Giorno sessantesimo
di reclusione. Niente di nuovo sotto il sole; cielo grigio intenso come grigi e
opachi sono i messaggi che ci arrivano dal mondo scientifico.
Gli scienziati continuano a imperare sui
media, saltando da un canale all’altro, da una tv all’altra, in tutte le ore,
mattino, pomeriggio e sera. Come personaggi di soap opera dalla loro bocca non
esce alcuna informazione coerente, anzi, sembrano che facciano a gara in questo
festival dello sproloquio. Trovano anche il tempo, in questa fregola
dell’apparire ad ogni costo, di insultarsi reciprocamente come dei ragazzini.
Solo che i ragazzini li possiamo comprendere, ma da costoro, alle cui opinioni
sono affidati i nostri destini, ci aspettiamo comportamenti sobri e non
slabbrature. Persino un premio Nobel
come Montagnier s’è immerso in questa palude di supponenza, fake e battute da
sagra paesana. Effetti del coronavirus sulle sinapsi neuroniche.
Siamo
precipitati in un infernale girone dantesco in cui le case di riposo degli
anziani, che abbiamo imparato a conoscere come RSA, sono sotto inchiesta da
parte della magistratura. Si parte anche questa volta da quelle della Lombardia
e dal Pio Albergo Trivulzio. Sembra un film già visto, un ritorno al passato, a
quel 17 febbraio 1992. Solo che questa volta si contano i morti. Il PAT o la baggina,
come la chiamano affettuosamente i milanesi, insieme ad altre decine di case
per anziani, diventano un simbolo di lotta politica. Ci mancava anche questa.
Si scopre
che la metà dei decessi e dei contagi avvengono nelle RSA, lombarde, piemontesi,
venete, toscane, emiliane, laziali, dell’intero Paese. In Sicilia abbiamo
inoltre il caso Troina. L’OMS nel suo
ultimo comunicato scrive che la maggior parte dei decessi degli anziani dovuti
alla pandemia, avviene nelle RSA di tutti i Paesi colpiti. Da noi le bordate di
denuncia dei media si scagliano in particolar modo contro il sistema sanitario
lombardo. Il quale avrà fatto anche gravissimi e ingiustificabili errori, dovuti
anche ad un sistema sanitario fortemente incentrato sull’ospedalizzazione e
dove la medicina territoriale è marginale.
Si dimentica, però, e colpevolmente, che su quella regione è avvenuto qualcosa di assolutamente imprevedibile e inimmaginabile per velocità e per intensità. Una valanga epidemica sin dai primi segnali trascurata a livello nazionale e soprattutto dalla scienza, con in testa l’OMS seguito da virologi e epidemiologi nostrani sino allora sconosciuti al grande pubblico.
Si dimentica, però, e colpevolmente, che su quella regione è avvenuto qualcosa di assolutamente imprevedibile e inimmaginabile per velocità e per intensità. Una valanga epidemica sin dai primi segnali trascurata a livello nazionale e soprattutto dalla scienza, con in testa l’OMS seguito da virologi e epidemiologi nostrani sino allora sconosciuti al grande pubblico.
Le responsabilità di istituzioni come ISS e
ITS, in quelle prime fasi, non sono irrilevanti. La politica è stata tratta in
inganno dalla superficialità e dall’approccio pressappochistico dei virologi,
epidemiologi, infettivologi, clinici, medici e persino infermieri, fino al
punto da indurre il presidente del consiglio a dire che “Tutto era sotto
controllo “e il segretario del PD Zingaretti, in modo guascone, invitare i
milanesi a prendersi un aperitivo con lui. Solo che era un aperitivo al
covid19.
Ed è questa
organizzazione sanitaria gestita in maniera scriteriata che le responsabilità
vanno collegialmente ricercate, oltre a livello regionale, anche a livello
centrale. Perché la tutela della salute collettiva del Paese viene
costituzionalmente riconosciuta al governo.
I primi
innocui focolai sono serviti da arma di distrazione di massa per gli altri
focolai che covavano lentamente nella parte più industriosa e popolosa della
Lombardia, e che dopo qualche settimana avrebbero sviluppato quell’enorme
vampata epidemica che avrebbe messo in crisi un sistema di per se non
attrezzato per grandi epidemie. Frattanto
il virus si diffonde, dai primi di gennaio, tranquillamente e per oltre un mese
e mezzo, senza che nessuno presti attenzione a certe anomalie di ricoveri
ospedalieri.
Nel
frattempo alla domanda se possa esserci un rischio contagio in Italia,
Licciardi dell’OMS risponde: «Non lo
possiamo escludere in modo categorico, ma grazie alla tempestività e alle
misure adottate dal Governo dobbiamo dire che è molto basso, così come non c’è
una emergenza pandemia». Licciardi sarà chiamato come consulente del ministro
della sanità Speranza.
Intanto, la gente continua a girare liberamente
nei pronto soccorsi e nelle RSA che in tal modo si trasformano in nuclei di
contagio e in residenze di morte.
