Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

giovedì 26 marzo 2020

Cosa ci sta insegnando questo virus?


 Bergamo.Il vescovo e il sindaco alla benedizione delle ceneri dei deceduti

Cosa ci sta insegnando questo virus?

 Che ci eravamo illusi di avere cresciuto una generazione di giovani superman, autonomi, temprati alle difficoltà e alla vita solitaria dello studio, di intelligenze superiori, di giovani brillanti, forti, coraggiosi, competenti, migliori di quanto lo siamo stati noi alla loro età. Poi il virus ci ha dato una sberla formidabile. Quei giovani viziati a mojito, sushi, sushimi e apericene al primo segnale sono scappati, impauriti, per andare a rifugiarsi tra le braccia della mamma e della nonna. Le conseguenze le conosciamo. Anche loro non sfuggono all’umana paura. Fine di un mito. Cari genitori tenete conto di ciò prima di eccellere nello sperticare in elogi e vanterie i vostri figli.




Cosa ci sta insegnando il  coronavirus? 
La costruzione di storytelling.
Qualcosa che avevamo dimenticato e che pensavamo essere stata abbandonata nell’era dell' informazione globalizzata: la guerra di propaganda.
Così in questa narrazione si afferma il principio di causalità per cui un evento è preceduto da una causa. E questo principio è anche motivo di propaganda politica interna o esterna, al di là dell’obbiettività scientifica dei fatti.


Fa molto discutere un articolo pubblicato sul Global Times (magazine del Partito comunista cinese) in cui si suggerisce che l’epidemia potrebbe avere come origine l’Italia e non la Cina, come pensa il resto del mondo e molti cinesi e soprattutto la comunità scientifica.
Ma la guerra a suon di propaganda tra gli Usa e Cina diventa più virulenta del Covid19 , come scrive Asia news, se da entrambe le parti ci  si spinge ad enunciare l’ipotesi che il Covid-19 fosse il frutto di ricerche compiute da un laboratorio di Wuhan impegnato nello studio delle guerre batteriologiche. Ipotesi sostenute da giornalisti e da personalità politiche degli Stati Uniti, come Mike Pompeo, che definisce il virus “il coronavirus cinese”, o “di Wuhan”.
É il lieto motivo dell’amministrazione Trump con finalità ovviamente interne in vista delle prossime elezioni presidenziali.
 Immediata la reazione da parte di Zhao Lijian, portavoce del ministero cinese degli Esteri che ha scritto “Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan… L’America ci deve una spiegazione!”. L’accusa appare legata alla partecipazione di membri dell’esercito Usa ai Giochi mondiali militari, tenutisi a Wuhan nell’ottobre scorso, che ha radunato rappresentanti da oltre 100 nazioni.




E se ciò non bastasse, negli ambienti del partito comunista cinese gira anche un motivetto malizioso di virus italiano. Ci risiamo con l'untore Italia. La solita storiellina che deresponsabilizza un governo che forse ha qualche cosina da farsi perdonare agli occhi del mondo e della comunità scientifica, nonostante abbia, in seguito, messo in campo una notevole macchina terapeutica , e si sia aperto alla condivisione delle informazioni.
Non potevano mancare le fake news sull’origine di questo coronavirus, se persino si rispolvera una  vecchia trasmissione televisiva della RAI che, rifacendosi ad un articolo di una delle più serie riviste scientifiche internazionali, Nature, rendeva nota  la creazione del virus in un laboratorio cinese.
E’ bastato poco perché la stessa notizia si diffondesse enormemente amplificata dai divulgatori scientifici formatisi nella Democratica Accademia di Scienze Superiori di FB. Bufala naturalmente riportata con grande evidenza dai media nonostante le autorevoli smentite del direttore di Nature e  della stessa Rai, sia degli stessi  scienziati, in quanto quel virus sintetico non aveva niente a che vedere con l’attuale Covid19 di origine animale. 




