stato nella scelta della candidata destinata
a guidarla, giudicata non all' altezza del progetto e di scarso appeal nello attrarre
consensi. Questo e altri errori di percorso fecero naufragare, al ballottaggio,
la coalizione di Massimo Russo, soprattutto. per l’approssimazione e
la sufficienza politica con cui si è arrivati alla candidatura della Di
Giovanni.
Allora,
perché non riallacciare i rapporti con l’ex magistrato invitandolo a candidarsi
a sindaco della propria città?
Questa
volta devono essere i partiti a invocarne la candidatura. Massimo Russo ha dato
prova di qualità politiche non comuni in un settore difficile e complesso quale
quello della sanità in Sicilia; la sua riforma, nonostante delle critiche, è
stata apprezzata ed encomiata a livello nazionale; ha saputo trovare i
finanziamenti per la ristrutturazione dell’ospedale di Mazara e la
realizzazione, al suo interno, del centro di radioterapia. Tutto questo lavoro,
per quanto riguarda la sua città, rischia seriamente di essere vanificato per
una insufficiente attenzione e per debolezza politica .
Perché,dunque,
non ripresentare lo schema a parti invertite? Si faccia il PD promotore di un
raggruppamento politico che sondi la disponibilità del dott. Massimo Russo a
candidarsi a sindaco della propria città. Le ragioni per farlo sono tante, tra
le quali appare prioritaria la realizzazione dell’ospedale. Chi meglio dell’ex
assessore regionale alla sanità può salvaguardare il diritto di una città ad
avere un ospedale? Questo interrogativo è già sufficiente di per se a invocarne
la sua discesa in campo.
Una
proposta del genere scombinerebbe i giochi nei campi avversi, renderebbe tutto
meno semplice e scontato e indurrebbe una serie di riflessioni politiche.
Su
una personalità come quella del magistrato sono convinto che si
ricompatterebbero tutte le anime non avventuristiche del PD, incontrerebbe il
favore delle varie liste civiche che non si riconoscono nelle candidature di
Cristaldi e Torrente, scompaginerebbe oltretutto alleanze all’interno di queste
ultime, e sicuramente costringerebbe il M5S a fare finalmente una scelta
politica verso la quale non può che averne apprezzamento e condividerne il
percorso. Inoltre metterebbe in difficoltà il futuro candidato del PDL a
Mazara, le cui sorti sono legate alle vicende giudiziarie del sen. D’Alì, padrone
incontrastato del PDL in provincia.
Fantapolitica?
Forse,
ma senza coraggio non si può costruire un qualsiasi progetto politico.