Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 25 agosto 2013

Un modesto " Festino "


Al di là delle roboanti dichiarazioni che evocano un ridondare di frasi vuote come “multietnicità”, “multiculturalità”, insieme alla new entry “multi religiosità”, dal festino di San Vito ci si aspettava di più.
Come ogni anno, e sono tantissimi ormai, non mi perdo la sfilata della rappresentazione storico ideale a quadri viventi sulla vita del Santo patrono. Quest’anno mi è sembrata modesta, disarticolata, scenograficamente frammentata, povera nei costumi, anonima nella descrizione dei vari quadri, nonostante lo sforzo del prof. Giovanni Isgrò di darle una dimensione europea, almeno dal punto di vista storico e religioso. Mi ha colpito soprattutto lo scarso pubblico presente lungo il percorso; mi è apparso indifferente e poco interessato. La sfilata storica ha da sempre rappresentato il momento clou del “Festino” e richiamava migliaia di persone non solo dalla provincia. Richiamava una volta, adesso sembra perdersi nello anonimato, per niente pubblicizzata, di scarsa attenzione anche da parte di chi avrebbe tutto l’interesse a farla inserire in un circuito dei grandi appuntamenti religiosi e culturali. Invece è relegata a una delle tante manifestazioni paesane.
Al di là del momento della cerimonia culminata con la rituale consegna delle chiavi della Città al Santo in cui il crepitìo della retorica ha superato quello dei giochi d’artificio dell’alba dello stesso giorno, mi ha imbarazzato, e non poco, la scenografia, lungo il percorso del corteo, di una fila di cassonetti della spazzatura, qualcuno pieno, e dei sacchetti di immondizia per terra, senza che nessuno dell’organizzazione si fosse curato quantomeno di occultare quella cornice così irrispettosa .
Non credo che ciò sia stato tanto apprezzato dagli sparuti turisti presenti .
Questo “ Festino”, con tale formula di competenze separate mi pare difficile che possa ritrovare interesse e richiamare turismo.

mercoledì 7 agosto 2013

Strane cose accadono in città


di Dino Levi

In una grande isola al centro del Mediterraneo, c’è una piccola città sul mare.
In questa piccola città succedono cose strane.
Si spendono molti soldi pubblici per iniziare opere piccole e grandi e quando sembra che queste siano a buon punto, per qualche maledizione sconosciuta, s’interrompono.
Passano poi mesi, a volte anni, a volte ancora molti anni, ed ecco che improvvisamente i lavori riprendono e con essi la speranza che vadano a buon fine.
Spesso, naturalmente, le finalità delle opere sono superate dai tempi, e se le opere vengono completate si generano così quelle che gli esperti, per ormai radicata e stanca abitudine maturata dall’esperienza più che dalla scienza, sogliono chiamare “cattedrali nel deserto”.
Ma la cosa più strana di tutte è che, per un’altra inspiegabile maledizione, proprio quelle opere che sembravano aver mantenuto con il tempo la loro pubblica utilità, e soprattutto quelle che pochissime risorse e pochissimi adempimenti sarebbero stati sufficienti a completare, con innegabili e immediati benefici per la città; bene: quelle non ripartono mai.
Per esempio.
Molti soldi pubblici e molto lavoro di esperti e di uomini di buona volontà erano stati investiti nel recupero di una vasta zona umida, raccogliendo il consenso dell’Europa e ….. degli uccelli migratori che ricominciarono a passarvi lunghi periodi. Poco ormai sarebbe bastato per organizzarne la gestione, attirando i moltissimi viaggiatori che per interesse naturalistico sarebbero stati richiamati e avrebbero soggiornato in città, convertendo una risorsa naturale in una opportunità di lavoro, e Dio solo sa quanto in città ce ne sia bisogno.
Come per un perfido destino, dopo tanti sforzi e parziali risultati, l’intera zona fu abbandonata a sé stessa ed alla bruttura delle discariche illegali.
Per esempio ancora.
Si sa che il migliore amico dell’uomo è il cane, e come è bello vedere in questa piccola città che molti giovani e anziani, col passare del tempo, hanno preso a ricambiarne l’amicizia, e che questa cultura e civiltà aumenta.
Ma per tanti che ricambiano l’amicizia, altrettanti continuano a considerare i cani non creature viventi da proteggere, ma cose da maltrattare e da buttare.
Così, alle periferie della città, cani randagi cercano conforto aggregandosi in branchi e minacciando a volte i passanti, quasi a vendicarsi di precedenti maltrattamenti.
La “soluzione”, che tale non è, consiste nel fare retate e deportare in un lager al centro dell’isola le povere bestiole.
Ora, la cosa strana non è tanto che questo costi un’enormità di soldi e non risolva il problema, ma che la città già avrebbe un canile moderno, che cioè non è un lager ma un luogo dove le bestiole possono essere contrassegnate con un “chip” elettronico individuale e, se randagie, sterilizzate e rilasciate dopo averle affidate ad uno o più cittadini, spezzando così la spirale del randagismo.
E che questo si possa realizzare lo dimostra un episodio di vita cittadina che ha fatto storia.
Quando un “cane di quartiere” fu catturato e trasportato nel lager al centro dell’isola, centinaia di cittadini firmarono una petizione e alla fine il cane fu fatto ritornare, tra festeggiamenti degni di una star.
Ma ogni volta che il canile sembra pronto per l’inaugurazione o ignoti vandali lo danneggiano o si scopre qualche motivo per rinviare la cosa.
Molti incominciano a sospettare che ci possa essere un inconfessabile interesse a continuare la politica delle deportazioni, e, come diceva qualcuno, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
Cambieranno le cose in città?
Malgrado tutte le disgrazie che accomunano questa piccola città alle altre nell’isola e non solo, ed alle altre disgrazie che sono purtroppo solo sue (crisi della pesca, terminale di traffici illeciti etc…), essa conserva ancora un incredibile privilegio: la possibilità che hanno i suoi cittadini, se lo vogliono, di far sentire la loro voce.
Vorrei che lo volessero.

