Con l’esposizione del
satiro danzante all’expo di Aichi inizia il pellegrinaggio della statua, fatto
unico nel suo genere, verso le città che ne facevano richiesta. Tokio, Roma,
Parigi, Palermo, Londra.
Il satiro diventa una
“cosa” itinerante, e alla stessa stregua di una “cosa” viene considerato dalla
Sopraintendenza ai Beni Culturali, dalla stessa Regione Siciliana e
dall’amministrazione comunale.
L’ex chiesa di S. Egidio
diventa così, più di un museo, un luogo di parcheggio momentaneo per il
satiro,e durante la sua assenza rimane un involucro vuoto, scarno, triste,
inutile.
All’expo di Haichi la
statua dominava il padiglione Italia dove era stato installato in una struttura
a forma di gigantesca perla che ne amplificava la bellezza;si disse allora che
la perla sarebbe stata donata al museo mazarese.
Era stato promesso anche
un sofisticatissimo impianto di climatizzazione per proteggerlo dalle
intemperie. Solo promesse.
Durante la sua permanenza
al Louvre,al museo di Mazara,grazie ai nostri super competenti dei BB.CC., è
stato dato il privilegio di ospitare niente meno che delle copie dellaVenus
Genetrix e della Supplice Barberini;per quanto interessanti, non possono
competere per bellezza, per importanza, per richiamo con il Satiro di Mazara.
Se non è irriverenza questa!
Durante la trasferta a
Londra,ci si è dovuti accontentare di una traslocazione di una parte di pezzi facenti
parte della bella mostra Islam a Gibellina. Reperti peraltro in gran parte
appartenenti a Mazara.
Insensata si rivela la
Regione, che annacqua la vocazione turistica e culturale di questo territorio
nel momento in cui acconsente le trasferte della statua;ma non era stato proprio l’allora assessore ai Beni
Culturali della Regione,Leanza, dopo la trasferta al Louvre, ad avere
annoverato il satiro tra le opere d’arte non trasferibili dalla propria sede?
Ammesso che la traslocazione temporanea di
un’opera così unica rappresenta un momento alto di promozione per Mazara e la
Sicilia tutta, ciò non è sufficiente se non viene accompagnata e seguita in
maniera sinergica da una politica di interscambio che abbia come obiettivo la
promozione del territorio
Il depauperamento seppur provvisorio,ma si
tratta sempre di alcuni mesi,della sede
naturale del Satiro costituisce una pur sempre perdita di appeal per la
città, e come tale dovrebbe essere ricompensata da iniziative altrettanto
significative. Sono queste iniziative ad essere venute meno,e che associate ad
una politica culturale “idiota” da parte della Regione Siciliana e degli enti
preposti alla salvaguardia e alla rivalutazione dei beni culturali del
territorio, hanno di fatto svuotato di ogni interesse la statua pescata in
mare, e altre pregevoli opere almeno in questa terra di Sicilia.
Non esiste, ovviamente, il
percorso inverso. Nessuna opera significativa e di grande interesse culturale
ed artistico verrà portata in questa terra da altri grandi musei, nessuna opera
farà il viaggio da Londra,da Tokio o da Parigi a Mazara;il paradosso è che la Sicilia al di fuori dalla Sicilia è conosciuta come un insieme meraviglioso di
arte,cultura,tradizioni,colori e sapori;al contrario, dentro casa essa risulta come un buio magazzino.
Perché,dunque, i turisti
dovrebbero venire a Mazara, quando hanno la possibilità di ammirare il Satiro
in luoghi geografici più vicini a loro? Lo stesso vale per il Giovane di Mothia
o l’Ephebo di Selinunte.
Le grandi opere
d’arte,grazie ad una gestione politica regionale fatta da incompetenti ed
incapaci,sono ignorate così dagli stessi
siciliani i quali trovano più interessante affollare i centri commerciali
anziché i siti d’arte e i musei. Quanti sono i siciliani che vanno a visitare
il museo di arte contemporanea di Gibellina, il museo Riso di Palermo o la
Venere di Morgantina?
E’ inverosimile la
disattenzione e la non partecipazione alla discussione di quanti e quante, che di questa città hanno scritto e
strascritto, oggi appaiono distratti e
indifferenti, come se tutto ciò che rappresenta una cultura ”alta” non
appartenga alla collettività. Forse che la verità sta forse nel fatto che
Mazara non ha mai sentito come “antropologicamente proprio” il satiro?
Per la prossima uscita della statua si
potrebbe chiedere alla regione qualcosa di più adeguato e significativo:si
potrebbe pretendere il ritorno a Mazara, sua sede naturale, del Vaso Arabo – Ispano di tipo Alhambra*che
si trova al museo Regionale di Palazzo Abatellis e che potrebbe essere allocato
nello stessa sede del satiro o in una apposita sezione da allestire, assieme
alle anfore e ai vasi appartenenti a Mazara ma dislocati nelle diverse sedi
della sopraintendenza ai BB.CC.
Si vuole o non si vuole
promuovere Mazara come capitale della
multiculturalità e della ceramica?
E’
chiedere troppo? Stiamo esportando il Satiro, non cannoli!
*La grande anfora giunse al Museo Nazionale
di Palermo dalla Chiesa della Madonna del Paradiso di Mazara del Vallo e
confluì nelle collezioni di Palazzo Abatellis con l’istituzione della Galleria
nel 1954. Essa costituisce un pregevolissimo esempio per qualità e dimensioni
di ceramica dipinta a lustro metallico (loza dorada), particolare tecnica di
decorazione che prevedeva un’attenta e difficile cottura.
Il minutissimo ornato descrive nella fascia
centrale un’iscrizione in caratteri cufici, che ripete la medesima parola.
L’opera può essere confrontata con altri rari esemplari simili oggi conservati a San Pietroburgo, Stoccolma, Madrid e Granada; questi vasi, dalla funzione puramente ornamentale, sono detti di tipo Alhambra poiché alcuni di essi erano destinati ad abbellire il palazzo dell’Alhambra di Granada.
La produzione di queste anfore, di grandi dimensioni e con due anse piatte, costituisce indubbiamente il punto più alto raggiunto dalle fabbriche andaluse di Malaga nel XIV secolo.
L’opera può essere confrontata con altri rari esemplari simili oggi conservati a San Pietroburgo, Stoccolma, Madrid e Granada; questi vasi, dalla funzione puramente ornamentale, sono detti di tipo Alhambra poiché alcuni di essi erano destinati ad abbellire il palazzo dell’Alhambra di Granada.
La produzione di queste anfore, di grandi dimensioni e con due anse piatte, costituisce indubbiamente il punto più alto raggiunto dalle fabbriche andaluse di Malaga nel XIV secolo.
2 commenti:
Sì sarebbe proprio il caso di riprendersel quel vaso. Ma che ci faceva alla Madonna del Paradiso? Poi mi chiedo se qualche mazarese, a parte, si capisce, la troika di servizio, abbia avuto l'opportunità di rimirare il Satiro a Londra ( di concittadini che vi vivono non ne mancano ) e possa rapportarci circa la valoriozzazione del nome 'Mazara' in quella sede. Sì, perché temo che qualcuno possa essere stato tentato di scrivere 'opera custodita presso il museo Pepoli di Trapani'.
valenziano
Ho controllato, basta andare sul sito della Royal academy. Nella didascalia 'Mazara del Vallo' e 'Trapani' compaiono ambedue. Esattamente con gli stessi caratteri tipografici.
valenziano
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