Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

domenica 25 marzo 2012

Il linguaggio da taverna



«Di quello che dice il Fli non me ne fotte un cazzo >>

Esercitare la politica nel modo più nobile significa soprattutto non eccedere nella smodatezza del linguaggio e  nella sgradevolezza dei termini. La politica nelle sue dinamiche e nella sua dialettica, condotta anche in modo schietto, impone di mantenere un eloquio equilibrato e rispettoso,  ben  distinto dal linguaggio da taverna, ancor più se il confronto di idee e di  competizione avviene tra soggetti che, altrettanto nobilmente e democraticamente, esercitano e svolgono nella stessa misura  la loro funzione. Nel momento in cui l’aria  che si respira è abbastanza ammorbata dai miasmi della mala politica,c’è tanto bisogno di  un messaggio  di  cultura democratica.

mercoledì 21 marzo 2012

Mohammed Zitoun: un’analisi da non sottovalutare



Ho letto con interesse l’intervento di Mohammed Zitoun riportato da Mazaraonline sull’integrazione degli immigrati a Mazara.La sua analisi non consente appigli né lascia spazio alla retorica; Zitoun conosce la realtà in quanto vive sulla sua pelle cosa vuol significare essere figlio di immigrati, come centinaia di altri giovani nella sua stessa condizione. Zitoun però si trova in una posizione di privilegio, essendo consigliere aggiunto,oltre che operatore sindacale. Il suo è un richiamo forte alle istituzioni affinchè alle parole facciano seguire fatti tangibili e non roboanti slogan di facciata. Egli intravede,in assenza di un progetto organico, da parte della governance, che coinvolga direttamente alla sua stesura anche la comunità degli immigrati, il diffondersi di un disagio sociale che nel tempo può intensificarsi e divenire incontrollabile,con forme di devianza legale molto pericolose per la sicurezza della collettività.L’analisi che fa Zitoun sulla complessa realtà magrebina a Mazara conferma quello che dieci anni fa Stefano Allevi aveva scritto nel suo libro – L’Islam italiano – sul capitolo dedicato al fenomeno immigratoria a Mazara e che di seguito riporto:
-<< “ Le due popolazioni semplicemente non si mischiano; tra di loro vi è separatezza . Separatezza che continua  nei bar, nei luoghi del divertimento,nei brandelli di piazze occupate dalle varie comunità:ben distinte. Anche se mancano qui atti espliciti di razzismo,di rifiuto,di intolleranza. Qui c’è un’integrazione non comunicante,di cui è un buon indicatore la separatezza. I marinai sono sempre a mare,chi lavora a terra non ha tempo libero,chi non lavora passa il tempo a cercare lavoro,chi lavora e ha tempo libero non ha niente da fare a Mazara. E allora va al bar,al suo bar,come faceva in Tunisia. Come ci dice con una plastica immagine una delle suore francescane che da anni opera con le donne tunisine: “ Immigrati e mazaresi sono come due binari,che corrono paralleli,ma non si incontrano mai. Se non,aggiunge a bassa voce, nel mondo dell’illecito”, e in questo settore la discriminazione non esiste. >>.-”
Siamo di fronte,dopo dieci anni, a due analisi convergenti della stessa realtà, nulla sembra essere cambiato a Mazara,se non un aumento del disagio sociale dovuto anche a fattori di crisi  che hanno investito i settori trainanti dell’economia locale,la marineria e l’edilizia. Sono in forte aumento attività illecite come lo spaccio di droga all’interno di un centro storico che diviene off limits dopo una certa ora, e in cui aumentano i furti e gli scippi.
E’ soprattutto la crisi la causa dell’aumento della percezione del disagio sociale che sta attraversando l’intera collettività, interessando in particolar modo le comunità di immigrati e le giovani generazioni nati da esse. Emergono in molti  giovani problemi di personalità,essi non riescono ad integrarsi nella società,si sentono degli emarginati, degli esclusi. Una parte di loro,quelli meno istruiti,reagiscono a questa situazione di ghettizzazione sociale ed economica con atti di bullismo o di vandalismo,una forma di insofferenza versa una società escludente. L'esclusione dal mondo del lavoro fa smarrire il loro senso dell’appartenenza; la consapevolezza di non partecipare totalmente alla vita della collettività sviluppa un profondo senso di estraneità dalla comunità  che ha accettato i loro genitori, dove essi stessi sono nati, la stessa che dà loro una profonda frustrazione di alienazione.Percepiscono tutte le contraddizioni tra i buoni propositi fatti di parole e la concretezza della loro condizione di vita,con la loro esclusione dalla vita sociale e istituzionale,da quella produttiva,dalla politica,nonostante abbiano acquisito gli stessi titoli di studio dei loro coetanei autoctoni. Una minoranza di tali giovani vede un futuro privo di prospettive e di speranza,ritiene la loro condizione intollerabile e indegna,si sente non integrata,a disagio,umiliata,emarginata,ignorata da una collettività indifferente. Sperano,una volta terminati gli studi, di continuare il percorso emigratorio dei loro genitori verso la Francia o la Germania,paesi che offrono loro quelle opportunità negate nel paese dove sono nati, o di ritornare nella terra delle loro radici. Per coloro che restano, non rimane ,come diceva la suora francescana, che l’arruolamento nell’illecito dove la discriminazione non esiste.
E’ un appello da non sottovalutare quello di Zitoun, e se io fossi il sindaco,non ignorerei il grido di allarme lanciato dal consigliere aggiunto. Al contrario,la sua collaborazione sarebbe ben più preziosa di qualche esperto ben remunerato ma assolutamente alieno alla realtà mazarese.

