L’occasione
è il convegno sull’immigrazione tenutosi a Mazara
Pochi
i presenti in sala ad eccezione di una classe di studenti di un istituto
superiore, a conferma che il problema dell’immigrazione è poco sentito dall’intera
collettività e, per dirla con un loro rappresentante, M.Soufien Zitoun,ʺla comunità autoctona e quella
magrebrina non si integrano, non interagiscono, ma convivono nella totale
indifferenzaʺ, osservazione,
questa, già descritta, parecchi anni prima, dal sociologo Stefano Allievi nel
suo libro “ Islam Italiano” e in una conferenza proprio nella nostra città
organizzata dall’Istituto Euro Arabo di Mazara.
Eppure
i relatori erano da ascoltare e seguire con grande interesse e attenzione, non fosse
altro per il loro spessore culturale e per la specifica conoscenza socio
antropologica del fenomeno immigratorio a Mazara.
Il
professor Antonino Cusumano partendo dal suo libro “ Il ritorno infelice” che
per primo studiò e affrontò dal punto di vista sociologico il fenomeno
migratorio a Mazara, prima città siciliana ad esserne interessata negli anni
settanta, ripercorre in un ottica antropologica mezzo secolo di migrazioni e di
emigrazioni dalla sponda sud del mediterraneo a quella nord fino ai nostri
giorni. Cusumano focalizza il suo intervento soprattutto sul contributo che l’enclave
tunisina ha dato nel tempo e contribuisce tuttora,nonostante gli eventi siano cambiati,
all’economia dei settori produttivi della città,dalla pesca all’agricoltura all’edilizia,
all’assistenza familiare degli anziani,rinsaldando un tessuto sociale che
altrimenti sarebbe stato destinato a sflilacciarsi. Tuttavia a tale
significativo contributo non sono
corrisposte iniziative delle istituzioni locali e regionali per una efficace politica dell’immigrazione fondata
sulla reciproca interazione sociale.
Per
l’antropologa Daria Settineri, dell’università Bicocca di Milano, il fenomeno
migratorio inverso, dalla sponda nord a quella sud presenta corsi e ricorsi
storici sin dall’inizio del secolo scorso. Anche allora, come oggi, erano i
siciliani, nel percorrere la rotta inversa a isolarsi in compartimenti stagno
non comunicanti con la comunità locale. Non tutti riuscirono ad interagire
nelle relazioni in maniera positiva, molti, soprattutto le generazioni
successive, si integrarono con successo facendo della Tunisia la loro nuova
patria. Oggi il fenomeno è di natura economico per le opportunità che la
Tunisia offre a chi investe, con tutte le ripercussioni che ne conseguono, però,
dal punto di vista sociale, affettivo, comportamentale di chi sceglie di
stabilirsi nella sponda nord africana.
Molto
intenso, a tratti aspro l’intervento del consigliere aggiunto M.Soufien Zitoun, non
tenero contro le politiche immigratorie dell’attuale amministrazione Cristaldi,
considerate strumentali, enfatiche ma di fatto vuote nei contenuti. Zitoun, trentenne
figlio di immigrati, laureato, mediatore culturale, ha da pochi giorni ottenuto
la cittadinanza italiana, rimprovera il primo cittadino di avere rifiutato ogni
dialogo con le rappresentanze della comunità tunisina, preferendo avvalersi
della collaborazioni di uomini di fiducia del deposto presidente tunisino Ben
Alì, ”affidando a uno di questi,- denuncia il consigliere aggiunto- addirittura
la gestione di Casa Tunisia” recentemente inaugurata tra le contestazioni della
comunità tunisina, non coinvolta all’evento né al progetto, tra l’imbarazzo
dello stesso ambasciatore tunisino presente alla cerimonia. Zitoun non è tenero
nei confronti del consulente del sindaco per i problemi dell’immigrazione, prof.
Fouad K.Allam, al quale rimprovera, dopo quattro anni di collaborazione,” di non
avere presentato alcun progetto inerente il compito affidatogli. Una consulenza
rivelatasi economicamente esosa per la collettività che avrebbe potuto essere
investita,al contrario, in forme di incentivazioni per avviare piccole imprese miste
costituite da giovani mazaresi e tunisini”
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