Dal libro di Antonino Buttitta "Cultura figurativa popolare in
Sicilia", edito da Flaccovio, pubblichiamo, per gentile concessione dell'
autore e dell' editore, un estratto dedicato alle tradizioni dei defunti e dei
pupi di zucchero. Contrariamente a quanto si costuma nel resto d' Italia, in
Sicilia e in qualche altro luogo del Meridione vige l' uso di fare le strenne
ai fanciulli il 2 novembre, giorno tradizionalmente consacrato alla
celebrazione dei defunti. (...) Sulle origini e il significato di quello che è
l' uso più diffuso in Sicilia, possono illuminarci una serie di fatti, in parte
già ricordati dal Pitrè: l) alcuni dei dolci che fanno parte dei doni portati
dai morti sono detti dal popolo, oltre che pupi di zuccaru, pupi di cena o più
semplicemente cena; 2) a Erice si credeva, ancora negli anni in cui scriveva il
Pitrè, che i morti, prima di portare i loro doni, mangiassero; 3) a Nizza
Sicilia (Messina) i dolci, che l' indomani sarebbero stati dati ai bambini,
venivano disposti in bell' ordine su una tavola, perché si riteneva che in
quella notte i defunti della famiglia venissero a cenare nella loro antica
casa; 4) assieme ai dolci e ai giocattoli, in alcuni paesi, si regalano anche
fave; 5) in Acireale è uso mangiare il 2 novembre li favi 'n quasuni, cioè,
fave cucinate in particolar modo; 6) i dolci che di solito si regalano per
questa ricorrenza sono per lo più antropomorfi, cioè, pupe di zucchero e paste
di miele. Integrando il numero uno con i numeri due e tre, noi possiamo
parzialmente comprendere il significato del costume che stiamo studiando. Da
essi si deduce, che i doni e i dolci non sono destinati ai fanciulli, ma ai
trapassati. Si tratta, cioè, di una vera e propria cena, apprestata in onore
dei defunti; uso di cui è necessario ricercare le origini remote per penetrarne
l' intimo significato. Esso si riconnette alla credenza in una effettiva
seconda vita dopo la morte, già rintracciabile nella preistoria e di diffusione
quasi universale. Resterebbe, tuttavia, da dare una risposta esauriente ai
seguenti quesiti: come mai quei cibi e quei dolci, che inizialmente si
credevano servissero come nutrimento per i trapassati, vengono dati ai bambini?
Perché i dolci sono in gran parte antropomorfi? Il primo di tali fatti è stato
spiegato dal Rosa e dal Pitrè come effetto della proibizione della Chiesa di
recare offerte alle tombe, di modo che «prevalse l' uso che in luogo di recar
vettovaglie alle tombe, queste si distribuissero ai poveri dalle case dei
ricchi». La spiegazione, però, non regge, dato che offerte alimentari ai
defunti si facevano in casa anche prima del Cristianesimo. Un' ipotesi più
attendibile, giustificata dall' uso pirenaico ricordato dal Bérenger - Féraud,
è quella che i vivi, perpetuazione dei defunti, cibandosi degli alimenti a loro
destinati, entrino in contatto con essi, acquistandone forza e virtù. L'
interpretazione forse più esatta, è da mettere in relazione, però, con la
primitiva credenza che mangiando il cibo destinato ai defunti, è come se ci si
nutrisse simbolicamente dei trapassati stessi. Riguardo, poi, al fatto che in
Sicilia, a differenza degli altri luoghi, i cibi e i dolci, inizialmente
destinati ai morti, vengono dati in dono soltanto ai fanciulli non c' è da
meravigliarsi. è accaduto anche per questo uso quello che si verifica per
parecchie istituzioni sociali e religiose, le quali nel loro processo di
decadenza e di svuotamento del primigenio significato, finiscono col rivivere
sotto altra forma nel mondo infantile. La supposizione spiegherebbe anche il
secondo interrogativo che ci eravamo posti: perché i dolci regalati ai bambini
il 2 novembre hanno prevalentemente forma umana. è noto che presso alcuni
popoli primitivi, gli australiani, ad esempio, è costume mangiare chi viene a
morte o, almeno, parti del suo corpo. Le ragioni di tali pasti al Frazer
sembrano semplicissime. Se si tiene conto della mentalità dei primitivi, il
selvaggio, mangiando la carne di un uomo, crede comunemente di acquistarne le
caratteristiche fisiche e morali. Fin qui abbiamo cercato di provare due fatti
apparentemente contrastanti: la strenna siciliana del 2 novembre era
inizialmente un' offerta alimentare per i defunti: le pupe di zucchero e le
paste di miele raffigurano i defunti stessi. (...) Se teniamo conto, ora, del
fatto che la notte del 2 novembre, oltre a dolci antropomorfi, in Sicilia ne
vengono preparati anche non figurativi, si potrebbe concludere che gli uni
rappresentano il cibo dei morti, gli altri i morti stessi. Mangiando, quindi, i
morti, ma a loro volta vengono anche ritualmente mangiati. La forma umana delle
pupe di zucchero può venire spiegata anche diversamente. I Romani, durante le
Compitalia, feste dedicate ai Lari, offrivano a Mania, madre o nonna degli
spiriti, delle pupattole di lana (oscilla), le quali si appendevano una per
ogni persona, sulle porte di casa o nei quadrivi. Questo si faceva in relazione
alla credenza che in quel giorno gli spiriti dei morti errassero per il mondo,
sperando che essi prendessero le effigi sulla porta lasciando le persone della
casa. è quindi, possibile che le pupe di zucchero siciliane inizialmente
avessero la stessa funzione delle oscilla offerte agli spiriti dai Romani. Ma
come osserva il Bayet, le oscilla con tutta probabilità raffiguravano
semplicemente i Lari. Per concludere, dunque, crediamo si possa affermare che
il significato della strenna siciliana dei morti è duplice. Da una parte essa
rappresenta un' offerta alimentare alle anime dei defunti, dall' altra un
chiaro esempio di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei
dolci antropomorfi appartenenti a tale strenna, era quello di raffigurare le
anime dei defunti, in maniera che cibandosi di essi, era come se ci si cibasse
dei trapassati stessi. (...) L' importanza dei dolci figurativi di cui
discorriamo, oltre che demologica è anche artistica. Pienamente essi ci
rivelano, insieme ad alcune tradizionali credenze, le predilezioni e il gusto
artistico del popolo e le sue concezioni figurative. Diciamo delle pupe di
zucchero. Si tratta di statuine di zucchero chiarito, la cui semplicità di
forme, dovuta agli stampi con i quali vengono eseguite, è vivificata da tinte
sgargianti e vivaci, non diversamente dagli altri prodotti degli artigiani
popolari siciliani. Grande è il loro effetto decorativo, e non di rado, oltre a
servire come strenna per i fanciulli, vengono usate almeno per il tempo che
resistono, come soprammobili. Alcune di queste figurine si impongono a volte
come un fatto d' arte di notevole portata, sia per il felice dosaggio dei
colori che ricordano quelli dei pannelli dei carri, ma senza possederne la
violenza, sia per la grazia e l' immediatezza figurativa. è proprio questa
grazia, spesso un po' affettata, a denunciare le origini probabilmente
settecentesche dei temi di alcune di esse. Essa ci riporta, infatti,
mentalmente a quei biscuits raffiguranti dame, cavalieri, ballerine, tanto cari
al Settecento lascivo e galante.
ANTONINO BUTTITTA
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