Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 30 giugno 2009

Una domanda senza risposta

Finita la campagna elettorale, mi è sembrato quanto meno doveroso esprimere delle riflessioni su alcuni aspetti che a mio parere hanno caratterizzato, in parte, la vittoria di Cristaldi, era nelle previsioni, e la cocente sconfitta del progetto Russo, non prevista in tali proporzioni. I commenti che ho ricevuto sono stati in parte contrastanti con le mie affermazioni, in particolare laddove mi sono avvalso di qualche citazione che qualche lettore ha ritenuto non essere appropriata. È chiaro che una citazione, di per se, rappresenta un momento di sintesi di concetti che altrimenti dovrebbero essere affrontati con argomentazioni più complesse e articolate. Nell’analisi politica, basata esclusivamente sui fatti, ho ritenuto che la responsabilità maggiore di un simile insuccesso politico era da addebitarsi a colui che in questa avventura elettorale, oltre che promotore è stato il protagonista e regista di spicco, vuoi per la sua figura autorevole vuoi per le funzioni svolte in questa città quando ha esercitato l’azione penale. Il giudizio politico nei confronti del l’assessore alla sanità non può non essere severo e in misura proporzionale alla autorevolezza del personaggio. Dall’ex magistrato ci si aspettava una linearità di comportamenti in linea ai principi più elementari della democrazia, ovvero quello di accettare il verdetto di primo grado e, se il suo progetto fosse stato migliore di quello dell’avversario del PDL, sottoporlo al responso dell’elettorato in modo chiaro, diretto, in sintonia con i principi della coerenza. Avrebbe dovuto esserci un confronto diretto tra due programmi che dovevano essere sottoposti all’attenzione degli elettori con maggiore chiarezza, esaustività, puntualizzazione, non fosse altro che l’elettorato aveva eliminato dalla competizione la chiassosa e irrispettosa coalizione che faceva capo all’on. Toni Scilla. Ci si era illusi che finalmente sarebbe stato naturale un confronto diretto tra i due candidati, in condizioni ambientali meno astiose e più serene. L’apparentamento tra la coalizione guidata dalla Di Giovanni con la cordata del principale sconfitto, antitetica sia sul piano dell’appartenenza politica sia per il modo di intendere il confronto dialettico con gli avversari, esigono ancora delle risposte chiare da parte dell’assessore alla sanità E’ apparsa irricevibile la convergenza di due progetti che si volevano spacciare per similari e che, al contrario, erano finalizzati esclusivamente a neutralizzare, in qualunque modo, l’lezione, data per scontata, dell’on, Cristaldi. Perché è stato fatto quello sciagurato comparaggio? Tale scelta, fatta o imposta, poco importa, da poche persone ha di fatto smentito quello che era stato un progetto politico condiviso, in buona fede, da più di undicimila elettori. Sono stati portati al macero le regole fondamentali della democrazia fondata sul consenso condiviso; eppure, bastava una assemblea plenaria con gli elettori che erano stati coinvolti nel progetto, per spiegare loro le ragioni positive di tale affratellamento e sondarne gli umori, la disponibilità, l’adesione. La democrazia impone di poter parlare tra persone libere, tra persone pari, di ipotesi e progetti, e ciascuno, nella pienezza della propria libertà, possa anche dissentire, essere ascoltato e non essere messo in condizioni di ascoltare e obbedire; la democrazia è anche uno spazio di libertà in cui chi parla propone ma non comanda e chi ascolta non si sente vincolato al dovere del fare e quindi dell’obbedire. ( Annah Arendt: “Cos’è la politica” frammento 3b) Tutto ciò è venuto meno e gli elettori di queste ultime coalizioni si sono sentiti traditi. Le cifre, implacabili nella loro crudezza, hanno bocciato senza attenuante quell’incomprensibile inciucio e hanno dato una lezione di democrazia agli artefici del grande pasticciaccio. Allora ritorna la domanda:“ Perché è stato voluto quell’apparentamento?” Alla luce di tutto ciò, come non ritenere tale accordo come un accordo che privilegia interessi; una sorta di voto di scambio che, seppur legittimo in politica, non lo è altrettanto sotto il profilo dell’etica? A proposito di ciò, è lo stesso Bobbio nella sua introduzione su “ Il futuro della democrazia” a citare il giudizio che Tocqueville ebbe a dare durante un suo intervento alla camera dei deputati nel 1848: “ ..alle opinioni, ai sentimenti, alle idee comuni si sostituiscono sempre più interessi particolari,tacciando questa tendenza del do ut des” come espressione bassa e volgare, per cui chi gode di diritti politici ritiene di farne un uso personale nel proprio interesse”.Se analizziamo i fatti legati alla vicenda elettorale appena trascorsa, è possibile vedere in essi delle attinenze con tale giudizio? Bassi e volgari non sono coloro che in buona fede sono stati trascinati in quell’avventura, ma i comportamenti di coloro che di essa si sono fatti promotori. Perché? Per mettere i bastoni , a qualsiasi costo, al nuovo sindaco, privandolo di un premio di maggioranza che una interpretazione aberrante sotto il profilo etico e politico, consente? Se l’intendimento era stato questo, e non vi sono motivi per credere il contrario, allora la sortita avventuristica ha assunto un aspetto ancor più basso e volgare, alla luce degli eventi ad essa seguita che hanno visto consiglieri eletti per effetti di quell’inciucio e liberi elettori, passare dall’altro lato politico in quanto non ne hanno condiviso le finalità. Una vera transumanza di eletti della coalizione sconfitta che vanno ad infoltire la rappresentanza politica del neo sindaco. Anche questo costituisce uno schiaffo politico e morale nei confronti di coloro i quali hanno avuto la presunzione di mortificare la politica attraverso un progetto vuoto e impresentabile.

venerdì 26 giugno 2009

Le ragioni di una sconfitta


L’On. Nicola Cristaldi, neo sindaco appena eletto con un plebiscito bulgaro, deve una parte del suo successo, paradossalmente, all’assessore alla sanità Massimo Russo, il quale si è trovato a disagio nell’affrontare e superare gli impervi reticolati dei percorsi di guerra di cui la politica è irta, mostrando tutti i suoi punti deboli, e divenendo in tal modo il principale obiettivo, sul quale indirizzare le bordate politiche.

