Cosa
porta migliaia di persone, centinaia di famiglie, ad ascoltare un comizio di
Vito Torrente, candidato sindaco, standosene in piedi, fitti fitti, in assoluto
ordine, in una piazza diventata improvvisamente asfittica e inadeguata nelle
dimensioni, nel momento in cui la politica appare sempre più commista ad
interessi personali e dove episodi di cronache di malaffare investono sempre
più larghi settori della stessa politica?
È quanto ci si chiede
nell’osservare quella marea di folla che da piazza Mokarta tracima oltre ogni
previsione sulle contigue vie adiacenti. È
soltanto una esibizione muscolare che fa da contraltare alla manifestazione
della serata precedente, sulla stessa piazza,voluta dall’attuale sindaco
Cristaldi ad apertura della sua campagna elettorale e nella quale lo stesso
primo cittadino ama ripetere che nell’attuale elezione alla corsa di sindaco “
vi sono due soli candidati:” Io e tutti gli altri” come dire che singolarmente
gli altri non sono nessuno? È la
risposta che Vito Torrente vuol mandare a tutti i candidati avversari, ma
soprattutto ad uno solo, per avvisarli che se i numeri hanno un valore allora
“i giochi per il ballottaggio non sono affari suoi” in quanto lui c’è già, ma
semmai “interessano gli altri” indicando con orgoglio la sua gente che affolla
la piazza?
Forse
si tratta di prove muscolari, sicuramente assisteremo a duelli non in punta di
fioretto, e più si andrà avanti più i fendenti caratterizzeranno questa
campagna elettorale finora apparsa scialba e priva di mordente, almeno nel
clima e negli umori, rispetto alla precedente. Due piazze, quelle che si sono
succedute nell’arco di ventiquattro ore, assai diverse fra loro, che rappresentano
due modi di interpretare la politica, due stili di relazionarsi con la gente.
Da una parte Cristaldi rispolvera quello che fu il “salotto in piazza” di
cinque anni fa, una scenografia open space. sotto forma di talk show, semplice
e studiata nei particolari, uno schieramento di improbabili bandiere che
rappresentano le liste civiche, oltre a quelle istituzionali, ad eccezione di
una rappresentata da “ Fratelli d’Italia” che ha sostituito quella di “Forza
Italia” nel cuore del primo cittadino. Qualche centinaio di sedie disposte su
due settori, frontalmente al palco, con le prime file rigorosamente occupate
dai più vicini al sindaco, capi cordata, assessori designati, candidati
consiglieri. L’unico ospite politico di livello nazionale, il deputato Fabio Rampelli,
ex A.N, adesso nella formazione del trio Moroni, La Russa, Crosetto, usciti da
quello che una volta è stato il Popolo della Libertà. Quanta differenza con i
salotti di cinque anni fa. È
trascorso appena un lustro ma sembrano decenni. Allora continue passerelle di
politici noti, di giornalisti e di uomini di cultura, di scrittori prestigiosi,
tutti ad osannare il candidato Cristaldi. Adesso Cristaldi è solo, ha tracciato
un solco profondo che lo separa dalla politica rappresentata dai partiti
istituzionali. Quella presenza di “Fratelli d’Italia” è un procedere verso il
futuro a passi indietro oppure un segnale politico che la fase discendente è
incominciata?
Cristaldi
è in blu elegante, il suo è il solito linguaggio, forbito nel lessico, denso di
retorica, di enfasi, di iperboli, a tratti di sicumera. Non ha alcuna passione
per la sobrietà lessicale, privilegia l’uso del plurale maiestatis. Ai suoi piace ascoltarlo; è sempre lui il
centro dell’attenzione, non per niente sul palco, congedati gli ospiti, rimane volutamente
solo sulla scena in un lungo interminabile soliloquio, perché gli altri, rispetto
a lui, sono solo dei figuranti. È bravo
nel farsi ascoltare, domina la scena con consumata maestria, denuncia di essere
vittima di attacchi ingiusti, ingenerosi, dovuti a malafede e a invidia. Se
cinque anni fa il refrain era “ Perché agli altri è consentito fare il sindaco
e a Cristaldi no?” adesso, raggiunto lo scopo, ritorce ancora una volta la sua
filippica contro gli avversari che vogliono battere a tutti i costi il
sindaco,”anzi abbatterlo, anche fisicamente”.Va giù duro nelle accuse, le
argomentazioni politiche lasciano il campo a turbamenti. Si sente
insostituibile; preconizza un futuro della città, senza di lui, come il
precipitare nel buio più assoluto. Sogna sempre grandi progetti, grandi
parcheggi, grandi piazze, grandi strutture, ma questa volta non ci sono slide
da far vedere e tecnici che li illustrino. Il resto della sua squadra, o parte
di essa, rimane ai margini, passa in secondo piano mentre la gente lo ascolta
comodamente seduta. Non c’è neanche l’entusiasmo che l’accompagnava nelle
scorse amministrative e soprattutto quella gente. È un segnale, questo, che
incomincia a preoccupare il primo cittadino.