Cosa ci sta insegnando il cornavirus? 
Che esiste una realtà virtuale, una Second life, quella dei social, in cui ciascuno vive attraverso il propri avatar, destinato a combattere con altri avatar in una guerra di sciocchezze, falsità, cattiverie, insulsaggini, escrezioni linguistiche fatte passare per intemerate verità, per assolute certezze, per rivelazioni dottrinali.
Alcuni esempi: causa dell’epidemia la tradizione culinaria cinese che mangiano pipistrelli;
le mascherine proteggono dai virus,la barba lunga aiuta il contagio,mangiare aglio uccide il virus,il virus è un ceppo mutato di quello dell’influenza.
 Una vera infodemìa responsabile di generare paura e ansia nella popolazione. 
 
medici cubani. Ansa

 Cosa ci ha insegnato questo coronavirus? 
Una Europa senz'anima, indifferente e disattenta ai bisogni comuni, in cui la solidarietà è un concetto virtuale,una parola astratta,vuota,effimera,priva di sostanza, pregna d'ipocrisia. Un'Europa  manipolo di statarelli nevrotici, egoisti, ciascuno curante del proprio orticello, incapaci di avere un disegno comune, di tracciare una prospettiva nei momenti dei bisogni. Mentre in Italia arrivano in soccorso delle regioni profondamente colpite dal covid19,  equipe di medici volontari,accompagnati da presìdi sanitari, i cubani con i loro indumenti primaverili, i cinesi con il loro carico di mascherine e respiratori, i russi con i loro specialisti, nessuna bandierina europea viene sbandierata. Una vera e propria omissione di soccorso di cui si dovrà tenere presente e riflettere se vale ancora la pena ostentare una fede europea. Verrà il giorno in cui quest'Europa dovrà rendere conto delle sue responsabilità.




Cosa ci ha insegnato questo  coronavirus?

 Lockdown. Letteralmente blocco, e in senso esteso, blocco di tutte le attività non indispensabili con obbligo di dimora nelle proprie abitazioni al fine di limitare libertà di movimento e diritti personali. Un sacrificio, questa quarantena, che ci ha messo dinanzi a qualcosa che mai avremmo potuto immaginare. La solitudine.  Solitudine come percezione e come relazione affettiva. La nostra solitudine e quella degli altri. La solitudine intrisa di paura. La paura di non potere avere il contatto fisico con i figli, che genera panico per non potere più accarezzare i tuoi nipoti, i tuoi affetti più cari, di non potere avere contatti fisici con i tuoi amici, con le persone. La solitudine degli anziani resa più marcata dalla mancanza di conforto. Il lockdown deruba soprattutto i più deboli dell’ultimo contatto con i propri cari; fa morire soli, disumanizza l’uomo, lo priva del conforto della fede, dell’ ultimo commiato, del  funerale, anche il più intimo, annulla ogni espressione di  dolore,  trasformando l’uomo in un numero statistico o in un anonima urna cineraria, come se in questo mondo non ci si  fosse mai stati.
Ecco questo e altro ci sta mostrando il virus. E tanta,tanta retorica.

sabato 21 marzo 2020

Siciliani brava gente



Terza settimana di Quarantena.   


Oggi:21 Marzo  nuovi  contagiati  6557   deceduti  793

Mentre in Sicilia e a Mazara si continua a discettare di idiozie, a Bergamo si muore. Un morto ogni   15 minuti. E da noi si continua a postare torte, ravioli, ciambelle, sfincie, frittole, cudduri, mufuletti, panini, risotti, pizze, rianate e sfinciuni, aperitivi di gruppo virtuali, pranzi e cene con collegamenti Google Angout o Skype.  E' necessario fare tutto ciò?
Ho amici a Bergamo. Non  hanno potuto dare l’ultimo saluto chi al suocero, chi alla cugina, chi all’amico, morti a causa del coronavirus.  Tutti morti soli, senza alcun conforto, senza alcun funerale, come se non ci fossero mai stati su questa terra. Quando si muore si muore soli...senza alcuna consolazione.   Ma non in questo modo.
Sono venuti i militari a prendere le salme e portarle nei crematoi. Perchè a Bergamo i cadaveri non si seppelliscono più, vengono cremati.
 Ma ai facebookiani non fa alcun effetto; loro hanno bisogno di uscire, di correre anche da soli,” lasciateci correre” dicono. E i nostri governanti, complici di questa cultura idiota, quella di soddisfare l’insano capriccio o egoismo, chiamatelo come volete, che fanno?
 - Potete correre ma vicino casa vostra. Potete portare a pisciare il cane ma non allontanatevi più di 200 metri.-
 Perchè, se la bestia piscia fuori dalla porta di casa vostra, non va bene? Per forza negli angoli delle case altrui deve pisciare? Ma che cazzo di regole state dando? Non è che anche voi del governo appartenete a questa categoria di portare le bestie a pisciare nelle proprietà altrui?

