FILIGRANE
La raccolta, immune dai vincoli cronologici,
evita la misura del diario,malgrado si dilati nel tempo già trascorso o nel
futuro divenire.
La prima
parte è formata da liriche che rimandano alla limitatezza dell’essere umano
che guarda
al cielo con speranza o con l’amara consapevolezza della fugacità del tempo e
di tutto ciò che in esso si dipana.
C’è, in Maria
Pia Sammartano,l’esigenza di cogliere le pulsioni dell’anima e tradurle in una
parola essenziale, incalzante, che obbliga a una lettura seria, attenta e
profondamente indagatrice.
Vasta è la
gamma di motivi che l’autrice declina nelle tre parti in cui la raccolta è
divisa - Esordio, Terra e mare, Filigrane
- proiettando una luce nuova, quella del presente, su vibrazioni, frammenti e
squarci di un altrove lontano. E reinventandolo. Il tutto si sgrana nell’ansia,
battente e continua, che accompagna il percorso,lungo o breve,a noi destinato
dalla vita.
Maria
Stella Filippini
Biografia
Sono delicate pitture, acquerelli dove però
qualcosa di materico non si pacifica nel chiarore e nel piano - così questi
scritti in versi di Maria Pia Sammartano adempiono uno degli antichi compiti
della poesia: la memoria che brucia il tempo, confonde il passato con
il
presente senza annullare del primo le distanze e del secondo il vivido rilievo.
Ricordi, figure, momenti che sono archi sospesi
tra ieri e oggi. Che sia il suono di un sax o l'aroma di un caffè, la
scrittrice sa che basta poco perché il tempo perda la sua guerra, e qualcosa
sfugga al presunto ordine che concatena le cose verso l'oblio. No, dice la
poesia, non c'è solo una direzione del tempo, non c'è solo una fatalità di
smarrimento. Molti sono i recuperi e le prodigiose crescite, le proliferazioni.
Ne esce un tempo ricco, non consegnato al puro
sentire dell'immediato. Con uno stile nutrito da sapienze antiche del verso,
con lessico trascelto e movimenti di inversione ritmica tipiche di una scuola
poetica che ha gettato per tutto il novecento il suo magistero e la sua ombra,
i testi della Sammartano compiono il diario-non diario di una vita attenta e
austera, di una concentrazione della mente sui movimenti primari
dell'esistenza.
Una forza non esibita, una potenza raccolta che
fanno di questi testi delle piccole pietre. Di quelle che possono segnare il
cammino ai nostri cuori viandanti.
Non importa se l'autrice non si sia abbeverata
alle più recenti lezioni della poesia contemporanea, non è la sua partita. Le
basta, per cercare la propria voce, misurarsi su quella dei primi maestri del
nostro immenso Novecento - da Ungaretti a Quasimodo, da Montale a Gatto...Le
basta, insomma si fa per dire, intingere la penna nella lezione di grandi
maestri per i quali la poesia non doveva -come capita oggi a noi estremi del
secolo passato e principianti del nuovo- rimotivare se stessa, quasi rinascere
a ogni incipit, a ogni fiato. Lei va più sicura e in quella sicurezza muove il
passo. Consegnando così il suo piccolo grande diario in una vasta coralità di
poesia che non teme smentita, che si afferma senza necessità di rinascere. E
offrendo di quella lezione di vita e poesia un nuovo, periferico ma non per
questo meno essenziale segno e stigma di vitalità.
Davide Rondoni
G. Maria Pia Sammartano è nata
a Mazara del Vallo dove vive e insegna lettere italiane e latine al
Liceo”Adria-Ballatore”della sua città. Collabora con alcuni giornali e opera
attivamente nell’ambito culturale in veste di relatrice e organizzatrice;
coordina la Sezione Mediterranea del Movimento Internazionale”Donne e Poesia”
ed è vicepresidente dell’Istituto Euro Arabo. Nel 2000 ha scritto i testi per Mazara d’a…mare in omaggio alla sua
città. È autrice
di alcuni saggi biografici: Consagra:una
vita per l’arte (2001), Franco del
Franco, uomo di cultura e di teatro (2005), Leonardo Bonanno e la questione della Romanità di Mazara (2006);nel
2002 ha pubblicato Mia madre diceva,
proverbi e aforismi in dialetto siciliano; nel 2007 una raccolta di racconti Quando mangiavamo le lazzeruole.
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