Cosa resta di queste
elezioni europee atipiche, contraddittorie, pregne di pulsioni e di visioni
sacro profane. Non certo la freddezza dei numeri, la stratosfericità delle
percentuali, l’andamento delle rappresentazioni delle curve geometriche
crescenti o decrescenti. No. A parer mio resta una narrazione, nelle immagini, nella
simbologia e nelle parole, che pensavamo non dovesse più ripresentarsi. Il
ricorso ai santi, di affidare i destini della nazione ai santi protettori
dell’Europa:
Ci affidiamo ai sei patroni di questa Europa: a San Benedetto da Norcia, a Santa Brigida di Svezia, a Santa
Caterina da Siena, ai Santi Cirillo e Metodio, a Santa Teresa Benedetta della
Croce. Ci affidiamo a loro. E affidiamo a loro il destino, il futuro, la pace e
la prosperità dei nostri popoli”.
E se non bastasse, brandendo il rosario
come la spada del guerriero, loro simbolo, prosegue imperterrito, immerso in
una trance mistica, nel rispetto di un canovaccio scritto e riscritto a più
mani, provato e riprovato nelle fredde stanze della sede della lega di Via
Bellerio:
Io personalmente
affido l’Italia, la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che son sicuro ci porterà alla
vittoria.
E giù a
brandire e contemplare il rosario.
Io, da
cattolico, dovrei incominciare a preoccuparmi se i destini del mio paese sono
affidati alle determinazioni dei santi e dei beati, e per giunta tutti del
nord. Un motivo ci sarà?
Già le
immagino, le anime beate, intorno a un tavolo, a decidere su quali armi
affidare la sicurezza dei cittadini, se è meglio una Smith & Wesson o una
Magnum 44, una Beretta 92 o una Colt 1911. Meglio un arma corta o lunga,
automatica o semiautomatica?
Già
immagino quel giocherellone di San Gennaro, da buon terrone napoletano,
prendere in giro Benedetto da Norcia, appendendo una pergamena sull’uscio della
cella del monaco, con su scritto “Spara et labora”.
Questo perché il santicello napoletano doc,
fan di Gigi Di Maio, c’era rimasto male, a tal punto da sentirsi gelare il
sangue, nel vedersi escluso dalle invocazioni salviniane. Se quest’anno non dovesse ripetersi il
miracolo, i napoletani sappiano di chi è la colpa.
E poi
immagino Santa Caterina dissertare se sia meglio fare la carità ai poveri o la
flat tax agli evasori.
E i
Santi Cirillo e Metodio benedire la chiusura delle frontiere dei paesi Visigrad.
E Santa
Teresa della Croce gioire nel vedere Salvini e Orban sulla torretta mentre
osservano quella enorme muro di filo spinato, al cui confronto quello di
Auschwitz era un piccolo ostacolo con cui allenarsi per il salto in alto.
E già li
vedo tutti questi santi saltare in piedi, in quella nuvoletta dalla quale osservano
le miserie umane, quando arrivano, ridondanti, le invocazioni del capo
leghista. Roba da non credere alle loro orecchie. E tutti a chiedersi chi fosse
questo moderno Savonarola che riempie le piazze, che invoca i santi, che affida
il proprio Destino, anzi no, quello dei suoi connazionali, a loro, così umili e
modesti e alla Madre di Dio.
Qualcuno,
penso tra me, avrebbe dovuto spiegare al leghista che quei santi non
c’azzeccano una cippa con i temi della sua campagna elettorale. Ma poiché ha vinto, anzi ha stravinto, mi
viene il dubbio: e se Salvini avesse veramente un filo diretto con lassù?
Comunque
vadano le cose, adesso siamo nelle mani dei santi patroni.
E lo
spread? Intanto sale. Ce la faranno, da lassù, a farlo scendere?
Già
immagino una lotta titanica tra santi patroni europei e mercati asiatici.
Salvini
intanto inizia una nuova campagna elettorale.
Il
futuro del paese? Lui che c’entra, l’ha affidato ai patroni d’Europa.
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