di Dino Levi
In una grande
isola al centro del Mediterraneo, c’è una piccola città sul mare.
In questa
piccola città succedono cose strane.
Si spendono
molti soldi pubblici per iniziare opere piccole e grandi e quando sembra che
queste siano a buon punto, per qualche maledizione sconosciuta, s’interrompono.
Passano poi
mesi, a volte anni, a volte ancora molti anni, ed ecco che improvvisamente i
lavori riprendono e con essi la speranza che vadano a buon fine.
Spesso,
naturalmente, le finalità delle opere sono superate dai tempi, e se le opere
vengono completate si generano così quelle che gli esperti, per ormai radicata
e stanca abitudine maturata dall’esperienza più che dalla scienza, sogliono
chiamare “cattedrali nel deserto”.
Ma la cosa più
strana di tutte è che, per un’altra inspiegabile maledizione, proprio quelle
opere che sembravano aver mantenuto con il tempo la loro pubblica utilità, e
soprattutto quelle che pochissime risorse e pochissimi adempimenti sarebbero
stati sufficienti a completare, con innegabili e immediati benefici per la
città; bene: quelle non ripartono mai.
Per esempio.
Molti soldi
pubblici e molto lavoro di esperti e di uomini di buona volontà erano stati
investiti nel recupero di una vasta zona umida, raccogliendo il consenso
dell’Europa e ….. degli uccelli migratori che ricominciarono a passarvi lunghi
periodi. Poco ormai sarebbe bastato per organizzarne la gestione, attirando i
moltissimi viaggiatori che per interesse naturalistico sarebbero stati richiamati
e avrebbero soggiornato in città, convertendo una risorsa naturale in una
opportunità di lavoro, e Dio solo sa quanto in città ce ne sia bisogno.
Come per un
perfido destino, dopo tanti sforzi e parziali risultati, l’intera zona fu
abbandonata a sé stessa ed alla bruttura delle discariche illegali.
Per esempio
ancora.
Si sa che il
migliore amico dell’uomo è il cane, e come è bello vedere in questa piccola
città che molti giovani e anziani, col passare del tempo, hanno preso a
ricambiarne l’amicizia, e che questa cultura e civiltà aumenta.
Ma per tanti
che ricambiano l’amicizia, altrettanti continuano a considerare i cani non
creature viventi da proteggere, ma cose da maltrattare e da buttare.
Così, alle
periferie della città, cani randagi cercano conforto aggregandosi in branchi e
minacciando a volte i passanti, quasi a vendicarsi di precedenti
maltrattamenti.
La
“soluzione”, che tale non è, consiste nel fare retate e deportare in un lager
al centro dell’isola le povere bestiole.
Ora, la cosa
strana non è tanto che questo costi un’enormità di soldi e non risolva il
problema, ma che la città già avrebbe un canile moderno, che cioè non è un
lager ma un luogo dove le bestiole possono essere contrassegnate con un “chip”
elettronico individuale e, se randagie, sterilizzate e rilasciate dopo averle
affidate ad uno o più cittadini, spezzando così la spirale del randagismo.
E che questo
si possa realizzare lo dimostra un episodio di vita cittadina che ha fatto
storia.
Quando un
“cane di quartiere” fu catturato e trasportato nel lager al centro dell’isola,
centinaia di cittadini firmarono una petizione e alla fine il cane fu fatto
ritornare, tra festeggiamenti degni di una star.
Ma ogni volta
che il canile sembra pronto per l’inaugurazione o ignoti vandali lo danneggiano
o si scopre qualche motivo per rinviare la cosa.
Molti
incominciano a sospettare che ci possa essere un inconfessabile interesse a
continuare la politica delle deportazioni, e, come diceva qualcuno, “a pensar
male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
Cambieranno le
cose in città?
Malgrado tutte
le disgrazie che accomunano questa piccola città alle altre nell’isola e non
solo, ed alle altre disgrazie che sono purtroppo solo sue (crisi della pesca,
terminale di traffici illeciti etc…), essa conserva ancora un incredibile
privilegio: la possibilità che hanno i suoi cittadini, se lo vogliono, di far
sentire la loro voce.
Vorrei che lo
volessero.
Dino Levi
(in memoria di
Peppe Pirrello)
fonte:Dialoghi mediterranei
1 commento:
La sopraelevata non è affato superata dai tempi. Sarebbe servita in passato, servirà senz'altro in futuro. Ed al presente sarà una grande comodità per chi arriva da Palermo diretto oltre il Mazaro o ci deve andare dal porto nuovo.
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