Inizio in
sottotono delle celebrazioni dello scultore mazarese, mentre rimangono freddi i
rapporti tra l’Archivio “Pietro Consagra” e la Città.
foto di Luigi Tumbarello |
C’era attesa da parte della città degli
eventi programmati dall’amministrazione comunale nell’ambito del centenario
della nascita di Pietro Consagra (Mazara 1920; Milano 2020). In considerazione,
anche, che la ricorrenza dei cento anni dalla nascita sancisse il momento della
cucitura dei rapporti, assai deteriorati, tra l’Archivio Consagra e la sua
città di origine.
Sono sempre stati rapporti complessi, quelli
dell’artista con i suoi concittadini, che hanno origini lontane, a partire
dagli anni sessanta.
E’ una strana storia,
fatta di proposte, progetti, critiche, veti, ripensamenti, finanziamenti,
impegni politici, promesse e delusioni. Tutto ha avuto inizio negli anni ‘80,
quando, visitando la sua Città nativa, Pietro Consagra rimaneva infastidito
dall’insolente presenza del Palazzo della Città, l’alieno, come usava dire, che
nella sua anonima bruttezza, devastava la piazza più bella, ne annichiliva
l’armonia, ne umiliava la storia.
L’artista si mostrava
ancora più severo con quelli che Lui considerava, ingenuamente, i suoi paesani,
i quali con il loro silenzio e la loro indifferenza, si erano supinamente
assuefatti al mostro senza che da costoro venissero prodromi di reazione e
manifestazioni di rigetto. E’ al ritorno a Roma e poi a Milano che il maestro
inizia a progettare, secondo la sua filosofia della città frontale, una grande
opera scultorea che nascondesse l’alieno,
e che desse alla piazza e alla sua bellezza architettonica, una prospettiva di
affascinante violenza dal punto di vista artistico.
Il progetto della Facciata, inizialmente accolto con
perplessità e riserva, più volte ridimensionato, rivisto, ridisegnato, veniva
finalmente approvato dall’a.C. Del tempo e finanziato dalla regione. Contraria al progetto una roboante mediocrità culturale
cui era devota una parte dei così detti tecnici professionisti, con a capo
geometri, ingegneri e architetti locali, ai quali si associava in mutuo soccorso la Bella
Addormentata dell’intelligence della Soprintendenza ai BB.CC. Fino ad allora
assente, dormiente o distratta nei confronti dell’alieno, la quale,
risvegliatasi bocciava seduta stante, con argomentazioni poco convincenti, il
nuovo progetto, senza capire di che cosa si trattava.
Quelle ambiguità di fondo, le arretratezze
culturali, le ottusità burocratiche della soprintendenza ai BB.CC. L’assenza di
una vera politica culturale da parte delle amministrazioni comunali, che
avrebbero dovuto difendere politicamente l’opera del grande artista mazarese,
hanno fatto perdere a Mazara una occasione storica per un effettivo rilancio
sul piano artistico e turistico.
Quella bocciatura senza argomentazioni valide
procurò una ferita profonda nell’artista, mortificando la sua creatività e
gettando i presupposti per un suo ripudio verso quella città irriconoscente e
soprattutto profondamente provinciale.
L’alieno
in seguito sarà demolito e sostituito da una costruzione minimalista, anonima,
piatta, insignificante sul piano architettonico e soprattutto artistico,
nonostante il tentativo di qualche bassorilievo inserito frontalmente per farlo
emergere dall’insignificanza. Il tutto con il placet di quella Soprintendenza
sempre assopita.
L’amore di Pietro Consagra verso il suo “paese”
è stato tale che nel 1964 regalò ai suoi concittadini la fontana, una scultura bronzea che sarà collocata nella piazza
Mokarta antistante il lungomare; anni dopo, donò anche l’intera sua opera
grafica, una scultura in marmo e una machette in bronzo, esposti oggi
nell’apposita galleria museo, intitolata al maestro, del collegio dei gesuiti.
foto di Luigi Tumbarello |
La
fontana con il gruppo bronzeo non viene capita e compresa dai mazaresi, anzi, viene
persino derisa e schernita. Abbandonata a se stessa, umiliata dall’indifferenza
delle varie amministrazioni che negli anni si susseguono, offesa dall’incuria e
da interventi irresponsabili e raffazzonati per quanto riguarda il sistema
idrico, l’opera d’arte ha subito nel tempo la violenza delle intemperie, il
degrado e la perdita di alcune placche metalliche. Qualche anno fa, una relazione degli inviati dell’archivio
Pietro Consagra, scesi appositamente da Milano, per documentare le reali
condizioni del gruppo scultoreo, definiva in forma tranciante, che la fontana e
gli elementi scultorei si trovavano in condizioni penose, di indicibile
deterioramento creando sconcerto e irritazione da parte dell’archivio Consagra.
La bocciatura della facciata e il
disinteresse per le condizioni della fontana, accentuarono nello scultore la
delusione e soprattutto la consapevolezza di essere stato tradito dai politici,
causando ferite non più rimarginabili. É l’inizio di una incomprensione tra lo
scultore e i suoi concittadini, che gradualmente si trasformerà in una cesura
che traccerà un solco profondo colmo di amarezza, di delusione. Consagra non
ritornerà più nel suo “paese”.
