C’è
attesa da parte dell’intera città degli eventi programmati dall’Amministrazione
comunale nell’ambito del centenario della
nascita di Pietro Consagra (Mazara 1920; Milano 2020).
Si
tratta soprattutto di una occasione unica per ricolmare quella cesura tra lo
scultore e il paese natìo, di ricucire quel rapporto mai idilliaco tra l’artista
e i suoi “paesani” come usualmente li definiva in modo severo, che con il loro silenzio e la loro indifferenza, retaggio dello
smarrimento della cultura del bello, si erano supinamente assuefatti prima all’alieno e poi al degrado delle sculture bronzee della
fontana che lo scultore aveva donato ai suoi concittadini.
L’alieno era il vecchio palazzaccio
comunale che deturpava la piazza più bella e monumentale della città, e che in
seguito sarà demolito e sostituito da una costruzione minimalista, anonima,
piatta, insignificante sul piano architettonico e soprattutto artistico, nonostante
il tentativo di qualche bassorilievo inserito frontalmente per farlo emergere
dall’insignificanza.
A tale
scopo, gli venne l'idea di progettare, allora, una facciata scultura che ne schermasse
la bruttezza e nel contempo desse alla piazza e alla sua armonia architettonica, una prospettiva di affascinante violenza dal punto di vista
artistico.
In
un’intervista rilasciata a Nino Corleo, Giornale di Sicilia del 10 Maggio 1980,
Consagra, in visita alla sua città, sul palazzaccio finito di costruire appena
tre anni prima, così si esprimeva:
‹‹ È uno sconcio, un abuso, un’assurdità
rispetto all’ambiente, - denuncia Consagra mentre punta gli occhi sulla
facciata del nuovo municipio, e questo non si può sopportare. Questa piazza
bellissima, orgoglio di noi mazaresi, non doveva essere deturpata. ››
Contemporaneamente
l’artista propone un suo possibile intervento e alla domanda del giornalista su
come intenderebbe modificarla, risponde:
‹‹Ci
sto pensando, cercherò di rifarmi allo stile della piazza, secondo
l’interpretazione di uno scultore quale sono io. Purtroppo possiamo intervenire
solo sulla facciata.Cercherò di sovrapporre una facciata autoportante che
riporti i colori bianchi e gialli del tufo e dell’intonaco dei palazzi vicini. Infine
suppongo che la nuova facciata possa avere strutture curve, come mi
suggeriscono il seminario e la cattedrale. ››
Non si
trattava di un intervento strutturale sostitutivo, come impropriamente e con
una dose di malafede è stato fatto credere dai sbraitanti cultori del niente da fare, con in testa geometri, ingegneri e architetti locali, ai quali si
associava in mutuo soccorso la Bella Addormentata dell’intelligence della
Soprintendenza ai BB.CC. Dormiente quando si trattò di buttar giù lo
storico palazzo di Città, ancor più con le toppe negli occhi quando si edificò
il palazzaccio.
Quella bocciatura senza argomentazioni convincenti procurò una
ferita profonda nell’artista, mortificando la sua creatività e gettando i
presupposti per un suo ripudio verso quella città irriconoscente e soprattutto
profondamente provinciale.
Quelle ambiguità di fondo, le arretratezze culturali, le ottusità
burocratiche della soprintendenza ai BB.CC. l’assenza di una vera politica
culturale da parte delle amministrazioni comunali, che avrebbero dovuto
difendere politicamente l’opera del grande artista mazarese, hanno fatto
perdere a Mazara una occasione storica per un effettivo rilancio sul piano
artistico e turistico.
Quelle poche volte che gli capitava di passare per Mazara,
incontrando amici e conoscenti restava in silenzio, rassegnato a quel
decadimento dal quale i suoi concittadini non sembravano sollevarsi. A tutto
questo non poteva sfuggire il gruppo scultoreo della fontana, ormai in
condizioni pietose, che una relazione
degli inviati dell’Associazione Archivio Pietro Consagra , per documentare le
reali condizioni del gruppo scultoreo
definisce in forma tranciante che la fontana e gli elementi
scultorei si trovano in condizioni penose.
“ Gli esseri venuti dal mare” questo il nome dell’opera bronzea di
Consagra, che i mazaresi hanno beffardamente e rozzamente chiamato “
quattro di bastoni”, si trova in condizioni di indicibile
deterioramento, coperta da incrostazioni calcaree e licheni, è da
anni bisognosa di interventi mirati, da affidare a degli esperti, per
ricomporre alcune placche metalliche andate perdute e per sostituire l’intero
sistema degli ugelli di uscita dei getti d’acqua.
Consagra ebbe a dire anche, in un omento di totale distacco
affettivo nei confronti di quello che è stato il suo paese :
‹‹ questa scultura senza il gioco delle acque non significa
nulla, piuttosto che togliere o modificare il gioco delle acque distruggetela».
Fu talmente grande la delusione e soprattutto la consapevolezza di
essere stato tradito dai politici di allora che non ritornò più in quella che
era stata la sua città natìa.
A qualche decina di chilometri di distanza, Pietro Consagra avrebbe
trovato un politico culturalmente raffinato, eclettico, amante dell’arte, e
soprattutto un vero e sincero amico, che
lo avrebbe invogliato a esprimere pienamente tutte le sue energie creative.
Consagra scelse Gibellina come luogo dove tumulare le proprie spoglie.
Il centenario è l’occasione unica per mostrare al mondo che Mazara
non è irredimibile nei confronti del suo più famoso artista del secolo scorso.
Lo può fare solo a condizione di organizzare degli eventi che siano degni della fama dell’artista.
Eventi di largo respiro, per realizzare i quali, sembra che l'Amministrazione si stia avvalendo di un team per organizzare progetti che mettano al centro dell’attenzione la città e l’arte, la cultura e il turismo. Come hanno fatto città viciniore, Marsala, organizzando una bella mostra sulle opere dello scultore mazarese con il sostegno della Fondazione Archivio Pietro Consagra e richiamando l’attenzione dei media nazionali e internazionali, nonché decine di migliaia di visitatori, o come si accinge a fare Gibellina.
Eventi di largo respiro, per realizzare i quali, sembra che l'Amministrazione si stia avvalendo di un team per organizzare progetti che mettano al centro dell’attenzione la città e l’arte, la cultura e il turismo. Come hanno fatto città viciniore, Marsala, organizzando una bella mostra sulle opere dello scultore mazarese con il sostegno della Fondazione Archivio Pietro Consagra e richiamando l’attenzione dei media nazionali e internazionali, nonché decine di migliaia di visitatori, o come si accinge a fare Gibellina.
Ancora rimangono misteriosi sia il programma sia le manifestazioni che saranno messe in atto; si sussurra di un gruppo di lavoro esperti di arte moderna, di iniziative che prenderanno il via a primavera e che domineranno gli eventi
culturali dell’estate fino a ottobre al fine di
consentire un largo richiamo di turisti e di cultori d’arte.
Non per niente sembra che la stessa amministrazione abbia
stanziato per il centenario gran parte delle risorse economiche disponibili.
Sembra che finalmente si abbia la reale intenzione di rimarginare quella ferita
e di ricucire i rapporti tra la città e la famiglia dell’artista.
Se così sarà non mancherà tutto il nostro sostegno per questo ambizioso e non
facile progetto.
Mazara ha molto da farsi perdonare da Consagra.
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