Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

lunedì 29 aprile 2019

Salvatore Quinci e Giorgio Randazzo al ballottaggio



Come era prevedibile saranno Salvatore Quinci e Giorgio Randazzo a sfidarsi al ballottaggio.
La prima osservazione è la scarsa affluenza alle urne. Appena il 65%, di contro l’astensione risulta di 5 punti percentuali più alta rispetto al primo turno del 2014. Il risultato è netto, i numeri si commentano da soli. Una forbice di oltre 10 punti separa Salvatore Quinci dal suo contendente Giorgio Randazzo; si assiste all’ennesima delusione del M5S che conferma la sua incapacità di incidere sulla politica locale; ai limiti dell’inconsistenza il centro destra con F.I e UDC ridotti ad una armata Brancaleone.
Debacle su tutti i fronti e senza attenuanti per Cristaldi e il suo fantomatico movimento Futuristi, e non solo a Mazara. Sfumata soprattutto la sua elezione a Calatafimi Segesta. Il risultato parla chiaro: è definitivamente tramontata l’era Cristaldi a Mazara. La conferma che in queste elezioni l’ex sindaco ha sbagliato tutte le mosse a partire dalla candidata chiamata a succedergli.
 Gli elettori hanno deciso, nel segreto delle urne, che a contendersi per la conquista della poltrona di primo cittadino di Mazara del vallo, saranno coloro i quali hanno messo in luce due programmi completamente antitetici e due modi di relazionarsi con gli elettori altrettanto divergenti sul piano dell’immagine e dell’uso lessicale.
 Da una parte Salvatore Quinci con il suo linguaggio rivoluzionario tipico dei millenials, ma soprattutto il modo spiazzante di condurre la campagna elettorale rifuggendo dalle provocazioni degli avversari, non facendosi trascinare nell’arena della corrida. 
La sobrietà e la pacatezza della parola, un modo sicuramente convincente di infondere fiducia negli elettori, frastornati dalla canea delle grida, sono state le carte vincenti che hanno consentito a Quinci e alla sua coalizione di raggiungere l’obiettivo del ballottaggio con un larghissimo margine di vantaggio sull’avversario.
 A fronteggiarlo sarà il giovane neo convertito leghista Giorgio Randazzo, con  la  sua veemenza della parola gridata e  vuota di contenuti, il timbro dalle note alte, l’arte oratoria tipica di una certa cultura di destra conservatrice  e qualunquista, un programma evanescente e  generico in cui la parola normalità perde di ogni significato se  non viene  corroborata da proposte politiche.
È stata soprattutto la sconfitta di Salvini; segno che quella marea di folla era solo curiosità e che la tradizione e la cultura secolare della collettività non è compatibile con le posizioni irricevibili del capo della Lega. 
Di questo dovrebbero riflettere i neo leghisti nostrani a partire dal giovane e ambizioso candidato di Salvini Giorgio Randazzo.
Randazzo dovrebbe spiegare alla sua collettività come concilia l’opera meritoria della tradizione marinara mazarese, la cui prima regola è quella che in mare non vi sono migranti ma persone e come tali bisogna salvarli: Ariete, Monastir, Twenty Two, Ghibli e Giulia P.G.,  Ofelia I, Gambero, Sicula Primo, Regina, questi i nomi dei pescherecci mazaresi che al comando dei loro capitani, costoro sì  veri capitani, hanno salvato, sfidando intemperie e condizioni del mare proibitive, oltre mille naufraghi, con la chiusura dei porti ?
 Quella contestazione a Salvini non è stata, dunque, un segno di intolleranza ma la vera risposta della collettività alle disumane posizioni del capo della Lega nei confronti del problema migranti. Ecco perché in questa città non ci sarà mai posto per le posizioni della Lega.
Tra quindici giorni il ballottaggio.

domenica 7 aprile 2019

Quando va in onda il linguaggio da caverna.