Quando si affronta una campagna elettorale con tatticismi che rivelano l’inconsistenza di una strategia politica incentrata sul vissuto personale e professionale dell’ex magistrato, a garanzia della bontà di un progetto estemporaneo, e su alleanze contraddittorie e politicamente inopportune, si lascia campo alle polemiche che inevitabilmente investono la sfera della coerenza dell’applicazione, nell’azione politica dell’ex P.M, dei principi e degli insegnamenti etici derivanti da quel vissuto.

Se poi, alla legittimità delle critiche provenienti dall’interno dei partiti e da vari settori della società civile, si risponde con il fastidio di chi è abituato a giudicare più che ad essere giudicato, non ci si rende conto che si sta per tracciare un solco profondo che divide la società in due categorie di pensiero tipiche del Taoismo: lo Yin e lo Yang: da una parte la rappresentazione del buio e della notte, dall’altra quella della luce e del giorno. Così facendo si perde ogni possibile riferimento con la realtà e si recidono i flebili legami che cingono la politica alla società reale.

Non trova nessuna attenuante l’incauta dichiarazione dei due coordinatori del Pd per giustificare la loro assoluta adesione al progetto Russo:” Quando un magistrato come Massimo Russo chiama, non si può non andare e non accettare le proposte di una figura così autorevole” Segno di deferenza e stima incondizionata, oppure atteggiamento di piaggeria verso una persona nei confronti della quale si ha, oltre che rispetto anche soggezione? In politica ci si confronta,“ non si parla per comandare, né si ascolta per ubbidire” (Hannah Arendt). Un metodo antitetico rispetto a quello enunciato dalla filosofa ebreo-tedesca che ha portato alla formazione di una coalizione controversa e politicamente debole; ha disarticolato e frammentato l’unità di alcuni partiti; ha imposto, come candidata, una figura dignitosa sotto l’aspetto della persona e della professione, ma anonima e di scarso prestigio politico.

A favore di questa candidatura e del progetto che lui stesso aveva disegnato, Massimo Russo, con tono pregnante di sicumera, ha dichiarato pubblicamente “di essere pronto a metterci la faccia in prima persona”. La scelta della Di Giovanni, gli accordi politici seguiti con correnti di partito e di movimenti molto vicini a personaggi politici che l’ex magistrato, nell’esercizio della sua funzione, aveva sottoposto, in passato, all’azione penale, hanno determinato nell’opinione pubblica delusione e sconcerto.

Tali alleanze, contraddittorie sotto il profilo della coerenza, hanno indebolito l’immagine, sotto l’aspetto politico, non solo della coalizione di centrosinistra, ma soprattutto dell’assessore alla sanità, il quale, non avendo saputo dare una convincente giustificazione alle critiche mossegli, glissava le obiezioni e contrattaccava in maniera politicamente acerba e impacciata, mostrando tutta la sua difficoltà a dirimere le sue antinomie come magistrato, come tecnico e come politico.

Ad aumentare le perplessità in seno all’opinione pubblica, ha contribuito un progetto improvvisato, irreale sul piano della fattibilità che è diventato lo slogan della candidata sindaco e che lo stesso Massimo Russo dissimulava di sostenere.

A dare definitivamente il colpo di grazia al “Progetto Russo per Mazara”, è stata, dopo il primo turno elettorale, l’ingombrante alleanza con la sbraitante brigata dell’on. Scilla, area ribelle del PDL, uscita sconfitta dal voto, che tanto si era distinta per la “ canea da cortile” con la quale essa si era contrapposta non solo a Cristaldi, ma anche alla Di Giovanni. Tale apparentamento, con impresso il sigillo di Massimo Russo, mostrava “la nudità del re”, in deroga ai principi più elementari della politica che sanciscono l’inopportunità, in fase di ballottaggio, di stipulare alleanze spurie e strumentali.

Tutto ciò frantumava le esigue speranze di una sconfitta dignitosa da parte della candidata Di Giovanni, la quale doveva subire lo smacco di assoggettarsi ad alleanze a Lei incompatibili sul piano etico e politico, e dalle quali era costretta,”obtorto collo” ad accettarne condizioni pesanti e svantaggiose dal punto di vista politico.

Tale accordo faceva uscire vincitore un personaggio uscito sconfitto dalle urne, l’on. Scilla, e umiliava contemporaneamente la sensibilità e i sentimenti di coloro i quali, in buona fede, avevano creduto nel progetto Russo e in esso avevano messo in gioco credibilità e prestigio.

Appare fuor di dubbio che in questa avventura l’assessore Russo abbia giocato, male, tutte le carte messegli a disposizione dal Presidente Lombardo, il quale era sceso a Mazara, per perorare il progetto del suo pupillo, almeno quattro volte, tanto era ritenuta strategica “l’operazione Mazara. Dopo la debacle del primo turno, che ha visto il partito del Presidente uscire pesantemente ( stranamente mi permetto di osservare) sconfitto e non arrivare alla quota prevista del 5%, segni di nervosismo e di panico hanno avuto il sopravvento nel ristretto entourage dell’ex magistrato, il quale non si era reso conto che il vero manovratore e “deus ex machina” del partito dell’autonomia locale restava, nonostante tutto, l’imprenditore Vito Torrente il quale con la sua lista civica aveva contribuito ad affossare la lista ufficiale del presidente Lombardo Con la mortificazione politica del MPA veniva lanciato un segnale forte a Chi di dovere. L’apparentamento con le liste dell’on. Scilla assumeva, inoltre, un significato inquietante sul piano della correttezza politica in considerazione del fatto che durante la seconda fase del ballottaggio il “leit motiv”era tutto incentrato sul blocco del premio di maggioranza.

