Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

mercoledì 20 febbraio 2013

Bye bye baby:Vito Torrente saluta il PD



“La festa appena cominciata è già finita” vi ricordate la canzone di Endrigo?
Ebbene,sono trascorsi alcuni mesi dalla solenne cerimonia d’iniziazione di Vito Torrente nel PD con gran cerimonieri l’On.Baldo Gucciardi e il sen.Antonino Papania,che già si assiste se non ad un divorzio,almeno alla separazione consensuale tra l’imprenditore mazarese ed i suoi mentori del PD.
Nemmeno il tempo di pregustare il trionfo alle primarie per il parlamento,nelle quali Vito Torrente,in forza dei numeri,ha potuto dimostrare ai parlamentari piddini,se avevano dubbi,la sua capacità di raccogliere consensi, che i distinguo e le prese di posizioni all’interno del Pd mostravano un malcontento diffuso per quella che era ritenuta una consegna del partito a Torrente.
Ricordiamo che si deve esclusivamente a lui se la candidata al senato Pamela Orrù,catapultata per il correre degli eventi dalla 5^ posizione alla seconda,sarà nominata senatrice.
A far precipitare le cose è stata, anche,la decisione della commissione dei garanti di escludere dalle liste del senato in Sicilia il sen. Papania,che aveva largamente vinto le primarie.
L’esclusione di Papania non poteva non mettere in discussione gli accordi pregressi tra Torrente,e le sue velleità di essere il candidato a sindaco di Mazara con il simbolo del PD.
Alle proteste per tale esclusione,tiepide per la verità,dell’entourage dei fedeli del senatore,facevano da contrappunto la malcelata soddisfazione di quei militanti del PD che vedevano in quella decisione la fine del potere incontrastato del parlamentare alcamese in provincia, e rimettevano in discussione,senza però averne mai parlato,quel patto Papania-Gucciardi-Torrente,che avevano dovuto subire,e mai avevano digerito.
Le lacerazioni che ne sono seguite a Mazara in particolare,ma in tutta la provincia,soprattutto tenendo conto che gran parte degli avversari di Papania si erano schierati apertamente con la lista Il Megafono” di Crocetta,indebolendo di fatto il partito,hanno fatto capire a Torrente che il partito in cui era entrato altro non era che un armata Brancaleone, acefalo,fatto da anime mute, del tutto prive di una strategia,di obbiettivi e soprattutto di riferimenti politici con i quali programmare le imminenti scadenze elettorali,dalle nazionali alle provinciali e soprattutto le prossime amministrative.
Per un uomo che dell’operatività e del fare ha fatto le sue fortune politiche ed imprenditoriali,trattare con anime che alla politica preferivano il pensiero metafisico e auto contemplativo,era ritenuto una perdita di tempo;così decide di abbandonare il PD,in preda alla sue faide interne e lacerazioni, alla sua sorte.
Consapevole che quel che conta in politica non è il simbolo ma il consenso,Torrente si defila con discrezione dalla campagna elettorale e inizia a ordire la sua trama per le prossime elezioni amministrative,sistemando i vari tasselli per costruire la sua campagna elettorale,in modo che niente sia lasciato al caso.
Tra riunioni e incontri con suoi simpatizzanti,ha già messo in moto strategie e alleanze per la sua prossima candidatura a primo cittadino. Si dice che abbia già pronte tre liste civiche a suo sostegno,e tanta gente pronta a salire sul suo carro.
Il PD,intanto,smarrito e senza alcuna idea,in attesa di congressi locali che divaricheranno ulteriormente le spaccature al suo interno, appare sempre più un cimitero di anime in pena.
Bye bye baby, lo saluta Torrente.

giovedì 14 febbraio 2013

La Chiesa di Mazara con l'animo imperturbabile.



