Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

sabato 11 aprile 2020

2020.La strage degli innocenti.



Il 2020 sarà ricordato nella storia come l’anno 
della strage dei nonni e dei medici e dei religiosi, le vere vittime del Covid19
.
Dopo trenta e passa giorni costretti al domicilio coatto, ci stiamo rassegnando, forse, che il nostro futuro e le nostre aspettative, sono legate non alle scelte della politica e del governo che noi abbiamo contribuito a formare attraverso il voto, ma alla decisione di un gruppo di scienziati che da consulenti del governo si sono autonominati essi stessi governo, prendendone tutto il potere.
Così saranno gli epidemiologi, i virologi, gli infettivologi, la scienza in genere, a decidere non solo sulla salute ma anche su come, quando, chi, dove incominciare la ripresa sociale e produttiva dell’intero Paese. Quali imprese devono riprender e in quali condizioni di sicurezza, quali settori, se privilegiare il nord o il sud o il centro del Paese.
Saranno sempre gli scienziati a decidere quali iniziative prendere per quanto riguarda la ricerca dei contagi e il loro tracciamento, a quali condizioni e con quali strumenti. Da oltre due mesi il governo del Paese ha abdicato al suo ruolo politico, non si è dotato di linee guida, o per incapacità o per convenienza, lasciando tutto nelle mani dei comitati scientifici, di esperti e di commissari, riducendo il Parlamento a mera e inutile comparsa.
 Questa situazione riporta indietro nel tempo a un tema che è stato centrale, immediatamente dopo la pubblicazione dell’Origine della Specie con la quale Darwin avrebbe rivoluzionato il pensiero scientifico. In quel confronto serrato tra accademici  e il  vescovo di Oxford, i neo evoluzionisti sostenevano che era arrivato il momento di limitare gli eccessivi privilegi che garantivano la supremazia anche politica dei prelati, e se non fosse stato più opportuno, finalmente, che a sostituirli   fossero gli scienziati a manovrare le leve del potere. Alla luce dei fatti sembra che quell’auspicio, in parte, abbia preso corpo un secolo e mezzo dopo.

Sono i  comitati tecnico scientifici a prendere le decisioni anche su aspetti non di merito. C’è quello del ISS, l’altro del CSS, poi l’OMS, la Protezione Civile, e i vari rappresentanti di AIFA, di Inail, dello Spallanzani, del Policlinico Gemelli, oltre ai vari commissari di parte. Il più delle volte soggetti non comunicanti tra loro a sentire le diverse opinioni nelle varie interviste televisive. In questa task force manca la politica e soprattutto è assente la rappresentanza del Parlamento. Manca soprattutto il governo nel suo insieme, esautorato dalle sue funzioni e rappresentato dal presidente del consiglio tutus tuus alle decisioni, non al parere, dei comitati scientifici.


   Senza sostituirci alla scienza che fa il suo lavoro, anche con macroscopici errori di valutazione, e non sempre con una certa coerenza, tuttavia non si può accettare che la politica non assolva alle sue funzioni e non assuma responsabilità.
Se non possiamo chiedere alla politica risposte che non può dare, nel caso specifico sul covid19, sulla durata della pandemia, sulle cure e sui vaccini, d’altra parte la stessa politica non può rinunciare a dare risposte che solo essa può dare. Risposte che non possono essere date dai comitati scientifici né possono essere delegate a questi ultimi.
Avevo scritto nel precedente post che tra dpcm, decreti, raccomandazioni, circolari, ordinanze, chiarimenti, interpretazioni esplicative, tutto, in questo Paese, va a briglie scolte.
Il governo che non ha alcuna visione di come affrontare quest’immane tragedia tranne quella di campare alla giornata. Nonostante siano passati tre mesi dalla decretazione dello stato di emergenza e più di due mesi dalla dichiarazione delle prime zone rosse lo stato confusionale del governo e delle regioni rimane sempre più alto e rappresenta plasticamente l’incapacità della politica di comprendere la realtà delle cose.
Stato confusionale e approssimazione sono da considerarsi, a oltre un mese dal lockdown, il maggiore responsabile dei disastri avvenuti, in particolar modo della morte di oltre cento medici assieme agli altri operatori sanitari e della mattanza che sta avvenendo nelle RSA. La strage dei nonni che evoca l’altra strage, quella degli innocenti. Migliaia di anziani non monitorati   né protetti, abbandonati in strutture lasciate privi di protezione, quando era talmente chiaro a tutti, agli scienziati in particolare, che il bersaglio del coronavirus era proprio loro. Omissione difficilmente giustificabile da parte di chi nel consigliare il distanziamento totale dimentica che la fascia di popolazione più debole, più vulnerabile, è stata colposamente abbandonata in strutture prive di dispositivi sanitari, e facilmente soggetta alla penetrazione del Covid19. Ed era su quelle strutture che bisognava intervenire con la stessa priorità e con tempestività.
Non so quando e come ne usciremo da quest'angoscia, ma se ci sarà data la possibilità di raccontare ai nostri nipoti quanto stiamo vivendo, questo 2020 sarà ricordato nei libri di storia come l’anno della strage dei nonni, dei medici, dei religiosi. E il colpevole non sarà solo il coronavirus.