La nuova “grosse Koalition” potendo contare su 21 (?) consiglieri comunali, sarebbe stata nelle condizioni di bloccare alcune attività amministrative del neo sindaco ed eventualmente, sarebbe stata sempre nella possibilità di potere, in qualsiasi momento, ricorrere al voto di sfiducia. Non era questo l’obiettivo che si proponeva l’assessore Russo, ma certamente era quello che apertamente andavano sostenendo i suoi alleati politici vicini a Scilla, senza che da parte dell’ex magistrato partissero dei distinguo.

Si potrebbe definire una simile strategia ai limiti dell’eversione? Di certo, veniva calpestata la volontà dell’elettorato; la sortita avventuristica era apparsa talmente bassa e volgare agli indignati elettori da generare in loro la sensazione che la stessa democrazia fosse stata presa a schiaffi.

Possibile che lo stesso assessore alla sanità non si rendesse conto che in una competizione elettorale non sono le mere somme di percentuali numeriche a determinare, sulla carta, i risultati, ma l’opinione degli elettori i quali esprimono nel segreto dell’urna tutta la loro libertà e tutti i loro convincimenti?

Avendo perduto ogni filo di collegamento diretto con i suoi “provinciali concittadini”, all’assessore Massimo Russo non è rimasto altro che rimetterci la faccia dal punto di vista politico.

lunedì 22 giugno 2009

Good morning Mazara !


CRISTALDI 68% DI GIOVANNI 32%


Good morning Mazara. E’ un bel giorno per dare il buongiorno Good morning. E’ il risveglio della ragione da tanto tempo obnubilata dall’oscurantismo sodale con l’ignoranza, con il clientelismo, con l’improvvisazione, con il ciarpame. Il risultato elettorale che ha designato sindaco di Mazara, attraverso un plebiscito di suffragi, l’on. Nicola Cristaldi, è stata la risposta all’appello rivolto ai mazaresi affinchè reagissero all’intorpidimento delle loro coscienze attraverso le riconquista della propria dignità di persone e di cittadini liberi Ha vinto Cristaldi, nonostante tutti i tentativi di delegittimazione perpetrati nei suoi confronti: come uomo, come politico, come figura prestigiosa istituzionale, ma soprattutto come mazarese. Ha vinto la rabbia della gente perbene contro l’invettiva e la contumelia, contro gli accordi limacciosi, contro la protervia della sottocultura del ricatto, contro la spocchia di personaggi che nell’esercizio della politica avevano perduto, mostrando inconfutabili contraddizioni con le funzioni esercitate nel loro passato, autorevolezza e credibilità. Ha vinto il diritto della gente a sognare, a sperare in un domani diverso, fatto di piccole e grandi desideri, anche quello di non dover morire dentro una ambulanza dietro le barre abbassate di un passaggio a livello. Ha vinto la salvaguardia delle bellezze architettoniche, monumentali e paesaggistiche di una città che aveva perduto la propria storia, il proprio patrimonio culturale, le proprie tradizioni, la propria identità, anche se rimane ancora, da sconfiggere, il devastante attacco della cementificazione selvaggia che continua ad offendere l’aspetto urbano di una delle vie di accesso principali. Ha vinto il bisogno di trasparenza, del rispetto delle regole che stanno a fondamento della democrazia, del ripristino della supremazia della politica di servizio verso gli interessi generali rispetto al privilegio e alla blindatura di interessi particolari dei singoli. Ha vinto il bisogno di cultura dopo decenni di mediocrità politica e di analfabetismo amministrativo; ha vinto la voglia di ribellione e di affrancamento da uno stato di neocolonizzazione politica in cui versava, in condizione di sudditanza, l’intera classe dirigente della città. Ha vinto la volontà di sconfiggere gli intrecci malavitosi che hanno ammorbato settori della pubblica amministrazione. Ha vinto la voglia di normalità in un paese diventato per troppo tempo anormale. E’ un bel giorno per potere finalmente dire:” Good morning, Mazara.” Buon lavoro, Sindaco Cristaldi.

venerdì 19 giugno 2009

Il vecchio e il nuovo

Il leit motiv di questa atipica campagna elettorale della candidata Di Giovanni, è quello di confezionare per Lei e la sua “ grosse Koalition” la rappresentanza esclusiva del “ nuovo”, rimproverando alla parte avversaria “la difesa del vecchio”. Il mondo viene pertanto diviso in due categorie astratte: da una parte la legalità, la trasparenza, la missione del servizio verso la collettività; tutto ciò rappresenta il nuovo. Dall’altra parte, invece, sono relegati i portatori degli interessi individuali, degli intrecci torbidi, dei rapporti poco chiari, ovvero gli uomini della vecchia politica. La categoria del vecchio viene rappresentata dall’on. Cristaldi. Anche per quanto riguarda l’aspetto delle persone, nel primo schieramento vi stanno i giovani , le donne con il loro carico di entusiasmo, dall’altro, al contrario, si notano i soliti politici dei famigerati anni novanta, responsabili degli intrecci che portarono allo scioglimento per infiltrazione mafiosa del consiglio comunale nel 1993. Sottolinea la Di Giovanni, con particolare grinta: “ ..leggendo i nomi della giunta Cristaldi, sembra essere ritornati agli anni ’90.”( Giornale di Sicilia ). Per dirimere la questione appare opportuno pubblicare le giunte che caratterizzarono l’intero anno 1992 tanto richiamato, e, attraverso questi personaggi politici, invitare i lettori : 1) a stabilire la veridicità o meno dell’Enunciato Di Giovanni; 2) se tra coloro che facevano parte delle suddette giunte esiste un filo senza soluzione di continuità, attraverso un loro aperto, influente e determinante appoggio, con qualcuno dei due candidati sindaco.