A pochi chilometri di distanza, Pietro
Consagra era stato chiamato da un politico culturalmente raffinato, eclettico,
amante dell’arte, e soprattutto un vero e sincero amico, che lo avrebbe
invogliato a esprimere pienamente tutte le sue energie creative. In quegli anni
si doveva costruire Gibellina distrutta dal terremoto. Nella costruenda
cittadina belicina ha di fatto materializzato le sue teorie della Città frontale. Gibellina divenne un
museo en plai air di istallazioni frontali progettate e realizzate da Consagra.
Alla sua morte,lo scultore ,nel suo testamento, espresse la volontà che fosse
Gibellina il luogo dove tumulare le
proprie spoglie.
Fu uno schiaffo ai suoi ex paesani. Quel 20 luglio del 2005, nessun rappresentante
ufficiale né il gonfalone della città nativa furono presenti a rendergli
omaggio alla sua tumulazione né ai funerali solenni in Campidoglio di qualche
giorno prima. Nel cimitero di Gibellina
era presente un anonimo assessore disperso tra la folla. Questa è stata la
gratitudine dei mazaresi.
Il centenario era e rimaneva l’occasione
unica per mostrare al mondo che Mazara non è irredimibile nei confronti del suo
più famoso artista. Si riponeva la speranza in un superamento delle
incomprensioni con l’Archivio Consagra attraverso l’organizzazione di eventi
che onorassero il debito verso il maestro, un riconoscimento, seppur tardivo. Eventi
che costituissero anche un richiamo per la città e l’arte, la cultura e il
turismo. Ma è mancata, all’interno della stessa A.C., una struttura di
competenze adeguate, con capacità di ordire quella trama di avvicinamento e di
inizio di un dialogo che potesse superare quella chiusura e quel tranciante
diniego a ogni forma di collaborazione da parte dell’archivio Consagra.
Così come ha fatto la vicina Marsala, che nell’anticipare
di un anno il centenario della nascita, ha organizzato una bella mostra sulle
opere dello scultore mazarese con il sostegno della Fondazione Archivio Pietro
Consagra, richiamando l’attenzione dei media nazionali e internazionali, nonché migliaia di visitatori.
Anche Gibellina, stanziando oltre trenta mila
euro, ha iniziato, nella ricorrenza del centenario, a fare restaurare la Città
di Tebe, le sculture scenografiche della città frontale che l’artista aveva
creato Oedipus Rex.
Speranze e aspettative andate deluse.
Per
quanto riguarda la città, il solo Istituto Euroarabo, una associazione
culturale, ha voluto commemorare autonomamente i cento anni dalla nascita
dell’artista, organizzando una interessante tavola rotonda con contributi di studiosi diversi che hanno composto il ritratto di
Consagra scultore, architetto, progettista, intellettuale a tutto tondo.
Da
parte dell’amministrazione, degli ambiziosi progetti preceduti da roboanti
annunci nei mesi scorsi, della straordinarietà degli eventi che avrebbero
dovuto essere organizzati, non vi è traccia alcuna.
Per i cento anni di Consagra, l’Amministrazione
comunale si è limitata a organizzare una serata di testimonianze, di intermezzi
musicali, di videate, di proiezioni di parti di registrazioni televisive, di
letture, non certamente esaustiva, per quanto riguardano i rapporti e le
relazioni tra l’artista e i suoi ex paesani, tra l’Archivio Consagra e le
amministrazioni che nel tempo hanno governato la città. Ci si aspettava altro. Nessuna parola è stata
proferita in proposito, né un mea culpa da farsi perdonare. Nessun solco da
colmare, nessuno strappo da ricucire. Non è stato un buon segnale per
commemorare Pietro Consagra.
Annunci
con le solite, rituali, generiche promesse di ricollocare e restaurare le opere
scultoree e grafiche del Maestro in un museo che le renda visitabili dai cittadini,
come se le stesse opere non fossero già fruibili nel museo da decenni. L’avere
minimizzato i contrasti con l’Archivio Consagra, non ha contribuito a saldare
il debito del suo paese originario con l’Artista.
L’altro progetto che prevede il restauro
della fontana con il gruppo bronzeo, sembra, dopo tanti annunci retorici,
avviato a trovare uno sponsor tecnico che si faccia carico del finanziamento e
della ricerca di una impresa per i lavori di restauro. Tutto l’iter
progettuale, già dalle prime fasi, si è mostrato incerto e contraddittorio da
parte dell’amministrazione. Dopo dichiarazioni e foto di rito dei mesi scorsi, in
cui si prospettava che a collaborare sarebbe stato l’Istituto Centrale del
Restauro di Roma, è di qualche giorno fa la comunicazione sul sito ufficiale
del Comune, che il progetto del restauro, a seguito di una convenzione con la
Soprintendenza di Trapani, è stato elaborato dai tecnici restauratori della
Soprintendenza. Ironia della sorte: quella
Soprintendenza che aveva bocciato la facciata.
foto d Luigi Tumbarello |
Sarà il Comune a bandire una gara per la
ricerca dello sponsor tecnico. Questo significa che dalle casse comunali non
sarà versato un solo euro per il restauro. Soluzione che genera delle
perplessità sul piano della realizzazione, conoscendo i tempi e le pastoie
imposte della burocrazia. Se il restauro sarà realizzato, sarà senz’altro un
merito di questa A.C.
Si
potrebbe investire la somma risparmiata per realizzare un importante evento
culturale e artistico di spessore internazionale. Sembra che non vi siano
progetti a tal proposito.
(Questo mio post è stato pubblicato recentemente su Primapagina Mazara)
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