Un
autorevole uomo di governo ebbe a dire qualche anno fa: “Con la cultura non si
mangia”,però,a guardare quell’aula consiliare di Mazara,gremita in ogni ordine
di posti,vien da dire che forse la cultura non dà da mangiare,ma riempie tanti
vuoti,sazia la bulimia del conoscere,e mette a nudo l’abissale distanza tra la
sensibilità dei politici e quella della gente comune.
Riempire
una aula per la presentazione di un libro di una autrice sconosciuta non è di
tutti i giorni,soprattutto in una città in cui la sfida tra l’effimero e la
cultura vede spesso quest’ultima soccombente.
Eppure
un piccolo miracolo si è verificato, segno che se si semina bene si raccolgono
buoni frutti. Ha seminato bene l’Istituto euro arabo di studi superiori di
Mazara,perché l’aula del consiglio comunale è gremita in ogni ordine di posti.
In questi tempi di spending- review,di crisi lacerante,di campagna
elettorale,dove altri temi come il lavoro,la disoccupazione giovanile,la crisi
della scuola dovrebbero essere,e non lo sono,al centro del dibattito,stupisce
che un libro,un’indagine socio antropologica richiami tanto interesse.
L’evento
è la presentazione del libro di Eva Carlestål“-La Famiglia-un’ indagine su una comunità di pesca in Sicilia”.
Si
tratta della traduzione in italiano di una ricerca che l’antropologa svedese ha
condotto direttamente a Mazara per conto dell’Università di Uppsala in un arco
di tempo che va dal 1996 al 2001.
La
comunità oggetto di studio è quella legata al mare; sotto osservazione è la
famiglia marinara,non quella del marinaio di bassa estrazione sociale,ma quella
socialmente più abbiente,che dalle umili origini è diventata una razza
padrona,quella marinara-armatoriale,del capitano armatore,o dell’armatore tout
court atipico che si identifica con i suoi marinari,che vive le loro stesse
attese,le loro fatiche,i loro drammi,e che non ha del tutto reciso il cordone
ombelicale con il suo mare.
Eva
Carlestål mette a nudo usi e costumi,difetti e virtù di più famiglie matrifocali
tipiche della comunità marinara mazarese, diverse dalle altre famiglie nucleari
non marinare.
La
famiglia matrifocale mazarese appare all’antropologa,”strutturata sulla
supremazia della donna, il cui ruolo, culturalmente forte, la vincola in un
stretto legame relazionale con i figli,ne fa da guida,da educatrice,da
mediatrice" con la famiglia nucleare e nei rapporti sociali,oltre a svolgere le
tradizionali incombenze della cura della casa e dell’economia.
Uno
spaccato di società riflesso a tinte forti e con estrema schiettezza,visto da
un punto di vista privilegiato quale è appunto quello dell’antropologa che
sceglie di vivere con queste famiglie fino a contaminare se stessa,acquisendo
nuove abitudini ed adattandosi ad un contesto sociale lontano anni luce da
quello individualista da cui proviene.
Il
libro è un atto di amore di Eva Carlestål verso la città e soprattutto verso la
comunità che l’ha accolta,superando le iniziali barriera di diffidenza,come se
fosse un membro della famiglia.
Il
pubblico ha seguito con interesse i vari interventi,quello del prof.Ignazio
Buttitta,presidente della Fondazione “ I.Buttitta” che ha sponsorizzato la
pubblicazione del libro in italiano,della prof.ssa Gabriella
D’Agostino,antropologa dell’Università di Palermo,del prof.Antonino Cusumano,che
ha tenuto i rapporti con l’autrice.Ha portato i suoi saluti il sindaco di
Mazara On.Nicola Cristaldi il quale ha voluto dare un piccolo contributo al
tema leggendo una breve poesia del poeta Ignazio Buttitta. “ La famigghia”.
1 commento:
Non so quanti abbiano letto il libro 'La tempesta perfetta', da cui è stato tratto un omonimo film interpretato da George Clooney. Narra la storia vera di un motopesca, l'Andreea Gail, affondato al largo di Gloucester, il principale porto peschereccio del new england, in circostanze che ricordano da vicino alcune delle tragedie che hanno colpito la nostra flotta. Perchè da Gloucester i peschedrecci salpano per campagne di pesca che si protraggono per 2 o 3 settimane, sui banchi di Terranova. Ne consegue che il tessuto sociale di questa lontana cittadina statunitense é, in maniera impressionante, simile a quello di Mazara, proprio neio meccanismio così lucidamente illustari dalla sociologa svedese. Mim sono sempre chiesto perché non sim é mai pensato di organizzare un gemellaggio tra Mazara del Vallo e Gloucester. Valenziano
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