Le dimissioni di Papa Benedetto XVI non turbano la Chiesa di Mazara

Non è mia abitudine intervenire sulle dichiarazioni di importanti personalità ancor più se queste rappresentano istituzioni religiose. Entrare in un dibattito,poi,in merito ad eventi di portata storica,dinanzi ai quali siamo chiamati ad essere testimoni del tempo,non è facile né tanto meno opportuno,soprattutto quando si ha la consapevolezza di non avere conoscenze specifiche sulla questione.
Però,dal punto di vista umano,e solo relativamente a ciò,la sensibilità impone o di tacere ed aspettare l’evolversi degli eventi o di intervenire per potere esprimere,molto sommessamente, la propria opinione di laico cattolico appartenente ad una chiesa di periferia,di frontiera,lontana dagli intrecci e dalle viscosità nelle quali sembra aggomitolata la Curia dei Sacri Palazzi.
L’evento di cui si parla è quello della “solenne rinuncia”al ministero petrino sancita nella Declaratio di Papa Benedetto XVI,e l’oggetto del mio intervento si riferisce a certe dichiarazioni di preminenti personalità della Chiesa mazarese che a mio modo di vedere invitano a qualche riflessione.
Dinanzi ad una decisione talmente forte, unica nell’attuale contesto storico, da sconquassare e persino scandalizzare una cultura di pensiero e di fede incardinata sul concetto quasi dogmatico di Vicarìa ,inteso che “Vicario di Cristo” è l’appellativo che si da comunemente al Papa,non possono non lasciare qualche sbandamento le dichiarazioni del vescovo della Diocesi di Mazara seguite a ruota da quelle di padre Fiorino,responsabile della S.Vito Onlus.
Dice Mons.Domenico Mogavero in una dichiarazione a caldo riportata nel sito della Diocesi:
La notizia del Papa che annuncia la sua rinuncia all’ Ufficio di successore di Pietro giunge inattesa ma non turba il mio animo. Sotto l’aspetto umano, la decisione del Papa lascia sicuramente una traccia profonda perché dice l’alta intelligenza e la profonda sensibilità di un uomo che sente i propri limiti spirituali e fisici per continuare a reggere il peso del ministero petrino”.
Colpisce l’uso freddo,distaccato,dell’espressione ” non turba il mio animo” dinanzi ad una decisione di incommensurabile portata da far dichiarare allo stesso allo stesso Card. Bagnasco,presidente della CEI:
Abbiamo avvertito un repentino senso di sconcerto e di profondo rincrescimento”.
Anche Mons.Francesco Alfano-vescovo di Sorrento esprime:
“Una profondissima emozione e insieme un grande turbamento: sono stati sentimenti che ho avvertiti entrambi in un istante, poi subito dopo ho avuto la percezione di un dono immenso che il Papa stava facendo alla Chiesa in questo momento.”
La rinuncia al soglio di Pietro,seppur per motivi fisici e di spirito-(“per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”)- può lasciare l’animo impassibile?
Non si prova turbamento di fronte alla dura denuncia del Santo Padre, durante il rito delle ceneri, su come "il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l'unità della Chiesa e divisioni del corpo ecclesiale"?
Non siamo di fronte ad un contratto a tempo determinato per cui don Francesco Fiorino possa dichiarare con tanta semplicità la pensionabilità del Vicario di Cristo:
Francamente non ho avuto nessuna sorpresa nell’apprendere le dimissioni del Papa! Da qualche mese confidavo a qualche persona amica che l’attuale Successore di Pietro - che ha sottolineato spesso l’intimo rapporto tra verità e amore - avrebbe lasciato responsabilmente la sua alta e unica missione. Ma quando le energie fisiche e mentali diminuiscono non puoi non tenerne conto! Devi fare un passo indietro”
 Così dichiara don Fiorino.
Allora è così semplice,è così normale?E’ solo questione di energia mentale e fisica?
Il perimetrare il tutto ai” limiti spirituali” di colui che è considerato il più raffinato e importante teologo  contemporaneo di questa Chiesa non aiuta a comprendere la forza e la finalità del suo gesto.
Può non generare turbamento la presenza della zizzania nel campo del Signore e la presenza di "pesci cattivi nella rete di Pietro”?E se queste fossero una concausa?
Non sono io a dovere dare una risposta.

