È intenzione del sindaco
Cristaldi imporre una propria visione estetica della città ridisegnandola e
riempiendo ogni spazio di essa, stradine, muri, vicoli, cortili, scalinate,
edifici storici, sedi istituzionali di pregevole valore storico, architettonico
e monumentale di giare, di vasi, di piastrelle e di pannelli in ceramica.
Non si vuol negare che questa
città ha bisogno di interventi estetici che non si limitino soltanto, ma ben
vengano se necessari, alla ceramica, a incominciare, innanzitutto, dal palazzo
Comunale di Piazza della Repubblica. La soluzione scelta dall’attuale
amministrazione per il restyling del palazzo, a sentire gli addetti ai lavori,
professionisti del settore, uomini di cultura, non trascurando la gente comune,
è apparsa frettolosa, illogica, sicuramente non adeguata all’elegante armonia
della piazza, una delle più belle della Sicilia.
Quella scelta così
enfaticamente dichiarata minimalista, termine in se stesso alienante rispetto
al contesto d’inserimento, priva di armonia geometrica, di calore delle forme,
pregnante di glaciale freddezza in cui non c’è posto per le emozioni né per
l’espressività, non è altro che la riproposizione di un tesi di laurea, con
tutti i limiti che questa presenta, addirittura demodè, per nulla originale né giustificabile
sotto il profilo artistico, come invece lo era la proposta della “ Facciata” di
Pietro Consagra.
Il progetto di restyling voluto
dall’amministrazione è apparso lacunoso e incompleto sin dagli inizi, tanto che
la ditta aggiudicataria ha i lavori sospesi da ben cinque mesi, con conseguenti
aggravi economici a carico della collettività ancora non quantizzabili. Da più
parti si è sicuri che alla fine il restyling minimalista potrebbe rivelarsi più
deturpante di quello che si vuole sostituire, con conseguenze dannose per
l’immagine della città. Quella piazza è un simbolo della città, appartiene al
patrimonio di tutti, alla sensibilità della collettività e come tale essa
doveva essere coinvolta. Quel progetto minimalista imposto tout court dal sindaco,
viene accettato inspiegabilmente da una soprintendenza stranamente assente,
strabica, dormiente, quando con il progetto di Consagra la stessa è stata
ostile, severa, inflessibile custode dell’armonia ambientale. Ancor più, oggi,
la stessa soprintendenza, in molti interventi di restaurazione di edifici
all’interno del perimetro del centro storico, si dimostra inflessibilmente
severa nel far rispettare l’uso di tipologie e materiali coerenti con il
contesto urbano tanto da far rimuovere quelli non rispettosi dei disciplinari
da essa indicati. Indifferente appare anche la Curia che proprio in quel
contesto avrebbe dovuto far sentire alta la propria voce, ma qui a Mazara,” la
Chiesa a volte tace”, quando non si compiace di brindare con i politici. Quel
restyling rischia di diventare la vergogna della città per i prossimi decenni,
perché esso non riguarda un semplice complemento d’arredo ma qualcosa di enorme
portata che coinvolge il senso estetico e la memoria storica.
In questa città sembra che non
sia possibile valorizzare le professionalità, la creatività, il patrimonio
intellettivo attraverso lo svolgimento di concorsi di idee. Là dove questi sono
di normale prassi sembra che nella nostra città siano da considerarsi reato di
“lesa maestà”. Nella vicina Castelvetrano, per la riqualificazione di una via
del centro storico si è fatto ricorso ad un concorso di idee, a Madrid, per la
riqualificazione della Puerta del Sol, la locale amministrazione ha indetto un
concorso di idee; il più ammirato e più acclamato è stato quello di un gruppo
di giovani architetti siciliani e calabresi. A Mazara non è possibile tutto
ciò, come se si avesse paura del confronto.
2 commenti:
ottimo articolo condivisibile salvo il progetto Consagra per il palazzo del Municipio
Condivido anch'io. Sul progetto Consagra sarei stato più possibilista. Nel senso che realizzarlo 'sic et simpliceter', ponendo una 'quinta' di fronte all'edificio, lasciava alquanto perplessi. Ma progettare il tutto, anche considerando un opportuno ridimensionamento dell'opera d'arte e dell'edificio, in maniera da armonizzare il tutto con le rigorose proporzioni della piazza seicentesca 'se poteva fa..' Sarebbe bastato rivolgersi ad un buon architetto.. valenziano
Posta un commento