Passate
le quarantottore, dispersi i fumi della sbornia elettorale, messe da parte le
delusioni e le gioie, adesso i due candidati Quinci e Randazzo si preparano, nella
dura realtà, a giocare la partita del ballottaggio ad armi pari. Almeno si
spera. Da più parti, a risultati ancora freschi, si ipotizzano ipotesi di
allargamento di coalizioni attraverso il famigerato gioco dei collegamenti o
meglio degli apparentamenti. C’è chi guarda al M5S, chi invece ai futuristi,
chi a parte di quello che è rimasto della coalizione della Corrao e di Scilla.
La questione non è semplice.
Per quanto riguarda il M5S, il più corteggiato
dal candidato leghista e anche da un certo entourage vicinissimo a Quinci, una eventuale
ipotesi di collegamento organico con il partito di Di Maio avrebbe un costo non
indifferente, durante la ripartizione dei seggi; non fosse altro che il metodo
D’Hondt privilegia, soprattutto nella distribuzione del premio di maggioranza,
per il gioco dei resti maggiori, le liste che abbiano ottenuto più voti.
Inoltre,
per chi si dovesse apparentare con i grillini, sarebbe costretto aa
contrattare, inevitabilmente, una rimodulazione significativa del programma e della
composizione della giunta, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero in
seno alle coalizioni arrivate al ballottaggio e con sviluppi non facilmente controllabili. Ammesso
che una cosa del genere abbia il placet dello stato maggiore pentastellato.
Nutro forti dubbi in proposito, ma mai dire mai
in politica.
Sono convinto che una eventuale richiesta
verrebbe respinta al mittente.
Inoltre
sorgerebbe la domanda: In base a quale criterio dovrebbe avvenire un
apparentamento del genere? E chi si dovrebbe collegare con il M5S? Quinci o
Randazzo? In entrambe le ipotesi, molto fantasiose, i veri vincitori
risulterebbero gli sconfitti guidati da Nicola La Grutta e Sergio Tancredi. Un
vero paradosso.
Il
M5s sarebbe disposto a collegarsi con Randazzo? Qui la questione si fa seria.
Forse gran parte del suo gruppo dirigente e una parte dei suoi elettori
vedrebbe di buon occhio una tardiva alleanza, al ballottaggio, con il giovane
candidato leghista, disposto a offrire ponti d’oro pur di vincere il
ballottaggio.Sarebbe quel segnale di continuità politica in coerenza con quello
nazionale. Ma a una buona parte della coalizione che
appoggia Randazzo risulterebbe indigesta l’alleanza con i cinquestelle, i quali
ricambierebbero la stessa avversione nei confronti del maggior sponsor di
Randazzo, la lista di Libera Intesa.
E
per il metodo finora usato dal M5S, la percorribilità di una simile ipotesi
sarebbe problematica se non impossibile.
Meno
traumatica sarebbe per i pentastellati un ipotesi di collegamento con Quinci.
Ciò comporterebbe tuttavia lo sfaldamento della sua stessa coalizione sia in
termini di immagine sia in quello strettamente politico e che vedrebbe non solo
l’Osservatorio politico, ma anche la stessa lista di Partecipazione Politica,
non indifferente ad accettare una simile ipotesi. Basti considerare la eventuale
composizione della giunta da presentare durante il ballottaggio o
l’assegnazione della presidenza del consiglio. Sarebbe la distruzione del
giocattolo appena costruito, anche se ciò potrebbe aprire nuovi scenari di
alchimie politiche di cui i siciliani sono antesignani e maestri. Cui prodest? E
a quale prezzo? A meno che non si ricorra a patti di desistenza fuori dai
collegamenti ufficiali. Chiamasi inciucio.
Incomprensibili,
d’altra parte, risulterebbero eventuali ipotesi di collegamenti con quel
centrodestra uscito dalle urne polverizzato e inconsistente. Sarebbe come fare
resuscitare un morto. Strada impercorribile e per niente vantaggiosa.
In
entrambe le ipotesi, per chi dovesse chiedere l’apparentamento avrebbe da
pagare un fort contributo in termini di
consiglieri che dovrebbero rinunciare allo scranno del consiglio comunale. Una
follìa che entrambe le coalizioni arrivate al ballottaggio non accetterebbero.
Esclusa,
sia da Quinci, sia da Randazzo, l’ipotesi di collegamento con qualche lista
della disastrata coalizione cristaldiana.
Si va dunque verso il ballottaggio sperando che
vengano abbandonate da entrambi i contendenti quelle manfrine, quegli inciuci, quelle
ammuine, quegli ammiccamenti che loro stessi hanno condannato sin dall’inizio
della campagna elettorale. Uno dei tanti difetti di questa legge elettorale sui
sindaci è proprio la possibilità di ricorrere agli apparentamenti per danneggiare,
l’avversario politico. Essi costituiscono una vera porcata, una iattura per la
democrazia, servono solo a resuscitare candidati legittimamente bocciati dal
responso elettorale. Si possono fare tutte le obiezioni di merito che si
vogliono, anche le più nobili sul piano politico, ma il fine degli
apparentamenti è esclusivamente quello di una fraudolenta rivalsa politica.
C’è da augurarsi che né Quinci, né Randazzo, coerenti
ai loro programmi, accettino di apparentarsi con gli sconfitti, lasciando che
siano gli elettori a decidere da chi farsi amministrare.
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