Una finestra sul mediterraneo. Uno sguardo
disincantato, ma non troppo, perché se allunghiamo la nostra visuale su questo
specchio d’acqua, dove s’è fatta la storia, dove essa continua e si farà la storia futura, non possiamo non farci
coinvolgere dagli eventi, anche se apparentemente nelle vesti di spettatori più
che di attori.
Una finestra su quel mare troppo piccolo per
essere oceano e troppo grande per essere singolo mare la
apre “ Dialoghi Mediterranei”,
bimestrale on line edito dall’Istituto Euroarabo di Mazara.
Dialoghi Mediterranei rappresenta oggi, dopo tre
anni dalla sua nascita,un piccolo grande fenomeno culturale nato da una idea
vincente di un gruppo di soci dell'istituto euroarabo, di non
restare chiusi nel proprio guscio, di provare ad uscire con contenuti di
spessore, di allargare l’orizzonte o meglio gli orizzonti, di volare alto con eleganza ma sempre mantenendo i piedi per
terra. Più che un gioco, una sfida, un voler provare a fare la cronaca a più
voci, a 360 gradi come si dice, senza pregiudizi e attenti a non inseguire i
giudizi. Che cosa oggettivamente è oggi il mediterraneo se non l’insieme di
mari, di storie, di civiltà, di popoli, di destini, per citare Braudel, che in
quel luogo si incontrano, si scontrano, si
confrontano, si amalgamano, si contaminano. Un mare che diviene speranza di una
nuova vita e dove le vite stesse, troppo spesso, hanno termine nelle sue
profondità. È così che il mediterraneo si trasforma spesso in
una enorme foiba umana.
Perché allora non cercare di descrivere gli
avvenimenti che si svolgono in maniera drammatica in quel breve tratto di mare
che congiunge e nello stesso tempo divide la sponda nord dell’Africa da quella
sud dell’Europa?
E soprattutto, perché non raccontare, non solo
il dramma dell’immigrazione, ma anche la capacità di integrarsi, di convivere, di
relazionarsi in un contesto che apparentemente può sembrare ostile sul piano
politico, ma tollerante e disponibile su quello dell’accoglienza?
Ecco allora che migranti e le migrazioni vengono
indagate come “fatti sociali totali” in
modo articolato, seppure secondo una visuale antropologica, focalizzando
l’attenzione su mostre, spettacoli, musiche, tradizioni, l’arte di arrangiarsi,
il coraggio di iniziare una attività lavorativa, descrivendone nella loro
drammaticità o serenità le testimonianze, le esperienze, il vissuto e i
racconti.
Ma non solo migranti e migrazioni; cultura
locale, tradizioni, paesaggi mediterranei, immagini, personaggi, storie di
vita, testimonianze, recensioni, attualità sono gli argomenti affrontati dal periodico culturale.
Grazie al contributo di giovani laureati in antropologia
che hanno aderito con entusiasmo al progetto editoriale, e che insieme a quello
di prestigiosi collaboratori internazionali, insigni studiosi di varie
università, giornalisti e fotografi professionisti, Dialoghi Mediterranei,
inaspettatamente e al di la di ogni ottimistica previsione, è diventato un punto
di riferimento di livello europeo per l’originalità dei temi affrontati.
Un grosso successo editoriale e un modo di fare
cultura di livello in una città intrisa di provincialismo e che si nutre ancora
di banalità.
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