Premetto che non ho alcun pregiudizio sulla qualità dell'informazione fatta dalle emittenti televisive locali, soprattutto durante ogni inizio di campagna elettorale. Anzi, le considero benemerite per il servizio di informazione che dovrebbero dare sulla politica locale e sulle sue dinamiche, di solito del tutto trascurate dai grandi media dell’informazione, sia nazionali sia regionali. Ben vengano dunque, purché il servizio che offrono si mantenga rispettoso e avvenga con regole chiare, trasparenti, tali da informare l’utente sul prodotto che in quel momento gli si sta proponendo.
Bisogna,però, che lo spettatore sia messo nelle condizioni di essere informato se una trasmissione è autogestita da chi ha interessi a mandare certi messaggi, o se si tratta di servizi d’inchiesta giornalistica o di interviste che abbiano carattere informativo generale e che rispettino tutte le regole della corretta informazione, in cui vi sia la possibilità di un contraddittorio. La democrazia impone tali regole.
Premetto che allo stesso modo non ho preclusione alcuna contro chiunque possa essere coinvolto in indagini. Non è mia abitudine rincorrere il giudizio della piazza, né tanto meno i processi mediatici, soprattutto sui social. Nessuno può arrogarsi il diritto di sostituirsi alla magistratura.
Tuttavia, alla luce degli ultimi eventi avvenuti in città, che considero di scarso rilievo in se stessi, quando l’opportunità e le esigenze politiche richiedano l’esclusione di un candidato o di un’intera lista a partecipare alle elezioni amministrative, il comportamento di alcune piccole emittenti private non sembra sia stato in linea con i principi elementari dell’informazione.
Intanto bisogna far rilevare l’omissione di quell’emittente nel non informare della natura dello spazio messo a disposizione di quel candidato e della sua lista esclusi dalla competizione elettorale. Si trattava di un messaggio autogestito o di una normale trasmissione di informazione? La mancanza della dicitura “spazio autogestito” vuol fare passare forse per informazione politica quello che invece non è?  E quel monologo così inquietante, nei modi e nel linguaggio, così ripetitivo e urticante, acrimonioso e insolente, cosa ha a che vedere con l’informazione politica? E cosa ha a che vedere con l’informazione politica quel delirio di onnipotenza, quell’ostentare di un ego smisurato, quella autocelebrazione di una narrazione a senso unico che non sta in terra né in cielo sotto il profilo della razionalità e su quella della tangibilità dei fatti?
Qual è il senso di fare assistere ad una improvvisazione da commedia dell’arte, funzionale ad un personale soddisfacimento della propria vanità ?
Come giustificare che uno” sfogo”, è la stessa emittente a definirlo sulla sua pagina FB, di tale natura, possa essere trasmesso con quei contenuti?
 Con quel   linguaggio che raggiunge livelli di improntitudine tali da fuoriuscire dalle regole del rispetto e della tolleranza per incanalarsi su un frasario smodato senza che qualcuno metta un freno alla deriva lessicale?
Costituisce uno spettacolo deprimente e indecoroso dovere ascoltare interventi privi di estetica lessicale, disarticolati e illogici.  Ancor più che nel far uso della parola, tutto ciò che è esteticamente inappropriato lo è anche eticamente.
E quel che è stato trasmesso, a parer mio, lo è.


martedì 2 aprile 2019

L’ira di Cristaldi




Annunciato ventiquattro ore prima con la tradizionale macchina con megafono, il comizio di Cristaldi apre ufficialmente la campagna elettorale di queste amministrative che devono eleggere il primo cittadino. L’invito alla gente è alla vecchia maniera. Chiama il suo popolo il sindaco dimissionario, e come dieci anni fa prepara la piazza in salotto. Il grande palco con uno striscione 1 x 2,5 m con il nome della candidata sindaca Mariella Martinciglio scelta a suo successore. A seguire le liste a sostegno, capeggiate da quella dei Futuristi. La solita musichetta che precede il comizio. Dieci anni di note ripetute fino alla noi, come a volere ricordare le due precedenti elezioni che lo hanno incoronato trionfalmente sindaco della sua città. Il presente che si riverbera nel passato. Solo un auspicio, perché tante cose sono cambiate da allora.
Duecento sedie posizionate a settori che attorniano il palco con dietro l’Arco Normanno, simbolo della città, decadente nella struttura e umiliato ancor più dai contenitori di spazzatura che nessuno ha avuto il buon gusto di rimuovere. Ci vuole molta fantasia a parlare di turismo e di decoro dinanzi a tanta monnezza che offende la cultura e la storia  di questa città.
Dal palco, con le spalle rivolte all’antico castello, lo sguardo alla piazza, si fa finta di non vedere. O non si vuole vedere.
Le sedie sono tutte occupate, in prima fila ciò che è rimasto dei fedelissimi, tra di loro qualche neo acquisto in compagnia della candidata sindaca. La famiglia e i parenti al completo. Il salotto è affollato. Qualche centinaio di persone in piedi, a far da cornice. Tantissimi curiosi e osservatori.
Si inizia con i saluti convenzionali da parte della portavoce la quale ripete quanto detto durante la precedente ufficializzazione del movimento I Futuristi qualche mese fa. L’elogio del principe e delle sue magnificenze, la rivoluzione cristaldiana che ha trasformato una città, dieci anni fa ridotta a borgo di provincia, in una grande capitale dell’arte e della cultura.

