Sono
iniziate da tempo le grandi manovre in vista delle prossime amministrative per
la conquista della poltrona di primo cittadino. Ancora una volta Mazara si
conferma incapace di esprimere una identità politica capace di costruire un
laboratorio che riscatti il fallimento dei partiti in questo inizio di
millenium. Passata l’era Cristaldi, non me ne voglia il sindaco, ma la sua
attenzione in questo momento è rivolta verso altri orizzonti, e il suo
interesse per il futuro politico di questa città è destinato ineludibilmente a
calare di intensità, ci chiediamo cosa ha lasciato, sul piano della politica il
suo decennale governo se non un susseguirsi, ed era prevedibile, di ammutinamenti
e scissioni da parte dei suoi sostenitori di peso. D’altronde avere proposto
ben tre candidati sindaci per la sua successione, due dei quali svaniti, è lo
specchio dell’enorme confusione che regna all’interno del gruppo “Futuristi”.
Ciò rende assai complicata la capacità di orditura di quella tela destinata a
dare continuità amministrativa, per non venir disperso il progetto avviato e in
parte realizzato nel decennio.
Cosa
succede dalle altre parti?
L’azionista
di maggioranza dell’attuale amministrazione, quell’Osservatorio Politico
guidato dall’ex assessore Vito Billardello, insieme a due esponenti di peso
come il Presidente del consiglio comunale e il consigliere Foggia, ha
abbandonato il Vascello in
balìa dei morosi alla ricerca di migliori approdi. Non si capisce attualmente
la destinazione e si rimane perplessi da queste dimissioni improvvise. Non v’è
dubbio che Billardello abbia un obbiettivo alternativo a quello di Cristaldi,
ma con quale alleanza? Billardello, contrariamente alle elezioni precedenti,
non lavora solo, ma porta avanti, per ora, uno schema che lo vede in alleanza
organica, almeno fino adesso, con i due consiglieri, fuoriusciti dall’area
cristaldiana. Non è detto, però, che la triade sia cementata a tal punto da
costituire un monolite. Per adesso si dialoga con i vari movimenti civici.
Che
ne è rimasta della Panzerarmee di
Torrente ? Si contraggono alleanze con
l’altro grande ed eterno sconfitto, Toni Scilla di F.I, già candidato sindaco,
già deputato regionale, in ottimi rapporti con Gianfranco Miccichè. Tuttavia,
seppur presente e in grado di condizionare un risultato, sembra che
l’accoppiata Torrente_ Scilla, al di là delle apparenze, non goda di uno
stabile rapporto. Il gioco del né io né tu mette in crisi questa coalizione ancora non
in grado di presentare un candidatura di livello alla carica di primo
cittadino. Inoltre alcune defezioni ne hanno indebolito l’immagine. Ma tutto è
possibile, in quanto molti sono i soggetti in cerca di alleanze. Il presente è
troppo fluido. Anche da questa parte si assiste a contatti altri gruppi civici.
Nei prossimi giorni lo scenario dovrebbe essere meglio delineato.
Veleggia
in un mare in bonaccia, con al timone il consigliere La Grutta, la barca a
cinque stelle. C’è allegria tra l’equipaggio, il varo è stato salutato con inni
di gioia e grandi speranze, ma la bonaccia non gonfia le vele. Loro sperano ancora una volta nella fortuna
di avere Eolo che soffi loro in poppa. Però tutto dipende dalla bravura
dello skipper e dalla forza e dall’esperienza dell’equipaggio che sappia
ammaestrare il vento. Il rischio è quello d’infrangersi sugli scogli.
Fa
capolino, in politica, attraverso le ambizioni di uno degli ex pupilli di
Cristaldi, Giorgio Randazzo, la Lega di Salvini. Che dire? La presenza della Lega
nella città che ha fatto dell’accoglienza dei migranti il suo punto di
orgoglio, e punto di riferimento di studi sociologici e antropologici, è uno
schiaffo alla storia e alla cultura dell’intera collettività, alla luce anche
degli ultimi eventi ai danni dei migranti.
Cosa
rimane del PD in questa città? Macerie.
