ʺAl ritmo serrato di uno
stridente cortocircuito di passato e presente il figlio ricorda e recupera
quanto ha ricevuto in eredità, riconoscendo nel padre un modello di riferimento
non solo affettivo ma anche d’ispirazione
etica, civile e culturale. Tornano in mente le parole di Goethe: «Ciò che hai ereditato
dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero», e l’insegnamento che
Giuseppe Inzerillo ha maturato si gioca sul filo della nostalgia e della
disillusione.
Ha nostalgia del padre e della città da
lui abitata e amata. A differenza di quanto comunemente si creda, la nostalgia
non è un sentimento ambiguo ma nobile, muove dal disincanto e dalla
consapevolezza della caducità della vita dell’effimero scorrere del tempo. Chi
ha nostalgia non rimpiange il passato ma non vuole dimenticarlo né tanto meno
restaurarlo, avendo un affettuoso,laico e meditato rapporto con il mondo di
uomini e cose che ci ha preceduto e magari ci ha generato. Con questo sguardo
Giuseppe Inzerillo rilegge gli scritti del padre, a sua volta costruiti sul
paziente esercizio della memoria, su quella fondamentale arte del ricordare che
l’esperienza più intima e distintiva della natura umana, condizione che precorre
e sostiene ogni atto consapevole e responsabile del presente.ʺ
Così
scrive Antonino Cusumano nella prefazione al volume di Lorenzo Inzerillo
Una città di polvere e gelsomini
Le mazarisate
edito dall’Istituto Euro Arabo di Mazara
e che presenterà nell’aula consiliare “31 Marzo 1946” di Mazara sabato 1
febbraio 2014 alle ore 17,30, con gli interventi di Giuseppe Inzerillo, figlio
dell’autore e curatore del volume, del giornalista Nino Giaramidaro e di
Antonino Cusumano.
Scorrendo le pagine, il lettore si
troverà retroproiettato nei ricordi diretti o indiretti, vissuti o tramandati, di
un susseguirsi di personaggi, noti o meno conosciuti dalle generazioni
dell’immediato dopoguerra, che hanno rappresentato un pezzo di vita vissuta
della città e anche un segmento di storia di essa. La lettura, assai piacevole
e agile, si snoda in un labirinto di nomi e soprannomi, la ‘nciùria, attraverso la quale ancora oggi sono riconosciute le
persone e il loro nucleo familiare più ancora del cognome anagrafico. Una
rassegna di personaggi e ‘nciùrie,
sconosciuti oggi alle giovani generazioni, popolani, per lo più persone comuni
e tali sono rimasti nell’immaginario collettivo, mentre altri si sono elevati
sia sul piano socio economico sia su quello delle professioni. E nonostante il
fluire del tempo, anche se cambiate le loro condizioni economiche, sono rimaste
invariate le ‘nciùrie a ricordo delle
loro origini, ereditate persino dai figli. Così, ancora oggi, sopravvivono in
modo indelebile i soprannomi di bacarazza,
cardeddra, ciolla, occhi di puci, quagghiaraddu, saccu di chiova, simana, batarollu
e via di seguito. Dietro ogni ‘nciùria vi
è un personaggio, e dietro un personaggio un aneddoto dal quale trae origine il
soprannome.
Segue una ricca elencazione di ”modi di
dire”, variopinti affreschi di luoghi e figure, episodi e stravaganze annotati
in maniera certosina e nella lingua madre, il siciliano, dall’autore. In tal
modo Lorenzo Inzerillo, con i suoi appunti e le sue annotazioni ha voluto
ricordare e ricordarci l’identità della sua città e della sua comunità, dei
suoi luoghi: lu mulinu a ventu, lu Picu,
la Campagnedda,la Strata di la cursa,lu Cozzu,la Vanedda di li corna, la Batieddra.
In questo caleidoscopio non potevano
mancare i mestieri di una volta: lu
crivaru, lu ficurinniaru, lu sapunaru, lu sinsali, lu tavirnaru, lu panneri,
l’assuliaru, con relativi personaggi che tali mestieri esercitavano, a
testimonianza di un paese povero, socialmente e culturalmente modesto, quale
era Mazara tra le due grandi guerre del secolo appena trascorso. Inoltre una
sfilza di protagonisti caricaturali, trattati anche in modo irriverente,
sconosciuti ai giovani di oggi, ma che vivono ancora nella memoria della
generazione a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta:Petru nasca, Mamma scupitta, Giuseppinu Pecoraru, Giattinu,L’omu cani, Raffaeli
nuttata persa, Va suca e tanti altri.
Grazie a Giuseppe Inzerillo per avere
così gelosamente conservato gli appunti del padre come preziose gioie in
un scrigno e all’Istituto Euro Arabo, è
stato possibile dare alle stampe un libro che consente alle nuove generazioni,
ma non solo ad esse, di conoscere una Mazara semplice, a tratti ironica, molto
provinciale, pittoresca, burlona, anche
cattiva e per un certo verso irridente e soprattutto non ancora contaminata
dalla modernità.
Il
libro verrà dato in omaggio ai presenti.