Amici di FB, fatemi capire, se per tutta la vita non avete mai fatto il pane a casa, che cavolo vi è venuto in mente di farlo proprio adesso?  Va bene che siamo in guerra, ma contro questo virus, non contro noi stessi! Lo volete capire che tutti siamo portatori di contagio? E' questo che voi state facendo affollando i supermercati per razziare generi non necessari, la guerra al vostro familiare, al vostro parente, al vostro vicino, al vostro prossimo.  Non è che siamo in presenza di una carestia? Le lacuste non sono ancora arrivate da noi, per fortuna. I fornai sfornano ogni giorno. Qual’è il motivo? Potete comprarne quello necessario per l’intera settimana, lo affettate e lo congelate. Io faccio così a casa mia. Nei supermercati, a causa di questa vostra irragionevolezza, avete saccheggiato gli scaffali di farine di tutti i tipi. Non si trovano lieviti, scarseggia il burro, avete fatto sparire in questi giorni lo strutto, perché dovevate fare le sfincie di San Giuseppe che mai in vita vostra vi siete sognato di fare.  L’altro ieri, in un panificio con licenza anche di pasticceria, una persona, mi hanno detto che fosse un avvocato, è uscito con due vassoi di sfincie.  Aspé!  Ma non sono  vietati gli assembramenti familiari? Ma quanti erano in casa se hanno i loro figli fuori?
 -Era spinnatu, mischinu, di manciari sfinci e si nnì mancià dieci? Accussì si livà lu pinseri.- Questi siamo noi mazaresi?


 Adesso capite perché c’è sempre coda ai supermercati? Perché vi divertite ad andarci una volta al giorno. Perché vi dovete far vedere che guidate la macchina con la mascherina, i guanti di lattice usa e getta, e i finestrini chiusi. E' di moda. Poi però se mettete la roba della spesa nei carrelli maneggiati da tutti non vi importa.
Concludo. Adesso ridete, divertitevi, continuate come avete fatto,a cazzeggiare; attenzione però: se questo cornuto di virus arriva da noi, non si salva nessuno. Sarà peggio della Lombardia.   Pensateci prima di uscire se non è necessario.
Statevi a casa.

venerdì 20 marzo 2020

Spettatori di un teatrino di note stonate


Der Spiegel-Sanificazione a Pisa.(Fabio Muzzi  EPA-EFE  Shutterstock)


2^ settimana di quarantena 

la comunità scientifica, che avrebbe dovuto essere la guida e stella polare per l’attuazione di metodologie comuni, di protocolli coerenti, non è sfuggita al far parte del teatrino delle note stonate. 

Anche la seconda settimana di quarantena è passata e chi come me, inizialmente aveva superficialmente sottovalutato l’epidemia, ha dovuto ricredersi. La forza dei numeri  ha mostrato che il Covid19 era più virulento e invasivo dei suoi parenti, Sars e Mers tanto che l’OMS ha dovuto, con un certo ritardo, dichiarare che non si trattava di una epidemia ma di pandemia.
Nel mentre ci preoccupava la velocità con cui si espandeva l’infezione nelle regioni maggiormente colpite, soprattutto Lombardia e Emilia Romagna e una parte del Veneto e del Piemonte, il coronavirus oltrepassava le frontiere, sebbene blindate dai singoli stati, invadendo, con una decina di giorni di ritardo rispetto all’Italia, l’intero continente. In testa Spagna, Germania, e Francia, con gli altri stati a seguire. Contemporaneamente si contano i primi infettati anche negli Usa, che un tronfio e supponente Trump, qualche settimana prima, aveva avuto l’impudenza di affermare che l’America era al sicuro e che nessuna epidemia sarebbe potuta arrivare negli States, essendo tutto sotto controllo del formidabile sistema sanitario americano.

El Pais-@JUAN MANUEL SERRANO -ARCE  EUROPA PRESS

Unica consolazione, non eravamo considerati più il Paese untore.

Siamo diventati, al contrario, nel leggere le dichiarazioni e i consigli degli scienziati europei e americani, seguite dalle solite espressioni di circostanza, di solidarietà e vicinanza, da parte dei partner politici europei, un modello virtuoso da seguire.
Ecco,abbiamo scoperto questa settimana come il concetto di solidarietà sia così evanescente, immateriale, così pregno di individualismo sovranista, da fare apparire come uno strappo di carta igienica il Manifesto di Ventotene. 
Il covid19 ci mostra un’Europa senz’anima, senza una comune strategia politica, che nel momento del bisogno si chiude con sprezzante cinismo dentro il guscio del sovranismo.  Non solo chiusura dei confini, non solo la sospensione unilaterale dei trattati internazionali, ma addirittura azioni di brigantaggio e di pirateria se si arriva al punto di requisire presìdi medicali e strumenti di primaria necessità indispensabili per la cura dei malati da coronavirus.