Giunta insediata il 17/2/1992

Santoro Genova sindaco

Mirabile Giacomo assessore

Misuraca Angelo assessore

Bruno Vito assessore

Ingargiola Vincenzo assessore

Crocchiolo Leonardo Assessore vice sindaco

Giaramidaro Giovanni Assessore

Barracco Vito assessore

Sinacori Vito assessore.

Giunta insediata il 19/12/1992

Santoro Genova sindaco

Mirabile Giacomo assessore

Misuraca Angelo assessore

Bruno Vito assessore

Zaccaria Gaspare assessore

Caradonna Vito assessore

Colicchia Giuseppe assessore

Ingargiola Francesco assessore

Torrente Vito assessore

Nessun commento da parte mia.

Il Programma

giovedì 18 giugno 2009

Una via, un imbroglio

batimetrica del porto canale di Mazara


” Cinque sono le vie dell’imbroglio: la portualità è la prima”


Il punto di forza della propaganda elettorale della dott.ssa Di Giovanni è basato soprattutto sull’aspetto principale del sistema economico e produttivo di Mazara, fondato, come ogni cittadina marinara, sul porto. La “PORTUALITA’” rappresenta il nucleo del programma dell’aspirante sindaco, e su questo argomento, la candidata dello schieramento ambidestro ha voluto giocare tutte le sue carte e tutta la sua credibilità. Se la fantasia umana non ha limiti, quella della Di Giovanni è andata al di là del pensiero astratto, se è arrivata addirittura a progettare un porto canale polivalente e multifunzionale. Secondo la fervida fantasia dell’aspirante sindachessa; il porto canale assumerà, lo dà per scontato, attraverso opportuni e semplici interventi, una funzione logistica- sportiva per l’approdo di imbarcazioni da diporto, una funzione turistica per l’attracco di grandi navi veloci e da crociera, ma soprattutto, questa è la ciliegina sulla torta, una funzione di transhipment addirittura per portacontainer. Vi sorgeranno cantieri, pontili, bacini di carenaggio, banchine di transhipment container di almeno 1500ml, banchine di transhipment automobili, banchine per traffico commerciale e passeggeri, banchine per darsena di servizio, bacini di rotazione, banchine pontoni, stazioni di servizio, officine, agenzie import- export, travel agency, alberghi, ristoranti, trattorie, bettole e taverne dove potere assaggiare un buon bicchiere di vino e trascorrere la serata in allegria. Non stupisce la cognizione capillare della batimetrica portuale e litorale di Vinnuccia Di Giovanni, derivante soprattutto dalla sua familiarità diretta con le acque del porto canale e con i fondali del litorale ad esso prospiciente, tanto che, forte di queste studi, la candidata realizza la sintesi dei suoi sogni al grido:“ yes, i can! " Infatti la nostra superwomen userà le cinque dita della sua possente mano come giganteschi escavatori portando i fondali dagli attuali 5-6 m ai 18-25 metri necessari per il suo progettino; solleverà con le sue braccia bioniche le attuali dighe foranee e li sposterà di qualche chilometrino; spianerà con il palmo della mano centinaia di ettari di terreno che saranno utilizzati per costruire le aree di stoccaggio e i parcheggi, senza intaccare, naturalmente, le bellezze paesaggistiche del territorio. Che male c’è a sognare l’immensità del nulla? Continui a sognare la dott.ssa Di Giovanni, ma sappia che “Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi.”