Altro intervento del responsabile politico dello stesso movimento, naturalmente altro incantamento e lodi all’azione amministrativa.
Si cede il palco alla candidata sindaca, avv. Martinciglio. Anche per lei un paio di minuti di visibilità. Il tempo di sperticare elogi al suo mentore. Niente più. Una comparsata insomma, proprio lei, donna di teatro, abituata al ruolo di protagonista principale e di regista. Ma oggi l’intera scena non le appartiene. Ubi maior minor cessat.
Sale sul palco Cristaldi, tra calorosi applausi e qualche leggera ovazione. Il tempo di svolgere il rituale che consiste nell’abbraccio a colei che egli ha scelto come suo successore,e subito congedarla. Rimane solo, padrone assoluto del proscenio. Ricorda la sua storia, le sue fortune, i suoi sogni alcuni avverati altri no. Il solito approccio come cinque anni fa, come dieci anni fa. La sua storia politica, a suo modo di vedere, straordinaria, i suoi successi, i traguardi raggiunti, la notorietà, il prestigio acquisito sul piano nazionale e internazionale, le cose realizzate nella sua lunga vita parlamentare e da bravo affabulatore calamita gli applausi dei suoi fans. Perchè di tifo si tratta.
Segue la lunga elencazione delle sue amministrazioni, dal risanamento del lungomare alla rivitalizzazione del centro storico, dal recupero di chiese e palazzi, teatri e periferie al rilancio della cultura in una città prima di lui addormentata e abbandonata. E così l’arredo urbano con motivi artistici, proseguendo con il Civic Center, la spiaggia in città, il complesso monumentale “Corridoni” e soprattutto il turismo, prima di lui inesistente.

L’eloquio è fino a questo punto sobrio, per certi versi elegante, rispettoso delle forme e con qualche ironia che in politica non può mancare. Ma si vede che la tensione è palpabile. Il tono di voce appare di timbro mutevole, alterato, quanto accenna alla campagna elettorale in corso, fino a diventare stizzito quanto entra nelle recenti vicende che hanno visto l’equipaggio della sua nave prima ammutinarsi e poi abbandonarla al suo destino. Lo sdegno di essere stato tradito è palpabile nella narrazione che porge agli spettatori, quasi a volerli pascere con la sua rabbia, che riversa su coloro che per dieci anni hanno collaborato con lui condividendone scelte e successi; per poi abbandonarlo, trasferendo armi e bagagli in altri lidi che potessero soddisfare le loro ambizioni.
Piovono parole dure come pietre nei confronti dei suoi ex collaboratori; non più stilettate in punta di fioretto, ma fendenti di mannaia. Non entra nel personale, ma li deride e li distrugge sul piano delle capacità. Li umilia dinanzi ai suoi fan assetati di vendetta. Mostra alla folla il marchio dell’inidoneità; nessuno di loro è dotato di quelle qualità essenziali per poter e fare il sindaco di Mazara.
 “Questa gente l’ho conosciuta per dieci anni. Nessuno di loro ha la statura per coprire certe ruoli. Nessuno di loro è idoneo a essere candidato sindaco di Mazara del vallo. Nessuno dei miei assessori, compreso il presidente del consiglio comunale è uno scienziato”.
 Eppure, a ben riflettere, i così detti” successi “della sua amministrazione sono stati tali grazie alla sinergia e alla corresponsabilità di squadra. O no?
S’incattivisce quando prefigura scenari poco chiari, alleanze tra il sacro e il profano, interessi oscuri e strategie finalizzate a distruggere, non solo politicamente, anche fisicamente” la sua persona, con lo scopo di fare ricadere Mazara nel buio.
Poi con un coup de théâtre, come a volere mettere in secondo piano l’acredine avverso ai suoi ex collaboratori, l’ex presidente dell’assemblea della regione Sicilia annuncia, con enfasi, che ha proceduto a “proporre i primi due assessori che faranno parte della giunta della sindaca Martinciglio. La sorella Angela Cristaldi e l’imprenditore egiziano Fouad Hassoun, al quale sarà data la delega al turismo con il compito di lanciare Mazara tra gli itinerari turistici internazionali e farne la piccola grande città degli eventi”. 
Ancora un Fouad nel progetto politico di Cristaldi. 
Ma ancora la rabbia non si è sopita. Avrebbe voluto continuare la sua opera amministrativa, “perché non consentire a Cristaldi il terzo mandato, così come vuole il popolo, come impone la democrazia? Ma la legge non lo permette.”
 Si percepisce la sua rabbia contro una legge che non rispetta la volontà popolare, e ancor di più la resistenza a dovere lasciare la poltrona di primo cittadino, anche se fuori dalle mura forse ce n’è un’altra che attende di essere occupata.
La conclusione richiama ai soliti scenari torbidi, mescolanza di mondi apparentemente antitetici, dal mondo cattolico alla massoneria, tra persone per bene e delinquenti.
Come dire, dopo di me e senza di me il diluvio, l’oscurantismo.
 Appare stanco il vecchio leone, lo ammette lui stesso,” sono invecchiato negli anni e nel fisico, la mia gola non è più quella di una volta” pur rimanendo lucido nella mente.
Se ne va in pensione, forse a soggiornare in altri lidi, il vecchio leone.
Ma al suo posto non vi è nessuna leonessa che ne possa raccogliere l’eredità.