E così assistiamo impassibili all’oscena offerta, a suon di milioni di dollari, da parte di Trump, sempre più cinico e sprezzante, a un’azienda tedesca,  di vendere in esclusiva per gli USA, l’ eventuale vaccino contro il coronavirus. E sempre negli USA non potevano mancare anche speculazioni finanziarie da parte di chi, al corrente che la pandemia avrebbe colpito economicamente alcuni settori, ha pensato bene di lucrarci sopra.

E in queste dissonanze, in queste contraddizioni, in questa incapacità di coordinamento, anche la comunità scientifica, che avrebbe dovuto essere la guida e stella polare per l’attuazione di metodologie comuni, di protocolli coerenti, non è sfuggita al far parte del teatrino delle note stonate.

Si arriva addirittura a ipotizzare una immunità di gregge lasciando le persone libere di infettarsi fino a quando la comunità non si sarebbe autoimmunizzata. Roba da Dr Mengele. Ho sempre nutrito antipatia, fin dal Liceo, verso questa alterigia anglo sassone, nell’ostentare orgogliosamente e in modo sprezzante il loro distacco fisico e culturale dall’Europa, grazie al canale della Manica, che definivano “un mare di sapone”, un modo di manifestare la loro ripugnanza anche sul piano dell’igiene. Proprio loro.

The Times-Bergamo-mezzi militari italiani trasportano nei crematoi le salme
Questa settimana abbiamo assistito ad iniziative sconcertanti su come i vari Paesi europei affrontano l’emergenza pandemia. Cos’è quest’Europa se dinanzi a una tragedia collettiva che non conosce confini e che può essere sconfitta solo con azioni sinergiche, si frammenta, si frastaglia, si divide in molteplici rivoli, facendo emergere un’incapacità di contrasto serio e soprattutto un colpevole e vile egocentrismo e narcisismo?

 Intanto il bollettino diffuso dalla Johns Hopkins University  informa  che al momento in cui scrivo, il  numero di morti a livello mondiale provocati dal coronavirus ha superato quota 10.000 . Non è una bella notizia.

Questa seconda settimana di quarantena ci ha mostrato anche un altro aspetto, di come l’isolamento, la rinuncia alle relazioni sociali e soprattutto affettive, il cambiamento dei propri modelli di vita, stiano per generare degli impatti psicologici molto seri sul piano del comportamento dei singoli e soprattutto sugli anziani, bersaglio principale del Covid19.
Poiché il tasso di mortalità più elevato si  verifica tra gli anziani, non si può ignorare che le persone anziane sono quelle più sottoposte all’ansia, alla depressione, alla frustrazione.
Sarà pertanto necessario che insieme alla quarantena occorra programmare per loro supporti psicologici che mitighino la violenza dell’isolamento forzato. Di questo se ne dovrà parlare a lungo.

martedì 17 marzo 2020

Resoconto della prima settimana di quarantena mazarese.

AFP - Jean-Philippe Ksiazek


Mentre scrivo questo post in Francia, in Germania e in tutta Europa, scoppia, con una decina di giorni di ritardo rispetto a noi, il panico, la fuga, l’assalto ai supermercati, la grande paura, copiandoci pedissequamente negli errori. Ne parleremo in un prossimo post.
La prima settimana di quarantena è passata.
Devo dire che non è stata pesante. Certo in una settimana sembra che siano cambiate tutte le nostre abitudini e che abbiamo un’altra percezione dello scorrere del tempo. Ritmi biologici e ritmi mentali sembrano andare di pari passo con un andamento lento, così come il nostro approccio quotidiano. Tutto ha una cadenza ritardata ma non noiosa. Per fortuna ci salva la fantasia e l’ironia. Mai come in questi tempi di coronavirus l’ironia, il sarcasmo, la creatività di noi è apparsa la sola arma efficace per sconfiggere l’ansia, il panico, la paura. Si dà sfogo a tutte le capacità di cui siamo maestri nell’esorcizzarla trasformando in occasione positiva la condizione di isolamento in cui siamo costretti a sottostare. Poi i mazaresi sono al top della classifica in fatto di arte culinaria. Sui social si legge che il vero antidoto al coronavirus è stato il ricorrere alla buona cucina,a riscoprire le ricette della tradizione, a riaggiornare le ricette della nonna.
La filosofia tramandataci di nostri avi del “se devo morire, meglio farlo con lo stomaco pieno”, ha scatenato i cultori dell'inno alla  panza, diremmo dalle nostre parti, che della fantasia culinaria hanno fatto da nobile contraltare alle nefandezze che si leggevano durante i primi giorni dell’epidemia, e tra le nefandezze emergeva con brutalità una vera e propria caccia all’untore.