mercoledì 17 giugno 2009

Un soufflè mal fatto

Si dovevano toccare temi importanti , almeno nella seconda tornata relativa al ballottaggio, in queste elezioni amministrative, invece, gli elettori sono stati costretti ad assistere ad una campagna elettorale aspra nei toni, intollerante nei giudizi, imbarazzante nei comportamenti, inquietante nei messaggi, almeno da parte delle cordate contrapposte al candidato del PDL. Qualche innominabile personaggio di questo assembramento politico, è arrivato addirittura a ipotizzare ritorsioni se il candidato del PDL non la smettesse con le sue critiche politiche. L’innominabile è un galantuomo, personifica il bene, la legalità, la trasparenza, la morale, la ragionevolezza; i suoi comportamenti politici non possono essere messi in discussione, non possono essere scalfiti dal dubbio, perché la sua storia personale, il suo passato professionale, le sue capacità tecniche di risolvere gravosi e complessi problemi ne sono testimonianza. In una competizione elettorale si ha il diritto di esercitare una critica politica, anche forte, serrata, nei confronti di un galantuomo, quando questo diventa autore e attore principale di una strategia politica? Si possono fare rilievi sulle contraddizioni tra valori etici condivisi e comportamenti politici? Si possono mettere in discussione intrecci derivanti da alleanze non comprensibili e inopportune sul piano etico-politico? Sì, se queste critiche sono rivolte all’avversario, no se esse riguardano un galantuomo. L’innominabile , che evita il confronto diretto con l’avversario del suo candidato, fa arrivare il messaggio attraverso la fisiognomica del volto, lo sguardo duro, penetrante, fisso sulla telecamera, che mostra la rigidità della muscolatura mascellare. Il messaggio attraversa l’etere e arriva diretto al telespettatore, incute soggezione, mette in imbarazzo e anche timore. Viene aleggiato, come ritorsione , assieme al ricordo dello scioglimento per mafia del consiglio comunale della città avvenuto sedici anni fa, il rispolvero di una vecchia relazione prefettizia alla commissione parlamentare antimafia, (il tutto attraverso un linguaggio criptico) seguito da un fugace accenno persino a recenti avvenimenti di collusione tra politica e mafia avvenuti recentemente in questa città. Ecco, proprio di questi ultimi eventi si sarebbe dovuto parlare, molti aspetti oscuri avrebbero dovuti essere affrontati e chiariti, insieme alle responsabilità politiche di coloro i quali, consapevolmente o inconsapevolmente, si erano trovati nella bufera del dio dei venti. In questa campagna elettorale, di tutto ciò, da parte della coalizione facente riferimento agli innominabili, non si è parlato; anzi, si è fatto di tutto per deviare l’attenzione su aspetti marginali, ininfluenti, depistanti, che riguardano il lato caratteriale della personalità dell’avversario politico, attraverso toni scomposti e pieni di livore. L’obiettivo era nascondere la debolezza politica del proprio progetto attraverso l’enfatizzazione della demonizzazione dell’avversario. Codesti innominabili, però, non si sono mai posti il problema del perché lo sbracamento, il vituperio, la canea da cortile, il processo di delegittimazione veniva condotto con sistematica scientificità dagli uomini della loro candidata Di Giovanni; essi hanno fatto finta di non sentire, di non vedere; non si sono dissociati dagli inurbani interventi, non sono intervenuti a correggere le strambalate proposte, dal punto di vista scientifico, logico, socio economico, che la loro aspirante sindachessa ha continuato a dispensare con tanta leggerezza e superficialità come si dispensano i prodotti farmaceutici da banco. Come se non bastasse, in dispregio alle più elementari regole della democrazia, presi dalla paura di perdere politicamente anche la faccia, gli innominabili, contro ogni pudore, promuovono un affratellamento tra liste precedentemente avversarie e tra personaggi tra loro politicamente antitetici e incompatibili, al fine di creare comunque nocumento all’avversario. Si costruisce, con un artifizio interpretativo della legge elettorale, un mostro politico attraverso l’apparentamento di tutte le liste, ben dieci, contro il candidato del PDL,al solo fine, certi della sconfitta della loro candidata, di fargli un dispetto privandolo del premio di maggioranza. Una azione di “ livello tanto basso e volgare” che provoca rabbia, sconcerto e ribellione tra le stesse file di questa anomala, assurda e amorale “ grosse Koalitionne”. Ha inizio una lunga serie di dissociazioni, di distinguo, di defilamento politico da parte di candidati e di simpatizzanti i quali censurano apertamente, pubblicamente e politicamente gli accordi sanciti tra lo sconfitto Scilla e l’avversaria Di Giovanni. La “Armada Invencible” va sgonfiandosi , giorno dopo giorno, come un soufflé mal fatto e troverà nel voto degli elettori il Sir Francis Drake della sua velleitaria avventura.

domenica 14 giugno 2009

La politica del ciarpame

L’apparentamento tra la candidata del centro sinistra Vinnuccia Di Giovanni con le liste legate all’altro candidato sconfitto Toni Scilla priva la politica del suo significato più nobile e la emargina definitivamente nella categoria della politica del ciarpame. Tale apparentamento calpesta la volontà dell’elettorato e dà uno schiaffo alla stessa democrazia; esso rivela aspetti inquietanti sul piano della morale e della trasparenza politica; porta sconcerto e rabbia tra gli elettori che vedono la loro volontà offesa da torbide alleanze e intrecci limacciosi tra personaggi politicamente incompatibili tra loro. Tutti, nessuno escluso, dalla parte dell’ entourage della candidata Di Giovanni, dovranno assumersi la responsabilità politica e morale di questa discutibile operazione finalizzata a blindare interessi di parte a detrimento degli interessi generali.