                       

lunedì 11 febbraio 2013

la politica e la " Manciugghia"



     A Mazara la lista il Megafono di Crocetta come il Cavallo di Troia.

” La mafia è dunni c’è la “Manciugghia” e la politica è tutto un “ Mangia-mangia”

“La mafia te la trovi là dove non credi che te l’aspetti. Vi è un intreccio di interessi nella politica,negli enti legati ad essa,nella gestione della formazione tutta in mano delle moglie dei politici. E’ la politica corrotta che ha portato la Sicilia ad essere quella che è adesso. Altro che Matteo Messina Denaro:a questo lo dovrebbero accusare di concorso esterno mafioso,perché la vera mafia sta nelle istituzioni,rese incancrenite dal malaffare,dagli interessi,dalla manciugghia,dal mangia mangia.”
E’ un Rosario Crocetta che parla,urla,denuncia a ruota libera,senza peli sulla lingua,senza l’uso del linguaggio politically-correct;è un vulcano che erutta un fiume di accuse contro un sistema politico che definisce “la causa principale dei mali della Sicilia,e che ha alimentato connivenze mafiose e malaffare,che ha usato il denaro pubblico destinato ai cittadini per interessi privati,per generare potere,e sprecare risorse usate a soddisfare la sete di potere personale”.
Ne ha per tutti il presidente della Regione Siciliana,dal Consorzio Autostrade Siciliane alla Serit,dai consulenti regionali alla gestione dei fondi europei per la Formazione,dalla rotazione di tutti i dirigenti apicali alla Sanità con l’affair dei pannoloni d’oro,” come se all’improvviso tutti i palermitani fossero stati colti da sintomi di diarrea” denuncia il neo governatore della Sicilia.
Un parterre zeppo di politici,molti dei quali alla ricerca di nuovi punti di riferimento e pronti a salire sul carro del vincitore:tra costoro ex lombardiani,piddini anti Papania,ex supporter del senatore alcamese,molti osservatori indecisi, curiosi, simpatizzanti, uomini di cultura e professionisti, imprenditori e lavoratori, ma soprattutto molte donne.
Le forze dell’ordine vigilano ogni movimento a salvaguardia di uno degli uomini più  minacciati dalla mafia.
 Nessuna bandiera di partito, nessun inno nazionale, ma semplicemente un tenue sottofondo musicale della "La canzone popolare" di Ivano Fossati,nostalgia di una stagione politica di grande successo ma che non può più ripetersi, in attesa dell’arrivo dell’ospite in forte ritardo.
Il ritardo è dovuto al protrarsi dei colloqui tra il Presidente Crocetta e l’ambasciatore libico per l’occasione venuto a Mazara.
 Non vi è un palco,ma un parterre sobrio,scarno,nessuna poltrona,tutto all’insegna della familiarità.
 “ Ho sempre amato questa città,ho sempre desiderato di viverci,di abitarci. La sento come casa mia.”- Rosario Crocetta usa un linguaggio efficace e semplice,il suo lessico non è certo quello elegante e raffinato di Arbasino,le sue locuzioni sono ruspanti,piene di accenti cantilenanti ed intercalari tipici della vulgata gelese.
E’ anche un modo di dichiarare,con orgoglio,le sue umili origini, il radicamento ad una terra offesa,denigrata,sfruttata,ingannata,violentata da un secolo e mezzo di colonizzazione prima e di autonomia dopo,con la complicità della politica,degli imprenditori,delle grandi industrie,della mafia e degli stessi politici siciliani,da Cuffaro a Lombardo a Miccichè alleati questi ultimi con la Lega di Bossi.
Sta in questa forte,insistente,accorata denuncia del “mangia mangia” tutto il suo carattere,tutto il suo amore per la cultura della propria terra, del proprio paese, della propria gente,delle proprie tradizioni.
La violenza delle sue parole sono la risposta alla violenza di un sistema politico che ha contaminato e corrotto la dignità dei siciliani. Lo stile si nota dai segnali, dai comportamenti, dalle note di colore, dal portamento, dai toni della voce, dall’uso delle parole.
