Quanto
sia strana e ipocrita questa politica ormai è sotto gli occhi di tutti. Ma
ancor di più lasciano sconcertati alcuni interventi da crociata da parte di
personaggi che ritenevamo, per la loro età e per il ruolo che hanno esercitato
nel cristallizzare questo Paese in una posizione di retroguardia, si pensi al
divorzio, all’aborto, alla fecondazione assistita, ai DICO, essersi ritirati alla
contemplazione dello spirito in una prospettiva escatologica.
La
stranezza di tutto ciò sta soprattutto nella mobilitazione di centinaia di
piazze a manifestare, legittimamente, ma ipocritamente, in favore o contro il
d.d.l. che regolerà le unioni civili delle coppie omosessuali. La
disinformazione è tale da generare un calderone di giudizi e pregiudizi ,
seminare confusione nella gente, dividere il Paese in bianchi e neri, in puri e
impuri, in probi e reprobi, in virtuosi e debosciati.
Il
nocciolo della questione è la così detta stepchild adoptotion, un brutto
termine anglofono che significa adozione del figliastro di uno della coppia da
parte dell’altro partner. Poiché si tratta di coppie appartenenti allo stesso
sesso, l’obiezione che viene posta da una parte è: l’adozione aprirebbe le
porte all’utero in affitto; inoltre si degenererebbe il concetto naturale di
procreazione che avviene attraverso ed esclusivamente tra sessi diversi. -Perchè
un bambino possa essere adottato, affermano, occorre che la famiglia adottante
sia composta da un padre e una madre e non da due genitori dello stesso sesso;
una famiglia in cui manca la figura genitoriale di sesso diverso creerebbe
disturbi nell’equilibrio della crescita del bambino, genererebbe delle
diversità di relazione con i coetanei di famiglie “naturali”, introdurrebbe
inevitabilmente alterazioni della personalità-. Siamo, come si vede, nel campo
speculativo del pensiero in assenza di riscontri scientifici. Infatti, le
opinioni, sul piano sociologico, sono contrastanti, ancor di più, se da parte
di coloro che sono fermamente contrari, si riconosce che la tesi non è
generalizzabile. La figura genitoriale naturalmente viene identificata con la
mancanza di una madre nel caso di una coppia gay, mentre si è “più disponibili”
a chiudere un occhio per una coppia lesbica.
L’aspetto
centrale, quello del riconoscimento dei diritti dell’altro coniuge viene
artatamente offuscato da ipotesi che si spingono al di là della stessa legge e
che non sono previste o espressamente vietate come il ricorso dell’utero in
affitto.
Si
tratta, invece, nel riconoscere le unioni civili, di dare dignità alle persone,
alle coppie omosessuali e a quei bambini che, comunque sia il metodo con il
quale sono stati procreati, hanno diritto ad avere gli stessi diritti dei loro
simili nati da coppie etero.
Cosa
diversa, invece, è la pretesa al diritto di avere figli. Ma se questa
possibilità la si lascia aperta alle coppie etero, difficilmente potrà essere
non consentita alle coppie omosessuali, visto che l’orientamento giuridico
internazionale va in questa direzione. Su questo punto, anche se con i soliti
distinguo, il Paese reale è molto più avanzato e aperto rispetto alla politica;
gli stessi cattolici non sono propensi a seguire la crociata del card. Ruini
& C se all’interno della stessa Chiesa si riscontrano posizioni teologiche
discordanti. A riprova di ciò le battaglie sul divorzio e sull’aborto che
videro sconfitte le posizioni di retroguardia della Curia Romana e della
politica ad essa molto sensibile.
La
famiglia come comunemente la si intende, quella “tradizionale e naturale”,
sembra ormai una questione non più dirimente, al contrario di quello che si
vuol far credere, se essa viene sempre più percepita come superata nella
realtà, soprattutto in un contesto di società secolarizzate. Né, tantomeno
risulta credibile quanto si afferma, da parte cattolica, clero e laici, ovvero che
il riconoscimento delle unioni civili condurrebbe, a breve termine, alla
disgregazione della famiglia “naturale”. Lo stesso ritornello è stato declamato
per il divorzio e per l’aborto. I fatti li hanno smentiti. Ma la politica di
retroguardia, con i suoi giochetti del mezzo passo indietro o di uno laterale,
non ha intenzione di stare al passo dei tempi né della ragione.
1 commento:
Io la vedo così. Un conto sono le unioni civili, un altro le adozioni. Ovviamente non per motivi religiosi o presunti 'morali'. Ma per un elementare individuazione del soggetto che s'intende tutelare. Allora, se si considerano le prime, questi sono i partners 'de facto' con i rispettivi diritti che s'intendono ampliare. Ma se si parla di adozioni, i soggetti da tutelare sono i bambini e bisogna muovere dai loro, di diritti, non da quelli di chi ambisce adottarli. Detto questo, Eugenio Scalfari ha liquidato la questione così: 'Meglio adottati da Dolce & Gabbana che abbandonati in orfanotrofio'. Valenziano
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