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Hanno fatto delle primarie il karma della
democrazia,la quinta essenza del diritto dell’elettore a potere manifestare il proprio pensiero anche
attraverso un voto che esprimesse una
scelta diretta, che lo facesse sentire attore e non spettatore del processo politico,che lo elevasse a rango
di protagonista sulla scena della
politica.
I partiti,o parte di essi, hanno riposto
nelle primarie,chi per scelta chi per convenienza,l’ultimo atto salvifico che
li riportasse a vedere la luce dal profondo dell’oscurità in cui si erano dispersi.
Le
primarie,per alcuni di essi, dovevano costituire una catarsi rigeneratrice
della illibatezza perduta che consentisse a riavvicinarli con umiltà alla
gente,ad esorcizzarli da devianze predatorie e lestofantesche,a riappacificarli
con un elettorato che manifestava il proprio dissenso con l’astensionismo o la
partecipazione a quelle che loro stessi,partiti istituzionali,denunciavano, in
maniera molto ardita e temeraria, come forme deviate di populismo, di
antipolitica,di qualunquismo.
Le primarie dovevano costituire oltre che un ricambio generazionale,anche l’apertura
alle espressioni migliori della così detta società civile (non ho mai capito l’uso
di questo termine);ma soprattutto un ancoraggio con il territorio dal quale si
erano sradicati.
Ma non pare che sia così,almeno nella
nostra provincia. A leggere le proteste dei circoli politici locali seguite da
annuncio di dimissioni da incarichi politici,qualcosa non è andato per il verso
giusto. Ancora una volta il vecchio vezzo del Centralismo Democratico di
cultura vetero comunista ha avuto la meglio sulle richieste pressanti di
democrazia diretta come espressione della
volontà della base.
A scegliere i candidati per le primarie è
il coordinamento provinciale,ovvero il potere politico reale dei partiti in
mano a baronie. Addirittura per il famigerato listino, nella disponibilità
esclusiva delle segreterie nazionali, contenente l’elenco dei nominati deputati,sono
120 solo nel PD,alla faccia della democrazia di cui si fregia il suo logo,già
sono pronti i collegi sicuri. L’unità nazionale viene sancita così dalla siciliana Finocchiaro che sarà eletta in Friuli o Puglia e dalla toscana Bindi in Calabria.
Dalle nostre parti,invece,si assiste ai
soliti giochini di appartenenza o di prepotenza,chiamateli come volete,con
parti territoriali della provincia eccessivamente rappresentate a danno di
altre relegate a paria. Ancora una volta il PD mostra la sua vera anima attenta
più a consolidare interessi e potere che a rappresentare istanze ed aspettative territoriali.
La fanno da padrone città come Alcamo,Trapani,Marsala,Erice
che esprimono ciascuna due candidature. Una
sola va a Castelvetrano. Esclusa dal gotha della politica provinciale,altro che
nazionale, Mazara ancora una volta considerata una mangiatoia di voti nella
disponibilità di tutti,e i cui rappresentanti politici sono ridotti,al solito,
a figuranti e a palafrenieri dei signorotti della politica.
Ancora una volta costoro faranno
proskynesis e ubbidiranno tacendo,e
andranno a votare alle primarie secondo le indicazioni loro date dai loro capoclan.
Lo stesso,nonostante i malumori e le
lettere di protesta faranno quelli del SEL,che solo adesso si accorgono di
appartenere ad un partito monocratico,autoreferente e incentrato sul centralismo
Vendoliano,ovvero sul culto di una sola persona. Non per niente la segreteria
nazionale di SEL ha riservato per se una lista di 23 nominati da piazzare nei
collegi sicuri ma dopo le primarie,come a dire,voi fate le primarie ma noi
decideremo chi deve essere nominato.
Questo porcellum non poteva che generare primarie ad esso simili.
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