venerdì 12 giugno 2009

Un apparentamento improbabile

Mancano una decina di giorni al 21 Giugno, data fissata per il ballottaggio tra i candidati Cristaldi e Di Giovanni, e tutti i giochi rimangono apparentemente aperti. Dalla parte del PDL le strategie sono state delineate; rimane incerta la posizione della coalizione di centro sinistra su una possibile apertura a qualche lista che faceva riferimento alla coalizione dello sconfitto On. Scilla. Nell’entourage della dott.ssa Di Giovanni, le posizioni non sono unanime; qualche componente del PD, pur di avere qualche probabilità di vittoria, non disdegnerebbe un eventuale apparentamento con la coalizione delle liste civiche uscite sconfitte; altri sono dell’opinione che se alleanza deve essere fatta, essa deve riguardare una o due liste, ovvero quelle direttamente riconducibili all’On.Scilla (Scilla Sindaco) e all’On. Giulia Adamo ( Le ali per Mazara). Il fine sarebbe il blocco del premio di maggioranza che non andrebbe al sindaco eletto. In questa ipotesi, un successo della Di Giovanni, sarebbe accompagnato da un centro sinistra fortemente penalizzato in termini di consiglieri comunali e le componenti fedeli ai due deputati ribelli del PDL corposamente rinvigorite. Il prezzo che l’aggregazione voluta dall’assessore Massimo Russo dovrebbe pagare sarebbe la Presidenza del Consiglio, oltre la cessione di qualche assessorato di peso in giunta. Prevarrebbe la regola del “ do ut des” tanto invisa ai paladini della trasparenza e della legalità. Inoltre, nel consiglio comunale, una siffatta maggioranza sarebbe costantemente sotto scacco e ostaggio dei consiglieri cooptati. Si renderebbe necessario un difficile gioco di alchimia, che è quello di far convivere soggetti tuttora antagonisti negli interessi, e questa atipica aggregazione non pare abbia al suo interno un Mago Merlino. Il ricorso all’apparentamento potrebbe essere una tappa obbligata per la coalizione di Vinnuccia Di Giovanni, tanto più che questa volta il fattore “opinione” sarebbe decisivo nella scelta finale dell’elettore; nel centrosinistra, infatti, sono consapevoli che la candidata “non tira “ come l’avversario. La strategia, tuttavia presenterebbe tutta la sua debolezza sul piano della politica e soprattutto su quello della credibilità. Una simile ipotesi difficilmente si potrebbe realizzare direttamente con l’on. Scilla. Egli è e rimane, nonostante tutto, un politico di appartenenza PDL, e salvo scissioni traumatiche a livello regionale, non si presterebbe ad un eventuale apparentamento; non tutti coloro che hanno condiviso il suo progetto lo seguirebbero. Lo stesso discorso vale per la lista “ Le Ali per Mazara” molto vicina all’on. Giulia Adamo. Infatti, per le europee, i responsabili della lista hanno abbandonato le indicazioni della deputata marsalese e si sono avvicinati a quelle indicate dal ministro Alfano votando La Via al posto dell’on:Cimino. Un forte segnale di rientro nei ranghi in un eventuale ballottaggio. Inoltre non è da poco conto la perdita di immagine politica e l’indebolimento delle rispettive leadership da parte degli On. Scilla e Adamo dopo la cocente sconfitta del loro progetto. Un apparentamento che si rivelerebbe, quindi, di difficile realizzazione politica. Inoltre, una tale ipotesi sarebbe percepita come un “inciucio” che l’elettorato non accetterebbe. Il “ tutti insieme purchè si vinca ad ogni costo” finirebbe per accentuare, in modo del tutto ingiustificato, la demonizzazione politica dell’altro candidato, farebbe scivolare il confronto in uno scontro dai contenuti molto più accesi rispetto alla precedente tornata elettorale, e finirebbe per esacerbare gli animi in un momento in cui sarebbe opportuno, al contrario, indirizzare tutta l’attenzione sulle proposte e sui programmi di ciascun concorrente. Più fattibile un eventuale accordo estemporaneo e personale con qualche candidato consigliere dello schieramento delle liste civiche. Ma sarebbe un accordo ininfluente, politicamente marginale e di basso profilo. “Meglio giocarsela alla pari e uscirne con dignità e in modo onorevole”, è la tesi di una altra corrente di pensiero interna al PD. Ma tutto è legato alla scelta che l’assessore Russo farà per la sua candidata. Nello schieramento del PDL, al contrario, i risultati hanno dato ragione a Cristaldi, il quale giocherà tutto sul fattore “O”. Il voto d’opinione è stato determinante nella prima fase, e farà la differenza anche nel ballottaggio. Inoltre, si intravedono spontanei segnali di resipiscenza per un ritorno di una parte dei fuoriusciti nella casa madre, una volta che questi ultimi sono rimasti orfani del loro principale punto di riferimento politico. Difficile immaginare che un patrimonio di elettori e di voti del popolo della libertà venga sperperato in battaglie perse. L’avventura, per quanto spericolata, è finita per gli amici dell’on. Scilla e dell’on. Giulia Adamo; se non tutti, almeno la maggior parte rientrerà nella casa madre, senza apparentamenti e senza condizioni: Loro sanno che dovranno affrontare un percorso purificatorio, e che il Purgatorio è stato creato per permettere la purificazione dell’anima. La partita sembra chiusa in favore di Cristaldi.

giovedì 11 giugno 2009

Il nuovo consiglio comunale

I primi effetti delle scelte fatte dagli elettori, durante il primo turno della campagna elettorale si notano e su queste è doveroso fare alcune riflessioni. La prima: comunque vada il ballottaggio, la rappresentanza femminile nel consiglio comunale raddoppierà o addirittura triplicherà in caso di vittoria di Vinnuccia Di Giovanni. Su questa rappresentanza, però, dovremmo fare delle considerazioni: le neo elette sono le mogli rispettivamente di un consigliere provinciale e di un assessore provinciale, i quali, pur di non disperdere il pacchetto di voti da loro controllato preferiscono buttare nella mischia le loro gentili consorti. Le signore avranno anche delle eccellenti qualità politiche per ricevere una tale messe di consensi, ma al semplice e sprovveduto cittadino rimane sempre il tarlo del dubbio, ovvero che “ gira, vota e furrìa” tutto rimane in famiglia. Tradotto in termini più semplici, il segnale che viene mandato è che la politica da queste parti, assume la connotazione di un affare privato, personale e come tale deve rimanere in famiglia. La seconda:” l’Aula 31 Marzo 1946 sarà la sede di una nuova guardia medica dove potranno esercitare la loro professione l’elevato numero di consiglieri comunali appartenenti all’area medica e paramedica; infatti, tra medici, infermieri, e informatori farmaceutici, il neo consiglio comunale sarà ben protetto da eventuali attacchi di patologie. I cittadini così possono stare tranquilli, la salute dei rappresentanti del popolo sarà costantemente monitorata e opportunamente sottoposta a terapie idonee. Di tutto ciò ne beneficerà l’intera amministrazione: “ in corpore sano mens sana”; vi sarà una efficace profilassi contro le aggressioni virali alla grammatica, una seria prevenzione contro i bacilli delle improprietà lessicali, una terapia d’urto contro le intemperie vernacolari. La democrazia gode ottima salute.