 Rosario Crocetta parla alla pancia della gente,li colpisce e li sferza a riscattarsi;i suoi toni populistici altro non sono che quelli di un comune sentire.
A cantare l’elogio della bellezza come antidoto alla barbarie e all’asservimento politico mafioso ci pensa,nell’attesa dell’ingresso in sala del neo governatore siciliano, il suo amico Antonio Presti,il creatore di Fiumara D’Arte,voluto fortemente candidato al senato da Crocetta.
 E’ un inno alla bellezza quello di Presti, promotore della valorizzazione del territorio per mezzo delle opere d’arte, ritenute un vero antidoto all’oscurantismo mafioso e all’obnubilamento delle coscienze.E’ un cantare le bellezze e la storia della propria città,del proprio territorio,della propria regione attraverso  le opere d’arte,così come fanno i cantastorie attraverso le immagini.
Un evento di enorme portata,secondo Presti, questo connubio politica-arte-cultura,destinato a dare frutti copiosi in un più ampio progetto di crescita legalitaria,economica,sociale. “C’è un tempo per seminare, c’è un tempo per raccogliere” è scritto nel Qohèlet.
Bisognava dare un segnale politico forte, univoco, inequivocabile, chiaro, frastornante ma nello stesso tempo intelligente, lontano dalla canea chiassosa. La filippica del Presidente Crocetta contro l’incancrenirsi del sistema politico viene accolto da un tripudio di applausi sinceri.
L’applauso non è formale, non è di parte, esso è convinto, rappresenta la manifestazione di affetto della gente nei confronti di un personaggio pubblico che vuole dare una svolta in termini qualitativi ed etici alla politica non solo siciliota ma nazionale.
La risposta è un’ ovazione che lega in un affettuoso abbraccio Crocetta e il suo movimento alla gente,la stessa gente stanca di essere delusa, che per tanto, troppo tempo è stata vilipesa, umiliata, tradita da una politica in preda a bulimia della manciugghia.
Può piacere o meno, ma il Presidente della regione è il simbolo del cambiamento storico culturale, il personaggio più interessante dell’attuale scenario politico nazionale insieme a Grillo. Non poteva mancare un richiamo all’integrazione culturale, alla convivenza e all’accoglienza, al rispetto della persona e dell’identità tra immigrati e popolazione indigena, elogiando le qualità di tolleranza e di rispetto dell’intera gente mazarese e siciliana.
Dal punto di vista politico la Lista “Il Megafono” attrae gli indecisi,è concorrenziale al M5S di Grillo,ma soprattutto allo stesso PD al quale porterà via molti consensi,nonostante facciano parte della stessa coalizione al senato.
L’obbiettivo è recuperare coloro che hanno abbandonato il centrosinistra e che avevano votato per protesta Grillo.
Per quanto riguarda la provincia di Trapani,e Mazara in particolare, i supporter della lista,in gran parte del PD,la usano come il Cavallo di Troia per mezzo del quale il gruppo di piddini anti papaniani vuole fare breccia e sgretolare la roccaforte dominata dal senatore alcamese .
Attraverso il Megafono si vuole passare alla resa dei conti tra correnti all’interno del PD; una rivolta in grande stile contro lo strapotere di Papania e Gucciardi, e vuole essere un altolà ad accordi preconfezionati durante le recenti primarie,vedi l’ingresso di Vito Torrente nel PD, a costo di lacerare e indebolire lo stesso partito sacrificato ad interessi di parte.
Una vittoria del centrosinistra al senato,con un forte consenso politico al movimento di Crocetta, vedrebbe fortemente rafforzata l’anima autonomista e sicilianista del Presidente della Regione;di contro risulterà indebolita la corrente dei notabili  del PD e il loro modo di gestire la politica
Ciò non può che far bene al prossimo governo nazionale.