foto di Roberto Rubino
A tale gioco abbiamo partecipato con gioiosa consapevolezza che sarebbe servito a distrarre le nostre attenzioni dalle paure. Infatti mai come in questi giorni i consigli dei psicoanalisti sono stai così insistenti nello spronare tutti all'inventiva,rimedio efficace a distrarre il cervello dalle paure, dal panico, dal terrore.
Ma la vera panacea contro il covid19 è il ricorso all’esercizio gastronomico.
Mariti ai fornelli a sfoggiare la loro abilità di chef per forza. Libri di ricette sul tavolo, telefonate tra amici su qualche piccolo segreto, e soprattutto tanta voglia di rendere più fantasiosa la quarantena.
I primi piatti insieme alla preparazione dei dolci la fanno da padrone.
I primi piatti, dagli sfornati, i preferiti, se ne preparano teglie intere per poi consumarle nella settimana, ai piatti tradizionali. In voga le paste al pesto, quelle abbastanza decise di aglio, tanto non si deve uscire. Non mancano le tradizionali d’importazione con le relative varianti, rielaborazioni, interpretazioni immaginifiche delle carbonare, delle amatriciane, delle cacio e pepe. Ovviamente questi menù prevedono abbondanza di ingredienti da mettere in crisi i banconi delle salumerie. E così è stato fatto. E poi i vini. Le case sembrano essere diventate delle piccole cantine di bianchi, di rossi, di prosecchi.
Mai come in questa settimana si sono prodotti e consumati nelle case tanti dolci, dai ravioli di ricotta al tiramisù, dalle torte all’arancia alle tradizionali sfinci della nonna, tutto rigorosamente fatto in casa. D’altronde dove comprarli se le pasticcerie sono chiuse?
L’assalto ai supermercati con lo svuotamento degli scaffali dei prodotti dolciari. Nutella, zucchero, amidi e farine per dolci, miele, creme di nocciola, lieviti in polvere, vanillina e tutti i tipi di aromi. Dolci a gogò vengono sfornati a quintali nella varie case, a sentire quel che si pubblica sui social.
Passata questa pandemia, se passerà, forse ci dovremo preparare ad affrontare una nuova emergenza sanitaria. Perché ne uscirà un popolo di diabetici.

venerdì 13 marzo 2020

La quarantena ai tempi del coronavirus.

ricoverati in un reparto ospedaliero di Philadelfia durante la pandemia Spagnola del 1918

