Cartesio


Non c'è nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri.
Cartesio

martedì 17 marzo 2020

Resoconto della prima settimana di quarantena mazarese.

AFP - Jean-Philippe Ksiazek


Mentre scrivo questo post in Francia, in Germania e in tutta Europa, scoppia, con una decina di giorni di ritardo rispetto a noi, il panico, la fuga, l’assalto ai supermercati, la grande paura, copiandoci pedissequamente negli errori. Ne parleremo in un prossimo post.
La prima settimana di quarantena è passata.
Devo dire che non è stata pesante. Certo in una settimana sembra che siano cambiate tutte le nostre abitudini e che abbiamo un’altra percezione dello scorrere del tempo. Ritmi biologici e ritmi mentali sembrano andare di pari passo con un andamento lento, così come il nostro approccio quotidiano. Tutto ha una cadenza ritardata ma non noiosa. Per fortuna ci salva la fantasia e l’ironia. Mai come in questi tempi di coronavirus l’ironia, il sarcasmo, la creatività di noi è apparsa la sola arma efficace per sconfiggere l’ansia, il panico, la paura. Si dà sfogo a tutte le capacità di cui siamo maestri nell’esorcizzarla trasformando in occasione positiva la condizione di isolamento in cui siamo costretti a sottostare. Poi i mazaresi sono al top della classifica in fatto di arte culinaria. Sui social si legge che il vero antidoto al coronavirus è stato il ricorrere alla buona cucina,a riscoprire le ricette della tradizione, a riaggiornare le ricette della nonna.
La filosofia tramandataci di nostri avi del “se devo morire, meglio farlo con lo stomaco pieno”, ha scatenato i cultori dell'inno alla  panza, diremmo dalle nostre parti, che della fantasia culinaria hanno fatto da nobile contraltare alle nefandezze che si leggevano durante i primi giorni dell’epidemia, e tra le nefandezze emergeva con brutalità una vera e propria caccia all’untore.

foto di Roberto Rubino
A tale gioco abbiamo partecipato con gioiosa consapevolezza che sarebbe servito a distrarre le nostre attenzioni dalle paure. Infatti mai come in questi giorni i consigli dei psicoanalisti sono stai così insistenti nello spronare tutti all'inventiva,rimedio efficace a distrarre il cervello dalle paure, dal panico, dal terrore.
Ma la vera panacea contro il covid19 è il ricorso all’esercizio gastronomico.
Mariti ai fornelli a sfoggiare la loro abilità di chef per forza. Libri di ricette sul tavolo, telefonate tra amici su qualche piccolo segreto, e soprattutto tanta voglia di rendere più fantasiosa la quarantena.
I primi piatti insieme alla preparazione dei dolci la fanno da padrone.
I primi piatti, dagli sfornati, i preferiti, se ne preparano teglie intere per poi consumarle nella settimana, ai piatti tradizionali. In voga le paste al pesto, quelle abbastanza decise di aglio, tanto non si deve uscire. Non mancano le tradizionali d’importazione con le relative varianti, rielaborazioni, interpretazioni immaginifiche delle carbonare, delle amatriciane, delle cacio e pepe. Ovviamente questi menù prevedono abbondanza di ingredienti da mettere in crisi i banconi delle salumerie. E così è stato fatto. E poi i vini. Le case sembrano essere diventate delle piccole cantine di bianchi, di rossi, di prosecchi.
Mai come in questa settimana si sono prodotti e consumati nelle case tanti dolci, dai ravioli di ricotta al tiramisù, dalle torte all’arancia alle tradizionali sfinci della nonna, tutto rigorosamente fatto in casa. D’altronde dove comprarli se le pasticcerie sono chiuse?
L’assalto ai supermercati con lo svuotamento degli scaffali dei prodotti dolciari. Nutella, zucchero, amidi e farine per dolci, miele, creme di nocciola, lieviti in polvere, vanillina e tutti i tipi di aromi. Dolci a gogò vengono sfornati a quintali nella varie case, a sentire quel che si pubblica sui social.
Passata questa pandemia, se passerà, forse ci dovremo preparare ad affrontare una nuova emergenza sanitaria. Perché ne uscirà un popolo di diabetici.

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