Mazara:Chiesa di S.Ignazio. ( Le
foto sono di Angelo Pitrone)
E’ stata una sfida tra la
cultura da una parte e il caldo africano di Minosse dall’altra, quella che si è
svolta sabato pomeriggio nel suggestivo scenario della Chiesa barocca di
S.Ignazio, adiacente al Collegio dei Gesuiti di Mazara del Vallo. Nonostante
l’insopportabile afa,un pubblico attento e numeroso ha fatto da cornice alla
presentazione del libro di Nino De Vita –Ómini
–promossa dall’Istituto Euro Arabo di Mazara,al quale va il merito di
valorizzare la cultura siciliana legata alle tradizioni e alla memoria. E
proprio della conservazione della memoria attraverso un dialetto
straordinariamente unico, quello che una volta si parlava nelle nostre contrade
prima che venisse contaminato dai mass media,è il tema del libro di De Vita. Il
dialetto,per l’autore è una vera e propria lingua,è il cutusìano che si parlava
nella contrada di Cutusìa,nel marsalese, dove è nato e cresciuto il poeta, fatto
di suoni, di note greche,arabe,francesi,spagnole, e che rispecchia in modo
paradigmatico la storia della Sicilia.
-Ómini-
è un libro di ricordi,un
diario, uno spaccato di vita dell’autore, scritto attraverso una prosa fatta di
versi,alla stessa stregua dei grandi poemi della letteratura universale dall’Odissea
alla Gerusalemme Liberata. E’ un poema di esperienze,di ritratti, di incontri,
di personaggi anonimi e noti,un caleidoscopio di figure che vanno da Sciascia a
Bufalino, da Consolo a Sellerio e a Buttitta, ma anche di personaggi anonimi,
come lo sconosciuto marsalese di Ballarò, il cui racconto è una metafora della
mafia,una vera lezione che descrive la mentalità mafiosa in modo più efficace
di decine di conferenze sullo stesso tema.
“ Un omu avia scinnutu;
un sissantinu,àvutu,
sfrazzusu,cu ‘a mascagna.
Eu arristai a taliari
‘u spurteddu spunnatu.
“ E’ sua?” spiau, “ E’ mia” cci rissi. “
Mia “
“Nni sugnu rispiaciutu”
Iddu rissi. “ Ri sòlitu
‘u postu, cca, è vacanti “.
L’opera di De Vita è stata presentata e illustrata da Antonino Cusumano e da Salvatore Ferlita,critico letterario,autore di numerosi saggi e collaboratore del quotidiano “ La Repubblica”.
Attraverso il ricorso alla
parola parlata, certe sfaccettature possono rendere comprensibile lo stato d’animo
di una persona,le sue pulsioni, i sentimenti e i gesti, e ciò Nino De Vita lo
rende ancora più efficace attraverso un uso acribico del –suo- dialetto ,che fu dei suoi genitori e dei suoi nonni.
Come nel racconto della
premiazione di Sciascia ( familiarmente Nanà)il quale, saputo che sarebbe stato
presente alla premiazione l’on.Lima,fece di tutto per non incontrare il
plenipotenziario di Andreotti in Sicilia,rinunciando quella sera a ritirare il
premio.
“ Amuninni” nni rici
“ emu,niscemu”.
Runa
‘a manu a Bufalinu,
a ‘nnavutru,e aisamu
‘u passu.
Nna dd’istanti,
pantàsima nna luci
ru celu ch’u tunnia,
spunta ra porta Lima,
chi s’adduna ri Sciascia,
‘u rricanusci,mitti una calata,
fa una musiuni,comu
p’allungaricci ‘a manu;
Nanà s’annacquaria, si spizzinia
pagghiri a mmia e, cu ‘a fittula,
stricuniannu nni Lima
- ricu stricannu ‘a panza:
bbunaca cu bbunaca,
bbuttuna cu bbuttuna –
nfila dda largasia
ppi nesciri.
…..
Trasemu,nn’assittamu,
nna màchina,e nni pisca
currennu Dumitilla. “ Chi successi “
rici “ Nanà,rimmillu,
avanti, chi successi…”
“ Nenti “ rici Nanà
“ nenti…” cu ‘n filiceddu
rì coccanu.
Ascoltare timbri e suoni
dalla voce dello stesso autore ha deliziato il folto pubblico che non ha
mancato di fare sentire il suo apprezzamento convinto ed entusiastico.
Una serata di fresca
cultura che ha ripagato il pubblico dall’afa .Ancora un a volta l'assenza di
amministratori e tv locali è segno dell'assenza di ogni attenzione da parte di
chi ha il potere di governare la politica culturale e la presunzione di
informare l'opinione pubblica.
Nessun commento:
Posta un commento