martedì 9 giugno 2009

Ballottaggio

Si va al ballottaggio. Dopo un mese di campagna elettorale intensa, caratterizzata da dichiarazioni spesso al di sopra delle righe, da livore e da insulti, il popolo ha deciso. Vengono premiati le coalizioni i cui candidati hanno dimostrato senso di moderazione e hanno dato luogo ad un dibattito civile. Vanno al ballottaggio l’On. Nicola Cristaldi e la Dott.ssa Vinnuccia Di Giovanni. Fortemente punita la coalizione rissaiola che si era formata attorno all’On. Toni Scilla. Ha vinto il voto d’opinione: è un dato inconfutabile: Cristaldi prende rispetto ai partiti che lo appoggiavano il 40% di voti in più; Di Giovanni, rispetto alla sua coalizione, la più forte sulla carta, prende il 21,7% in meno; l’on. Scilla, ottiene l’8% in meno rispetto ai partiti che lo sostenevano; il geologo Marino può vantare un successo personale che lo vede in termini di consenso con un +57% rispetto all’IdV che lo sosteneva. La gente ha mandato un messaggio chiaro: fiducia al candidato più credibile, con progetti più strutturati, organici, pianificati, che più riflettono i bisogni della collettività. L’elettorato ha punito le parole vuote, gli slogan non sense, gli improperi, le contumelie, la volgarità molto vicina alla blasfemia. Sono state premiate le proposte politiche coerenti, ben supportate da dati analitici e da soluzioni definite; è stato premiato il candidato con maggiori qualità politiche, esperienza amministrativa, capacità di tessere rapporti con tutti i livelli istituzionali. L’opinione pubblica rimane sempre più scettica, alla luce della prima fase elettorale, sulla candidata Di Giovanni, la quale va al ballottaggio trascinata, non si sa con quanta convinzione, dalla sua anomala e ambigua coalizione. Per Vinnuccia Di Giovanni rimangono valide tutte le riserve espresse sulle sue qualità politiche e sui limiti delle sue capacità amministrative, sui suoi progetti improvvisati, generici e indeterminati e soprattutto sulla incapacità di coinvolgere l’elettore dal punto di vista emotivo, di farlo sentire partecipe al processo di rinnovamento, di stimolarne l’orgoglio e infonderne passioni. La gente chiede ai due contendenti di andare al ballottaggio in modo trasparente, senza inciuci e accordi sottobanco, senza anomale alleanze con apparentamenti indigeribili e finalizzati a bloccare il premio di maggioranza. I candidati si attengano alla vera regola della democrazia, essere giudicati per quel che sono capaci di proporre e di fare e non per essere al servizio di interessi di coalizioni; questo chiedono gli elettori..



lunedì 8 giugno 2009

Elezioni Europee

Era tutto previsto. Non ci voleva molta fantasia a preconizzare un risultato gattopardiano. L’apparente successo del MPA in Sicilia a danno del PDL e dell’UDC di Cuffaro, invece di rafforzare il governo di Raffaele Lombardo alla Regione, lo indebolisce. Le contrapposizioni tra MPA E UDC si inaspriscono, così come restano apparentemente inconciliabili le lotte correntizie all’interno del PDL tra Miccichè e la cordata Alfano- Schifani., i quali non hanno ancora capito che il PDL non è più Forza Italia, e che bisogna incominciare a ridisegnare la strategia politica al governo della regione. Esce apparentemente rafforzato Lombardo, ma non raggiungendo la fatidica soglia del 4% tale successo appare una magra consolazione. Il risultato delle europee segna un possibile sviluppo politico che certamente influenzerà il dibattito sugli equilibri del futuro assetto politico siciliano. In caso contrario, il confronto/scontro tra l'Mpa e l'Udc da una parte e tra Miccichè e Alfano all’interno del PDL rischia di fare affondare definitivamente la Sicilia..



venerdì 5 giugno 2009

Obiettivo: Mazara

Elezioni amministrative: cinque vie, un solo obiettivo: COLONIZZARE MAZARA!

mercoledì 3 giugno 2009

Inclita Urbs

C’era una volta una Contea. Essa era governata da un aristocratico barbuto, potente, straricco, stracolmo di proprietà, nobili palazzi e ricchi feudi sparpagliati nelle diverse contrade che ricadono sotto la Sua potestà, e da alcuni Baroni, scaltri, meno danarosi ma non meno potenti; tra costoro faceva spicco anche una nobile dama, bella, tenace ed agguerrita. Essi dominavano l’intera Contea dal Mare ai Monti ed erano vezzi a circondarsi di una corte eterogenea di servitori, valletti, palafrenieri, paggi, provenienti dai vari borghi ricadenti nella loro giurisdizione. I cortigiani erano pronti a gareggiare tra loro nel mostrare chi fosse più ossequioso, più deferente, più adulatore, più servile nei confronti del Padroni. Un viaggiatore errante che entrava attraverso la porta principale di uno di questi borghi,"una volta Inclito" poteva scorgere sopra l’arcata di essa una lapide con una scritta:

"Pammilus instituit liquide prope fluminis undam
Mazariam nomen Mazarus ipse dedit"