Ventiquattro
ore dopo, quella stessa piazza viene invasa da una incredibile folla; questa
volta tutta per Vito Torrente. Sin dal tardo pomeriggio si nota un flusso di
persone provenienti da ogni parte della città, avviarsi verso il luogo dove
incontreranno il loro candidato.
È la sua gente che scende a
sostenerlo con entusiasmo e con convinzione. Sono quasi sempre coppie, colpisce
la moltitudine di giovani. Operai e artigiani, casalinghe, studenti. Vanno ad
ascoltarlo, a incoraggiarlo, a fargli sentire la loro vicinanza, sono motivati
perché Vito Torrente lo sentono vicino, gli possono parlare, rappresenta quel
self made man che non si è montato la testa e, nonostante il successo economico,
rimane sempre un artigiano, nei modi e nel cuore, che non ha tracciato un
solco, che non ha divaricato le distanze con la gente, con i suoi operai, con i
suoi dipendenti, con i suoi avversari. Parla di lavoro, di quel che ha fatto,
di quel che ha imparato in politica, riconoscendo i suoi limiti, non
nascondendo le sue ambizioni. Parla con rispetto dei suoi avversari, li
considera compagni di avventura, ciascuno con un proprio progetto, con una
propria visione politica. Non c’è vittimismo nelle sue parole. Sa bene che alle
sue spalle si mormora, si sparge veleno, si lastrica il suo percorso politico
di illazioni, di mezze parole, di insinuazioni. Torrente, da quel palco
semplice, accanto ai suoi assessori designati e alle donne candidate,
preferisce parlare alla sua gente, che lo ascolta e lo applaude. Lo fa con un
linguaggio che sarà indigesto ai cultori
del parlar barocco, non è raffinato nello stile, si inceppa sui
congiuntivi, fa qualche capriola sintattica, però sa andare al sodo, sa toccare
diritto le corde della gente, sa ragionare di pancia e di mente. La politica
del fare, il lavoro, il dare speranza in momenti economicamente difficili, lo
stare in mezzo a loro, ascoltarli, condividerne le sofferenze, i patimenti,
dare loro un motivo per credere nel futuro; è quello che la gente si aspetta e
che vuole sentire. Per questo rinuncerà all’auto blu; vuole continuare ad
essere ogni giorno tra la gente, e il suo popolo lo abbraccia con calorosi applausi.
Sarà anche un populista, un sornione, non sarà raffinato ma conosce i trucchi
della politica;gioca a suo favore la lontananza dai partiti, e ciò non è cosa da
poco, però non rappresenta l’antipolitica. Non sarà un esteta della retorica,
ma il suo parlar chiaro e popolano viene apprezzato. D’altronde la folla che lo
ascolta in ordine e compostezza non sa cosa farsene delle belle frasi, del
parlare erudito. Quella marea umana è il vero avversario di Cristaldi.
2 commenti:
vorrei far notare a chi ha scritto questo articolo che non tutti quelli che hanno ascoltato le parole dei candidati
considerano quest'ultimi i 'loro candidati' ... io ho seguito entrambi i comizi per ascoltare quello che avevano da dire. la mia 'compostezza' e quella che ha caratterizzato il resto dei cittadini penso che non sia indice di particolare apprezzamento per l'uno o l'altro candidato sindaco ma solo testimonianza di educazione e intelligenza...
La gente ama il linguaggio diretto, chi parla chiaro, anche a costo di violare congiuntive e condizionali. Ma io penso che il Sindaco di Mazara sarà colui che dovrà rappresentare la città nei più svariati consessi e di fronte alle più diverse personalità. Speriamo bene. Valenziano
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