Al
di là delle roboanti dichiarazioni che evocano un ridondare di frasi vuote come
“multietnicità”, “multiculturalità”,
insieme alla new entry “multi religiosità”,
dal festino di San Vito ci si aspettava di più.
Come
ogni anno, e sono tantissimi ormai, non mi perdo la sfilata della rappresentazione
storico ideale a quadri viventi sulla vita del Santo patrono.
Quest’anno mi è sembrata modesta, disarticolata, scenograficamente frammentata,
povera nei costumi, anonima nella descrizione dei vari quadri, nonostante lo
sforzo del prof. Giovanni Isgrò di darle una dimensione europea, almeno dal
punto di vista storico e religioso. Mi ha colpito soprattutto lo scarso
pubblico presente lungo il percorso; mi è apparso indifferente e poco interessato.
La sfilata storica ha da sempre rappresentato il momento clou del “Festino” e
richiamava migliaia di persone non solo dalla provincia. Richiamava una volta, adesso
sembra perdersi nello anonimato, per niente pubblicizzata, di scarsa attenzione anche
da parte di chi avrebbe tutto l’interesse a farla inserire in un circuito dei
grandi appuntamenti religiosi e culturali. Invece è relegata a una delle tante
manifestazioni paesane.
Al
di là del momento della cerimonia culminata con la rituale consegna delle
chiavi della Città al Santo in cui il crepitìo della retorica ha superato
quello dei giochi d’artificio dell’alba dello stesso giorno, mi ha imbarazzato,
e non poco, la scenografia, lungo il percorso del corteo, di una fila di
cassonetti della spazzatura, qualcuno pieno, e dei sacchetti di immondizia per
terra, senza che nessuno dell’organizzazione si fosse curato quantomeno di occultare
quella cornice così irrispettosa .
Non
credo che ciò sia stato tanto apprezzato dagli sparuti turisti presenti .
Questo “ Festino”, con tale formula di
competenze separate mi pare difficile che possa ritrovare interesse e
richiamare turismo.
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