Questo Borgo, che millantava sì illustre progenie, era governato da gente andante, priva di una salda identità, dominata dal gene della piaggerìa e della trasmutazione, persone dalle cento maschere e dai mille travestimenti, anch’essi compiacenti e sensibili alle altolocate lusinghe, alfieri nell’espoliare il borgo dai suoi beni per offrirli alla disponibilità delle maestà. Non erano da meno i borgatari, sempre festaioli e voraci onnivori dell’effimero, impavidi demolitori delle belle e nobili vestigia del borgo, rimembranze della sua antica magnificenza. Costoro si mostravano, per natura, indifferenti scopini della memorie provetti sarti nel tagliare i panni addosso al vicino, unico reo delle proprie disgrazie. Questi indigeni erano anche proclivi ad arruolarsi sotto le insegne altrui, non facendo capo, il Borgo, a Signori di nobile casato. L’unico Signorotto di borgata, noto per il suo acume e la sua sagacia nonché per la sua insofferenza alle Signorie costituite, era stato relegato, in attesa di mettere fine alla sua alterigia, alla potestà di un piccolo feudo sperduto della Contea; al messere, però, per tenerlo buono,veniva sempre concesso uno scranno nel Consiglio della Corona, tale da potere soddisfare ai suoi bisogni e ostentare la sua nobilitate. Il Borgo, per le sue bellezze paesaggistiche e per la minchioneria dei suoi abitanti, costituiva meta delle scorribande delle popolazioni delle vallate circostanti, che una volta entrati, spesso vi dimoravano definitivamente vi aprivano botteghe, locande e attività commerciali, e si arricchivano con il benestare dei locali. Nel Borgo, ma in tutta la Contea, per la verità, con una cadenza quasi biennale, aveva inizio una Giostra; strade e piazze venivano inghirlandate con stemmi e con vessilli e invase dagli squilli di trombe suonate dagli araldi. Per l’occasione, agli zelanti servitori era concesso, dai loro Signori, di essere innalzati al rango di Signorotti; era loro consentito, in via eccezionale, di indossare preziose cappe ed elmi con piume cromate da ostentare ostentare alla gleba, e permesso ,anche, di potersi circondare di armigeri arruolati per l’occasione. Tutto avveniva sotto gli sguardi compiaciuti, caritatevoli e magnanimi delle Signorie del Principe e dei Baroni, i quali non disdegnavano di farsi ritrarre in confidenza accanto ai loro fidi. I vincitori della disfida potevano avvalersi delle grazie delle loro maestà fino alla prossima tenzone e fregiarsi dell’alto titolo di Messaggeri del Borgo; acquistavano diritto di sedere sugli scranni del Consiglio della Contea o del Consiglio del Borgo, nell’attesa che venisse loro riconosciuta, per i servigi prestati, la potestà di un feudo o concesso il governo del Borgo. Nell’intervallo tra un Torneo e l’altro, i cavalieri riprendevano il loro ruolo di palafrenieri, di valletti e di paggi e il popolo continuava a festeggiare, ingozzarsi, brontolare, inveire, piagnucolare, e ad invecchiare con le proprie sventure . Il viaggiatore, che mesto attraversava la porta di uscita dal Borgo vi osservava una lapide e in essa una figura di donna che allatta una serpe al posto del pargolo che vi giace ai piedi e sotto una scritta:

"Matronae insiliens anguis quique ubera siccet…
Heu quam magna olim, tam modo facta nihil"

La Contea e il borgo appena descritti ci danno una rappresentazione immaginifica della nostra realtà. Le piazze e le strade, in questi giorni, sono piene zeppe di comitati elettorali imbandierati e tappezzati con decine di gigantografie dei candidati che concorrono per la conquista della poltrona di primo cittadino o di uno scranno al Consiglio Comunale.. La politica si sposta nei pub o negli happy hours, tra un drink, un lunch e uno snack. Ed è in questo paradossale clima festaiolo che avvengono le metamorfosi: nani che si mostrano giganti, medici che disquisiscono di economia globalizzata, farmacisti che si inventano pubblicisti con slogan non sense, rampolli di armatori che prospettano le loro soluzioni per far fronte alla crisi dei settori agricolo – ovino - caseario, edili che disegnano le strategie della futura sanità, imbianchini che si esercitano con colorite disquisizioni nel pennellare la sociologia dell’integrazione e del multiculturalismo interreligioso. Non manca, in questa amena fiera della vanità, il serio professionista che ha il gene della passione politica nel proprio genoma. Quello che più colpisce è l’obnulamento e l’incapacità della percezione reale degli eventi da parte dei candidati privi di blasone, ovvero l’assenza di una seria autoanalisi che li vede strumentalizzati e finalizzati alla raccolta del maggior numero di voti per i veri signori e padroni della politica. Una considerevole quantità di voti che l’elettorato mazarese non è stato mai capace di gestire adeguatamente per eleggere con dignità, una propria e autonoma rappresentanza politica. La città è diventata territorio di scontro in cui il ricorrere ai toni alti, spesso al di sopra delle righe, alla contumelia e all’offesa personale ha avuto il sopravvento sul dibattito civile, almeno da parte di qualche autorevole candidato. Una strana campagna elettorale, quella che sta per finire, che avrà indubbiamente un seguito nei palazzi della politica che conta; abbiamo assistito ad una battaglia campale disordinata, senza strategie di lunga prospettiva, e imperniata su tatticismi di maniera, con strane e impensabili alleanze tra personaggi apparentemente inconciliabili tra loro. Quanto accade dovrebbe costituire motivo di riflessione per le coscienze politiche più o meno illuminate e più o meno sensibili ai destini e ai bisogni di una città in perenne declino e dalla quale non si intravedono, ancora una volta, segnali di resipiscenza dei propri errori. La costruzione di una nuova classe politica passa, per forza di cose, attraverso il riconoscimento della propria condizione di sudditanza, e da questa consapevolezza deve conseguire una azione che abbia come fine l’affrancarsi da tale asservimento. Ancor di più a seguito della caduta delle ideologie. Tutte le energie della comunità, ancora una volta,non sono state orientate a progettare un nuovo modo di fare politica, con una particolare attenzione all’immagine e alla credibilità dei soggetti candidati, a prescindere dalla loro appartenenza. Se questa comunità non avrà quello scatto di orgoglio e di dignità tale da fare uscire dalle urne un segnale di svolta e di liberazione dal neocolonialismo politico, e non saprà dotarsi di una rappresentanza politica emancipata, autorevole e culturalmente adeguata ai suoi bisogni, essa continuerà ad essere mal gestita da una classe dirigente mediocre e dannosa che la relegherà irreversibilmente verso una condizione di paria della politica.