E’ questa percezione
collettiva, il triangolo di Kanizsa, che invita ad osservare quel che si vuole
che si osservi, che invoglia a tenere lo sguardo non oltre un certo livello, il
nuovo elemento strategico che va a sostituire la propaganda e la retorica
politica.
La
mossa del sindaco di Mazara di accreditarsi berlusconiano, facendo professione
di fede immediatamente dopo la separazione di Alfano da Berlusconi, appare
finalizzata a dare una copertura politica nazionale alla sua ricandidatura alle
prossime amministrative.
Cristaldi
sa che il suo movimento,”I Futuristi”, senza una investitura politica
rischierebbe di essere relegato a folkloristica lista civica, alla stessa
stregua delle tante altre fruttificate nell’albero dell’antipolitica.
Il
sindaco non ci sta a passare per paladino dell’antipolitica, gli occorre un
simbolo ed è quello che chiede: essere il candidato ufficiale di F. I. con una
investitura benedetta da Berlusconi. Con quali referenze? La sua storia politica
accompagnata da un pacchetto azionario di diciassettemila voti ottenuti nella
sua elezione a sindaco. Saranno sufficienti? Il suo avversario e concorrente
Toni Scilla non sembra mollare. Al contrario lavora per ottenere la nomina di
coordinatore provinciale. Ha dalla sua gran parte del PDL convertito a Forza
Italia, ovvero la presenza politica nel territorio e nella provincia. L’ex
deputato di Grande Sud può contare su un corposo gruzzolo di voti che dispone
il gruppo consiliare a lui fedele e soprattutto su un referente di spessore nella
rigenerata Forza Italia, Giancarlo Miccichè, il quale ha qualche debito
politico nei confronti di Scilla. Se quest’ultimo sarà nominato coordinatore
provinciale crolleranno le speranze di Cristaldi di ottenere il simbolo. In tal
caso, il sindaco di Mazara andrebbe avanti da solo con i ʺsuoi
futuristiʺ, a meno che non senta
il richiamo della casa madre, quella Alleanza Nazionale che gli ex colonnelli finiani hanno appena tirato fuori dal
baule dei ricordi e che riproporranno in stile vintage alle imminenti elezioni
europee. La loro coincidenza con le amministrative di Mazara rappresenterebbe
una occasione ghiotta, per l’attuale sindaco, di rientrare nella politica
nazionale.
Sulla
carta, in considerazione dei numeri, e i numeri sono impietosi, il sindaco
uscente è quello che rischia più degli altri concorrenti diretti.
Le
condizioni politiche rispetto alle precedenti amministrative che determinarono
la sua elezione sono notevolmente mutate e non suo favore.
La
fuoriuscita dal PDL, partito nel quale era stato eletto, non l’ha rafforzato
politicamente, né hanno giovato alla sua immagine i movimenti politici dallo
stesso fondati, dal fugace “Partito Città”a “I Futuristi”, un progetto tuttora
di scarso appeal politico e mediatico, al quale, in città, hanno aderito i
fedeli del sindaco e i transfughi di altre formazioni politiche pronti a salire
sul carro del potente di turno, per il bene della Città, naturalmente.
In
tale ammucchiarsi indistinto molti sono coloro che vanno alla ricerca di una
visibilità, avvezzi a cambiar casacca come in una sfilata di moda.
In
politica sarebbe saggio distinguere e scegliere i propri compagni di viaggio;
la storia, l'impegno, il background politico, la coerenza, dovrebbero essere
dei punti fermi e non negoziabili al contrario della convenienza.
A
chi del “tradimento e dei traditori per convenienza” ne ha fatto un pamphlet e
un leitmotiv elettorale, ignorare o soprassedere a tali principi potrebbe anche
costare una perdita di credibilità e di coerenza politica.
Ma
è sotto l'aspetto numerico la debolezza dell'attuale sindaco. La rottura
politica con figure che nelle precedenti elezioni sono state determinanti, sia
dal punto di vista dell'organizzazione politica sia in quello della ricerca di
consensi potrebbe infine giocare un ruolo decisivo per il raggiungimento del
ballottaggio, ancor più, se alcuni di questi soggetti se li troverà come
avversari in schieramenti contrapposti.
I
cristaldiani e i neo cristaldiani acquisiti saranno sufficienti a raggiungere
l'obiettivo?
Se
la volta precedente il voto disgiunto ha giocato in favore dell'attuale
sindaco, anche per assenza di avversari credibili, non sembra che lo stesso
risultato possa ripetersi, in quanto i prossimi avversari sono politicamente di
forte caratura. La strada si presenta aspra e in salita; adesso Cristaldi dovrà
essere molto convincente per recuperare l'entusiasmo creatosi attorno a lui
grazie a quelle proposte forti e coinvolgenti che doveva realizzare, ma non lo
ha fatto, nel suo quinquennio di amministrazione.
Oltre
al voto disgiunto, all'assenza di validi avversari, ai molteplici errori degli
stessi, la vera carta vincente che consentì all'attuale sindaco di aggiudicarsi
la partita è stata quella di avere intuito la voglia di compartecipazione
attiva alla politica da parte della gente, assecondandola con l'invenzione del ʺsalotto
in piazzaʺ, un talk show elettorale mascherato da
think tank in cui gli spettatori avevano la percezione di essere co-protagonisti
nelle scelte del programma. Ma si trattava solo di percezione, nient’altro che un
disegno illusorio, come il triangolo di Kanizsa.
In
tutti questi anni, però, il salotto in piazza non si sa che fine abbia fatto, nel
frattempo la politica si è chiusa e isolata ermeticamente nel palazzo, lontano
dalla gente.
Inoltre
non è mai successo in questa città che un sindaco uscente venisse eletto per un
secondo mandato. Qualche cosa Nicola Cristaldi deve inventarsi e la fantasia
non gli manca.
Tuttavia
a questa debolezza numerica fa da contrappeso, in un gioco delle parti,
l’aspetto psicologico. In politica conta molto il modo in cui viene percepito
il candidato. Il carisma, la forte personalità, l'enorme considerazione e
autostima che l'attuale sindaco ha di se, la sua abilità di enfatizzare anche
le cose più insignificanti, il suo carattere relazionale non facile e spesso
ruvido, indisponibile al compromesso, determinano la convinzione assai diffusa
che i suoi avversari non siano migliori. A siffatta sensazione dei suoi
concittadini Cristaldi deve, anche, il successo politico sia negli anni passati
sia nelle ultime elezioni.
E’
questa percezione collettiva, il triangolo di Kanizsa, che invita ad osservare
quel che si vuole che si osservi, che invoglia a tenere lo sguardo non oltre un
certo livello, il nuovo elemento strategico che va a sostituire la propaganda e
la retorica politica e che probabilmente potrebbe aprirgli le porte del
ballottaggio.
Basta,
però, alzare lo sguardo al di sopra di quel livello per rendersi conto che la
realtà non può essere nascosta dietro un’illusione.