Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

sabato 2 maggio 2020

Due mesi di isolamento. Il futuro distopico



Giorno sessantesimo di reclusione. Niente di nuovo sotto il sole; cielo grigio intenso come grigi e opachi sono i messaggi che ci arrivano dal mondo scientifico.
 Gli scienziati continuano a imperare sui media, saltando da un canale all’altro, da una tv all’altra, in tutte le ore, mattino, pomeriggio e sera. Come personaggi di soap opera dalla loro bocca non esce alcuna informazione coerente, anzi, sembrano che facciano a gara in questo festival dello sproloquio. Trovano anche il tempo, in questa fregola dell’apparire ad ogni costo, di insultarsi reciprocamente come dei ragazzini. Solo che i ragazzini li possiamo comprendere, ma da costoro, alle cui opinioni sono affidati i nostri destini, ci aspettiamo comportamenti sobri e non slabbrature.  Persino un premio Nobel come Montagnier s’è immerso in questa palude di supponenza, fake e battute da sagra paesana. Effetti del coronavirus sulle sinapsi neuroniche.


Siamo precipitati in un infernale girone dantesco in cui le case di riposo degli anziani, che abbiamo imparato a conoscere come RSA, sono sotto inchiesta da parte della magistratura. Si parte anche questa volta da quelle della Lombardia e dal Pio Albergo Trivulzio. Sembra un film già visto, un ritorno al passato, a quel 17 febbraio 1992. Solo che questa volta si contano i morti. Il PAT o la baggina, come la chiamano affettuosamente i milanesi, insieme ad altre decine di case per anziani, diventano un simbolo di lotta politica. Ci mancava anche questa.
Si scopre che la metà dei decessi e dei contagi avvengono nelle RSA, lombarde, piemontesi, venete, toscane, emiliane, laziali, dell’intero Paese. In Sicilia abbiamo inoltre il caso Troina.  L’OMS nel suo ultimo comunicato scrive che la maggior parte dei decessi degli anziani dovuti alla pandemia, avviene nelle RSA di tutti i Paesi colpiti. Da noi le bordate di denuncia dei media si scagliano in particolar modo contro il sistema sanitario lombardo. Il quale avrà fatto anche gravissimi e ingiustificabili errori, dovuti anche ad un sistema sanitario fortemente incentrato sull’ospedalizzazione e dove la medicina territoriale è marginale. 

Si dimentica, però, e colpevolmente, che su quella regione è avvenuto qualcosa di assolutamente imprevedibile e inimmaginabile per velocità e per intensità. Una valanga epidemica sin dai primi segnali trascurata a livello nazionale e soprattutto dalla scienza, con in testa l’OMS seguito da virologi e epidemiologi nostrani sino allora sconosciuti al grande pubblico.

 Le responsabilità di istituzioni come ISS e ITS, in quelle prime fasi, non sono irrilevanti. La politica è stata tratta in inganno dalla superficialità e dall’approccio pressappochistico dei virologi, epidemiologi, infettivologi, clinici, medici e persino infermieri, fino al punto da indurre il presidente del consiglio a dire che “Tutto era sotto controllo “e il segretario del PD Zingaretti, in modo guascone, invitare i milanesi a prendersi un aperitivo con lui. Solo che era un aperitivo al covid19.
Ed è questa organizzazione sanitaria gestita in maniera scriteriata che le responsabilità vanno collegialmente ricercate, oltre a livello regionale, anche a livello centrale. Perché la tutela della salute collettiva del Paese viene costituzionalmente riconosciuta al governo.


I primi innocui focolai sono serviti da arma di distrazione di massa per gli altri focolai che covavano lentamente nella parte più industriosa e popolosa della Lombardia, e che dopo qualche settimana avrebbero sviluppato quell’enorme vampata epidemica che avrebbe messo in crisi un sistema di per se non attrezzato per grandi epidemie.  Frattanto il virus si diffonde, dai primi di gennaio, tranquillamente e per oltre un mese e mezzo, senza che nessuno presti attenzione a certe anomalie di ricoveri ospedalieri.
Nel frattempo alla domanda se possa esserci un rischio contagio in Italia, Licciardi dell’OMS risponde: «Non lo possiamo escludere in modo categorico, ma grazie alla tempestività e alle misure adottate dal Governo dobbiamo dire che è molto basso, così come non c’è una emergenza pandemia». Licciardi sarà chiamato come consulente del ministro della sanità Speranza.

 Intanto, la gente continua a girare liberamente nei pronto soccorsi e nelle RSA che in tal modo si trasformano in nuclei di contagio e in residenze di morte.
Proprio quelle RSA attorno alle quali si sarebbe dovuto costruire uno scudo con il quale proteggere proprio quelle persone più deboli, inermi bersagli. Una mattanza di anziani che per la protezione civile e per i politici diventavano solo freddi numeri di bollettini dell’horror, usati come vettori per insinuare il virus della paura in milioni di persone.
Più che il covid19, lo sterminio di anziani, di medici, di infermieri, di religiosi e religiose è da attribuire a un sistema sanitario schizofrenico e inadeguato sul piano della gestione delle responsabilità e delle competenze.
É da questa ecatombe che ci si è rende conto che il nostro Paese ha un mixer di eccellenze e mediocrità. Il primo è il sistema ospedaliero che si è dimostrato all'altezza. La mediocrità è nel modello di prevenzione.