Come passare la giornata chiuso in casa in regime di quarantena domiciliare? Mi impongo l’isolamento volontario pur essendo libero di potere uscire rispettando le regole dovute all’emergenza. Uscirò solo per andare in campagna a dar da mangiare ai mie due maremmani, anche se sono dotati di un dispenser di croccantini e di due mastelli di acqua sufficienti per il loro sostentamento per dieci giorni. Ma restano i due gatti che hanno bisogno dell’alimentazione giornaliera. Poi in campagna c’è sempre da fare, potrei restarvi per l’intera giornata in completo isolamento, senza alcun contatto umano. Confesso che sarebbe l’ambiente idoneo per trascorrere in serenità quest’ansia da coronavirus. Preferisco in tal modo allontanarmi il meno possibile da casa, solo per fare la spesa e prendendo le dovute precauzioni. Ovviamente indossando la mascherina. La paura è entrata in casa, mia moglie è presa dal panico; nostro figlio e sua moglie vivono a Milano, i nostri nipoti nelle zone rosse. Sono tutti i meridionali ad essere in apprensione proprio per l’emigrazione dei nostri giovani nel nord.
la mia scrivania 
I notiziari televisivi sono veri bollettini di guerra costantemente aggiornati. Trasmettono il panico minuto per minuto.
In casa cerco di vedere e ascoltare il meno possibile la tv e i soliti giornalisti esperti di tutto. Mi annoiano e sinceramente mi irritano per quel modo di fare informazione tra il sadismo e il cinismo. Preferisco i siti specializzati come fonti di notizie sul coronavirus ai giornali nazionali. Le fonti istituzionali ufficiali ai si dice dei social. Mi infastidiscono le continue presenze dei soliti virologi e epidemiologi il più delle volte in contraddizione tra loro. Ma soprattutto trovo disinformanti tutte quelle tabelle pubblicate dai media e che vengono commentati in modo maldestro, senza alcun rigore scientifico dai social. Frequento anch’io i social, e il più delle volte cazzeggio. Non credo che sia l’ambiente ideale per discutere seriamente della situazione critica che il pianeta sta attraversando e che vede in nostro Paese in trincea, con tutte le conseguenze che una epidemia del genera comporta in termini di salute, di benessere, di economia.
Stiamo pagando le conseguenze di scelte politiche irresponsabili fatte senza alcuna visione di prospettiva futura in termini demografici e relazionati all’allungamento delle aspettativa di vita. Tagli alla sanità in modo scriteriato e solo in funzione di parametri economici e di rispetto di equilibri di bilancio insensati che hanno come fine quello di far morire chi ha bisogno di cure intensive solo per rispettare uno stupido e osceno patto di stabilità.
In un Paese sempre più costituito da anziani la politica avrebbe dovuto programmare in funzione delle aspettative di vita della popolazione da una parte, e delle patologie legate all'innalzamento dell'età dall'altra, un piano sanitario che fosse idoneo a eventuali emergenze che avrebbero sicuramente interessato, prima o poi, quella larghissima fascia più indifesa per certe patologie che era prevedibile sarebbero aumentate. I segnali non sono mancati in questo decennio e i virus responsabili della Sars e della Mers avevano già dato segnali di forte virulenza e pandemia. Agli Dei del patto di stabilità i loro sacerdoti hanno continuato a sacrificare i capri. Solo che questi erano i nostri genitori e adesso siamo noi.
Mazara in quarantena ( foto di O.N.Mauriello)
Un Paese in cui invecchiare è un peso per la collettività, questo siamo diventati. Siamo diventati un Paese in cui un calciatore guadagna oltre 1 milione di euro al mese mentre un ricercatore o un operatore sanitario ne guadagna mille volte meno. Siamo diventati gli adoratori degli idoli d’oro del ventunesimo secolo. Trent’anni di politica balorda mirata a scardinare il pubblico a favore del privato, soprattutto nella sanità e nella ricerca, tagliando in servizi essenziali, eliminando le strutture necessarie alle esigenze che sarebbero diventate indispensabili in presenza di un sempre più marcato invecchiamento della popolazione, e mantenendo nel contempo presìdi inutili e costosi che si sarebbero potute demandare al privato. E’ bastato un virus per mostrare a tutti che il Re è nudo. Va in tilt l’intero sistema sanitario per mancanza di posti di terapia intensiva, per mancanza di mascherine protettive, per mancanza di scafandri che potessero consentire agli operatori sanitari di intervenire in assoluta sicurezza, di macchine per la respirazione forzata, di personale medico specializzato e di infermieri. Questi ultimi sono le vere vittime, insieme agli anziani, delle scelte politiche cervellotiche, non del Covid19
Politici incompetenti, comunicatori irresponsabili e pasticcioni, scienziati in conflitto tra loro, la mancanza di una regia coerente nelle scelte e nelle regole, l’assenza di consapevolezza di quello che stava succedendo e delle cause che hanno generato quelle conseguenze, i tentennamenti e le indecisioni sui provvedimenti da prendere, e soprattutto una comunicazione ambigua hanno creato una sindrome ansiogena nell’intera popolazione in preda all’angoscia e all’incubo.


Fuga di meridionali da Milano
Così la paura genera il terrore e induce alla fuga in cerca di una ipotetica sicurezza. La fuga dalle regioni che li avevano accolti e nelle quali volevano formarsi nello studio,nelle  professioni, nelle relazioni, nel lavoro. Si prendono posizioni in difesa di confini; è addirittura caccia all’untore, meglio, agli untori. E i social si trasformano da cassa di risonanza, mentre le voci delle tante anonime Caterina Rosa e Ottavia Bono del web rimbombano nel dare la caccia ai vari untori Piazza e Mora dei nostri giorni. Hai da spiegare che loro non hanno nessuna colpa.  Se non è una storia della Colonna Infame in chiave moderna, poco ci manca.