Dino Levi

(in memoria di Peppe Pirrello) 

venerdì 2 agosto 2013

Amministrative a Mazara:una proposta al PD per una candidatura “ sconza jocu “


Questa volta il PD è atteso a dare una prova di coraggio. Senza coraggio non si può costruire un qualsiasi progetto politico.

Siamo in presenza di un “ caos calmo” in attesa del botto, se botto ci sarà. Manca meno di un anno alle prossime amministrative e la politica, anche se qualche passo avanti sembra averlo fatto, appare posizionata in uno stato di stallo. Nonostante le due candidature forti delle quali si è abbondantemente scritto, Nicola Cristaldi, sindaco uscente, e Vito Torrente, imprenditore ed ex assessore provinciale, il numero dei contendenti sembra non limitarsi a queste due figure. Tralasciando alcune candidature di contorno, per la verità assai insignificanti, autoreferenziali, il cui unico scopo è quello di acquisire una certa visibilità politica, si notano ancora dei vuoti politici per completare lo schieramento in campo. L’attenzione degli osservatori è rivolta soprattutto alle liste di centro ancora alla ricerca di un candidato che chiuda la quadra, al PDL incapace di uscire con una candidatura unitaria e forte indipendentemente dal destino che i giudici riserveranno al sen.D’Alì, signore e padrone del partito in provincia, al M5S alle prese con l’applicazione del loro non statuto e orientati verso una candidatura di militanza, e infine al PD, se esiste ancora come soggetto politico capace di delineare dei progetti e dei percorsi anche attraverso alleanze strategiche. Per i militanti di cinque stelle, la candidatura di un giovane, sembrano orientati verso l’Ing. Davide Castrogiovanni, potrà loro dare qualche soddisfazione in termini di consensi personali, insufficienti, però, a proiettarli al ballottaggio. Lo scoglio che dovranno superare è quello della formazione di una lista forte, di portatori di voti, e ciò non sembra per il momento alla loro portata. D'altronde il miracolo del voto di protesta difficilmente si potrà ripetere. A meno che non cambino strategia e vadano alla ricerca di alleanze attraverso una candidatura di elevata statura professionale, politica e intellettuale, non condizionabile, esterna, condivisa con altre formazioni. Ma una simile ipotesi non è nel loro DNA. Ma se fossi al loro posto, aprirei una discussione, nei meetup, su una tale ipotesi. Vedremo in seguito come.
Veniamo al PD. Devono decidere ( chi?) non solo se presentare una propria lista e soprattutto una candidatura di prestigio e in piena autonomia, (questa sarebbe una vera rivoluzione copernicana), naturalmente dopo avere contattato i gruppi dirigenti e gli iscritti. Mi chiedo se anche la senatrice Orrù sarà contattata per dare il suo imprimatur. Una parte del PD, di area Papania - Gucciardi, non si sa il suo peso politico, sembra essere in contatto con quel coacervo di liste centriste, alcune di queste fai da te, per convincere il dott. Giuseppe Bianco a ricandidarsi nonostante la disastrosa esperienza del 2004 che lo vide a capo del cartello di sinistra comprendente La Margherita, i DS, Rifondazione, socialisti e verdi. Non so che probabilità di successo possa avere una simile scelta nonostante la figura di rilievo di Bianco; a mio parere poche e credo che il dott. Bianco ne sia consapevole, a meno che anche i Grillini non abiurino al loro credo e incomincino a ragionare di politica.