venerdì 8 febbraio 2013

La vendemmia tardiva



A Mazara, la lista "Il Megafono" di Crocetta addruva uomini del PD per mandarli ad Arriciuppari!
Così "per aiutare Bersani" loro dicono.
Così  "per superare il PD" dice Crocetta.


***

Addruvari:        ingaggiare,assumere manodopera a giornata.
Arriciuppari:   raccogliere raspi di uva, racimolare frutta dopo il raccolto;
 ( dallo spagnolo:rechupar = succhiare di nuovo)



lunedì 4 febbraio 2013

Mazara: Presentato il libro " La Famiglia" di Eva Carlestål



Un autorevole uomo di governo ebbe a dire qualche anno fa: “Con la cultura non si mangia”,però,a guardare quell’aula consiliare di Mazara,gremita in ogni ordine di posti,vien da dire che forse la cultura non dà da mangiare,ma riempie tanti vuoti,sazia la bulimia del conoscere,e mette a nudo l’abissale distanza tra la sensibilità dei politici e quella della gente comune.
Riempire una aula per la presentazione di un libro di una autrice sconosciuta non è di tutti i giorni,soprattutto in una città in cui la sfida tra l’effimero e la cultura vede spesso quest’ultima soccombente.
Eppure un piccolo miracolo si è verificato, segno che se si semina bene si raccolgono buoni frutti. Ha seminato bene l’Istituto euro arabo di studi superiori di Mazara,perché l’aula del consiglio comunale è gremita in ogni ordine di posti. In questi tempi di spending- review,di crisi lacerante,di campagna elettorale,dove altri temi come il lavoro,la disoccupazione giovanile,la crisi della scuola dovrebbero essere,e non lo sono,al centro del dibattito,stupisce che un libro,un’indagine socio antropologica richiami tanto interesse.
L’evento è la presentazione del libro di Eva Carlestål“-La Famiglia-un’ indagine su una comunità di pesca in Sicilia”.
Si tratta della traduzione in italiano di una ricerca che l’antropologa svedese ha condotto direttamente a Mazara per conto dell’Università di Uppsala in un arco di tempo che va dal 1996 al 2001.
La comunità oggetto di studio è quella legata al mare; sotto osservazione è la famiglia marinara,non quella del marinaio di bassa estrazione sociale,ma quella socialmente più abbiente,che dalle umili origini è diventata una razza padrona,quella marinara-armatoriale,del capitano armatore,o dell’armatore tout court atipico che si identifica con i suoi marinari,che vive le loro stesse attese,le loro fatiche,i loro drammi,e che non ha del tutto reciso il cordone ombelicale con il suo mare.
Eva Carlestål mette a nudo usi e costumi,difetti e virtù di più famiglie matrifocali tipiche della comunità marinara mazarese, diverse dalle altre famiglie nucleari non marinare.
La famiglia matrifocale mazarese appare all’antropologa,”strutturata sulla supremazia della donna, il cui ruolo, culturalmente forte, la vincola in un stretto legame relazionale con i figli,ne fa da guida,da educatrice,da mediatrice" con la famiglia nucleare e nei rapporti sociali,oltre a svolgere le tradizionali incombenze della cura della casa e dell’economia.
Uno spaccato di società riflesso a tinte forti e con estrema schiettezza,visto da un punto di vista privilegiato quale è appunto quello dell’antropologa che sceglie di vivere con queste famiglie fino a contaminare se stessa,acquisendo nuove abitudini ed adattandosi ad un contesto sociale lontano anni luce da quello individualista  da cui proviene.
Il libro è un atto di amore di Eva Carlestål verso la città e soprattutto verso la comunità che l’ha accolta,superando le iniziali barriera di diffidenza,come se fosse un membro della famiglia.
Il pubblico ha seguito con interesse i vari interventi,quello del prof.Ignazio Buttitta,presidente della Fondazione “ I.Buttitta” che ha sponsorizzato la pubblicazione del libro in italiano,della prof.ssa Gabriella D’Agostino,antropologa dell’Università di Palermo,del prof.Antonino Cusumano,che ha tenuto i rapporti con l’autrice.Ha portato i suoi saluti il sindaco di Mazara On.Nicola Cristaldi il quale ha voluto dare un piccolo contributo al tema leggendo una breve poesia del poeta Ignazio Buttitta. “ La famigghia”.