Diciamolo con onestà,le
primarie del PD sulla scelta dei candidati alle politiche,al di là della scarsa
affluenza ai seggi, ma era prevedibile,porteranno una ventata di
rinnovamento nel nuovo parlamento anche
in un partito tradizionalmente iconizzato su politici di lungo corso. Quel
milione e passa di elettori che si sono recati ai seggi meritano rispetto e
costituiscono comunque un segnale pressante di ricambio non solo
generazionale,ma soprattutto di metodo.
Ha vinto la linea di Bersani,quella della
struttura granitica dell’apparato burocratizzato,controllore totale del partito
sia a livello centrale sia periferico,che ha dettato le regole e le ha imposte
ovviamente al fine di trarne vantaggio. Il proposito era quello di demolire
l’opposizione interna,Renzi per capirci;l’obbiettivo è stato raggiunto,anche
per l’incapacità o la scarsa volontà del sindaco di Firenze di ripetere una
avventura che lo aveva segnato dopo la sua sconfitta contro Bersani. E strage dei
Renziani è stata.
Ha vinto la strategia del
segretario che era quella di rinnovare ma con molta gradualità e con persone a
lui molto vicino.
L’avere permesso,però,
alla Bindi o alla Finocchiaro,oltre la deroga delle tre legislature,di
concorrere alle primarie in collegi blindati e di non appartenenza territoriale
è stato un grosso errore non solo politico ma soprattutto di credibilità.
Sarebbe stato più coerente includerle e salvaguardarle con l’inserimento nel
listino insieme al centinaio di altri personalità che saranno nominate dal segretario al parlamento.
Ha vinto il paradosso
Bersani, ovvero, un segretario di partito contrario alle preferenze che se
eletto premier,sarà sostenuto da un partito,il PD,i cui parlamentari saranno indicati,in maggioranza, attraverso le preferenze delle primarie.
Queste primarie,se da un lato hanno spianato
la strada,in maniera irreversibile,alla necessità che i partiti devono cambiare
metodo e regole di governance al loro
interno,oltre che la legge elettorale,dall’altro lato hanno messo in evidenza
tutte le contraddizione di natura politica e programmatica del PD e del SEL, a partire dalla scomoda alleanza
con Vendola, dal rapporto con Monti e la sua agenda,sostenuta fino a qualche
giorno fa con lealtà e convinzione da Bersani, nonostante l’avversione di
Fassina e dello stesso Vendola,alternativi al professore.
Sarà difficile per il
segretario PD, far capire agli elettori la sua repentina inversione di
marcia nei confronti dell’agenda Monti
dopo averla sostenuta incondizionatamente e averne votato tutti i
provvedimenti.
Sarà altrettanto difficile
conciliare tutto ciò con quell’alleanza che vede Bersani “Totus Tuus”
abbracciato a Vendola.
Sarà
problematico,soprattutto,recuperare quell’elettorato moderato di centrosinistra
che aveva visto in Renzi una alternativa contro una radicalizzazione su posizioni
estremiste rappresentate dal SEL, da parte della CGIL della Camusso e da
Fassina;scelta questa che ha indotto uomini di indiscusso valore come il
giuslavorista Ichino,vicino a Renzi, ad essere costretti a lasciare il PD.
Ma saranno gli elettori a
decidere.
Per quanto riguarda SEL,il
risultato delle primarie dimostra ancora una volta l’inconsistenza in termini
di richiamo,e quindi di voti,che è poi quel che conta in politica, del partito
di Vendola.
Il governatore della
Puglia è l’unico che ci guadagna da questa alleanza,avendo ottenuto una
blindatura,alla faccia delle primarie, di ben 23 parlamentari ,alcuni dei quali
in Sicilia dove SEL appare ininfluente e incapace di superare ,da solo,lo
sbarramento previsto dal porcellum. Un ingresso di SEL al Governo non può che
rendere aspro il percorso dello stesso governo e del suo premier con l’anima
filo montiana del PD.
E dalle nostre parti che è
successo?
Vi è stata la
riconferma,ma era scontato, dello strapotere del sen.Papania che dimostra di
essere il vero padrone del PD. Nelle primarie ha fatto il bello e il cattivo
tempo risultando il primo degli eletti e portandosi dietro,largamente
distanziata, una sua sponsorizzata, la trapanese Pamela Orrù.
La provincia di Trapani
ottiene così due postazioni di prestigio:una alla Camera e l'altro al Senato. Saranno
dunque un uomo ed una donna a rappresentare il Pd trapanese nel Parlamento
nazionale.
A Mazara ancora una volta
Vito Torrente contribuisce con una messe di voti al successo del sen. Papania,dimostrandosi
il vero dominus del PD mazarese,al quale,per ricompensa, è già pronta
l’imprimatur per la sua candidatura a sindaco della città. Il resto solo comparse,personaggi
in cerca d’autore.
A Marsala viene raggelata
la velleità della renziana Anna Maria Angileri,ormai fuori dal partito e della
oddiana Giuliana Zerilli. Stessa sorte a Trapani per Dario Safina
Come dire che la coppia
Papania Gucciardi,in battaglia non fa prigionieri ma lascia solo vittime.
Così è se vi pare.
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