(foto di L.Tumbarello) |
Questa volta ho voluto offrirmi un’estate sabbatica,
in campagna, lontano dalla rete, o meglio, lasciando a casa il notebook, non
postando sul blog, utilizzando il solo
smartphone per essere aggiornato sulle notizie, sugli eventi, sui social network,
tanto per non isolarmi del tutto, non avendo alcuna vocazione all’eremitaggio. Ogni
tanto serve disintossicarsi, ossigenare le sinapsi, potenziare i neuroni, dedicare un poco del proprio tempo alla sana
lettura, rilassare la mente, rivolgersi ad altro, anche godereccio, il gusto
del cibo, l’esercizio della buona cucina, la riscoperta di sapori e odori
dimenticati. Il grande dilemma del cosa leggere durante questo periodo
cincinnatesco non è che non mi abbia fatto dormire, anzi.Tuttavia me lo sono
chiesto: cosa portare in campagna?
Braudel o Abulafia, Carofiglio o Vitali? Ma sì, esageriamo. Me li porto
tutti. Leggere Braudel tra una caponata
e una couscousata non è certo l’ideale, non vi dico David Abulafia con le oltre
800 pagine del suo Grande Mare quando
si è intenti a preparare un fritto di paranza appena pescata proprio su quel
mare. Per rilassarsi dal grande caldo asfissiante, è meglio Vitali con i suoi siculo sardi carabinieri di Bellano o Carofiglio con il suo avvocato Guerrieri?
In più c’è sempre lo smartphone. Avendo downloadizzato, ma forse è meglio usare
il verbo scaricare, anche se è meno chic, l’app. di kindle, mi ritrovo con
altri libri digitali da leggere, se
proprio dovessi cadere in una insostenibile bulimia da lettura. Questa volta
più sofisticati, dal Grande Disegno di
S. Hawking a Zita di E. Deaglio, da Cabaret Voltaire e Puttanissima Sicilia di P. Buttafuoco a Religione e Politica di H. Arendt. Il problema è che leggere sul piccolo
schermo non retinato, con il bagliore accecante della luce estiva, è
praticamente impossibile. Me ne sono reso conto dopo. Non consideriamo,
poi, come la batteria del cellulare sia
così solerte a scaricarsi. Non avevo fatto i conti con quei micidiali
anticicloni che i nuovi meteorologi si divertono a chiamare con nomi strambalati,
Scipione, Caronte, Annibale, Augusto e che
rendono di anno in anno la calura estiva insopportabile. Quanta nostalgia per
il vecchio e caro Anticiclone delle Azzorre che da un paio di anni sembra preferire
altri latitudini. Con quelle temperature sovraumane l’unica attività celebrale
consentita è stata quella di dormicchiare, non avendo energie fisiche e voglia
di fare alcunché, figurarsi leggere. E con il caldo si è presi dalla canazza,
uno stato di torpore assoluto che ti impedisce addirittura di pensare, altro
che fare qualche cosa. Con la canazza si raggiunge anche lo stato di oblìo
assoluto che sublima quel principio
filosofico di non fare oggi quel che puoi
fare domani. Se no che vale essere mediterranei.
vastidduzzi,mufuletti e pane nero del trapanese (foto L.Tumbarello) |
L’unico antidoto alla canazza è la schiticchiata con gli amici, quasi sempre di sera, un rito
rigeneratore delle membra e dello spirito. E così che tra conviviali
all’insegna del porta- teco hai modo non solo di socializzare, ma
vivere nuove esperienze e renderti conto
di quanto varia sia la cultura del buon mangiare dalle nostre parti siciliote.
Schiticchi sotto forma di seminari sulle tradizioni dello slow food. Lu pani
cunzato in tutte le sue varianti e i molteplici quando fantasiosi
condimenti, dai pomodori secchi al ciliegino, dalla crema di capperi a quella
di olive, dalle melenzane grigliate alla ricotta nelle sue molteplici forme (
fresca, infornata, salata, ovina o bovina a secondo la zona di produzione), dal
pecorino nostrano alle sarde salate, alle angiovi,
addirittura alla mozzarella, diventa il tema principale. Pane e ingredienti( conza) sono oggetto di analisi in una
sorta di cluster alimentare regionale, tanto per essere in linea con l’expo.
conze per il pani cunzatu (foto L.Tumbarello) |
Gli schiticchi
diventano allora conviviali culturali con sempre più presenti, tabulè, paella e sangrìa, visto che l’alimentazione
si è globalizzata. Sempre mediterranei sono. Odori, sapori, colori di condimenti con
i quali dare sfogo alla propria fantasia nel condire il pane nero o i mufuletti o li vota e svota appena
sfornati, o li facci di vecchia, tipiche
focacce siciliane con sopra il
condimento dello sfincione; tutto questo ben di Dio che la nostra terra produce
viene personalizzato secondo il proprio gusto o la propria curiosità. Perché,
a tavola, se non si è curiosi, non puoi essere un buon commensale. E il siciliano è un gran mangiatore di pane
oltre che pastaro. Il cerimoniale del porta teco serve anche a soddisfare
la vanità di cuoco che viene ostentata
invitando gli altri ad assaggiare quel che si è preparato. E ogni autore si
sente, in pectore, cuoco stellato appena
uscito da Masterchef. Ognuno vuole un giudizio e solo allora ti accorgi che
nessuna caponata è uguale all’altra. Lo stesso vale per le altre molteplici
pietanze semplici o complesse da fare invidia alle cene di san Giuseppe.
preparazione dei vota e svota e di facci di vecchia (foto L.Tumbarello) |
È
un caleidoscopio di composizioni culinarie dagli accoppiamenti impossibili,
frittatine, parmigiane, spiedini, involtini, insalate, pizze, bolliti, verdure
grigliate, gratinate, molluschi, crostacei, salse varie, dolci, ravioli,
gelati. Dalle nostre parti la melanzana la fa da padrona. Pensare che i
francesi l’introdussero in Sicilia per far venire la diarrea ai palermitani, i
quali, invece, inventando la caponata, ne hanno fatto una delle pietanze
più famose e più apprezzate del mediterraneo. Solo quando lo stomaco è al
collasso e i succhi gastrici non
riescono a metabolizzare tutto quello che si ha trangugiato, allora, solo
allora, ci si rende conto che la cucina
siciliana, in tutte le sue varianti e interpretazioni, è la migliore del mondo.
E dinanzi a questa filosofia di vita poco importa se non riesci a tenere fede
alle promesse iniziali di darti alla lettura. Va be, un buon libro rigenera
lo spirito, ma uno schiticchio rinforza spirito e corpo e in più ti rende
allegro.
Tanto c’è tempo per
leggere e scrivere. Grazie alla canazza.
Nessun commento:
Posta un commento