sabato 4 aprile 2020

Quarta settimana di quarantena. Cosa sarà del sud?



Quando le regioni sostituiscono la ragione

 Tra dpcm, decreti, raccomandazioni, circolari, ordinanze, chiarimenti, interpretazioni esplicative, tutto, in questo Paese, va a briglie scolte.
Il governo che non ha alcuna visione di come affrontare quest’immane tragedia tranne quella di campare alla giornata. E se non ha meglio da fare, scarica le sue responsabilità sulle regioni. Le stesse regioni che si muovono in modo sparso, senza una linea guida comune, soprattutto laddove Covid19 continua a fare mattanza di medici e operatori sanitari. Costoro, insieme agli anziani e alle imprese, sono le vere vittime del virus. I comitati scientifici che si scornano tra di loro se continuare a fare tamponi ai sintomatici o allargare la platea, e altri che invocano una ricerca a tappeto degli anticorpi virali. La politica che rimane in surplace nel decidere per quanto tempo continuare con il distanziamento totale e coatto o lasciare libertà di scelta come in Svezia, decisione presa su una valutazione  costi benefici, simile  a quanto annunciato, all’inizio della pandemia, dal premier britannico  Boris Jonhson tranne poi essere smentito dall’intera comunità scientifica. Anche sulla Svezia staremo a vedere, peraltro non mi convince quest’ entusiasmo di alcuni sulla diversità di scelta degli scandinavi.
I vari governatori in preda a sindrome di cesarismo, forti delle competenze assegnate loro da uno sgangherato titolo V della Costituzione, o come quello siciliano che in forza dello statuto vorrebbe nominarsi sceriffo per la tutela dell’ordine pubblico e il controllo del territorio. Chiaro che di fronte a tale situazione di iniziative a scacchiera, vien meno l’autorità del governo nazionale già in deficit di autorevolezza.


Lo stesso governo si dimostra in piena crisi di nervi se gli stessi ministri ogni giorno si affacciano alla ribalda con autonomia di pensiero, generando controversie e confusione
Ancor più grave quando è l’intero governo a riconoscere la propria incapacità di programmare la ripresa sul come, quando, dove e chi, abdicando alle sue funzioni e sottomettendosi totalmente alle decisioni degli scienziati. Non consideriamo, poi, il fatto che   alti dirigenti sottoposti alle direttive del governo, di propria iniziativa e in piena autonomia, si sperticano in dichiarazioni che vanno al di là delle scelte governative.
E se è lo stesso presidente del consiglio che nella conferenza stampa non è in grado di prevedere l’inizio della fase 2 dopo il 13 Aprile, ci pensa il capo della Protezione Civile, a spingersi oltre la data del decreto governativo spostando un ipotetico inizio della ripresa graduale delle attività, addirittura dopo la seconda età di maggio. Un Paese che viene costantemente lasciato allo sbando da una mancanza di comunicazione certa che riflette lo stato di smarrimento della politica.
Gli italiani si aspettano che chi li guida sappia far tesoro dei loro sacrifici e si mostri all’altezza anche del compito di alleviare le frustrazioni che si stanno facendo largo. Si richiede molta attenzione da chi ha l’onere di esercitare il potere, nel prendere provvedimenti con risolutezza e nel comunicare con chiarezza. E soprattutto rasserenare una nazione tenuta nello sconforto e avviata verso una crisi depressiva