È così che finisce il mito dell’Unità d’Italia al grido di” No all’ingresso dei Lombardo Veneti” nelle incontaminate terre meridionali, riproponendo in tal modo, a parti invertite, quelle espressioni di disprezzo che fino a qualche giorno prima noi meridionali ne rinfacciavamo ai leghisti di averle usate nei nostri confronti. Ecco cosa genera la paura a causa di una informazione fuorviante.
 Questa quarantena diventa salutare perché consente di riflettere, con serenità, osservando lo scorrere degli eventi, il cambiamento delle abitudine, l’improvviso silenzio che scende nelle strade. Non mi sveglio più con lo scandire dei passi della corsa cadenzata dei runner mattinieri  con il loro chiaccherìo ansimante. Cambia la dimensione dello spazio e del tempo nella monotonia del silenzio. Ci si alza, si prende il caffè, con uno sguardo alla tv mentre la giornalista legge i titoli dei principali giornali. Non ci interessa ascoltare le previsioni del tempo, che senso ha se il tuo lo trascorri dentro casa. Ascolti i commenti della giornalista e contemporaneamente si leggono i messaggi che continuamente arrivano nei vari gruppi di chat. Si passa dalle chat ai social non prima di avere aperto le varie testate on line. Ma che senso ha tutto questo?  Forse per illudersi che la quarantena non vieta le relazioni sociali.
 Hospital in Wuhan, China.
Al contrario, la quarantena l’accetto come un lavacro, un’abluzione dall’epidemia di idiozie e di sciocchezze ancora più virulente del coronavirus. E non perché si ha maggior tempo da dedicare alla lettura, a riscoprire i libri che non si ha mai avuto il tempo di leggere, oppure a iniziare quei lavoretti di casa da tempo immemorabili richiesti da mia moglie e che sono stati sempre rimandati al dopo. Questa domiciliazione coatta se da una parte consente di prendere consapevolezza della gracilità di noi stessi, dall’altra ci fa scudo dalla infezione del Covid 19. La quarantena è la nostra resilienza contro il coronavirus. Soprattutto è la più grande resilienza a cui noi siamo chiamati per proteggere, insieme noi stessi, questo lembo estremo di terra da una catastrofe generazionale. Ma quando essa finirà, se finirà, e se non sarà stata vana, segnerà il proseguimento del nostro percorso con un’altra prospettiva. Perché tutto non sarà più come prima.

martedì 3 marzo 2020

Mazara nel centenario di Pietro Consagra. Ottobre 1920 – 2020



Come si prepara la Città?




C’è attesa da parte dell’intera città degli eventi programmati dall’Amministrazione comunale  nell’ambito del centenario della nascita di Pietro Consagra (Mazara 1920; Milano 2020).
Si tratta soprattutto di una occasione unica per ricolmare quella cesura tra lo scultore e il paese natìo, di ricucire quel rapporto mai idilliaco tra l’artista e i suoi “paesani” come usualmente li definiva in modo severo, che con il loro silenzio e la loro indifferenza, retaggio dello smarrimento della cultura del bello, si erano supinamente assuefatti prima all’alieno  e poi al degrado delle sculture bronzee della fontana che lo scultore aveva donato ai suoi concittadini.
L’alieno era il vecchio palazzaccio comunale che deturpava la piazza più bella e monumentale della città, e che in seguito sarà demolito e sostituito da una costruzione minimalista, anonima, piatta, insignificante sul piano architettonico e soprattutto artistico, nonostante il tentativo di qualche bassorilievo inserito frontalmente per farlo emergere dall’insignificanza.

A tale scopo, gli venne l'idea di progettare, allora, una facciata scultura che ne schermasse la bruttezza e nel contempo  desse alla piazza e alla sua armonia architettonica, una prospettiva di affascinante violenza dal punto di vista artistico.



In un’intervista rilasciata a Nino Corleo, Giornale di Sicilia del 10 Maggio 1980, Consagra, in visita alla sua città, sul palazzaccio finito di costruire appena tre anni prima, così si esprimeva:

‹‹  È uno sconcio, un abuso, un’assurdità rispetto all’ambiente, - denuncia Consagra mentre punta gli occhi sulla facciata del nuovo  municipio, e  questo non si può sopportare. Questa piazza bellissima, orgoglio di noi mazaresi, non doveva essere deturpata. ››

Contemporaneamente l’artista propone un suo possibile intervento e alla domanda del giornalista su come intenderebbe modificarla, risponde:

‹‹Ci sto pensando, cercherò di rifarmi allo stile della piazza, secondo l’interpretazione di uno scultore quale sono io. Purtroppo possiamo intervenire solo sulla facciata.Cercherò di sovrapporre una facciata autoportante che riporti i colori bianchi e gialli del tufo e dell’intonaco dei palazzi vicini. Infine suppongo che la nuova facciata possa avere strutture curve, come mi suggeriscono il seminario e la cattedrale. ››