 Il Pd, dunque, è destinato all’insuccesso? In mancanza di fantasia la catastrofe sembra ineludibile.
Però, con un po’ di coraggio, si potrebbe provare a scompaginare i piani, a “ scunzari lu jocu” della politica.
 Come? Riproponendo a soggetti invertiti lo schema di quattro anni fa.
“Quando una persona della levatura del magistrato Massimo Russo chiama i partiti a condividere una politica comune per la città, questi non possono che accorrere e aderire al progetto”.
Queste le parole dette in un intervista dal Dott. Giovanni Palermo, allora coordinatore del PD per spiegare lo schierarsi del suo partito a favore del progetto dell’ex P.M.
 I risultati, in termini di voti hanno dato una risposta chiara; la coalizione messa su da Massimo Russo è stata la più votata al primo turno; solo che l’errore è stato nella scelta della candidata destinata a guidarla, giudicata non all' altezza del progetto e di scarso appeal nello attrarre consensi. Questo e altri errori di percorso fecero naufragare, al ballottaggio, la coalizione di  Massimo Russo, soprattutto. per l’approssimazione e la sufficienza politica con cui si è arrivati alla candidatura della Di Giovanni.
Allora, perché non riallacciare i rapporti con l’ex magistrato invitandolo a candidarsi a sindaco della propria città?
Questa volta devono essere i partiti a invocarne la candidatura. Massimo Russo ha dato prova di qualità politiche non comuni in un settore difficile e complesso quale quello della sanità in Sicilia; la sua riforma, nonostante delle critiche, è stata apprezzata ed encomiata a livello nazionale; ha saputo trovare i finanziamenti per la ristrutturazione dell’ospedale di Mazara e la realizzazione, al suo interno, del centro di radioterapia. Tutto questo lavoro, per quanto riguarda la sua città, rischia seriamente di essere vanificato per una insufficiente attenzione e per debolezza politica .
Perché,dunque, non ripresentare lo schema a parti invertite? Si faccia il PD promotore di un raggruppamento politico che sondi la disponibilità del dott. Massimo Russo a candidarsi a sindaco della propria città. Le ragioni per farlo sono tante, tra le quali appare prioritaria la realizzazione dell’ospedale. Chi meglio dell’ex assessore regionale alla sanità può salvaguardare il diritto di una città ad avere un ospedale? Questo interrogativo è già sufficiente di per se a invocarne la sua discesa in campo.
Una proposta del genere scombinerebbe i giochi nei campi avversi, renderebbe tutto meno semplice e scontato e indurrebbe una serie di riflessioni politiche.
Su una personalità come quella del magistrato sono convinto che si ricompatterebbero tutte le anime non avventuristiche del PD, incontrerebbe il favore delle varie liste civiche che non si riconoscono nelle candidature di Cristaldi e Torrente, scompaginerebbe oltretutto alleanze all’interno di queste ultime, e sicuramente costringerebbe il M5S a fare finalmente una scelta politica verso la quale non può che averne apprezzamento e condividerne il percorso. Inoltre metterebbe in difficoltà il futuro candidato del PDL a Mazara, le cui sorti sono legate alle vicende giudiziarie del sen. D’Alì, padrone incontrastato del PDL in provincia.
Fantapolitica?

Forse, ma senza coraggio non si può costruire un qualsiasi progetto politico.