Poi scoppia il caso delle mascherine; vanno usate? No, sì, nì, tanto che la stessa OMS sta rivedendo le sue raccomandazioni, orientandosi in modo opposto alle prime direttive, lasciando via libera anche al loro uso da parte di tutti i cittadini e non solo degli operatori sanitari.
Ancora una volta è la ragionevolezza a venir meno sin dall’inizio. Si va avanti per step, alla giornata, non precedendo i fatti ma lasciandosi guidare in modo raffazzonato da essi. Basta osservare quel che sta accadendo nel mondo della scuola con una ministra incapace di prendere un decisione quando la realtà è sotto gli occhi di tutti.
Intanto in Lombardia in particolare e nelle altre regioni dove i contagi e le vittime continuano a essere migliaia e dove, attraverso il distanziamento sociale, oltre ad arginare il contagio si spera nella riduzione drastica di quell’ R0 minore di 1, nell’auspicio, in tal modo che si avvicini in maniera molto approssimata  all’immunità di buona parte della popolazione Non si è all'immunità di gregge, ma ciò consentirà di riprendere  gradualmente la normalità e, pur con le dovute precauzioni,  ritornare alle attività produttive e alle relazioni sociali, consapevoli che con Covid19 si dovrà convivere.Il virus continuerà  a circolare, anche se con minor impatto sul sistema sanitario,che sarà nelle condizioni ottimali per  affrontare senza stress i ricoveri e assicurare le terapie.


 E il Sud?
Il Sud ha cercato di tutelarsi inserendo le regioni in un sistema di bolle protettive, isolanti, senza alcun coordinamento, senza una visione d’insieme, con ciascun governatore che ha recintato il proprio orticello e predisposto quarantene per chi si fosse permesso di oltrepassare i  sacri confini, secondo la ratio che essendo i sistemi sanitari regionali meridionali un colabrodo e assolutamente incapaci di affrontare la pandemia, un ingresso del virus avrebbe avuto conseguenze apocalittiche con centinaia di migliaia di vittime. Fin qui le cose sono andate bene, il sistema di bolle resiste e l’intero meridione sembra contenere bene le infezioni ad oggi molto limitate, tranne qualche caso sporadico e focalizzato su residenze per anziani e dove i degenti appaiono deboli e vulnerabili al virus.

Ma è proprio questo apparente guscio protettivo il punto debole dell’intero meridione e della Sicilia in particolare. In tal modo, se da una parte non si consente al Covid19 di sfondare, dall’altra lascia milioni di persone senza avere mai avuto contatti con il virus e privi di difese immunitarie, non potendo contare, anche in parte, di una protezione anticorpale. 


Cosa succederà quando la prossima estate, finita l’emergenza, tolti i presìdi a difesa dell’ingresso nelle regioni e  gli obblighi di quarantena, rese permeabili le bolle, la moltitudine di studenti e di residenti di quelle regioni, molti dei quali hanno acquistato una casa per le vacanze al sud, ritorneranno nelle loro famiglie di origine e invaderanno, piazze, pizzerie, ristoranti, spiagge, discoteche, centri commerciali, ripristinando quegli assembramenti gioiosi e scanzonati tipici delle nostre serate estive? Si dirà che una volta guariti non potranno essere vettori del virus. Ma poiché il virus continuerà a girare nelle regioni di provenienza, è assai probabile che molti di costoro possano trovarsi nella condizione di contagiati asintomatici.
Che fare? Non rimane altro che continuare con le misure di prevenzione tuttora in corso. Altrimenti sarà l’inizio certo dello tsunami nel sud.