Non si trattava di un intervento strutturale sostitutivo, come impropriamente e con una dose di malafede è stato fatto credere dai sbraitanti cultori del niente da fare, con in testa geometri, ingegneri e architetti locali, ai quali si associava in mutuo soccorso la Bella Addormentata dell’intelligence della Soprintendenza ai BB.CC. Dormiente quando si trattò di buttar giù lo storico palazzo di Città, ancor più con le toppe negli occhi quando si edificò il palazzaccio.
Quella bocciatura senza argomentazioni convincenti procurò una ferita profonda nell’artista, mortificando la sua creatività e gettando i presupposti per un suo ripudio verso quella città irriconoscente e soprattutto profondamente provinciale.



Quelle ambiguità di fondo, le arretratezze culturali, le ottusità burocratiche della soprintendenza ai BB.CC. l’assenza di una vera politica culturale da parte delle amministrazioni comunali, che avrebbero dovuto difendere politicamente l’opera del grande artista mazarese, hanno fatto perdere a Mazara una occasione storica per un effettivo rilancio sul piano artistico e turistico.
Quelle poche volte che gli capitava di passare per Mazara, incontrando amici e conoscenti restava in silenzio, rassegnato a quel decadimento dal quale i suoi concittadini non sembravano sollevarsi. A tutto questo non poteva sfuggire il gruppo scultoreo della fontana, ormai in condizioni pietose,  che una relazione degli inviati dell’Associazione Archivio Pietro Consagra , per documentare le reali condizioni del gruppo scultoreo  definisce in forma tranciante che  la fontana e gli elementi scultorei si trovano in condizioni penose.



“ Gli esseri venuti dal mare” questo il nome dell’opera bronzea di Consagra, che i mazaresi hanno beffardamente e rozzamente  chiamato “ quattro di bastoni”, si trova in condizioni di  indicibile deterioramento, coperta da incrostazioni calcaree e licheni, è  da anni bisognosa di interventi mirati, da affidare a degli esperti, per ricomporre alcune placche metalliche andate perdute e per sostituire l’intero sistema degli ugelli di uscita dei getti d’acqua.

Consagra ebbe a dire anche, in un omento di totale distacco affettivo nei confronti di quello che è stato il suo paese :
‹‹ questa scultura senza il gioco delle acque non significa nulla, piuttosto che togliere o modificare il gioco delle acque distruggetela».
Fu talmente grande la delusione e soprattutto la consapevolezza di essere stato tradito dai politici di allora che non ritornò più in quella che era stata la sua città natìa.



A qualche decina di chilometri di distanza, Pietro Consagra avrebbe trovato un politico culturalmente raffinato, eclettico, amante dell’arte, e soprattutto un vero e sincero amico,  che lo avrebbe invogliato a esprimere pienamente tutte le sue energie creative. Consagra scelse Gibellina come luogo dove tumulare le proprie spoglie.
Il centenario è l’occasione unica per mostrare al mondo che Mazara non è irredimibile nei confronti del suo più famoso artista del secolo scorso. Lo può fare solo a condizione di organizzare degli eventi che siano degni della fama dell’artista. 



Eventi di largo respiro, per realizzare i quali, sembra che l'Amministrazione si stia avvalendo di  un team per  organizzare progetti che mettano al centro dell’attenzione la città e l’arte, la cultura e il turismo. Come hanno fatto città viciniore, Marsala, organizzando una bella mostra sulle opere dello scultore mazarese con il sostegno della Fondazione Archivio Pietro Consagra e richiamando l’attenzione dei media nazionali e internazionali, nonché decine di migliaia di visitatori, o come si accinge a fare Gibellina.

Ancora rimangono  misteriosi sia il programma sia le manifestazioni che saranno messe in atto; si sussurra di un gruppo di lavoro esperti di arte moderna, di iniziative che prenderanno il via a primavera e  che domineranno gli eventi culturali  dell’estate fino a ottobre al fine di consentire un largo richiamo di turisti e di cultori d’arte.



Non per niente sembra che la stessa amministrazione abbia stanziato per il centenario gran parte delle risorse economiche disponibili. Sembra che finalmente si abbia la reale intenzione di rimarginare quella ferita e di ricucire i rapporti tra la città e la famiglia dell’artista.
Se così sarà non mancherà tutto il nostro sostegno per questo ambizioso e  non facile progetto.
Mazara ha molto da farsi perdonare da Consagra.