C’è da chiedersi se questo partito, verso il quale si orientavano le attenzioni
di una parte non indifferente della città, ha mai avuto una dirigenza adeguata
alle aspettative. E’ un PD allo sbando, in
piena entropia di identità. La stessa confusione, lo stesso sbracamento, la
mancanza di un chiaro e lineare progetto il partito lo rivela sia in campo
nazionale sia in quello locale. Senza anima, pervicacemente
chiuso in se stesso, incapace di sintonizzarsi sulla frequenza del comune
sentire. Devo dire che trovo deludenti le loro anime mute. Le stesse anime
che lo disarticolano all’esterno attraverso la formazione di movimenti a esso
antagonisti. Così la corrida viene trasposta fuori dalla sua sede
naturale. Non ci si rende conto che in questo modo si svuota la politica di
ogni afflato. Una neo formazione
politica, SiAmo Mazara, dal nome ambiguamente transletterato, nasce
attraverso un processo di ibridazione di varie anime della sinistra, in larga
misura del PD insieme a trasfughi e opportunisti di varie aree politiche.
Sembra che abbiano velleità sproporzionate alla loro consistenza.
Anche loro alla
ricerca di un’alleato . Una situazione un po’ bislacca. La notizia della
discesa in campo di Giorgio Macaddino, annunciata e poi silenziata per essere
riannunciata in modo sibillino, ( sindaco o sponsor?) rende euforici chi non
vedeva nel PD la propria casa.
Con l’ingresso di
Macaddino, punta di diamante di questo movimento, si aprirebbe la questione del
cosa fare. Affrontare le amministrative da soli o aggregarsi ad altri
movimenti. Indiscrezioni vogliono di contatti tra il rappresentanti di SiAmo
Mazara ed esponenti del gruppo civico “Partecipazione Politica” guidato da
Salvatore Quinci.
Un avvicinamento o un’alleanza politica tra
questi due movimenti renderebbe vana ogni aspirazione di sindacatura del gruppo
di Giorgio Macaddino. Tuttavia le ambizioni e qualche velleità all’interno di SiAmo
Mazara potrebbero rendere complicata la trattativa
Non è ben chiaro il loro obiettivo; una cosa è
certa, la politica in questa frammentazione non ne esce bene.
E non ne esce bene alla luce delle le recenti
dichiarazioni di colei che sulla carta è ancora la segretaria del PD locale,
Teresa Diadema. Dichiarazioni di principio, al di fuori della realtà oggettiva,
fatte insieme al segretario regionale Faraone. Preconizzare la presenza in
queste amministrative, di una lista d’orgoglio, con il simbolo PD, rappresenta
la misura plastica della confusione del gruppo dirigente dei democratici.
Ammesso che vi sia ancora un gruppo dirigente. Di fatto si assiste, per il
momento, a una grande fuga dal partito. Almeno in questa tornata
amministrativa. Con chi e con quali candidati, se cinque anni fa lo stesso PD,
unito, non è riuscito, ignominiosamente, a presentare una lista completa? Credo che sia il caso di riflettere, non solo
nel PD ma soprattutto nell’intera area che si riconosceva in esso, delle
conseguenze politiche e in termini di immagine. Non è difficile prevedere
scenari catastrofici per tutti.
Un altra certezza: in
queste amministrative si disperderanno le ceneri del PD.
Un altro gruppo civico
si affaccia prepotentemente sulla scena politica locale, Partecipazione
Politica, un soggetto che ha ufficializzato la sua presenza in queste
amministrative da qualche giorno, ma che è il risultato di un lungo lavoro di
incontri e di confronto che è andato avanti da diversi mesi. Guidato da
Salvatore Quinci, ha piano piano saputo attirare, gestendo tutto con accurata
intelligenza politica, l’attenzione di una fresca generazione ricca di energie,
attiva nel territorio, e soprattutto presente sul piano del volontariato. C’è
molto entusiasmo per questo movimento, e si sa che il successo della politica
dipende innanzitutto dalla capacità che essa ha di generare calore e passione.
Il neo movimento di Salvatore Quinci è trasversale, caratterizzato
culturalmente dall’impegno sociale e dell’attenzione verso l’altro.
Partecipazione Politica attualmente rappresenta il soggetto più interessante di
questa tornata amministrativa; è sotto i
riflettori dell’attenzione degli osservatori politici e delle varie liste civiche in cerca di
visibilità e alleanze. Come Figaro, tutti lo cercano in una asfittica
processione di adulazione. Tuttavia il
suo futuro è legato alla capacità di mantenere la propria identità senza farsi
ingannare dal canto delle sirene. Non è facile resistere. Ma le grandi sfide
richiedono anche tale capacità, altrimenti, scriveva Marc Lazar, se la politica
impedisce di pensare, abitua i cittadini ad accettare qualunque regola di
condotta, anche il ciarpame del mondo politico contemporaneo.