 La sanità somiglia sempre più a un’armata Brancaleone priva di idee e totalmente assoggettata alla singolarità e persino alla stravaganza degli innumerevoli tavoli tecnici delle varie regioni, tutti disarticolati e in concorrenza tra loro. Non sfugge a questa regola la pletora di consiglieri, di esperti, di comitati scientifici di cui si avvale e ai quali si è affidato, deresponsabilizzandosi dalle proprie competenze, lo stesso governo centrale.
Tutti i decreti restrittivi sono vergati sotto dettatura dei vari comitati tecnico scientifici. Sono gli scienziati che nel far passare le loro opinioni personali come certezze scientifiche inconfutabili, nel sostituirsi e nel tenere sotto scacco la politica, dettano le regole sociali, economiche, relazionali, piuttosto che limitarsi esclusivamente a quelle strettamente sanitarie, assumendo, di fatto, un potere insindacabile al di là di ogni principio costituzionale oltre che di buon senso. 
Così facendo, imponendo le loro opinioni non confortate da evidenze oggettive, e avocando a se anche il ruolo che è della politica, di fatto screditano il valore stesso della scienza che viene ridotta a un insieme di opinioni spesso contraddittorie.

 Scrivo questi appunti mentre il calendario, sul desktop segna il 1 Maggio; quella che era una volta la Festa del Lavoro, cambia connotazione, a partire dal lavoro che non c’è più. È l’inizio di una seconda fase ombrosa, di cui non si intravedono i contorni e lascia immaginare un futuro di decrescita sociale dalle conseguenze imprevedibili. Più degli scienziati avremo bisogno di psicologi e sociologi per comprendere in che modo affronteremo l’uscita da questa tragedia pandemica, che ci ha fatto scoprire la paura della morte, al punto di considerarla una evenienza estranea alle umane vicende, un imprevisto ingiusto, e non l’altro estremo più significativo del progetto di segmento di  vita biologica nella sua totale compiutezza. La paura della morte è entrata violentemente, in questi due mesi di totale isolamento tra le mura domestiche, in modo assillante, resa più plastica dalle tabelle numeriche tanto illeggibili quanto oscure, dei bollettini funerei che ogni giorno sciorina la Protezione civile.  

Intanto in queste lunghe settimane di cessione di diritti, abbiamo potuto imparare come le parole hanno un senso volatile, sono sospese, leggere, come il tempo che trascorriamo. È così che dall’informazione, dalla rete, si assiste ad un profluvio di schizofrenia dell’informazione.   Ancora una volta i social si confermano campus operandi di linguisti, di accademici della semantica, di cultori dei sintagma, tutti a spiegare il significato di assembramento, distanziamento, congiunti. Tuttavia, più di ogni altro sostantivo, mi ha colpito nella diretta tv del presidente del consiglio, l’uso ripetuto, insistente, marcato, deciso, vessatorio, del verbo “consentire” alternato alla sua declinazione negativa. Mai nella storia della repubblica, era stato usato in tale forma.
Un “non consentiremo” che nasconde l’incapacità di prospettare un percorso chiaro, di speranza, di incoraggiamento, di sostegno morale, di uscita dall’incubo della paura a cui è sottoposto l’intero Paese.


CTS
Per giustificare il prolungamento del lockdown e la riapertura delle scuole, delle chiese e di alcune attività artigianali come i bar, i parrucchieri, i barbieri, il governo, si fa scudo di un report vergato dal CTS. Tale informativa considerata riservata, per non provocare panico nella popolazione, viene fatta arrivare ai soliti giornalisti amici sotto forma di velina. Cosa avrebbe dovuto creare il panico e la paura in milioni di italiani? Secondo questo studio, che in seguito sarebbe stato smontato punto per punto sul piano dei numeri oltre che su quello della logica, da  scienziati, leggi qui, da Carisma, leggi qui, e da altri ,leggi qui, una eventuale apertura totale avrebbe provocato scenari distopici, addirittura un ricovero di 151.000 contagiati in terapia intensiva su un totale di ricoveri di 450.000. Numeri insostenibili che avrebbero provocato un’apocalisse incontrollabile. Solo che queste conclusioni facevano parte di uno dei 93 scenari ipotizzabili e quelle cifre rappresentavano l’aspetto più estremo, considerato dagli stessi autori del report possibile sul piano teorico, ma estremamente improbabile e dunque irrealistico.


Perché, allora, il governo ha accettato una simile ipotesi? Forse chi lo ha proposto ha omesso che lo studio aveva un alto grado di improbabilità? Oppure lo stesso governo è stato incapace di leggere quella relazione in tutta la sua completezza? Possibile che in quella pletora di scienziati e consulenti esperti del governo, tra CTS, Protezione Civile, Task Force, ISS, nessuno abbia mai avuto dubbi sull’accettabilità probabilistica di quel discutibile report e di quello scenario distopico? O semplicemente una efficace  operazione di propaganda politica, anche se supportata da nobili propositi? Questo forse non lo sapremo mai.
Quello che già sappiamo di certo è il disastro economico in cui è stato trascinato il Paese; intanto assistiamo alla tragedia dei milioni di disoccupati, le decine di migliaia di aziende chiuse, a una larghissima fascia di popolazione  in preda al terrore, alle fobie, alla depressione, al psicodramma del contagio e della morte. Il futuro distopico è già realtà.