giovedì 15 marzo 2012

“Lu Pupulianu”: chi l’ha visto ?


 La fontana di Piazza Matteotti e il mistero della statua scomparsa.

Da alcuni giorni sulla rete, grazie al gruppo di Fb  Mazaraforever, vi è una intensa discussione su una fontana  a forma di vasca esagonale, che fino ai primi anni  ’50 del secolo scorso,era stata allocata in Piazza Matteotti e della quale,una volta smantellata, si  sono perdute le tracce. La sua collocazione risale intorno agli anni ’20-30, e trovandosi al crocicchio di quella che allora era considerata la  porta periferica della città, serviva da abbeveratoio per gli armenti di pecore e capre che passavano nei pressi,oltre che  a dissetare asini,muli e cavalli ( vedi foto 1).

 Intorno ai primi anni ’50, dopo che nel pozzo artesiano che alimentava la vasca era annegato un bambino,la fontana è stata dismessa, anche a seguito  di una delibera del consiglio comunale con la quale si cedeva alla regione siciliana l’area occupata dalla fontana affinchè venisse costruita,al suo posto, una stazione di autobus. Dove sta il problema allora? Una foto  inserita sullo stesso sito FB, raffigura un gruppo scultoreo di materiale cementizio, formato da un mostro marino sormontato da una conchiglia sulla quale sta seduto un putto nell’atto di suonare una tofa, grossa conchiglia che poteva essere usata come tromba( vedi foto 2).

 La foto è stata scattata nel momento  in cui il gruppo scultoreo veniva  trasportato su un  carro matto. Ancor oggi rimangono ignoti sia la destinazione sia il commissionante. Alcuni riconoscono nel gruppo scultoreo il “Pupulianu” –termine in dialetto arcaico con il quale si indicava la figura di un “pupu”,putto, posto al centro della  vasca e dal quale fuoriuscivano sprizzi di acqua. Dell’insieme vasca e scultura,però, manca la documentazione fotografica. Si è allora ricorso alla memoria di chi,in quel periodo, frequentava quella piazza o abitava nei pressi di essa,per ricostruire un lembo di storia della città di cui si sono perse le tracce documentali e materiali. La discussione che si è aperta ha diviso i gruppi in due schieramenti. Da una parte vi stanno, i santommasini,  neologismo derivante da S.Tommaso, i quali sostengono che in mancanza di prove documentali la scultura non è mai esistita,ovvero non facesse parte della fontana oggetto della discussione, ma fosse stata ordinata da privati per abbellire qualche loro giardino; costoro sono confortati da testimonianze autorevoli di personaggi, alcuni oggi  molto anziani,che all’epoca abitavano nella piazza o svolgevano nei pressi la loro attività,che ne escludevano la presenza nella vasca.A favore di questa tesi gioca l’assenza di tracce documentali nel registro di catalogazione delle opere comunali. L’altro gruppo, detto dei pupulianisini, sostenitori della presenza del pupuliano  nella vasca, si ritengono   testimoni diretti,avendo a loro dire,visto la statua, anche se all’epoca dei fatti erano  ancora di giovane età. Questa  discussione in rete ha fatto emergere come questa città abbia fatto strame del suo passato,al di là dell’esistenza o meno del gruppo scultoreo, e di come la  sua storia  costruita di pietre e documenti sia stata  dispersa da politici che si sono comportati da scopini della memoria, grazie anche a una comunità indifferente.  Sarebbe interessante ritrovare ciò che è rimasto della fontana e farla rivivere in uno spazio ad essa adeguato,ammesso che ne esistano i resti.Meglio se il “ Pupulianu” risorgesse dall’oscurità  in cui è stato sepolto.