Proprio
quelle RSA attorno alle quali si sarebbe dovuto costruire uno scudo con il
quale proteggere proprio quelle persone più deboli, inermi bersagli. Una
mattanza di anziani che per la protezione civile e per i politici diventavano
solo freddi numeri di bollettini dell’horror, usati come vettori per insinuare
il virus della paura in milioni di persone.
Più che il
covid19, lo sterminio di anziani, di medici, di infermieri, di religiosi e
religiose è da attribuire a un sistema sanitario schizofrenico e inadeguato sul
piano della gestione delle responsabilità e delle competenze.
É da questa
ecatombe che ci si è rende conto che il nostro Paese ha un mixer di eccellenze
e mediocrità. Il primo è il sistema ospedaliero che si è dimostrato
all'altezza. La mediocrità è nel modello di prevenzione.
Tutti i
decreti restrittivi sono vergati sotto dettatura dei vari comitati tecnico
scientifici. Sono gli scienziati che nel far passare le loro opinioni personali
come certezze scientifiche inconfutabili, nel sostituirsi e nel tenere sotto
scacco la politica, dettano le regole sociali, economiche, relazionali,
piuttosto che limitarsi esclusivamente a quelle strettamente sanitarie,
assumendo, di fatto, un potere insindacabile al di là di ogni principio
costituzionale oltre che di buon senso.
Così facendo, imponendo le loro opinioni non confortate da evidenze oggettive, e avocando a se anche il ruolo che è della politica, di fatto screditano il valore stesso della scienza che viene ridotta a un insieme di opinioni spesso contraddittorie.
Così facendo, imponendo le loro opinioni non confortate da evidenze oggettive, e avocando a se anche il ruolo che è della politica, di fatto screditano il valore stesso della scienza che viene ridotta a un insieme di opinioni spesso contraddittorie.
Scrivo questi appunti mentre il calendario,
sul desktop segna il 1 Maggio; quella che era una volta la Festa del Lavoro,
cambia connotazione, a partire dal lavoro che non c’è più. È l’inizio di una
seconda fase ombrosa, di cui non si intravedono i contorni e lascia immaginare
un futuro di decrescita sociale dalle conseguenze imprevedibili. Più degli
scienziati avremo bisogno di psicologi e sociologi per comprendere in che modo
affronteremo l’uscita da questa tragedia pandemica, che ci ha fatto scoprire la
paura della morte, al punto di considerarla una evenienza estranea alle umane
vicende, un imprevisto ingiusto, e non l’altro estremo più significativo del
progetto di segmento di vita biologica
nella sua totale compiutezza. La paura della morte è entrata violentemente, in
questi due mesi di totale isolamento tra le mura domestiche, in modo assillante,
resa più plastica dalle tabelle numeriche tanto illeggibili quanto oscure, dei
bollettini funerei che ogni giorno sciorina la Protezione civile.
Intanto in
queste lunghe settimane di cessione di diritti, abbiamo potuto imparare come le
parole hanno un senso volatile, sono sospese, leggere, come il tempo che
trascorriamo. È così che dall’informazione, dalla rete, si assiste ad un
profluvio di schizofrenia dell’informazione.
Ancora una volta i social si
confermano campus operandi di linguisti, di accademici della semantica, di
cultori dei sintagma, tutti a spiegare il significato di assembramento,
distanziamento, congiunti. Tuttavia, più di ogni altro sostantivo, mi ha
colpito nella diretta tv del presidente del consiglio, l’uso ripetuto,
insistente, marcato, deciso, vessatorio, del verbo “consentire” alternato alla
sua declinazione negativa. Mai nella storia della repubblica, era stato usato in
tale forma.
Un “non
consentiremo” che nasconde l’incapacità di prospettare un percorso chiaro, di
speranza, di incoraggiamento, di sostegno morale, di uscita dall’incubo della
paura a cui è sottoposto l’intero Paese.
CTS |
Perché,
allora, il governo ha accettato una simile ipotesi? Forse chi lo ha proposto ha
omesso che lo studio aveva un alto grado di improbabilità? Oppure lo stesso
governo è stato incapace di leggere quella relazione in tutta la sua
completezza? Possibile che in quella pletora di scienziati e consulenti esperti
del governo, tra CTS, Protezione Civile, Task Force, ISS, nessuno abbia mai
avuto dubbi sull’accettabilità probabilistica di quel discutibile report e di
quello scenario distopico? O semplicemente una efficace operazione di propaganda politica, anche se supportata da nobili propositi?
Questo forse non lo sapremo mai.
Quello che
già sappiamo di certo è il disastro economico in cui è stato trascinato il
Paese; intanto assistiamo alla tragedia dei milioni di disoccupati, le decine
di migliaia di aziende chiuse, a una larghissima fascia di popolazione in preda al terrore, alle fobie, alla
depressione, al psicodramma del contagio e della morte. Il futuro distopico è
già realtà.
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