(foto Roberto Rubino)
Mai come questa volta i numeri
hanno un significato insignificante. La percentuale con la quale è stata eletta
la nuova segreteria del nuovo Pd che dovrebbe produrre una nuova politica a
Mazara per avviarla su un nuovo corso verso un nuovo futuro, appare inoppugnabile e la partecipazione del pubblico sembra foriera di
speranze per un partito per troppo tempo rimasto allo sbando, in balia di se
stesso e delle sue contraddizioni.
Ma veramente tutto quel che si vuol fare
apparire è realtà?
Soffermiamoci un momento sui
numeri. Ad iscrizioni appena chiuse il nuovo circolo PD conta ben 427 neo
tesserati, uno dei circoli più numerosi della provincia. Ci si aspetta una gran
voglia di politica, di ricominciare, di partecipazione dopo una lunga pausa di
torpore e di catalessi. Quel tesseramento rappresenta una notevole
insufflazione di ossigeno in un organismo in stato di asfissia Tanti giovani,
se così si possono considerare i quarantenni entrati di forza nel partito.
Tanta linfa apportata da formazioni politiche trasversali, segno che il partito
della nazione si forma nelle periferie, tanti osservatori e un parterre delle
grandi occasioni con sindaci e codazzi a portare i saluti istituzionali dopo un
inno nazionale cantato da una voce assai timida e un pubblico in piedi, in
raccoglimento più che in corale partecipazione alle note di Mameli. Esaurita la
passerella formale dei politici di turno che non possono fare a meno di fare
notare la loro presenza, ne va della propria esistenza, il congresso entra nel
vivo con la relazione delle due mozioni contrapposte, una di maggioranza e una
di minoranza, come nelle più classiche delle partite di democrazia. A tenere le
due lectio magistralis di politica i due candidati alla segreteria non prima di
essere stati preceduti dal mea culpa del segretario uscente, che da capro
espiatorio, assume su di se le responsabilità della debacle delle trascorse
elezioni amministrative. Un gesto coraggioso, eroico, un martirologio politico,
come si conviene in quei partiti per bene che della democrazia e
dell’autocritica ne fanno un simbolo, un nome e una bandiera.
L’Ecce Homo si fa da parte, non
prima di avere dato prova di incondizionata fedeltà al suo mentore. Nessuno
grida il “ crucifigge”, il martirio è già avvenuto. L’esposizione delle due
mozioni appare stantia, vaga, generica, fumosa e vuota di contenuti, come
hanno insegnato i dorotei democristiani. Nessuna analisi politica, nessuna
ricerca introspettiva della propria essenza di partito, come se niente fosse
successo, con la velleità di costruire il futuro proprio a partire da questo
niente. Come se da quel 27
ottobre 2013 non fosse successo niente. Eppure quel pomeriggio
di tre anni fa ne erano volati stracci!
Non si lesinano gli applausi e
gli squilli di tromba da destra e da sinistra. Nell’aria aleggia una calma di
rassegnazione, un clima sereno. È il segno dell’accordo tra King Giorgio e l’ex
avversario del precedente congresso. Teresa Diadema, nomen omen, sarà
incoronata segretaria. Son tutti felici, le vestali hanno avuto la vittima
sacrificale, adesso si può dare fiato alle trombe. Sono i prodromi di un
sindaco donna per la prima volta nella storia della città?
I risultati parlano chiaro. Il
76% di preferenze alla neo segretaria, il 24% all’avversario. Soffermiamoci un
momento sui numeri. I voti congressuali sono stati 278, molto ben al di sotto
degli oltre quattrocento aventi diritto. Ne mancano un bel numero per un
congresso in cui si inneggia alla voglia di partecipare alla politica. Il 35%
ha preferito astenersi. Non è un bel segnale. Come interpretare questo
entusiasmo affievolito?
Ma il vero congresso si svolge
fuori dal palco, tra le poltrone della platea. È lì che hai la sensazione del
clima. I miei interlocutori non lesinano argomenti. C’è chi parla di giochi che
potrebbero aprirsi tra qualche settimana con l’ingresso di nuove presenze nella
scarna rappresentanza PD in consiglio comunale. Addirittura la stessa
segreteria verrebbe messa in minoranza all’interno del neo formato gruppo
democratico. Un problema di non poco conto. Un componente di spicco del PD si
limita a far notare come “questo congresso non abbia alcun senso in prospettiva
delle prossime amministrative in cui i partiti contano sempre meno e le liste
civiche sempre di più. Gli ultimi sindaci, da vent’anni a questa parte sono
stati espressione di liste civiche e non di partito, citando Crimaudo,
Macaddino, lo stesso Cristaldi, nonché i loro avversari sconfitti, dalla Di
Giovanni a Torrente. I destini della città e della politica non sarà certo
questo congresso a segnarli”. Un esponente della vecchia guardia parla di
accordi e “cornetti”, forse riferendosi al tavolo della stanza adiacente ricolmo di vassoi con cornetti. Il linguaggio
criptico continua con un altro esponente di primo piano che addirittura chiama
in ballo la letteratura e Camilleri citando un personaggio il quale, alla
domanda se avesse qualcosa da dire, risponde” che devo dire? Non ha visto che i
due si sono guardati negli occhi?”
È nella platea il vero congresso.
Segno di vitalità.
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Cartesio
Cartesio
lunedì 22 febbraio 2016
Il congresso del PD
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1 commento:
Ed allora, che cosa potrà avere significato? Che la segreteria va a colei che fu incoronata vice presidente del consiglio comunale dalla maggioranza cristaldiana? Che il congresso, che l'ultima volta si tenne presso un albero cittadino, stavolta s'è svolto presso l'ex cinema Diana, 'location' parecchio cristaldiana? E che il sindaco ha portato il suo saluto al congresso? Lo so, lo so...che c'entra...
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