giovedì 1 marzo 2012

Cristaldi – D’Alì : un connubio mal riuscito.



Così  la “ strana “ coppia Cristaldi – D’Alì, come era  immaginabile, è scoppiata. Dopo appena qualche anno di convivenza  di facciata, di complici ammiccamenti,di  ostentate effusioni, il finto connubio si  è rotto, seguito da accuse e rinfacciamenti reciproci, prima in punta di fioretto,  poi a colpi di mannaia come nella   “ Guerra dei Roses “. Ci insegna  Hobbes che a determinare le azioni dell'uomo sono  l'istinto di sopravvivenza e di sopraffazione; di conseguenza, in politica, se si vuole sopravvivere e conservare il potere, occorre attenersi alla ferrea legge della  “ mors tua vita mea” affinchè dalla competizione politica  possa uscire un solo vincitore e un solo sconfitto. E’ quello che da diligenti epigoni di tale regola  Cristaldi e D’Alì hanno fatto  ricorrendo a dichiarazioni pesanti, a  parole forti e facendo scena di manifestazioni politiche muscolari degne delle nobili truppe cammellate democristiane della prima repubblica. Così l’uno, il senatore, forte della sua carica parlamentare  e con l’imprimatur dei  vertici nazionali del PDL,  ha convocato un congresso provinciale e si è fatto promuovere da vice coordinatore a coordinatore del partito; l’altro, On. Cristaldi, vedendo messa in discussione l’unica carica politica di prestigio rimastagli,quella  di coordinatore provinciale  pro tempore, e tuttavia politicamente molto indebolito per la rinuncia al seggio parlamentare, per contrastare il suo Co-coordinatore  per la provincia di Trapani, ha riunito   un gruppo di simpatizzanti e  iscritti a lui fedeli ad Alcamo. La lacerazione che si è creata tra  Cristaldi e D’Alì, al di là dei codicilli e  delle regole assembleari  indicate nello statuto del PDL, è da ricercarsi, comunque, nell’incompatibilità di due personalità forti nello stesso partito e soprattutto nell’impossibilità di potere continuare a gestire in modo unitario il   controllo   politico del PDL trapanese  in condizioni fortemente mutate e asimmetriche rispetto a qualche mese fa.  Facendosi eleggere direttamente dal congresso, D’Alì  ha messo fine alla diarchìa con Cristaldi e ha dato un inequivocabile segnale di   supremazia  nel controllo del partito a Trapani e nel territorio, egemonia sancita anche dalla presenza in assemblea del presidente della provincia Turano,fino a quel momento  alleato equidistante di D’Alì e Cristaldi.  Adesso D’Alì deve però salvaguardarsi dall’entrata in gioco di Fazio,attuale sindaco di Trapani, il quale è determinato ad incidere direttamente ed in modo influente nelle scelte politiche del PDL nel capoluogo, sia  per quanto riguarda il candidato sindaco, sia perché ambisce, non facendone  mistero,a nuove esperienze politiche più prestigiose. La partita che si gioca a Trapani richiedeva  una vittima sacrificale che  non poteva essere che Cristaldi e questo è stato fatto. Presto assisteremo ad un flirt tra D’Alì e Fazio. Game over.